Vi domandate mai che cosa ne sarà di questo mondo? Che cosa ne sarà di questo pianeta?
Abbiamo visto, negli ultimi anni, venir su una nuova generazione caratterizzata da una grande attenzione nei confronti dell’ambiente. Greta Thunberg è i Friday for Future sono solo la punta dell’iceberg di una generazione che ha visto che le condizioni del nostro pianeta sono disperate e hanno quindi messo il clima in cima alle loro priorità etiche. Ovviamente questi giovani non sono i soli. Tante organizzazioni no profit e anche tanti politici stanno lavorando in questo senso e negli ultimi anni abbiamo visto un miglioramento nella raccolta differenziata, nell’utilizzo di fonti rinnovabili, diminuzione dell’uso di plastica e così via.
Dall’altra parte c’è una sensazione generale che in realtà si sta facendo troppo poco e troppo tardi e con un po’ di fatalismo si pensa che questo pianeta sia condannato: ogni estate vediamo incendi nocivi distruggere ettari di bosco, questa estate è stata contraddistinta da temperature altissime dalla Finlandia alla Sicilia, abbiamo letto e visto video di grandinate improvvise, alluvioni, siccità. Nazioni intere si rifiutano di abbassare le emissioni di C02 mentre continuano a disboscare ettari su ettari di foreste e boschi, continuiamo a produrre tantissima plastica, la temperatura globale continua ad alzarsi, i ghiacciai del Polo Nord e Polo Sud continuano a sciogliersi e così via.
Di fronte a questa realtà non possiamo che sentirci impotenti, il mondo sembra veramente condannato. Mentre ero in vacanza in Abruzzo dai miei, ho avuto modo di andare in montagna qualche volta e anche lì, in mezzo alla natura selvaggia, lontani dalle città, c’era plastica ovunque. Sembra davvero una guerra persa, è più forte di noi. Come dovremmo porci in quanto cristiani di fronte a questo problema? Dobbiamo darci al fatalismo, pensando al peccato che caratterizza l’essere umano? Dovremmo darci all’iperattivismo ecologico, per cercare di salvare la natura che Dio ha creato? Leggiamo insieme il testo di oggi:
19 Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; 20 perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, 21 nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. 22 Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; 23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo. 24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora? 25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza.
Romani 8 è uno dei capitoli più belli della Bibbia. è vero che non si dovrebbe dire, ma questo capitolo è davvero bello. è un capitolo che parla della liberazione per opera della spirito santo dei figli di Dio, della trasformazione da mortale e peccaminoso a vivento, libero, giustificato. è un capitolo di incoraggiamento, nel quale la sovranità di Dio viene descritta come una sovranità amorevole senza limiti e che agisce in funzione del bene dei figli di Dio.
La creazione geme
All’interno di questo capitolo Paolo inizia a parlare della creazione. Ne parla in termini catastrofici, ma in realtà, come vedremo, lo fa per incoraggiarci. Infatti nel versetto precedente al testo di oggi, nel versetto 18, Paolo scrive
18 Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo. Paolo subito dopo inizia a parlare di creazione, e dice che tutta la creazione geme ed è in travaglio (22). Tutta la creazione sta soffrendo in maniera incredibile, come una persona che ha sperimentato una calamità o una donna che sta partorendo. Dopo aver osservato la natura attorno a noi, come possiamo non essere d’accordo con Paolo?
Ma perché tutta la creazione geme?
20 perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta,
Cosa è successo alla natura? Dopo essere stata creata in maniera perfetta dal Signore, in piena armonia, è stata sottoposta alla vanità, al peccato a causa di Adamo ed Eva. Ciò che era senza macchia, è stato sporcato dal peccato non per propria scelta, ma per colpa dell’essere umano. E qui Paolo parla di peccato chiamandolo vanità, ovvero la perdita di scopo e di significato.
La creazione aveva lo scopo di essere curata dall’uomo in modo da glorificare il Signore, ma a causa del peccato questo scopo è stato perso. A causa del peccato umano anche il resto della creazione, di cui fa parte l’uomo, è stata sottoposta alla vanità e ha perso il suo scopo e la sua capacità di servire il Signore.
Certo, questo non vuol dire che il creato è brutto, anzi. Il creato continua ad essere stupendo, esso dichiara con forza la gloria e la bellezza di Dio, ma nessuno è più in grado di ascoltare il messaggio della natura perché è stato compromesso dal peccato. Il creato è ancora glorioso, ma pensate che cosa sarebbe stato il creato se non fosse stato compromesso dal peccato. Ora invece il creato è soggetto alla vanità. Nel creato vediamo la vita ma vediamo anche la morte, vediamo piante nascere e piante essere arse dal fuoco, vediamo animali nascere ed animali morire, vediamo l’acqua come fonte di vita ma anche come calamità in caso di tsunami, di alluvioni, di gelate.
