La scorsa volta abbiamo riflettuto sull’importanza della lettera ai Romani e come essa fornisca non solo le basi, ma un approfondimento del Vangelo come in nessun’altra parte della Bibbia. Abbiamo visto che uno dei versetti centrali è proprio nel capitolo 1, versetto 17, il quale recita così: “Il giusto per fede vivrà”. Tradotto: “Non è in base alle opere che siamo salvati, ma per grazia mediante la fede in Cristo Gesù”.
Oggi esploreremo il secondo capitolo e cercheremo di capirne le implicazioni per noi.
1 Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose. 2 Ora noi sappiamo che il giudizio di Dio su quelli che fanno tali cose è conforme a verità. 3 Pensi tu, o uomo, che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai tu stesso, di scampare al giudizio di Dio? 4 Oppure disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento? 5 Tu, invece, con la tua ostinazione e con l’impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d’ira per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. 6 Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7 vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; 8 ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all’ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 11 perché davanti a Dio non c’è favoritismo.
12 Infatti tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; 13 perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l’osservano saranno giustificati. 14 Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. 16 Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17 Ora, se tu ti chiami Giudeo, ti riposi sulla legge, ti vanti in Dio, 18 conosci la sua volontà, e sai distinguere ciò che è meglio, essendo istruito dalla legge, 19 e ti persuadi di essere guida dei ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, 20 educatore degli insensati, maestro dei fanciulli, perché hai nella legge la formula della conoscenza e della verità; 21 come mai dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso? Tu che predichi: «Non rubare!» rubi? 22 Tu che dici: «Non commettere adulterio!» commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, ne spogli i templi? 23 Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? 24 Infatti, com’è scritto:
«Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri».
25 La circoncisione è utile se tu osservi la legge; ma se tu sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. 26 Se l’incirconciso osserva le prescrizioni della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata come circoncisione? 27 Così colui che è per natura incirconciso, se adempie la legge giudicherà te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge. 28 Giudeo infatti non è colui che è tale all’esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; 29 ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio.
Paolo utilizza i primi due capitoli di Romani per argomentare una premessa cruciale del Vangelo, e cioè che, come scrive al capitolo 3 versetti 9-10:
Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com’è scritto: «Non c’è nessun giusto, neppure uno.”
Paolo attraverso la guida dello Spirito Santo dimostra, nei primi due capitoli di Romani, che siamo tutti ingiusti. Nessun uomo di fronte a Dio può dirsi giusto e non subire nessuna condanna. Abbiamo tutti violato la legge ed è una condizione universale dalla quale nessun uomo può sottrarsi.
Più precisamente, nel capitolo 1 Paolo dimostra che i pagani, nonostante la rivelazione di Dio attraverso il creato e quello che è dentro ogni uomo, hanno preferito darsi all’idolatria invece che cercarlo e conoscerlo. Al versetto 32 del primo capitolo Paolo scrive che tali persone sanno di essere ingiuste e sanno anche di essere oggetto del giusto giudizio di Dio. Quindi uno penserebbe che sono solo i pagani idolatri a dover subire il giusto giudizio di Dio per le loro malefatte?
Nel capitolo 2 Paolo introduce il secondo tipo di persona che subirà il giusto giudizio di Dio: il moralista ipocrita, cioè colui che condanna gli altri con un giudizio severo pensando che questo giudizio non si applichi anche a lui. Quindi con soli due capitoli Paolo chiude il cerchio dell’umanità, descrivendo in essi il comportamento fondamentale di tutti gli uomini e dimostrando che siamo tutti trasgressori della legge, ossia peccatori.
Quindi vorrei fare delle considerazioni insieme a voi su meditando su tre aspetti di questo secondo capitolo.
1-Dio è il Legislatore
Paolo ci dice che noi viviamo in un universo che non è solo regolato da leggi fisiche ma anche morali. L’uomo percepisce ciò che è morale e immorale esattamente come percepisce il mondo fisico con i propri sensi. L’uomo sa quando qualcosa è oggettivamente giusto e sbagliato, capisce in modo automatico e senza ombra di dubbio quando qualcuno sbaglia. Quante volte ci siamo ripetuti “non è giusto!”? E quando lo facciamo non ci stiamo appellando per forza a delle leggi esistenti umane, ma ci appelliamo al senso morale dentro di noi. Noi siamo stati creati a immagine di Dio e la sua perfezione morale è stata apposta come un timbro nell’essenza stessa dell’uomo. Nessuno ci deve spiegare perché certe cose sbagliate, lo sappiamo e basta.
