Il 24 giugno 2008, alla vigilia del suo trentesimo compleanno, a New York viene arrestato, nel suo attico presso la Trump Tower, Raffaele Follieri. Fino a quel momento Follieri aveva vissuto nel lusso può smodato.
Follieri si era trasferito negli Stati Uniti presentandosi come un finanziere con stretti legami con il Vaticano. Con questa presunta connessione, Follieri prometteva agli investitori l’opportunità di acquistare proprietà della Chiesa Cattolica a prezzi vantaggiosi.
In realtà, queste affermazioni si rivelarono false e parte di una vasta truffa. Follieri utilizzava i fondi degli investitori per finanziare uno stile di vita lussuoso, che includeva un appartamento nella Trump Tower e regali costosi all’allora fidanzata, l’attrice Anne Hathaway.
Alla fine del processo, Follieri ha patteggiato per una pena di quattro anni e mezzo.
Storie come queste ci ricordano che possiamo anche vivere pensando di non dover render conto di quello che facciamo. Ma quando un giudice ti convoca, sei costretto a presentarti al tribunale. E quando un giudice ti condanna, sei obbligato a scontare la pensa che lui ha deciso.
è il giudice che stabilisce quando processarti ed è sempre il giudice che stabilisce il verdetto del processo. Questo è vero tra gli uomini, ma come ci dimostra Daniele 5, questo è ancora più vero per il giudice supremo e divino, il giudice tre volte santo e perfettamente giusto: Dio.
Piccolo riassunto del libro di Daniele fino a questo punto. Nei primi 4 capitolo di Daniele abbiamo visto Nabucodonosor invadere Geruasalemme e portare in esilio, a Babilonia, le persone più importanti del popolo ebraico. Tra queste persone troviamo anche Daniele e i suoi tre amici. Questi 4 giovani uomini dimostrano una grandissima fede e ci mostrano come vivere in un mondo contrario a Dio con fede, appunto, buon senso, misericordia.
Daniele, in particolare, in due occasioni specifiche si interfaccia con il re e, oltre a spiegargli il significato dei suoi sogni, mostra che ci tiene alle sorti del re Nabucodonosor. Il re Nabucodonosor diventa il protagonista inaspettato del capitolo 4, nel quale lui in prima persona prende la parola e racconta di come era stato umiliato dal Signore a causa del suo orgoglio e di come lui si era pentito.
E poi…silenzio. Tra la fine del capitolo 4 e l’inizio del capitolo 5 c’è un silenzio di tantissimi anni. Nabucodonosor muore e viene succeduto da quattro diversi re, arrivando così a Nabonide. Solo che in Daniele 5 Nabonide non viene menzionato, e ci viene presentato solo suo figlio, Baldassar.
Quello che la Bibbia non ci dice chiaramente è stato poi spiegato da secoli di studi extra-biblici: Nabonide durante Daniele 5 era lontano da Babilonia e il re reggente era suo figlio Baldassar. Quindi Nabonide era il primo nella gerarchia, Baldassar il secondo, e qualsiasi altro essere umano avrebbe potuto aspirare a diventare al massimo il numero 3.
Ora, mentre Baldassar regnava su Babilonia, Dario, il re dell’impero medio, assedia Babilonia. Ed è durante questo assedio che il re Baldassar organizza una festa, probabilmente in onore dei propri dei. Questa sarà l’ultima festa del re Baldassar e del regno babilonese.
