Daniele 12| Avviati verso la fine #12 Michel Di Feliciantonio

Spesso si dice che non è la destinazione, ma il viaggio che conta. Vedremo nel testo di oggi che la destinazione è molto importante. Ma non è importante quando arriviamo a destinazione ma come ci arriviamo.

 

Vi ricordate la favola della cicala e la formica?

 

“C’era una volta un’estate calda calda, e una cicala a cui non piaceva né sudare né far fatica. L’unica cosa che le piaceva fare era cantare tutto il giorno.

 

Sotto il ramo dell’albero dove stava sdraiata comoda la cicala, passava avanti e indietro una formica, tutta indaffarata a portare sulla sua schiena un sacco di cose: pezzetti di cibo, sassolini, legnetti ecc.

La cicala, vedendo quanto era sudata la formica, iniziò a prenderla in giro:

– Vieni quassù con me, signora formica. Fa più fresco e, mentre ti riposi, cantiamo insieme qualche canzone – e, così dicendo, iniziò a cantare.

 

– Grazie mille per l’invito, signora cicala, ma io sono molto indaffarata a mettere via provviste per l’inverno e a sistemare la mia casetta per proteggermi dal freddo, quando arriverà – e, così dicendo, continuò ad andare avanti e indietro per il prato, indaffarata.

– Ma l’estate è ancora lunga – continuò la cicala – e l’inverno ancora lontano. Non preoccuparti adesso, ci sarà tempo più avanti per mettere via le provviste!

 

La formica scosse un po’ la testa e continuò imperterrita il suo lavoro, senza più badare alla cicala.

– Fai come vuoi, formica mia. Io intanto mi godo questa meravigliosa giornata standomene qui rilassata a riposare – e la cicala riprese a cantare un’altra canzone.

 

Ma i giorni e poi i mesi passarono veloci, ed ecco che, puntuale, arrivò l’inverno, col suo freddo e col suo ghiaccio. La cicala vagava per i campi e i prati arrabattandosi come poteva, recuperando qua e là qualcosa da mangiare e riparandosi dal freddo dove capitava.”

 

Credo che questa storia si presti bene al testo di oggi. Ci troviamo in Daniele 12, l’ultimo capitolo del libro di Daniele, all’interno di una visione che Daniele riceve e che viene riportata nei capitoli 10-12. Il capitolo inizia con la profezia riguardo ad un futuro contraddistinto da angoscia, ansia, sofferenza.

 

Daniele 12:1 «”In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo;

Notate che nel versetto 1 la parola tempo viene ripetuta per 4 volte. Qual è questo tempo di cui parla la visione che viene annunciata a Daniele? è una domanda che ripeteremo diverse volte durante questo capitolo. Quando succederanno queste cose?

 

Sembra che il tempo in questione sia il tempo della fine della storia come la intendiamo noi, la fine di ogni cosa come la intendiamo noi. Una delle cose più incredibili della narrazione biblica e della rivelazione biblica è che non ci presenta una storia ciclica, ripetitiva, ma una storia che progredisce, si evolve fino ad arrivare alla fine. A volte in quanto cristiani ci dimentichiamo di questa cosa. Ci sarà un’eternità, ma è la fine che si prolunga per l’eternità. Non ci saranno cicli nuovi, cose che si ripetono.

 

Poco prima della fine ci sarà un tempo di angoscia, tremendo, terribile, mai visto prima sulla faccia della terra.

La fine dei tempi e la resurrezione

Ma sarà proprio in quel tempo, quando sarebbe facile lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla disperazione, che il popolo eletto, le persone che sono state trovate nel libro della vita saranno salvate.

 

1…e in quel tempo il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro.

 

Il popolo di Dio è sicuro, il suo destino è scritto nero su bianco e nulla potrà cambiare questa cosa. Viviamo in un mondo nel quale ci piace fare programmi, pianificare ma in realtà non abbiamo il controllo su nulla. Dio invece controlla il destino dei suoi fedeli.

 

La visione continua nei versetti 2-3 nei quali viene ulteriormente approfondita la salvezza del popolo di Dio e viene introdotto un concetto fantastico, che va oltre la morte: la resurrezione dei morti.

 

2 Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno, gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per un’eterna infamia. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno.

 

La resurrezione dei morti è quella dottrina sulla quale è basata la nostra speranza eterna. La resurrezione corporale ed eterna dell’essere umano. Si parla di resurrezione in altri testi dell’AT, ma “nessun testo in tutto l’Antico Testamento rivela la promessa di una resurrezione corporea tanto quanto Daniele 12:1-4.”[1]

 

Questa dottrina rivelata chiaramente in Daniele doveva essere la fonte di speranza per gli ebrei che leggevano il libro di Daniele nel mezzo di conflitti mondiali, e questa deve essere la nostra speranza in mezzo ai conflitti mondiali che ci sono e che ci saranno. Fermati un attimo e pensa al fatto che un giorno la vita terrena avrà fine, per tutti, ma poi inizierà una nuova vita, spirituale, per l’eternità.

