In questi giorni ho letto la storia del pastore John Cao, un pastore cinese che viveva negli Stati Uniti, ingiustamente imprigionato per 7 anni in Cina. Una volta uscito dalla prigione, la persecuzione nei confronti del pastore è proseguita, in quanto, non avendo più nessun documento, John non può lavorare in Cina, non può andare dal dottore e non può nemmeno tornare negli Stati Uniti dove vivono la moglie e i figli.
Storie come quella del pastore John mostrano quanto sia difficile seguire il Signore in questo mondo. Lo stesso si può dire, anche se per ragioni diverse, per noi. Siamo schiacciati da sistemi che sono contrari a Gesù dove viviamo, dove lavoriamo, dove studiamo.
Abbiamo iniziato qualche settimana fa la seconda parte di Daniele, ovvero quella parte del libro nella quale si passa dal genere narrativo al genere profetico e apocalittico. Nel capitolo 7 di Daniele abbiamo visto la prima visione che riceve Daniele, quella con quattro bestie che rappresentano 4 imperi ed, in contrasto, il trono eterno di Dio e del Figlio d’uomo.
Passano due anni e Daniele riceve una seconda visione, che viene riportata nel capitolo 8, capitolo che segna il ritorno dalla lingua aramaica alla lingua ebraica.
Di fronte ad un’ulteriore visione apocalittica qualcuno potrebbe sentirsi scoraggiato o intimorito. Vorremmo un manuale, e invece abbiamo un puzzle con 1000 pezzettini diversi. Vorremmo una foto, invece abbiamo uno schizzo astratto e surreale. Vorremmo una descrizione chiara, dettagliata, ordinata di quello che deve succedere ma Dio ha qualcos’altro in serbo. E dobbiamo fidarci che ciò che Dio ha in serbo per noi è la cosa migliore per noi.
Quindi preghiamo che il Signore ci spieghi ciò che per lui è importante e ci dia da mangiare quello che lui ritiene necessario. Preghiamo.
8:1 «Nel terzo anno del regno del re Baldassar, io, Daniele, ebbi una visione dopo quella che avevo avuto prima. 2 Quando ebbi la visione ero a Susa, la residenza reale che è nella provincia di Elam, ma nella visione mi trovavo presso il fiume Ulai.
Quindi, in questa visione, Daniele si ritrova a Susa, la residenza reale invernale dell’impero persiano. In questa visione Daniele si trova presso il fiume Ulai.
3 Alzai gli occhi, guardai, ed ecco in piedi davanti al fiume un montone che aveva due corna. Erano alte, ma un corno era più alto dell’altro; il più alto era cresciuto dopo. 4 Vidi il montone che cozzava a occidente, a settentrione e a mezzogiorno. Nessun animale poteva resistergli e non c’era nessuno che potesse liberare dal suo potere; esso faceva quello che voleva e diventò grande.
Nella visione Daniele vede un montone, o un ariete, con due corna, una più alta dell’altra. L’animale è possente, nessuno poteva difendersi davanti al suo impeto.
5 Mentre stavo considerando questo, ecco venire dall’occidente un capro, che percorreva tutta la terra senza toccare il suolo; questo capro aveva un grosso corno fra gli occhi. 6 Il capro si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi davanti al fiume, e gli si avventò addosso, con tutta la sua forza. 7 Lo vidi avvicinarsi al montone, infierire contro di lui, colpirlo e spezzargli le due corna. Il montone non ebbe la forza di resistergli, e il capro lo gettò a terra e lo calpestò; non ci fu nessuno che potesse liberare il montone dal potere di quello. 8 Il capro si irrobustì ma, quando fu al culmine della sua potenza, il suo gran corno si spezzò; al suo posto spuntarono quattro grandi corna verso i quattro venti del cielo.
9 Da uno di essi uscì un piccolo corno, che si ingrandì enormemente in direzione del mezzogiorno, dell’oriente e del paese splendido. 10 Crebbe fino a raggiungere l’esercito del cielo; fece cadere a terra una parte di quell’esercito e delle stelle, e le calpestò. 11 Si innalzò fino al capo di quell’esercito, gli tolse il sacrificio quotidiano e sconvolse il luogo del suo santuario. 12 Un esercito fu abbandonato, così pure il sacrificio quotidiano, a causa dell’iniquità, e la verità venne gettata a terra; ma esso prosperò nelle sue imprese. 13 Poi udii un santo che parlava. E un altro santo chiese a quello che parlava: «Fino a quando durerà la visione del sacrificio quotidiano, dell’iniquità devastatrice, del luogo santo e dell’esercito abbandonati per essere calpestati?» 14 Egli mi rispose: “Fino a duemilatrecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato”.
