Ci sono storie che sono difficili da raccontare perché sono famose e conosciute e l’effetto sorpresa che si ha la prima volta che si ascolta quella storia viene a mancare.
Chi ha visto i film di Star Wars non può non essere condizionato dal sapere che Darth Vader dica a Luke: io sono tuo padre.
Chi ha visto il film Il Sesto Senso non può guardarlo di nuovo senza pensare al fatto che il protagonista interpretato da Bruce Willis è morto ed è un fantasma.
Chi ha visto Frozen non può rivedere questo cartone senza pensare al fatto che Hans non è un nobile principe, ma un principe meschino.
Chi ha letto o visto Harry Potter non può pensare a questa storia senza pensare al sacrificio inaspettato di Piton.
Anche la storia di oggi è particolarmente famosa. Infatti basta che io dica Daniele e la fossa dei leoni per farvi capire non solo di che storia sto parlando, ma anche i dettagli della storia e soprattutto l’evento centrale di questa storia: Dio che salva Daniele da una fossa di leoni letali.
La storia è così famosa che è diventata parte del nostro linguaggio. Il dizionario dice che finire nella fossa dei leoni significa: Trovarsi circondati di pericoli e non avere altra possibilità che affrontarli o soccombere, a meno che non si verifichi un evento miracoloso.[1]
Diversi gruppi di tifosi, sia nel calcio che nel basket, hanno scelto proprio Fossa dei Leoni come nome del proprio gruppo.
La storia è troppo famosa e troppo chiara per cercare di rivelare il messaggio centrale di questo racconto alla fine. Il messaggio centrale è chiaro: Dio salva Daniele dalla fossa dei leoni.
Perché Daniele doveva essere salvato?
Dio salva. Dio è in grado di salvare e lo fa in maniera impensabile ed incredibile.
Ma perché Daniele doveva essere salvato? Perché era finito in una fossa di leoni?
Daniele 6:1 Parve bene a Dario di affidare l’amministrazione del suo regno a centoventi satrapi distribuiti in tutte le province del regno. 2 Sopra di loro nominò tre capi, uno dei quali era Daniele, perché i satrapi rendessero conto a loro e il re non dovesse soffrire alcun danno. 3 Questo Daniele si distingueva tra i capi e i satrapi, perché c’era in lui uno spirito straordinario; il re pensava di stabilirlo sopra tutto il suo regno.
Il capitolo 6 inizia dicendoci che Dario, che abbiamo incontrato alla fine del capitolo 5 e che governa ora sul regno, voleva organizzare il suo regno con 120 governanti, chiamati satrapi, e al di sopra di questi governati voleva che ci fossero 3 capi. Daniele, nonostante la sua età avanzata e nonostante fosse uno straniero in esilio, era uno di questi capi. Non uno qualunque, perché Daniele si distingue tra tutti i satrapi e i capi per, “uno spirito straordinario” (3).
4 Allora i capi e i satrapi cercarono di trovare un’occasione per accusare Daniele circa l’amministrazione del regno, ma non potevano trovare alcuna occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c’era in lui alcuna mancanza da potergli rimproverare.
La malvagità umana
Il potere e la fama portano sempre con sé invidia e gelosia, soprattutto se si è stranieri, e in questo caso i governatori sono talmente accecati dalla loro invidia da iniziare a complottare contro Daniele. Il problema, come ci dice il versetto 4, è che Daniele da un punto di vista morale e lavorativo era inattaccabile! Daniele era un uomo integro, fedele, ed era un uomo che non dava motivi per essere ripreso o rimproverato. Daniele esemplifica alla perfezione Filippesi 2:15, che dice
15 perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo.
I governatori a questo punto capiscono che l’unico modo per arrivare a Daniele è attraverso la fedeltà di Daniele nei confronti di Dio. L’ingiustizia dei governatori si trasforma in persecuzione religiosa. 5 Quegli uomini dissero dunque: «Noi non avremo nessun pretesto per accusare questo Daniele, se non lo troviamo in quello che concerne la legge del suo Dio».