Daniele 5:1 Il re Baldassar fece un grande banchetto per mille dei suoi grandi e bevve vino in loro presenza. 2 Mentre stava assaporando il vino, Baldassar ordinò che si portassero i vasi d’oro e d’argento che Nabucodonosor, suo padre, aveva preso dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servissero per bere. 3 Allora furono portati i vasi d’oro che erano stati presi nel tempio, nella casa di Dio, che era in Gerusalemme; il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere. 4 Bevvero il vino e lodarono gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
5 In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere, di fronte al candeliere, sull’intonaco della parete del palazzo reale. Il re vide quel pezzo di mano che scriveva. 6 Allora il re cambiò colore e i suoi pensieri lo spaventarono; le giunture dei suoi fianchi si rilassarono e le sue ginocchia cominciarono a sbattere l’una contro l’altra. 7 A voce alta il re gridò che si facessero entrare gli incantatori, i Caldei e gli astrologi, e il re disse ai saggi di Babilonia: «Chiunque leggerà questo scritto e me ne darà l’interpretazione sarà vestito di porpora, porterà una collana d’oro al collo e sarà terzo nel governo del regno». 8 Allora entrarono tutti i saggi del re, ma non furono capaci di leggere lo scritto né di darne l’interpretazione al re. 9 Il re Baldassar fu perciò preso da grande spavento e cambiò colore, e i suoi grandi furono costernati.
10 La regina udì le parole del re e dei suoi grandi, ed entrata nella sala del banchetto disse: «Vivi in eterno, o re! I tuoi pensieri non ti spaventino e non ti facciano impallidire! 11 C’è un uomo, nel tuo regno, in cui è lo spirito degli dèi santi. Già al tempo di tuo padre si trovavano in lui una luce, un’intelligenza e una saggezza pari alla saggezza degli dèi. Il re Nabucodonosor, tuo padre, lo fece capo dei magi, degli incantatori, dei Caldei e degli astrologi, 12 poiché in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzar, fu trovato uno spirito straordinario, conoscenza, intelligenza e la facoltà di interpretare i sogni, di spiegare enigmi e di risolvere questioni difficili. Si chiami dunque Daniele ed egli darà l’interpretazione».
13 Allora Daniele fu introdotto alla presenza del re, e il re gli disse: «Sei tu Daniele, uno dei Giudei che il re mio padre condusse qui in esilio dalla Giudea? 14 Io ho sentito dire che tu possiedi lo spirito degli dèi, che in te si trovano luce, intelligenza e una saggezza straordinaria. 15 Poco fa sono stati introdotti davanti a me i saggi e gli incantatori per leggere questa scrittura e darmene l’interpretazione, ma non ne sono stati capaci. 16 Però ho sentito dire che tu sai dare interpretazioni e risolvere questioni difficili; ora, se puoi leggere questo scritto e farmene conoscere l’interpretazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d’oro e sarai il terzo nel governo del regno».
17 Allora Daniele rispose al re e disse: «Serba i tuoi doni per te e dà a un altro le tue ricompense! Tuttavia io leggerò lo scritto al re e gliene darò l’interpretazione. 18 O re, il Dio altissimo aveva dato regno, grandezza, gloria e maestà a tuo padre Nabucodonosor. 19 Per questa grandezza che Dio gli aveva dato, le genti di ogni popolo, nazione e lingua temevano e tremavano alla sua presenza. Egli faceva morire chi voleva, lasciava in vita chi voleva; innalzava chi voleva, abbassava chi voleva. 20 Ma quando il suo cuore divenne orgoglioso e il suo spirito s’indurì fino a diventare tracotante, il re fu deposto dal suo trono e gli fu tolta la sua gloria; 21 fu scacciato di mezzo agli uomini e il suo cuore divenne simile a quello delle bestie. Abitò con gli asini selvatici, gli fu dato da mangiare erba come ai buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo finché non riconobbe che il regno degli uomini appartiene al Dio altissimo, il quale vi stabilisce sopra chi vuole. 22 E tu, Baldassar, suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, benché tu sapessi tutto questo, 23 ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo. Ti sono stati portati i vasi della casa di Dio e in essi avete bevuto tu, i tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine; tu hai lodato gli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato il Dio che ha nella sua mano il tuo soffio vitale, e dal quale dipendono tutte le tue vie. 24 Perciò egli ha mandato quel pezzo di mano che ha tracciato quello scritto. 25 Ecco le parole che sono state scritte: “Mené, Mené, Tèchel, U-Parsin”. 26 Questa è l’interpretazione delle parole: Mené, Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine; 27 Tèchel, tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. 28 Perès, il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani».