 

Gesù stesso riprende questo concetto e ci dice che tutti gli uomini saranno giudicati. Una parte entrerà nel riposo del Signore o, come dice Daniele, nella vita eterna, gli altri entreranno nella morte eterna, l’eterna separazione da Dio contraddistinta secondo Daniele da vergogna e infamia eterna. Se Dio è degno di gloria, se Dio solo è virtuoso, se solo Dio è degno di onore, trabocca di tutto ciò che è buono, allora la separazione da lui comporta essere privati di ciò che è buono ed essere sommersi di vergogna e infamia.

 

In questi versetti compare per la prima ed unica volta nell’AT l’espressione “vita eterna”[2]. E’ un’espressione che invece troviamo per ben 43 volte nel NT di cui 17 nel solo Vangelo di Giovanni.

Vi ricordate la prima volta che abbiamo trovato questa espressione studiando il Vangelo di Giovanni?

Giovanni 3:14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

 

è evidente, ma comunque fondamentale ricordare, che questa salvezza è raggiungibile solo per mezzo di Cristo Gesù. In Cristo Gesù abbiamo il perdono dei peccati, l’adozione da Dio Padre, la salvezza eterna e la promessa che un giorno i nostri corpi decomposti resusciteranno, saranno glorificati e godranno per sempre delle qualità di Dio e dell’approvazione di Dio.

 

Su cosa si basa questa convinzione? Sulla morte fisica, storica, reale di Cristo, seguita però dalla sua gloriosa resurrezione. Se questo non fosse vero, crollerebbe tutto il pensiero cristiano, e non solo il pensiero, ma anche la speranza cristiana.

 

Paolo dice:

1 Corinzi 15:12 Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? 13 Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; 14 e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. 15 Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. 16 Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; 17 e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati. 18 Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti. 19 Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini.

20 Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti.

 

Il versetto 3 di Daniele 12 si focalizza su coloro che hanno accettato il Signore, i saggi di cui abbiamo parlato la volta scorsa, ovvero coloro che hanno conosciuto Dio e la sua volontà e l’hanno condivisa con gli altri in mezzo alle difficoltà. Ecco, il futuro che ci attende, cari fratelli, è paragonabile alle stelle del firmamento. Se da una parte c’è l’infamia, dall’altra c’è la splendore. Cosa significa concretamente? Non lo so, ma sarà radioso, sarà stupefacente, come una volta celeste ripiena di stelle luminose.

 

4 Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà”.

 

Questa verità che segna il destino eterno delle persone doveva essere sigillata da Daniele. Sigillata, ma non cancellata. Era una verità che doveva essere studiata in vista della sua manifestazione, manifestazione che è avvenuta nella persona e l’opera di Cristo Gesù.

 

In un certo senso ora non ci sono più scuse. Quello che era velato è stato rivelato. Cristo ha inaugurato con la sua venuta il Suo Regno. Lo hai accettato? Stai camminando con lui e verso di lui? O stai andando incontro alla morte eterna? Cosa ti impedisce di credere ora, di dare la tua vita a Cristo ora?

 

Preghiera:

 

Signore Gesù, ti ringrazio per essere venuto su questa terra. Ti ringrazio per essere morto per i peccati del mondo sulla croce. Voglio accettare il tuo dono, credere in te, fidarmi di te e riconoscerti come mio Salvatore e come Signore della mia vita, colui che giustamente guiderà la mia esistenza e decreta il mio destino eterno.

 

Quando (o come) sarà la fine dei tempi?

 

5 Poi io, Daniele, guardai, ed ecco altri due uomini in piedi: l’uno su questa sponda del fiume 6 e l’altro sulla sponda opposta. Uno di essi disse all’uomo vestito di lino che stava sulle acque del fiume: “Quando sarà la fine di queste cose straordinarie?” 7 Udii l’uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume. Egli alzò la mano destra e la mano sinistra al cielo e giurò per colui che vive in eterno, dicendo: “Questo durerà un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente spezzata, allora tutte queste cose si compiranno”. 8 Io udii, ma non compresi e dissi: “Mio signore, quale sarà la fine di queste cose?” 9 Egli rispose: “Va’ Daniele; perché queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i saggi. 11 Dal momento in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà rizzata l’abominazione della desolazione, passeranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni!

 

Il messaggio di Gabriele per Daniele, iniziato al capitolo 10, finisce qui, ma la visione continua. Due figure angeliche fanno la domanda che è sulla bocca di tutti noi: quando succederanno queste cose? La risposta della figura che sembra essere Gesù dal modo in cui è descritta è emblematica, misteriosa:

 

v7 Questo durerà un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente spezzata, allora tutte queste cose si compiranno”.

 

Chiaro, no? Talmente chiaro che Daniele sente chiaramente le parole, ma non ne comprende il significato. E quindi anche lui fa la stessa domanda: quando?

