Daniele 9:22 “Daniele, io sono venuto perché tu possa comprendere. 23 Quando hai cominciato a pregare c’è stata una risposta e io sono venuto a comunicartela, perché tu sei molto amato.
Sappiamo tutti che la preghiera è un tema portante della Bibbia, esemplificato al meglio dalla vita di preghiera di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Eppure molti di noi fanno fatica con la preghiera. Facciamo fatica ad essere costanti, facciamo fatica a pregare tanto, a volte ci annoiamo.
Eppure sappiamo che la preghiera dovrebbe essere un elemento portante della vita dei credenti. Joel Beeke, un autore americano, dice che la preghiera è “l’esercizio primario della fede… È la più grande arma del cielo che abbiamo a disposizione come ministri del Vangelo… I giganti della storia della Chiesa ci superano per il tempo e l’energia che dedicavano alla preghiera privata”. Ovviamente la quantità non basta, come osserva Gesù commentando la preghiera dell’ipocrita (Matteo 6:7): la qualità della preghiera non deve essere trascurata. Dovremmo pregare bene e dovremmo pregare tant.
Come dobbiamo pregare? Come possiamo assicurarci non solo di pregare abbondantemente, ma anche con una preghiera che sia considerata tale dal Padre?
Beeke, ci mette in guardia dalla “preghiera senza preghiera”. Don Carson afferma analogamente che abbiamo dimenticato come si prega. “Noi preghiamo con gioia? Siamo consapevoli del fatto che, quando preghiamo, incontriamo l’Iddio vivente, che stiamo trattando con Dio, che stiamo intercedendo con autentica unzione davanti al trono della grazia? […] Quanta parte del nostro pregare altro non è che formule stereotipate?”.
Sicuramente lo Spirito Santo sa come i credenti devono pregare se vogliono che le loro preghiere siano piene di vera preghiera. Capire quindi cosa significa pregare nello Spirito ci aiuterà a rimetterci in carreggiata nella nostra vita di preghiera.
Ma cosa si intende per preghiera “nello Spirito”? Vi è mai capitato di sentire qualcuno parlare della preghiera “nello Spirito”?
Ascoltando questa espressione, a molti di noi potrebbero venire in mente immagini di una preghiera mistica e soprannaturale, un momento di forte spiritualità. Forse ci immaginiamo una preghiera diversa rispetto a quella che sperimentiamo poi noi nella nostra vita quotidiana quando ci rivolgiamo al Signore per iniziare la giornata o prima di andare a dormire. Ma cosa significa veramente pregare “nello Spirito” e cosa dice la Bibbia a riguardo?
Nella Bibbia ci sono due soli versetti che parlano di preghiera nello Spirito, e vorrei vederli velocemente insieme a voi.
Efesini 6:18: pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito,
Paolo ha appena descritto l’armatura di Dio per i credenti in un brano che ha lo scopo di incoraggiare ed edificare i lettori. Ciò che Paolo desidera per loro è che siano forti nel Signore e nella sua potenza (10); che siano in grado di resistere contro il diavolo (11); che resistano e stiano saldi (13-14). Per fare ciò, i cristiani devono prendere la cintura della verità e la corazza della giustizia (14), il vangelo della pace come calzari (15), lo scudo della fede (16), l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio (17). Tutte queste azioni devono essere compiute in un contesto di continua preghiera nello Spirito. Il verbo nella versione originale in greco, tradotto in questa versione con pregando, “può effettivamente essere preso unitamente a tutte le esortazioni precedenti […] L’apostolo starebbe dicendo: ‘Indossate ogni pezzo con la preghiera’, e poi continuate ancora ‘con ogni preghiera e supplica’”.
Sembra che per Paolo tutte le vere preghiere e suppliche del credente siano fatte nello Spirito. Quando abbiamo questo atteggiamento siamo già nello Spirito. Bello, non è vero? Quando noi preghiamo, lo stiamo già facendo per mezzo dello Spirito.
È anche interessante notare che in questo passo, che parla di forza nella potenza di Dio, lo Spirito è collegato sia alla Parola di Dio sia alla preghiera. Lo potenza di Dio si manifesta nello Spirito attraverso sia la Parola che la preghiera. Le due cose sono collegate. Non possiamo mai sperimentare o praticare una preghiera nello Spirito che non sia in accordo con la Parola di Dio.
Giua 1:20-21: Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede, pregando nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la misericordia del Signore nostro Gesú Cristo, in vista della vita eterna.
In questi pochi versetti, i lettori (“ma voi, carissimi”) sono chiamati ad essere in contrasto con gli empi da cui Giuda ha messo in guardia nel corpo principale della lettera. Questi empi vengono descritti al versetto 16 come “mormoratori, scontenti, che camminano secondo le loro passioni; per di piú la loro bocca proferisce cose oltremodo gonfie e adulano le persone per l’utilità propria.”