Precarietà dei regni umani
Mentre Daniele è ancora preso dalla vista del montone e mentre sta cercando di capire cosa significhi questa immagine, ecco che dal nulla appare un altro animale. Questa volta si tratta di un capro, o becco, con un grande corno fra gli occhi, che corre velocemente la terra, senza toccare il suolo. Il montone sembrava essere invincibile e onnipotente, ma in realtà il capro lo sconfigge grazie alla sua forza, infierendo su di lui e spezzandogli le corna.
Anche questo capro sembrava imbattibile, al punto da irrobustirsi ulteriormente. Ma quando era al culmine della sua potenza il suo gran corno si spezzò, misteriosamente, e al suo posto comparvero quattro grandi corna. Arriveremo anche all’interpretazione di questi animali, perchè è il testo stesso che ci dice chi rappresentano. Ma, avendo già visto la visione di Daniele 7, possiamo già fare un’ipotesi e immaginare che degli animali forti, con uno o più corna, possano rappresentare un re o un regno.
Se questa ipotesi, come vedremo, è azzeccata, allora possiamo anche fare una prima considerazione. I regni o gli imperi umani ai nostri occhi sembrano sempre potenti, maestosi, invincibili ma sono destinati a finire.
Succede ai due animali, succede alle quattro grande corna, e succede anche al piccolo corno che diventa grande, talmente grande da arrivare fino in cielo. Rileggiamo insieme i versetti 9-12:
9 Da uno di essi uscì un piccolo corno, che si ingrandì enormemente in direzione del mezzogiorno, dell’oriente e del paese splendido (la terra di Canaan, probabilmente). 10 Crebbe fino a raggiungere l’esercito del cielo; fece cadere a terra una parte di quell’esercito e delle stelle, e le calpestò. 11 Si innalzò fino al capo di quell’esercito, gli tolse il sacrificio quotidiano e sconvolse il luogo del suo santuario. 12 Un esercito fu abbandonato, così pure il sacrificio quotidiano, a causa dell’iniquità, e la verità venne gettata a terra; ma esso prosperò nelle sue imprese.
Un corno, quindi un re o un regno, terribile! Incredibilmente malvagio. Anche se il significato esatto di questi versetti è difficile da comprendere, si può intuire che la malvagità di questo corno sarebbe stata enorme, che i suoi sforzi crudeli avrebbero coinvolto il popolo di Dio e le sue pratiche. Eppure anche il tempo di questo poderoso corno non è illimitato, ma è limitato e già stabilito da Dio: duemilatrecento sere e mattine.
I regni umani avranno sempre una fine. è una cosa che ci insegna anche lo sport. Ci sono degli atleti o delle squadre che per un periodo sembrano invincibili. I Boston Celtics, squadra di basket della NBA, negli anni ‘60 hanno vinto 8 campionati di fila. La Juventus, a partire dal 2011, ha vinto lo scudetto per nove anni di file. Ci sono atleti, come Tadej pogacar nel ciclismo, che sembrano vincere ogni singola gara o partita. Ma prima o poi ogni atleta, ogni squadra, anche quelle che sembravano imbattibili, hanno sperimentato la sconfitta.
Lo stesso vale per gli imperi umani.L’influenza delle super potenze mondiali non durerà per sempre. I regimi militari e autoritari non dureranno per sempre. Le scelte egoistiche e scellerate di politici che fomentano la guerra, la corruzione, la malvagità e che portano a sofferenza, dolore e morte non dureranno per sempre.
Dal nostro punto di vista tutte queste situazioni sembrano imponenti, eterne, invincibili, ma dal punto di vista di Dio sono passeggere, fugaci, proprio come la visione che riceve Daniele. In pochi istanti un regno cede il passo al prossimo. Dalla prospettiva del Dio eterno, fuori dal tempo, sovrano e veramente onnipotente, i regni umani sono come mosche che si susseguono.
Ogni giorno ormai ci svegliamo con notizie preoccupanti. Mentre scrivevo queste parole avevo da poco letto dell’attacco di Israele all’Iran. Negli ultimi due anni il Sudan, paese africano, sta vivendo un conflitto che ha portato alla morte decine e decine di migliaia di persone e oltre 11 milioni di sfollati. I potenti di questo mondo sono in fermento. Ma Dio non è assolutamento spaventato o inerme.
Ascoltate cosa dice il Salmo 2:
Salmo 2:1 Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane?
2 I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Unto, dicendo:
3 «Spezziamo i loro legami e liberiamoci dalle loro catene».
4 Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.
Se è vero per i grandi imperi, figuriamoci quanto di più sia vero per i piccoli regni. La tirannia di un professore malvagio non durerà per sempre. La prepotenza del capo a lavoro è temporanea. Il regno di paura di un bullo è effimero. Quello che può dire di te una persona, o quello che può farti una persona è sempre e comunque limitato.