Ultimamente vanno di moda i podcast “crime”, cioè puntate che raccontano essenzialmente di omicidi avvenuti in passato e di come si sono svolte le indagini per arrivare al colpevole. Ogni tanto li ascolto anch’io e a volte sono davvero appassionanti, perché le puntate trattano di storie che ti lasciano con il fiato sospeso, e la sensazione che provi lungo tutto il racconto della vicenda non è mai positiva e quando scopri chi è il colpevole è anche peggio. Di solito la sensazione è di orrore e ribrezzo, perché sappiamo che quello che è stato compiuto, indipendentemente dalle modalità, è un gesto atroce che viola qualsiasi norma morale che l’uomo ha dentro di sé. Questo per dire che Paolo parla di questo quando dice che c’è una legge scritta nel nostro cuore (in questo caso “non uccidere”) e la nostra coscienza rende testimonianza di questa legge.
Quindi Dio non ha creato un mondo neutro, ma ha posto dei limiti e delle leggi. Come ha posto dei limiti al moto dei corpi celesti i quali devono seguire certe leggi fisiche, così ha posto dei limiti e delle leggi per quanto riguarda l’uomo scrivendo queste leggi nel suo cuore.
Poi Paolo parla di un’altra manifestazione di questa legge morale, cioè quella che Dio ha promulgato al popolo di Israele attraverso Mosè. Tale legge è un riflesso della legge scritta nel cuore ed è rappresentata dai primi 5 libri del Vecchio Testamento. Attraverso la legge Dio ha istituito un patto con il popolo di Israele promettendo che li avrebbe benedetti grandemente e che sarebbero stati i suoi testimoni davanti alle altre nazioni, se avessero ubbidito interamente ai comandamenti descritti nella legge. Quando parliamo di legge mosaica pensiamo sicuramente ai 10 comandamenti, leggi cerimoniali e dei sacrifici (come rapportarsi con Dio), leggi civili che regolano i rapporti sociali, leggi alimentari e per mantenere la purezza.
Quindi esiste una legge con due manifestazioni, quella morale incisa nel cuore dell’uomo e quella mosaica incisa nelle tavole di pietra, e questa legge ha un legislatore che è Dio. Dio ha emanato tale legge, esattamente come un’autorità umana emana delle leggi a cui tutti devono attenersi, dimostrando così che nessun uomo è senza legge.
E perché Dio ha voluto creare un universo in cui delle creature hanno una legge morale al loro interno e perché Dio per rapportarsi al popolo di Israele usa delle leggi? Perché ciò è frutto del carattere di Dio ed è uno degli aspetti del suo essere. Giovanni nella sua prima lettera ci dice che Dio è due cose “Dio è luce” (1:5) e “Dio è amore” (4:8) e proprio dal fatto che è luce nasce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La legge stessa, qualsiasi sia la superficie su cui è stata scritta, sulla pietra o sul cuore, scaturisce dall’essenza del carattere di Dio. Perché Dio è giusto, imparziale, puro, 3 volte santo, completamente separato da ciò che è male e tenebre, ed è veritiero.
Però la legge non si basa su una serie di regole fini a se stesse, ma ha un fondamento specifico che è l’amore.
E in Matteo 22:36-40 quando viene chiesto al Signore Gesù da un dottore della legge «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
Quindi la base della legge incisa nei cuori e nella pietra delle tavole di Mosè è “Ama Dio e ama il tuo prossimo”. Qui sta la perfetta sintesi del carattere di Dio, perché Dio è luce e amore e infatti la sua legge è amare Dio e il prossimo. Vedete come il carattere di Dio è espresso nella legge? Come questa rappresenta perfettamente la sua essenza?
Quindi adesso la palla è nostra come si suol dire! Stiamo vivendo la nostra vita in modo tale da essere conformi a quello che abbiamo detto? Amare Dio significa dire a Dio “ecco il mio cuore, la mia anima e la mia mente”, “ecco le mie braccia, fanne ciò che vuoi per la tua gloria”, “ecco i miei piedi, conducili dove più ti piace”, “ecco tutto ciò che sono, ti appartiene e te lo dono”. Vuoi sapere come fare la cosa giusta nella tua vita? Ama Dio e donati a Lui. Il Padre ha dato tutto quando ha dato suo Figlio, il Figlio ha rinunciato a tutto quando ha lasciato la gloria che aveva presso il Padre e ha dato tutto sé stesso sulla croce. E tutto questo per chi se non per l’uomo trasgressore della legge?
2-Dio è il Giudice
Vorrei aggiungere insieme a voi un’ulteriore considerazione e cioè che se esiste una legge esiste anche un giudice che giudicherà in base a quella legge. Infatti Paolo alla fine del capitolo uno e fin dai primi versetti del secondo capitolo ci parla di un Dio che giudicherà ogni uomo e donna indipendentemente dal loro contesto etnico-religioso.