Il modo escogitato dai governatori per mettere nel sacco Daniele è un decreto reale. Se vi ricordate, non è la prima volta che troviamo dei decreti reali, era successo anche nei capitoli 2, 3 e 4. In questa occasione tutti e quinti i governatori si mettono d’accordo per proporre questo decreto al re Dario. I governatori si presentano tutti insieme, d’accordo, dicendo, dal versetto 6:
6 … «Vivi in eterno, o re Dario!7 Tutti i capi del regno, i prefetti e i satrapi, i consiglieri e i governatori si sono accordati perché il re promulghi un decreto e imponga un severo divieto: chiunque, per un periodo di trenta giorni, rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni.
Pensate a questa cosa: 122 governatori e politici che si mettono d’accordo su una cosa, all’unanimità. Ci sono occasioni in cui solo la malvagità dell’uomo e il suo odio verso il credente può mettere tutti d’accordo.
Re Dario si lascia convincere e firma il decreto e con questo gesto firma la condanna a morte del suo collaboratore più importante in tutto il suo regno. Daniele, quindi, doveva essere salvato a causa del decreto di Dario, decreto escogitato da parte di uomini malvagi e ribelli a Dio.
La fedeltà di Daniele
Ma Daniele deve essere salvato anche per un altro motivo. Il decreto di per sé non condannava nessuno ad essere gettato in una fossa piena di leoni. Versetti 10 e 11:
10 Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima. 11 Allora quegli uomini accorsero in fretta e trovarono Daniele che pregava e invocava il suo Dio.
Daniele è perfettamente a conoscenza del decreto. Daniele è consapevole che il suo capo gli ha chiesto di pregare o rivolgersi soltanto a lui per 30 giorni. Ma la fedeltà e la lealtà ultima di Daniele non è nei confronti del suo capo terreno, ma nei confronti del suo capo celeste, il Dio che lo ha creato.
A questo punto della storia l’atteggiamento di Daniele non ci stupisce. Daniele è da circa 70 anni in esilio. Ne ha viste tante. Non è la prima volta che la sua lealtà al Signore viene messa alla prova. La sua fedeltà, temprata da una vita intera di scelte che onorano Dio, non viene sopraffatta nemmeno questa volta. I suoi nemici non aspettavano altro. Si preparano in modo da poter cogliere Daniele in flagrante e, una volta fatto, vanno dal re Dario.
12 Poi si recarono dal re e gli ricordarono il divieto reale: «Non hai tu decretato che chiunque per un periodo di trenta giorni farà una richiesta a qualsiasi dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?» Il re rispose e disse: «Così ho stabilito secondo la legge dei Medi e dei Persiani, che è irrevocabile». 13 Allora quelli ripresero la parola e dissero al re: «Daniele, uno dei deportati dalla Giudea, non tiene in nessun conto né te né il divieto che tu hai firmato, o re, ma prega il suo Dio tre volte al giorno».
14 Udito questo, il re ne fu molto addolorato; si mise in animo di liberare Daniele e fino al tramonto del sole fece di tutto per salvarlo. 15 Ma quegli uomini vennero tumultuosamente dal re e gli dissero: «Sappi, o re, che la legge dei Medi e dei Persiani vuole che nessun divieto o decreto promulgato dal re venga mutato». 16 Allora il re ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni. E il re parlò a Daniele e gli disse: «Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti». 17 Poi fu portata una pietra e fu messa sull’apertura della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l’anello dei suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele.
Dario è addolorato quando scopre quello che sta succedendo a Daniele. Prova a liberarlo ma non riesce e quindi, al versetto 16, si rivolge a Daniele confidandogli che lì dove lui, il re, non era riuscito (ovvero liberarlo dai leoni) sarà il suo Dio a succedere. è interessante, no? Il re dell’impero riconosce i suoi limiti umani, lui che è l’uomo più potente e con più autorità, ammette che le sue mani sono legate ma che forse c’è un Dio in grado di operare miracolosamente, un Dio che non deve rendere conto a nessuno. Come era venuto a questa conclusione? Non c’era niente all’intero del suo regno che avesse potuto insegnargli personalmente questa cosa, se non la presenza di un anziano esule, un vecchietto straniero: Daniele.