Questo vuol dire che tutto quello che viene dal creato è dannato, che la materia è da rifiutare perché non spirituale come affermano alcuni? No, anche se sottomessa alla vanità ciò che è stato creato continua a portare con sé un riflesso della bontà, la creatività, la grandezza di Dio. Non è sbagliato gioire, lodare, godere per ciò che è stato creato, a patto che la creazione non prenda il posto di Dio.
La creazione che geme è quindi una immagine per noi, una immagine della gravità e profondità del peccato, della grandezza delle ripercussioni che ha avuto la scelta di Adamo ed Eva di disubbidire a Dio. è un promemoria che questo mondo ha qualcosa che non va, una malattia che non può trovare soluzione in questo mondo.
I figli di Dio gemono
Il testo ci dice anche un’altra cosa.
23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi,
Anche i figli di Dio gemono. I credenti, che sono stati liberati per l’opera dello Spirito Santo, gemono perché hanno la primizia dello Spirito, ovvero hanno ricevuto la capacità di vedere spiritualmente, di notare la devastazione portata da satana e dal peccato, hanno capito che questo mondo non è la loro casa, ma aspettano con impazienza di arrivare alla presenza di Dio.
2 Corinzi 5: 2 Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste, 3 se pure saremo trovati vestiti e non nudi. 4 Poiché noi che siamo in questa tenda gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita.
In questa vita vediamo il creato che si sta rovinando, vediamo l’empietà dell’essere umano, vediamo la chiesa di Cristo sbeffeggiata e perseguitata e gemiamo. Gemiamo perché siamo come stranieri e pellegrini in un mondo lontano da Dio.
La creazione aspetta
Cosa fa il creato mentre geme ed è in travaglio? Il creato aspetta.
19 Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio;
Che cosa aspetta la creazione? La manifestazione dei figli di Dio. Le sorti del creato sono legate a doppio filo all’essere umano, che rappresenta il gioiello più luccicante della creazione. La creazione aspetta la manifestazione dei figli di Dio, ovvero il momento in cui i figli di Dio saranno riuniti al loro Signore e tutto l’universo riconoscerà il Signore per chi lui è veramente ed insieme riconoscerà il suo popolo. E in che modo il creato sta aspettando? Con impazienza. Il creato aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio, come noi aspettiamo l’arrivo delle vacanze, la fine degli esami, la fine di una malattia, la fine di una separazione. Mentre questo pianeta si sta distruggendo, la creazione guarda a noi, in attesa della fine dei tempi. Immaginate quanto gloriosa ed importante deve essere questa cosa, che tutto l’universo la aspetta con impazienza. La creazione che aspetta è un invito a guardare oltre le difficoltà di questa vita, guardare alla gloria che ci è posta dinanzi.
I figli di Dio aspettano
Ma nel nostro testo, se avete notato, la creazione non è sola nell’attesa.
23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo.
Così come la creazione, anche noi stiamo aspettando, e aspettiamo la stessa cosa. Aspettiamo di godere completamente dell’adozione che abbiamo ricevuta dal Signore, aspettiamo che il nostro corpo sia completamente redento, purificato da ogni dolore, da ogni macchia, da ogni peccato. Come dicevo prima, immaginate quanto gloriosa è questa scena. Stiamo parlando di perfezione: perfezione di santità, di gloria, di gioia, di amore. Se ora vediamo imperfezione in tutto, dalla plastica che inquina il nostro pianeta ai peccati nelle nostre vite, sappiamo che un giorno vedremo tutto completamente pulito, perfetto.
Paolo, parlando ai Tessalonicesi, al capitolo 4, scrive queste parole:
13 Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. … perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; 17 poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.
Questo è il glorioso momento che per ora abbiamo intravisto per mezzo dello Spirito Santo, che aspettiamo gemendo alla luce però di quello che il Signore ha già fatto per noi e dentro di noi. Noi siamo creature che hanno potuto guardare al piano di Dio. Per questo, a differenza del creato, aspettiamo non con impazienza.
Il creato aspetta questo momento con impazienza, noi invece? Noi lo aspettiamo con pazienza:
25 (Ma se speriamo) ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza.
C’è una sostanziale differenza tra la creazione e i figli di Dio. I figli di Dio hanno ricevuto la primizia dello Spirito Santo, la caparra dello Spirito Santo, “la garanzia della loro gloria futura…il primo acconto della loro gloria futura…la prima rata di quella gloria. Non vi è discontinuità fra qui e il futuro, quando si tratta dell’opera di Dio in e per il suo popolo.” [1] è vero, noi aspettiamo con impazienza il ritorno di Gesù, ma al tempo stesso avendo già lo Spirito di Dio in noi, aspettiamo con pazienza i suoi tempi e il compimento del suo piano, fidandoci di lui.