Però il giudizio di Dio verso l’uomo è preceduto dalla sua bontà, pazienza e costanza (vs4). In ogni epoca Dio ha voluto prima che l’uomo tornasse a Lui mostrandosi buono, come disse il Signore Gesù “..Egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”, mostrandosi paziente, aspettando per 400 anni che i cananei si ravvedessero dalle loro malvagità, prima di liberare Israele dall’Egitto, ecc..
Ma prima o poi i trasgressori della legge andranno giudicati. Quale giudice giusto non punirebbe un uomo per la sua trasgressione e ingiustizia? Nessuno, altrimenti non sarebbe un giudice giusto. Quindi anche il giudizio di Dio è frutto del suo carattere. Il giudizio di Dio sarà nelle mani del Figlio (vs16) il quale sentenzierà un giudizio giusto (vs1), imparziale (vs11), attribuendo a ciascun uomo una sentenza sulla base di fatti e prove concrete (vs6), dove tutto sarà messo in luce, perfino i segreti più intimi del cuore. Cristo Gesù è un giudice giusto e giudicherà le persone in base all’adempimento o alla violazione della legge, perché come scrive al vs 13 “..quelli che l’osservano saranno giustificati”. Ognuno quindi sarà giudicato in base alla legge che ha ricevuto, gli stranieri in base alla legge scritta nel cuore, i giudei in base alla legge scritta nella pietra, e gli uomini saranno giustificati se si saranno attenuti alle leggi che hanno ricevuto.
Quindi ci sarà un tribunale, dove l’unica autorità indiscussa sarà Cristo Gesù, l’unico uomo che sia mai stato perfettamente integro e santo, nel quale Dio si sia compiaciuto in ogni cosa, e giudicherà ed emanerà la sentenza per ogni uomo. In questo tribunale di giustizia sarà esaminato accuratamente ogni caso di ogni uomo e Cristo stabilirà se siamo di fronte a un uomo giusto o colpevole sulla base di fatti e prove inconfutabili, quindi sulla base delle azioni e dei segreti di ogni uomo.
Quindi chi si è attenuto alla legge sarà dichiarato giusto. Ma sappiamo già che non se ne troverà nemmeno uno. La sentenza per ogni uomo purtroppo sarà “colpevole!”, perché nessun uomo si è mai attenuto veramente alla legge scritta nel cuore o nella pietra. Nessun uomo può dire “ho amato il prossimo con tutto me stesso”, tantomeno “ho amato Dio con tutto il mio cuore”. Perché ogni uomo per natura è incline a violare la legge ubbidendo all’ingiustizia come uno schiavo (vs8).
Quindi non c’è speranza? C’è speranza. Dio ha trovato il modo di rendere giusto un ingiusto trasgressore della legge, e cioè far pagare al Figlio la pena per la trasgressione, dando un perdono legale con valenza eterna, come un presidente della repubblica che dà la grazia a un condannato. Per questo in Cristo Gesù siamo resi giusti nel tribunale di Dio, nonostante meritassimo la condanna. Non siamo quindi giustificati mediante la legge, ma per grazia attraverso la fede in Cristo.
3-Il moralista ipocrita
Quindi sulla base di questi concetti di legge, giustizia, giudizio, ecc.. cosa possiamo evincere dalla descrizione del moralista fatta da Paolo? La cosa che accomuna ogni uomo ipocrita è che sente di non aver bisogno di Dio per la salvezza. Si crede giusto e pensa che il giudizio che applica agli altri non verrà applicato anche a lui.
Chi non appartiene al popolo di Israele non ha ricevuto la legge mosaica ed è quindi legge a sé stesso, secondo la legge scritta nel suo cuore (vs14). Infatti, dice Paolo, che gli uomini hanno dei pensieri di accusa o scusa gli uni verso gli altri (vs15), e come in una sorta di tribunale umano troviamo l’accusa e la difesa, mettendo in luce la natura morale dei pensieri dentro l’uomo.
E qui Paolo ci lancia una sfida, perché mette in evidenzia il fatto che non sempre siamo conformi e adempiamo a ciò che abbiamo dentro, perché ci sono delle occasioni in cui i nostri pensieri sono stati di accusa: “Quella era un’azione malvagia, non avrei dovuto farla” “non avrei dovuto parlare in quel modo a quella persona” “se tornassi indietro agirei in modo diverso in quella circostanza” “Mi sento in colpa perché non avrei dovuto fare quella cosa, come faccio a riparare all’errore?”; o di scusa: “anche se il comportamento che ho avuto ha ferito quella persona, è stata la cosa giusta da fare”.