E ora questo uomo, Daniele, un uomo fedele, giusto, onesto viene preso e gettato in una fossa piena di leoni. (FOTO) Il leone è uno dei simboli di babilonia, sia dell’impero babilonese che di quello medo-persiano. Un simbolo scelto per ricordare la potenza, la forza, la superiorità del leone. Chiunque abbia visto un leone dal vivo, nel suo contesto naturale, sa di cosa sto parlando. Daniele viene gettato nella fossa dei leoni, come una bestia al macello. I leoni avrebbero sicuramente sbranato questo individuo indifeso. Il leone avrebbe certamente sconfitto il rappresentante del popolo di Dio.
L’apostolo Pietro prenderà proprio il leone come simbolo di satana, dicendo: 1 Pietro 5:8 Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Chissà da Pietro pensava a Daniele mentre scriveva.
Come viene salvato Daniele?
Daniele quindi viene gettato in una fossa piena di leoni. La fossa viene chiusa e sigillata. E poi? Come abbiamo detto, sappiamo già che Daniele verrà salvato, che uscirà miracolosamente illeso. Ma come viene salvato Daniele?
18 Allora il re ritornò al suo palazzo e digiunò tutta la notte; non fece venire nessuna delle concubine e non riuscì a dormire. 19 La mattina il re si alzò molto presto, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa dei leoni. 20 Quando fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce angosciata e gli disse: «Daniele, servo del Dio vivente! Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, ha potuto liberarti dai leoni?» 21 Daniele rispose al re: «Vivi per sempre, o re! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni; essi non mi hanno fatto nessun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui, e anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male». 23 Allora il re fu molto contento e ordinò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio.
Subito dopo aver fatto gettare Daniele nella fossa, Dario torna nel suo palazzo angosciato e preoccupato. Una cosa si può dire sicuramente di Daniele: sapeva farsi volere bene e aveva un impatto nella vita delle persone. Questa caratteristica di Daniele è davvero incredibile. Nonostante le difficoltà del contesto in cui viveva, il suo modo di agire, la sua fedeltà, il suo coraggio così come il suo amore, lasciavano il segno nella vita delle persone che lo conoscevano. Che anche noi possiamo essere così, persone che hanno un impatto tra i loro conoscenti. Che come chiesa possiamo essere così! Mi domando se la nostra chiesa smettesse di esistere domani, Pisa si domanderebbe che fine abbiamo fatto? Sarebbe angosciata come il re Dario? Si noterebbe la differenza?
Tornando alla nostra storia, Dario il giorno dopo esce all’alba e va a cercare Daniele, sperando che il suo Dio l’abbia salvato. Si sporge dalla fossa e chiama Daniele, il servo perseverante del Dio fedele.
E se non sapessimo già come va a finire la storia, il plot twist, la sorpresa sarebbe indescrivibile! Daniele, da dentro la fossa, nella quale ha passato una notte intera con dei leoni, risponde:
21 Daniele rispose al re: «Vivi per sempre, o re!
Daniele è vivo! Come è stato salvato Daniele?
è utile notare tre cose nei versetti 21-23.
Dio salva Daniele
22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni;
Ancora una volta, nel libro di Daniele, Dio interviene per salvare qualcuno e lo fa usando una figura angelica. Solo Dio può salvare. Solo Dio può intervenire. Solo Dio può fare cose impensabili, come chiudere la bocca di un branco di leoni affamati.
Daniele è innocente
Dio salva e Daniele è innocente: 22…essi non mi hanno fatto nessun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui, e anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male».
Daniele è innocente davanti a Dio e davanti a Dario.
Daniele ha fede
Dio salva, Daniele è innocente. Ed infine,: 23…Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio. Daniele ha fede in Dio.
Nonostante tutto, Daniele non aveva niente da offrire in cambio della sua salvezza. Daniele non aveva modo di imporre a Dio di fare qualcosa per lui nè poteva in qualche modo conquistare o pagare per un miracolo divino. Quello che poteva fare, era avere fede in Dio, aggrapparsi per fede al carattere e alle promesse di Dio per il suo popolo.