 

Ma anche lui riceve una risposta enigmatica: v. 11

11 Dal momento in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà rizzata l’abominazione della desolazione, passeranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni!

 

Chiaro, no?

 

Sono state presentate nel corso dei secoli varie interpretazioni per queste espressioni e sicuramente può essere utile leggerle. Ma la verità è che alla domanda “quando?” non viene data una risposta chiara. Quando? Daniele non lo sapeva. E Gesù stesso confermerà che non ci è dato sapere il quando. Ci viene detto cosa succederà, ma Gesù dice che solo il Padre conosce l’ora. (Matteo 24:36).

 

Il versetto 4 ci aveva detto che è una benedizione studiare queste cose perché possiamo crescere nella comprensione del piano redentivo di Dio. Alcuni infatti, come Anna e Simeone, avevano capito bene i tempi e i modi dell’agire di Dio al punto da riconoscere in un bambino tra tanti il Messia inviato da Dio.

Il versetto 12 ci dice che saranno beati quelli che arriveranno alla fine della tribolazione e sapere e conoscere i tempi in cui siamo nel piano di Dio ci aiuterà a perseverare fino alla fine, quando il quando diventerà ora.

 

Quindi lo scopo di questi versetti non è tanto anticiparci il quando, ma prepararci per il primo e il secondo arrivo di Cristo, ovvero i tempi della fine.

 

La domanda non è quando, quindi, ma come. Come ci stiamo arrivando alla fine? Siamo pronti? Stiamo capendo il contesto in cui stiamo? Abbiamo fatto nostro quello che succederà e stiamo agendo saggiamente?

 

Sia la cicale sia la formica sapevano che l’inverno sarebbe arrivato. Non sapevano quando esattamente, ma la formica aveva capito che come ci sarebbe arrivata era più importante di capire quando sarebbe arrivata.

 

Stiamo camminando fedelmente, fissandoci su ciò che è davvero importante?

 

Quanto tempo sprechiamo in cose che non sono fondamentali? Quanto tempo sprechiamo in discussioni teologiche su cose secondarie dimenticandoci che la fuori c’è un mondo che ancora non conosce Gesù, un mondo che ha bisogno che i saggi, che hanno conosciuto Dio, condividano il lieto messaggio del Vangelo.

Avviati verso la fine

Ci manca un solo versetto dal libro di Daniele. Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo affrontato tutto questo bellissimo libro, e non solo i primi sei capitoli che sono quelli più famosi. Abbiamo conosciuto quasi personalmente Daniele: le sue sfide, le prove, la fede, la preghiera, il timore di Dio di questo personaggio stupendo. Lo abbiamo incontrato a Babilonia quando era un ragazzino spaesato, lontano da casa alla corte di un re straniero. E lo abbiamo accompagnato per oltre 70 anni della sua vita, fino alla sua vecchiaia.

 

Cosa resta da dire a Daniele, e tramite Daniele al popolo di Dio, e quindi anche noi?

 

13 Tu avviati verso la fine; tu ti riposerai e poi ti rialzerai per ricevere la tua parte di eredità alla fine dei tempi”».

 

Daniele, avviati. Hai vissuto una vita piena di fedeltà al Signore, in mezzo a mille sfide che avrebbero schiacciato chiunque. Daniele ti ho anticipato quello che succederà. Non ti ho detto quando, ma tu continua a camminare. Tu morirai,  o meglio, ti riposerai. Che bello vedere la morte del credente come un riposo, come una fine ai dolori di questa vita. Un riposo “temporaneo”, in attesa del lieto fine: entrare nella gloria di Dio, riceve la propria eredità eterna.

 

Daniele sarebbe morto lontano da Gerusalemme, lontano dal tempio. Esule, vecchio e sotto un re straniero. Proprio come noi, esuli su questa terra. Ma con la promessa di una resurrezione a vita eterna coronata dal riconoscimento personale di Gesù Cristo: ben fatto, servo buono e fedele. Ti lodo per il tuo lavoro, per aver camminato verso questo momento fedelmente. Ecco la tua corona. Entra nel riposo insieme a tutti i santi.

 

Sei una persona anziana, o una persona a te cara è molto anziana? Che tu possa avviarti verso la fine, sapendo che dopo il riposo ci sarà la gioia del Signore per sempre.

 

Se sei un ragazzo, un adolescente, un adulto, voglio invitare te, invitare me e invitare anche noi, come giovane chiesa, ad avviarci verso la fine con la consapevolezza che dopo la morte ci sarà la resurrezione e la vita eterna con Dio. Cosa c’è di più glorioso? Di più importante?

 

Avviamoci verso la fine, verso il riposo e poi verso la resurrezione dei morti, il giudizio e la vita eterna. Avviati verso la fine.

[1] David Helm, Daniel for you, 176.

[2] E. J. Young, Daniele, 258.

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