Quindi Paolo dimostra che per l’uomo, anche senza la legge mosaica, non c’è scampo, perché quando verrà giudicato dalla legge morale dentro di lui, i suoi pensieri accusatori verranno portati alla luce e sarà dichiarato colpevole, perché non si è attenuto a tale legge.
Mentre su chi è giudeo che ha la legge di Mosè cosa possiamo dire?
Il giudeo che descrive Paolo è un uomo che si riposa sulla legge (vs17), pensando in qualche modo di essere giusto solo perché appartiene al popolo scelto da Dio e perché conosce la legge di Dio. Funziona così in un tribunale? Chi conosce la legge è giustificato? Ovviamente no, e Paolo a tal proposito usa parole dure.
Infatti Paolo come prima cosa dimostra che la legge mosaica è un’espressione scritta della legge scritta nel cuore e che i pagani, seguendo la propria coscienza possono comportarsi anche in modo più retto di un giudeo che ha ricevuto la legge di Mosè. Forse queste parole a noi non suonano pesanti, ma dobbiamo pensare che i giudei erano il popolo eletto da Dio che aveva ricevuto la legge direttamente da Lui e provavano un forte disprezzo per i popoli pagani, immorali e politeisti che li circondavano. Le pratiche pagane erano un abominio ai loro occhi e Paolo dice che un pagano può essere nella posizione di giudicare un giudeo per il suo stile di vita non consono alla legge morale/mosaica e che addirittura un pagano può essere superiore a un giudeo per quanto riguarda il rispetto delle norme morali.
Paolo qui si va a fondo della questione perché il problema non è conoscere la legge, tutti conosciamo la legge a cui dobbiamo attenerci, il problema è come ci si comporta davanti alla legge. Paolo dimostra che anche il giudeo trasgredisce la legge, mettendo in luce la stessa ipocrisia del moralista pagano. Infatti domanda “puoi dire di non aver mai e poi mai rubato in nessuna maniera e in nessuna forma?” o “puoi dire veramente di non aver mai commesso adulterio con un’altra donna nel tuo cuore?” o “puoi dire veramente di non aver amato l’oro e la ricchezza che è nei templi pagani che tanto disprezzi per la loro impurità, ma di cui ti sei impossessato per avidità?”, ecc..
Il giudeo che non si attiene alla legge interamente è una persona che ha rotto il proprio patto con Dio. Infatti Levitico 26:14-16 recita “Ma se non mi date ascolto e se non mettete in pratica tutti questi comandamenti, 15 se disprezzate le mie leggi e detestate le mie prescrizioni non mettendo in pratica tutti i miei comandamenti e così rompete il mio patto, 16 ecco quel che vi farò..”. E il simbolo per eccellenza del patto tra Dio e il suo popolo è la circoncisione, la quale serviva di segno. Quindi come trasgressore della legge hai violato, dice Paolo, il patto con Dio e la tua circoncisione non serve a nulla davanti a Lui (vs25). In sostanza Paolo sta dicendo che la circoncisione è solo un orpello estetico se violi il patto trasgredendo continuamente la legge di Dio e quindi la circoncisione è come se non esistesse (v25).
La vera circoncisione, quella che piace a Dio, dice Paolo, è quella spirituale, quella del cuore e non quella della carne. Deve avvenire un cambiamento interiore, profondo e radicale nella vita di un uomo e di una donna se vogliono essere dei veri giudei, ossia delle persone che sono veramente in relazione con Dio. E noi sappiamo che un nuovo patto è stato istituito 2000 anni fa da Gesù attraverso il suo sangue e i simboli della cena ce lo ricordano. E chi crede in Cristo Gesù entra in un nuovo patto nel suo sangue e riceve la “circoncisione di Cristo”, come dice Paolo in Colossesi 2:11, la quale consiste dello “spogliamento del corpo della carne”. La nostra vecchia natura la quale è incline a violare la legge facendoci ubbidire all’ingiustizia come schiavi, ecco quella natura è stata tagliata via per sempre attraverso l’opera redentrice di Cristo.
Quindi concludo riassumendo questo capitolo:
Dio è legislatore e giudice e nessuno potrà dichiararsi giusto davanti a Cristo Gesù quel giorno perché abbiamo una natura incline all’ingiustizia e ci saranno prove e fatti contro di noi. Nessun pagano tantomeno giudeo, che viva una vita dissoluta o apparentemente integerrima, potrà scampare alla sentenza di condanna. Ma Cristo è colui che ci rende giusti se è avvenuta nel nostro cuore la vera circoncisione di Cristo, cioè se è avvenuto quello spogliamento della nostra vecchia natura attraverso lo Spirito Santo, per essere rivestiti di Cristo ed essere persone nuove.
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