E poi Giuda al versetto 19 dice che “Costoro sono quelli che causano le divisioni, gente carnale, che non ha lo Spirito.”
I credenti, invece, devono essere chiaramente diversi. Anche in Giuda come in Efesini, il contesto di questa lettera è di incoraggiamento e di insegnamento positivo. E all’interno di questo insegnamento a persistere nella lotta spirituale in Giuda 1:20-21 troviamo “quattro ingiunzioni, tutte in forma participiale. Si riferiscono a fede, speranza, amore e preghiera”, che sono aspetti del cammino cristiano che non dovrebbero mai essere abbandonate fino all’arrivo della vita eterna.
Secondo Giuda la preghiera, che fa parte del cammino quotidiano del credente, deve essere fatta ἐν (“nello”) Spirito Santo. Questa preghiera, nello Spirito, avviene all’interno di un quadro trinitario: la preghiera nello Spirito, mentre ci si conserva nell’amore di Dio, aspettando la misericordia di Cristo, in vista della vita eterna.
Queste sono le uniche due espressioni di preghiera “nello Spirito” che troviamo nella Bibbia. Vedete come non è descritto niente di particolarmente mistico, ma principalmente una caratteristica del credente il quale è chiamato a pregare e, pregando, prega nello Spirito.
Voglio però leggere altri due testi, per allargare un po’ questa panoramica.
Galati 5:16-17: Or io dico: Camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne, 17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l’una all’altra, cosicché voi non fate quel che vorreste.
In questo brano non è citata espressamente la preghiera, e il cammino di cui parla Paolo non presenta la preposizione ἐν (“nello”). Però il sostantivo “Spirito” è scritto in una forma (dativo) che può essere tradotta come “secondo lo Spirito” o anche “in Spirito”, rendendola un’espressione simile alle precedenti.
Ciò che colpisce qui è che il cammino “nello Spirito” che Paolo vuole dai Galati è un cammino perpetuo, quotidiano. Non si tratta di un momento speciale in cui lo Spirito viene e permette ai credenti di camminare nello Spirito, ma del risultato di un processo tramite cui una persona è stata trasformata, in modo che la carne sia sovrastata dallo Spirito. Tim Keller descrive questo processo in questo modo: “È più corretto pensare allo ‘Spirito’ come al cuore cristiano rinnovato, reso nuovo dallo Spirito Santo. La nostra natura peccaminosa era lì, dominante e non contrastata […] Lo Spirito, tuttavia, è entrato in modo soprannaturale quando siamo diventati cristiani per la prima volta e ha iniziato un rinnovamento che ora è la nostra ‘nuova natura’”. Poiché i Galati erano persone rinnovate, in cui abitava lo Spirito, dovevano camminare attivamente e intenzionalmente nello Spirito, decidendo continuamente di rispondere ai desideri dello Spirito piuttosto che a quelli della carne. Keller, ancora una volta, parla di questi desideri dello Spirito menzionati nel versetto 17 e dice che “lo Spirito parla della bellezza e della grandezza di Cristo. Lo Spirito, quindi, desidera mostrarci Cristo e conformarci a Cristo.”
Romani 8:26-27: 26 Nello stesso modo anche lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili. E colui che investiga i cuori conosce quale sia la mente dello Spirito, poiché egli intercede per i santi, secondo Dio.
Anche se in questi versetti non troviamo l’espressione “nello Spirito”, Romani 8 è a tutti gli effetti un capitolo nello Spirito. La parola “spirito” è citata 22 volte in Romani 8 e l’intero capitolo offre grandi spunti di riflessione sul ruolo dello Spirito Santo e su come lo Spirito interagisce con il Dio-Padre che adotta, con il Figlio-Cristo che adempie e libera dalla legge, e con coloro che ora sono figli, eredi e non più nella carne ma nello Spirito. Anche in questo caso, Paolo sta descrivendo una nuova realtà che riguarda i credenti ogni giorno, e non solo momenti sporadici di incontri speciali con lo Spirito. Se lo Spirito Santo ci abbandonasse anche un solo istante saremmo completamente persi.
Paolo ha già affermato che è lo Spirito che ci fa gridare a Dio “Abba! Padre!” (15), e ora scrive che lo stesso Spirito aiuta i credenti quando non sanno nemmeno come pregare. Lo fa intercedendo per loro e lo fa perché è nelle loro debolezze. I credenti non solo pregano nello Spirito, ma lo Spirito è in loro. C’è un’unione profonda. L’originale greco dice letteralmente che lo Spirito si unisce per aiutare le debolezze nostre. “Si unisce per aiutare” vuol dire “dare assistenza con piena iniziativa perché intimamente connesso – fornendo un aiuto che corrisponde esattamente al bisogno”. In altre parole quando preghiamo lo Spirito Santo sa esattamento quello di cui abbiamo bisogno e purifica, aiuta e intercede nelle nostre preghiere.