29 Allora, per ordine di Baldassar, Daniele fu vestito di porpora, gli fu messa al collo una collana d’oro e fu proclamato terzo nel governo del regno.
30 In quella stessa notte Baldassar, re dei Caldei, fu ucciso, 31 e Dario il Medo ricevette il regno all’età di sessantadue anni.
La causa del messaggio
Baldassar in questo capitolo viene descritto come un giovane sciocco. Un re che non ha imparato dalla storia, un re che ha messo nel dimenticatoio una persona come Daniele. Un re che deve essere aiutato dalla regina madre, forse la moglie del suo antenato Nabucodonosor. Un re che, mentre la sua città viene assediata, organizza una festa e si ubriaca. Preso dai fumi dell’alcol, ordina che vengano portati alla festa i calici del tempio di Gerusalemme, calici che il suo antenato, descritto come padre, aveva fatto portare a Babilonia. Una volta che i calici sono arrivati, il re e i suoi invitati li usano per bere, per ubriacarsi, per farsi beffe di Dio, per lodare i loro dei.
Questo atto sacrilego porta alla comparsa della mano che scrive il messaggio da parte di Dio sulla parete. Le azioni di Baldassar non erano passate inosservate. La sua idolatria, la sua ubriachezza, la sua stupidità sono tutte cose che non passano inosservate davanti al Signore.
In che modo nelle nostre vite stiamo dimostrando la stessa sciocchezza e noncuranza di Baldassar? In quale aree ci stiamo comportando come se Dio non esistesse o Dio non guardasse? In quali cose stiamo eccedendo?
Magari, come con Baldassar, potrebbe essere nel vino e nell’alcol.Ci lasciamo andare con un bicchierino in più, pensando che non faccia del male. Magari nell’alcol troviamo la pace, o il coraggio di cui abbiamo bisogno. Magari come Baldassar troviamo appagamento nell’abbondanza, reale o digitale, di donne o di uomini o anche di persone potenti con le quali ci circondiamo illudendoci di essere così al sicuro. Oppure in altre cose. Magari il modo in cui ci relazioniamo con persone dell’altro sesso. Il modo in cui gestiamo i nostri soldi. Il nostro rapporto con il cibo. La rabbia. L’invidia.
Se guardo indietro nella mia vita posso osservare diversi momenti in cui mi sono comportato come se Dio non esistesse. Momenti in cui il piacere che trovavo nel peccato ha preso il sopravvento rispetto al mio rapporto con il Signore. Momenti in cui ho bevuto troppo. Momenti in cui il mio modo di relazionarmi è stato inappropriato. Momenti in cui pensavo che le tenebre della notte potessero coprire le mie azioni. Durante i miei universitari e in generale i primi anni lontano da casa mi è capitato di agire pensando che essendo lontano dai miei genitori, dalla mia famiglia, dalla mia chiesa d’origine le mie azioni sbagliate non avrebbero avuto conseguenze.
Magari come Baldassar pensiamo di avere il controllo sulla nostra vita. Di poter fare quello che vogliamo e lodare i dei che noi vogliamo. Magari non ci siamo mai chiesti come giudicherebbe Dio dalla nostra vita oppure abbiamo smesso di chiedercelo.
Oggi potrebbe essere il giorno in cui il Signore, il giudice divino, ci chiede conto delle nostre azioni. Il giorno in cui ci sta inviando il suo messaggio, come ha fatto con Baldassar.
L’interprete del messaggio
Da una parte quindi abbiamo il giovane, sciocco, re babilonese. Le sue azioni sono la causa del messaggio. Il problema è che nessuno, ancora una volta, è in grado di aiutare il re e di interpretare il messaggio. Fino a quando la regina non propone Daniele, l’uomo scelto, ancora una volta, dal Signore per interpretare il messaggio, per parlare ancora una volta al re.