La creazione spera
Il creato geme, aspetta impazientemente ed, infine, spera:
19 Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; … 21 nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Qual è la speranza del creato? La speranza del creato, di questo pianeta, di questo universo non è che l’essere umano con i propri sforzi riesca a salvarlo. Purtroppo abbiamo dimostrato ampiamente che stiamo facendo il contrario.
La creazione, come abbiamo detto, sta aspettando la manifestazione dei figli di Dio, perché spera che con questa manifestazione finale anche essa sarà liberata dalla schiavitù del peccato al quale è stata sottoposta per entrare finalmente nella libertà dei figli di Dio. Paolo definisce questa libertà dei figli di Dio come gloriosa, non una cosa da poco, non una cosa banale. Ma, alla fine dei tempi, la gloria di Dio stesso diventerà la gloria dei figli di Dio. Ecco quindi quale è la speranza della creazione. La speranza della creazione non è l’essere umano, ma è Dio fatto uomo, Cristo Gesù. La speranza di questo pianeta risiede nel vangelo, nella libertà che Cristo ha guadagnato con la sua morte sulla croce, una libertà che, attraverso il suo popolo, ingloberà anche tutto il creato.
La vanità del creato “questo stato di futilità, di frustrazione e schiavitù è solo temporanea; come l’umanità, ora, non è riuscita a far sua la gloria di Dio, così la creazione in tutto il suo insieme non ha potuto raggiungere nella sua completezza il fine per il quale era stata portata all’esistenza. Come l’umanità, così anche la creazione deve essere redenta perché, come l’umanità, anche la creazione ha dovuto sopportare le conseguenza di una caduta.”
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il creato sarà redento. Il Signore non sostituirà questo mondo con un altro, ma redimerà questo tramite la redenzione del suo popolo, in modo che l’attuale universo possa portare a compimento lo scopo per il quale è stato creato. E la trasformazione, la salvezza di questo pianeta e di questo universo “dipende dal completamento della trasformazione dell’uomo ad opera della grazia di Dio.” Ecco perché il creato sottoposto a vanità guarda con ansia a noi, in attesa che noi saremo trasformati.
Questo pianeta quindi non è condannato, ma è destinato ad essere liberato dalla schiavitù, redento per portare a compimento il suo piano iniziale, presente in Genesi 1 e 2.
Questa trasformazione è un concetto biblico presente in più libri, che troviamo anche verso la fine dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse.
21:1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi (andati via, trasformati), e il mare non c’era più. 2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro {e sarà il loro Dio}. 4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».
10 Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, 11 con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino.
22 Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. 23 La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illuminino, perché la gloria di Dio la illumina, e l’Agnello è la sua lampada. 24 Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria. 25 Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); 26 e in lei si porterà la gloria e l’onore delle nazioni. 27 E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.
22:1 Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. 2 In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni. 3 Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello; i suoi servi lo serviranno, 4 vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte. 5 Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce del sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.
I figli di Dio sperano: sono salvati in speranza
24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora? 25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza.
A questo punto avrete capito come funziona. La creazione geme, i figli di Dio gemono. La creazione aspetta, i figli di Dio aspettano. La creazione spera….i figli di Dio sperano.
Paolo dice che noi siamo salvati, e il tempo verbale greco usato indica che abbiamo già ricevuto la salvezza. Siamo già stati liberati, adottati, redenti, salvati, giustificati, perdonati, accettati, riconciliati. Ma al tempo stesso questa salvezza è in speranza, ovvero deve ancora manifestarsi completamente. E la speranza cristiana non è la stessa speranza che ha una persona che spera di prendere un treno in Italia, o che spera che questo autunno non ci saranno complicazioni a causa del Covid, o che spera di salvare questo pianeta.
La speranza del credente è la certezza di Cristo, attestata dalla presenza e l’aiuto costante dello Spirito Santo nella sua vita. Per questo noi aspettiamo con pazienza, anche se non lo vediamo.
Paolo esprime lo stesso concetto in 2 Corinzi 4
16 Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, 18 mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.
La speranza dei figli di Dio è Cristo, non la salvezza di questo mondo. La speranza di questo mondo è la manifestazione dei figli di Dio. Cosa facciamo come cristiani di fronte ad un pianeta che si sta distruggendo? Gemiamo di fronte al peccato, aspettiamo cercando di fare del nostro meglio, speriamo in Cristo, che è la certezza della nostra salvezza e di questo mondo.
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