La salvezza di Daniele, noi e Cristo
Daniele 6 ti sprona a coltivare il tuo rapporto con il Signore anche quando è complicato, ti esorta a servire Dio fedelmente lì dove Lui ti ha messo, con perseveranza. E potrebbe capitare di essere comunque gettato in una fossa di leoni. Ti senti di essere in una fossa di leoni? Ovviamente non letteralmente, ma ti guardi attorno e ti sembra di essere come una preda che sta per essere sbranata da un predatore? Ti sembra di essere capitato in una situazione ingiusta? Ti sembra di essere perseguitato a motivo di giustizia?
Daniele 6 ha tanto da dirti, allora. Ti ricorda che al Signore appartiene la salvezza, l’unica cosa che puoi e che devi fare è tenere lo sguardo fisso su Dio. Daniele ti invita a coltivare sempre il tuo rapporto con il Signore, anche quando è difficile. Pensa a quello che stai attraversando in questo periodo della tua vita e pensa a come potresti essere più simile a Daniele nelle prove e difficoltà che ci sono sul tuo cammino.
Daniele 6 parla della salvezza di Daniele ricevuta dal Signore, e ci aiuta ad essere simili a Daniele. Ma Daniele 6 ci parla anche di qualcos’altro.
Ripercorriamo velocemente questa storia. Daniele:
- è caratterizzato da uno “spirito straordinario” (3)
- è accusato ingiustamente da tutti i governatori
- è innocente davanti a Dio e agli uomini
- prega a Dio Padre fino al momento in cui viene preso prigioniero
- viene portato di fronte ad un leader politico incapace di liberarlo nonostante riconosca la sua innocenza perchè troppo debole e troppo manipolato dai capi del paese
- viene condannato a morte
- rimane in silenzio di fronte a Dario e agli accusatori
- viene mandato a morire come una preda indifesa
- viene dato per morto, ma viene salvato da Dio per fede: sconfigge la morte ed esce vivo e illeso dalla fossa, dalla tomba, dalla tana del leone ruggente, il simbolo del regno malvagio.
Cosa vi ricorda? O meglio, chi vi ricorda?
- Non è Cristo descritto sin da piccolo come un bambino pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.) (Luca 2:40).
- Non è stato accusato ingiustamente da tutti i capi uniti, come dice Matteo 26:59: I capi dei sacerdoti] e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire?
- Non è innocente davanti a Dio e agli uomini?
- Non prega fino alla fine ed è arrestato mentre si era ritirato per pregare nel giardino del Getsemani?
- Non viene portato davanti ad un leader simpatetico ma troppo debole per salvarlo come Pilato, il quale addirittura afferma ai capi e alla folla “«Non trovo nessuna colpa in quest’uomo».? (Luca 23:4)
- Non viene condannato a morire in maniera brutale, su una croce invece che in una fossa di leoni?
- Non rimane in silenzio? Non viene dato in pasto al leone furente, come un agnello indifeso? “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”(Isaia 53:7)
- Non viene dato per morto da tutti, anche i suoi amici, ma viene salvato da Dio Padre per fede? sconfigge veramente la morte ed esce vivo e illeso dalla fossa?
- Non sconfigge per sempre il regno malvagio?
Daniele 6, come ogni altro testo biblico, parla anche di Cristo, e lo fa anticipandoci le sofferenze e la salvezza di Cristo.
L’autore della lettera agli ebrei nel famosissimo capitolo 11 elenca tutta una serie di persone dell’AT: Abele, Enoc, Noè, Abramo, Sara, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè. Un elenco straordinario, ma comunque limitato. Infatti l’autore dice dal versetto 32:
Ebrei 11:32 Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e dei profeti, 33 i quali per fede conquistarono regni, praticarono la giustizia, ottennero l’adempimento di promesse, chiusero le fauci dei leoni, 34 spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri…
39 Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso; 40 perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi.
Ebrei ci mostra come la storia di Daniele è attuale per noi. Noi, come Daniele, siamo chiamati a vivere e resistere per fede, fissando lo sguardo su Dio in preghiera. La differenza è che Daniele aspettava qualcosa che era stato promesso, mentre a noi Dio ha dato qualcosa di meglio, qualcosa che porta alla perfezione. Cristo è l’elemento che a Daniele mancava per gustare la perfezione, come dice Ebrei, Cristo è la perfezione che ci è stata manifestata e mandata per noi.