Sono passati tanti anni dall’arrivo di Daniele a Babilonia, una settantina. Quindi verosimilmente Daniele ha più di 80 anni in questa storia. Dovremmo trovarci di fronte ad un uomo stanco, fiaccato dal lungo esilio in un regno straniero che non riconosce Dio, magari disilluso, cinico, anche poco lucido. Invece l’uomo di cui leggiamo in Daniele 5 è tutto il contrario di questo.
Daniele viene convocato ed entra con sicurezza e fermezza in una stanza piena di persone ubriache e spaventate. Davanti al re non si limita a dare l’interpretazione della scritta sul muro ma predica con coraggio e forza. Innanzitutto, versetto 17, disprezza i doni del re. E poi ricorda al re quello che era successo a Nabucodonosor, suo “padre”. Gli ricorda come a causa del suo orgoglio era stato umiliato, era diventato come un animale, “21 finché non riconobbe che il regno degli uomini appartiene al Dio altissimo, il quale vi stabilisce sopra chi vuole.”
E poi Daniele continua nel suo messaggio con l’interpretazione del messaggio che il Signore aveva mandato al re. Ma prima di passare all’interpretazione, voglio soffermarmi un attimo sull’interprete.
Ancora una volta in queste predicazioni su Daniele mi viene da dire: io voglio essere come Daniele! Voglio
essere come Daniele negli anni della gioventù, e voglio arrivare alla fine della mia vita come Daniele. In
tutto il libro di Daniele vengono riportati, se ci pensiamo, solo pochissimi episodi di una vita lunghissima.
Capitolo 1: l’arrivo di Daniele a Babilonia.
Capitolo 2 e 4: i due sogni interpretati da Daniele.
Capitolo 5: Daniele e Baldassar.
Capitolo 6: Daniele nella fossa dei leoni.
5 episodi nell’arco di una vita lunghissima. Ma ogni volta Daniele ci stupisce per la sua fedeltà, per le sue parole. In un mondo allo sbando, contrario al Signore, Daniele rifiuta i piaceri e le menzogne di questo mondo e serve Dio fedelmente, nonostante le difficoltà, fino alla sua vecchiaia.
Mi ha fatto pensare a mio nonno, che ha più o meno l’età di Daniele. Nonostante gli sbagli che mio nonno ha campiuto, nonostante la lotta continua con la sua natura peccaminosa, mio nonno è un uomo che ha risposto con fedeltà all’autorità di Dio.
Daniele è una delle dimostrazioni pratiche più belle delle seguenti parole che Paolo dirà ai Corinti, centinaia di anni dopo:
24 Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! 25 Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. 26 Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, 27 anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato.
Io voglio vivere come Daniele, e voglio finire la mia vita come Daniele. E spero che vogliate fare vostro questo esempio. Vivere come Daniele nella gioventù, a scuola, all’università. Vivere come Daniele nel lavoro, nella chiesa, nella famiglia. Vivere come Daniele nella vecchiaia, negli ultimi giorni di vita. Daniele è la dimostrazione che si può avere una vita ben spesa per il Signore, arrivare al traguardo avendo servito fedelmente il Signore.
Il messaggio
Abbiamo visto la causa del messaggio di Dio. Abbiamo visto l’interprete del messaggio. Qual è, quindi, il messaggio?
Rileggiamo i versetti 22-28
22 E tu, Baldassar, suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, benché tu sapessi tutto questo, 23 ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo. Ti sono stati portati i vasi della casa di Dio e in essi avete bevuto tu, i tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine; tu hai lodato gli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato il Dio che ha nella sua mano il tuo soffio vitale, e dal quale dipendono tutte le tue vie. 24 Perciò egli ha mandato quel
pezzo di mano che ha tracciato quello scritto. 25 Ecco le parole che sono state scritte: “Mené, Mené, Tèchel, U-Parsin”. 26 Questa è l’interpretazione delle parole: Mené, Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine; 27 Tèchel, tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. 28 Perès, il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani».