L’intercessione dello Spirito, all’opera nella mancanza di vera preghiera del credente, fornisce assistenza in modo che ciò che esce sia in sintonia con la volontà di colui che scruta i cuori, Dio Padre. Che bello sapere che lo Spirito viene in aiuto alle nostre debolezze, alle nostre mancanze. Ovviamente lo Spirito Santo non prega al posto nostro, e quindi il presupposto fondamentale è che noi preghiamo.
E, ancora una volta, questo avviene in una cornice trinitaria. Secondo Douglas Moo, Romani 8:34 mostra che “c’è uno nei cieli, il Figlio di Dio, che intercede in nostro favore, difendendoci da ogni accusa”. E allo stesso tempo c’è anche “un intercessore ‘nel cuore’, lo Spirito di Dio, che prega efficacemente il Padre a nostro favore durante le difficoltà e le incertezze della nostra vita qui sulla terra”.
Alla luce di questi testi abbiamo visto che i credenti sono pervasi dallo Spirito e che possono pregare perché sono nello Spirito Santo. Come possiamo allora interpretare queste espressioni e applicarle ad una parte così importante della loro vita?
Dal punto di vista teologico ed ecclesiologico le risposte variano da “un riferimento alle lingue: un ‘linguaggio di preghiera’ ispirato dallo Spirito” a una preghiera “ispirata, guidata e resa efficace dallo Spirito.” A livello più pratico, nelle chiese è normale assistere a diverse variazioni e gradazioni delle due posizioni sopra citate, o sottolineando il ruolo e la manifestazione dello Spirito nella preghiera di un credente (con vari gradi di risposte emotive e trascendentali), o concentrandosi su uno stato generale di essere nello Spirito, guidati dallo Spirito e aiutati dallo Spirito (con vari gradi di intellettualismo e passività). Dove ci collochiamo noi? Credo che forse la posizione migliore sia lontana dagli estremi, una posizione che si colloca al centro.
Un avvertimento
A volte nelle chiese sembra difficile discernere la manifestazione dello Spirito nella vita personale, perché questa viene considerata un’esperienza “personale” che non può essere messa in discussione. Ma, come tutte le altre questioni all’interno della chiesa, anche l’opera dello Spirito deve essere compresa e applicata attraverso la lente della Parola di Dio, che non vuole altro che onorare ed esaltare l’opera dello Spirito. “Non c’è bisogno di dire che pregare nello Spirito significa pregare in armonia con la Parola di Dio, che Egli ha ispirato. Egli non parla con due voci.” Dio non dice una cosa nella Bibbia e un’altra nella preghiera.
Se qualcuno ci dicesse: “Ho sentito in preghiera che dovrei uccidere il mio vicino” potremmo rispondere senza ombra di dubbio che quella preghiera non sia nello Spirito, a prescindere da come si sia sentito, cosa abbia provato, la persona che afferma di aver pregato. Lo Spirito di Dio non dirà mai il contrario della Parola di Dio.
Quando si parla dell’opera dello Spirito, quando si parla della preghiera nello Spirito, spesso si pensa ad esperienze emotive e trascendentali. Di per sé questo non è un problema e studiando la Bibbia possiamo osservare credenti che hanno avuto forti esperienze, quasi mistiche, con il Signore. Il problema nasce quando i sentimenti e le emozioni di una persona prendono il sopravvento e diventano l’obiettivo finale dell’esperienza spirituale e il metro di misura di tale esperienza.
Le emozioni umane, per quanto belle, non sono la prima preoccupazione dello Spirito, il quale procede dal Padre e dal Figlio per portare loro gloria. Sanders lo spiega in modo eloquente: “La preghiera nello Spirito è una preghiera il cui oggetto supremo è la gloria di Dio, e solo in secondo luogo è una benedizione per noi stessi”. La tendenza della carne sarebbe quella di gonfiare le emozioni o la conoscenza, ma attraverso la preghiera nello Spirito i credenti si sottomettono alle priorità e alla guida dello Spirito Santo. “Questo non è naturale per noi, perché la nostra tendenza naturale è quella di essere più preoccupati dei nostri interessi e della nostra gloria [anche nella preghiera]. Lo Spirito Santo ci aiuterà in questa debolezza e ci darà la motivazione per spostare il nostro centro da noi stessi a Dio.”
Preghiamo nello Spirito quando le nostre emozioni e i nostri desideri umani sono sottomessi rispetto alla centralità e preminenza di Dio, una preghiera in cui le esperienze “trascendentali” e mistici, che pure ci possono essere, sono dettate da Dio e non da noi stessi.