Per questo motivo Ebrei 12 continua dicendo:
Ebrei 12:1 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, 2 fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio
L’autore agli ebrei dice: avendo preso l’esempio di Daniele, e dei suoi amici, deponete i pesi, deponete i peccati, correte con perseveranza, che è proprio l’aggettivo usato da Dario per descrivere Daniele. Ma fatelo non fissando lo sguardo su Daniele, ma sul vero Daniele, Cristo Gesù, in cui avete la perfezione.
Le conseguenze della salvezza di Daniele
Abbiamo visto insieme perchè Daniele doveva essere salvato. Daniele era stato ingisutamente preso di mira a causa della malvagità dei governatori e a causa della fedeltà di Daniele a Dio. Abiamo visto come è stato salvato Daniele: per l’iniziativa di Dio, essendo innocente e avendo fede in Dio. Avendo stabilito il collegamento tra Daniele e Cristo, possiamo ora guardare agli ultimi versetti di Daniele 6 e guardare le conseguenza della salvezza di Daniele.
I nemici di Daniele vengono condannati a morte
24 Per ordine del re, gli uomini che avevano accusato Daniele furono presi e gettati nella fossa dei leoni con i loro figli e le loro mogli. Non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e stritolarono tutte le loro ossa.
I nemici di Daniele vengono condannati a morte. L’empio riceverà sempre la ricompensa per il suo operato. I nemici di Cristo verranno giustamente condannati a morte eterna. E, al tempo stesso, i suoi amici riceveranno per grazie la vita eterna.
Un commentario su Daniele afferma:
In questi versetti, quindi, non dobbiamo esultare per la distruzione di coloro che si oppongono a noi. Piuttosto, ci mettono in guardia dal rifiutare il Dio di Daniele, perché non c’è speranza di salvezza al di fuori di lui. Il Dio di Daniele è il Dio dei vivi, è il Dio che giudica il peccato di tutti gli uomini ed è l’unico in grado di concederci la vita.[2]
Il re sancisce un nuovo decreto
25 Allora il re Dario scrisse alle genti di ogni popolo, nazione e lingua che abitavano su tutta la terra: «Pace e prosperità vi siano date in abbondanza! 26 Io decreto che in tutto il territorio del mio regno si tema e si rispetti il Dio di Daniele, perché è il Dio vivente che dura in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo dominio durerà sino alla fine. 27 Egli libera e salva, fa segni e prodigi in cielo e in terra. È lui che ha liberato Daniele dalle zampe dei leoni».
Il re sancisce un nuovo decreto. E, ancora una volta in questo libro, un re straniero riconosce e loda il Dio di Daniele. Egli è “il Dio vivente che dura in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo dominio durerà sino alla fine”. Il regno di Cristo, il vero Daniele, è quel regno etrno che non potrà mai essere distrutto. Se sei in questo regno, sei già al sicuro, sei già salvo a prescindere da quello che ti succederà su questa terra, dovessi anche essere buttato in una fossa di leoni.
Daniele prospera
28 Daniele prosperò durante il regno di Dario e durante il regno di Ciro, il Persiano.
Daniele alla fine di tutta la storia prospera. Il vero Daniele, Cristo, sta altresì prosperando dopo essere passato per la morte. Matteo 28: Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Visto che il nostro re prospera e controlla ogni cosa, anche noi possiamo prosperare. In mezzo alle difficoltà possiamo prosperare, in un mondo che non ci appartiene.
In cosa consisterà la tua prosperità? Non lo so. Potrebbe essere economica. Fisica. Ma potrebbe essere anche il contrario. Ma se ti fidi di Dio in mezzo ai leoni so che prosperarai spiritualmente, prosperarai come figlio di Dio. Lo stesso Dio che ha salvato Daniele, che ha salvato il Figlio e che ti ha salvato, continuerà a salvarti fino a quando non sarai per sempre con lui.
[1] https://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/F/fossa.shtml
[2] David Helm, Daniel for you, 99
0 Comments Leave a comment