In pochissime parole, il messaggio di Dio per Baldassar è il seguente: sei stato giudicato colpevole a causa del tuo orgoglio. Il peso e la bilancia sono i simboli usati per esemplificare il messaggio, simboli che spesso troviamo nella mitologia antica. In quella greca, per esempio, Themis (o Temi) è la dea della giustizia ed è spesso raffigurata con una bilancia e una spada, simboli di equilibrio e autorità giudiziaria. Talvolta è anche raffigurata con una benda sugli occhi, a rappresentare l’imparzialità.
Il messaggio è chiaro: non ti sei umiliato, ma ti sei innalzato. Hai adorato altre divinità invece di glorificare il Dio creatore che ti ha dato ogni cosa che possiedi. Sei stato giudicato da Dio, sei stato pesato da Dio, sei stato trovato mancante e il verdetto del giudice è la condanna.
Quando Dio chiede conto del nostro operato chiede principalmente conto del nostro cuore. Geremia, che è stato un contemporaneo di Daniele e che ha scritto anche agli esuli a Babilonia, dice
Geremia 17:9 Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? 10 «Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni».
Il problema di fondo, come sempre, non sono le azioni. Il problema di fondo non è il vino, non è l’ubriachezza, non è il cibo, non sono le relazioni sbagliate, non è il modo in cui spendiamo i soldi, non è la rabbia, non è l’invidia. Non sto dicendo che queste cose non sono importanti, non sto giustificando queste azioni. Ma sto dicendo che le nostre azioni sono solo la punta dell’iceberg, sono il frutto dell’albero, sono degli indicatori esterni di un problema interno. Il problema è il cuore dell’uomo. Un cuore orgoglioso. Un cuore idolatra. Ed è in questo che la storia di un re morto da migliaia di anni diventa rivelante per noi oggi. Le situazioni tra noi è Baldassar possono essere diverse, ma la sostanza è la stessa.
Com’è il tuo cuore?
Nelle parole di Daniele intravediamo qualcosa delle parole di Cristo, parole attraverso con le quali lui parla con franchezza, onestà e autorità nelle nostre vite.
In un certo senso, parole pesanti, piene di giudizio di fronte al peccato. Parole che ci portano a riflettere seriamente sulla nostra vita.
Matteo 16:24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. 26 Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua? 27 Perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l’opera sua.
Notate, al versetto 22 di Daniele 5, che il capo d’accusa nei confronti di Baldassar è aggravato dal fatto che il re si era inorgoglito nonostante sapesse quello che era successo al suo “padre”. Quando il Signore chiederà conto del tuo cuore e della tua vita, non potrai scusarti dicendo che non hai mai sentito parlare di Gesù. Non potrai scusarti sapendo che anche oggi ti è stato annunciata la buona notizia di Gesù, morto sulla croce in modo che tu possa morire con lui ma anche ricevere vita eterna con lui e perdono per le tue offese.
L’adempimento del messaggio
L’adempimento del messaggio di giudizio da parte di Dio è stato quasi istantaneo. Versetto 30: In quella stessa notte Baldassar, re dei Caldei, fu ucciso.
In qualsiasi istante, in qualunque momento il Signore può riprendersi la vita che ti ha donato. Oggi Cristo ti sta avvertendo: fatti trovare pronto. Non aspettare. Non rimandare. Umiliati davanti al Signore. Prendi la tua croce, fai morire il tuo peccato, e seguilo.
“Il Festino di Baldassar” di Rembrandt.
Guardate il terrore di Baldassar.
Non sappiamo perché a Baldassar non sia stata data un’altra possibilità. La verità è che non spetta a noi giudicare, ma a Dio che scruta i cuori. Dio è il giudice divino. I suoi tempi sono sempre giusti. I suoi verdetti sono sempre giusti. E le sue condanne sono sempre incontestabili e ineluttabili.
Quello che so è che in questo momento ad ognuno di noi è data la possibilità di ravvedersi, di umiliarsi, di chiedere perdono al Signore e essere accolti da lui. Non sprecare questa opportunità.
0 Comments Leave a comment