Un secondo avvertimento
I credenti sono nello Spirito e lo Spirito della Trinità è in loro. Che cosa incredibile! Lo Spirito Santo è in te! “Lo Spirito Santo è la fonte e il sostegno della nostra vita spirituale,” tutto ciò che facciamo spiritualmente è reso possibile dallo Spirito e grazie ad esso. Ma questa realtà non deve sminuire né l’importanza delle emozioni né la responsabilità e lo sforzo di una persona nella vita spirituale.
C’è una differenza tra “l’emozione che trova espressione” e la mera “emotività,” anche nella preghiera. Le emozioni non devono essere escluse.La preghiera nello Spirito è una preghiera che assicura ai cuori dei credenti il loro posto nella famiglia di Dio (Romani 8:14-16) e ricorda loro la potenza dello Spirito in loro. È una preghiera che scalda il cuore. La preghiera “è il modo per sperimentare una potente fiducia nel fatto che Dio sta gestendo bene la nostra vita.”
Questa potente fiducia non è solo intellettuale, ma riguarda anche le emozioni. Keller la definisce, citando John Murray, “un misticismo intelligente,” descritto come “un’esperienza del cuore della potenza del Vangelo” che può avvenire solo attraverso la preghiera. “Un incontro con Dio che coinvolge non solo l’affetto del cuore, ma anche le convinzioni della mente.”
Inoltre, la preghiera nello Spirito non può essere fredda e distaccata, perché questo tipo di atteggiamento rivela un atteggiamento di auto-giustificazione, invece di concentrarsi sulla persona e sull’opera di Gesù Cristo, sia alla croce che nella vita quotidiana del credente. La preghiera che non include le nostre emozioni può diventare una preghiera moralista, e la preghiera moralista è senza vera preghiera. Pregare nello Spirito, invece, amplifica il bisogno quotidiano e costante di Gesù. Quando ciò non avviene, la preghiera che ne risulta sarà più simile a quella del fariseo che a quella dell’esattore delle tasse (Luca 18:9-14). Secondo Stuart Olyott possiamo “effondere il nostro cuore senza inginocchiarci alla croce. Parliamo e parliamo senza una lacrima sulla guancia e senza una visione di un Avvocato crocifisso seduto alla destra di Dio. Questo non è ‘pregare nello Spirito’, perché il ministero costante dello Spirito è quello di convincerci del nostro peccato, di attirare l’attenzione sul Salvatore e di glorificarlo.”
Preghiamo nello Spirito quando permettiamo a tutto il nostro essere, incluse le nostre emozioni, di essere coinvolte poiché tutto il nostro essere è stato creato per adorare Dio.
Conclusione
Pregare nello Spirito è reso possibile dallo Spirito stesso (Giovanni 3:6, 6:63). Questo vale sia per il luogo che per il modo della preghiera. La preghiera spirituale è collocata all’interno dello Spirito, “ogni vera preghiera si esercita nella sfera dello Spirito Santo, motivata e potenziata da Lui”. E la preghiera spirituale avviene grazie allo Spirito: “Noi preghiamo per mezzo dello Spirito Santo, in dipendenza da Lui. È chiaro che pregare nello Spirito significa molto di più che pregare con l’aiuto dello Spirito, anche se questo è incluso. Preghiamo per mezzo e in dipendenza dall’aiuto dello Spirito”.
La preghiera nello Spirito è dipendente e sottomessa allo Spirito. Riflette il suo ruolo di Avvocato, Consigliere, Manifestatore di Abba, Maestro, Aiuto, Rivelatore di peccati, Consolatore, Esaltatore di Gesù, Potenziatore. È trinitaria, poiché comprende gli obiettivi e i desideri dello Spirito in funzione delle altre due persone della Trinità. La preghiera nello Spirito sarà sempre in accordo con le Scritture che egli stesso ha ispirato.
La preghiera nello Spirito non avviene indipendentemente dalle azioni delle persone, ma piuttosto in risposta alla loro obbedienza al comandamento di pregare sempre. Avviene quando ci si impegna nella preghiera con l’anima, la mente e le emozioni, supplicando lo Spirito di operare nelle loro preghiere. Potrebbe essere intellettualmente arricchente e/o emotivamente travolgente, ma non deve essere né l’una né l’altra cosa, perché l’obiettivo principale è Dio e non se stessi.
Questo tipo di preghiera avviene grazie allo Spirito, con lo Spirito, sotto lo Spirito, nello Spirito e rimane nella carreggiata voluta da Dio per la preghiera. Essa avviene secondo la volontà e le benedizioni di Dio ed è quindi piena di vera preghiera e non “preghiera senza preghiera.”
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