Cari fratelli e sorelle, davanti agli imperi umani, confidiamo nel Dio che è esterno al tempo e al di sopra di ogni regno umano che prima o poi finirà.
La presenza e la parola di Dio
Continuiamo la nostra lettura:
15 Mentre io, Daniele, avevo questa visione e cercavo di comprenderla, ecco in piedi davanti a me una figura simile a un uomo. 16 E udii la voce di un uomo in mezzo al fiume Ulai, che gridò e disse: “Gabriele, spiegagli la visione!” 17 Ed egli venne vicino al luogo dove stavo io; alla sua venuta io fui spaventato e mi prostrai con la faccia a terra, ma egli mi disse: “Sta’ bene attento, o figlio d’uomo, perché questa visione riguarda il tempo della fine”. 18 Mentre egli mi parlava, io mi lasciai andare con la faccia a terra, profondamente assopito; ma egli mi toccò e mi fece stare in piedi.
I regni umani sono fugaci. Prima o poi finiranno. Eppure incutono comunque paura. Daniele di fronte alla visione cerca di capirla e sicuramente era scosso. Ma Daniele non è solo. E non sto parlando dell’angelo Gabriele che appare di fronte a lui. O meglio, non sto parlando solo di lui.
Sto parlando della voce che grida in mezzo al fiume, voce che penso venga direttamente da Dio. E la parola di Dio che ha autorità di dare degli ordini ad un angelo. E sempre la parola di Dio che deve aver dato a Gabriele la spiegazione del sogno che ora doveva essere rivelata a Daniele.
E sempre per volontà e per la potenza di Dio che l’angelo è in grado di dare a Daniele la forza necessaria per stare sveglio, per farlo alzare e per ricevere l’interpretazione.
Sentite cosa ha detto il pastore John, perseguitato in Cina a causa di Cristo, della sua esperienza;
“Ho sperimentato la presenza di Dio in prigione, e ora, in questa prigione più grande, posso ancora sentire la Sua grazia”.
Dio è eterno e al di sopra di ogni regno, ma non è un osservatore disinteressato o distaccato. Nonostante la sua eternità e grandezza, lui è presente in ogni regno umano ed è all’opera in ogni regno umano, da quello Babilonese di Daniele al quale lui ha parlato, passando per quello romano nel quale la parola di Dio si è fatta carne, e finendo ai regni che ci sono oggi, che cercano di screditare la Parola che si è incarnata: regni come l’ateismo, il post-modernismo, la scienza.
Anche in mezzo ai momenti più fiaccanti della vita, anche in mezzo alle sfide più grandi, possiamo ricordarci che Dio è presente. è presente ed è all’opera proprio come in questa storia di Daniele 8.
Dio non ti chiama a combattere e sconfiggere dei regni malvagi. Lui ti chiama a confidare in lui, confidare nella sua presenza in ogni situazione, e confidare nella sua Parola, la quale sta operando in ogni situazione. Lui è presente con chi è in prigione e con chi confida a lui qui a Pisa, oggi.
19 Poi disse: “Ecco, io ti farò sapere ciò che avverrà nell’ultimo tempo [dove per ultimo tempo, un’espressione che si ripete in questi versetti, non si intende necessariamente gli ultimi tempi ma dei tempi futuri] dell’indignazione; perché la visione riguarda il tempo della fine. 20 Il montone con due corna, che tu hai visto, rappresenta i re di Media e di Persia. 21 Il capro irsuto è il re di Grecia; e il suo gran corno, fra i suoi occhi, è il primo re. 22 Le quattro corna, sorte al posto di quello spezzato, sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con la stessa sua potenza. 23 Alla fine del loro regno, quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni, sorgerà un re dall’aspetto feroce ed esperto in intrighi. 24 Il suo potere si rafforzerà, ma non per la sua propria forza. Egli sarà causa di rovine inaudite, prospererà nelle sue imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi. 25 A motivo della sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, il suo cuore si inorgoglirà e distruggerà molte persone che si credevano al sicuro. Si ergerà pure contro il principe dei prìncipi, ma sarà infranto senza intervento umano. 26 La visione delle sere e delle mattine, di cui si è parlato, è vera. Ma tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo lontano”.
27 Allora, io, Daniele, svenni e fui malato per diversi giorni; poi mi alzai e feci gli affari del re. Io ero stupito della visione, ma nessuno se ne accorse».
L’oppressore ed il liberatore
Scopriamo, grazie a questi versetti, che il montone con le due corna rappresenta l’impero Medio-Persiano. Il capro, veloce e potente, rappresenta Alessandro Magno, che è stato a capo di uno degli imperi cresciuti più velocemente nella storia. Come abbiamo detto nel messaggio su Daniele 7, Alessandro Magno, dopo la sua morte improvvisa e precoce, viene succeduto da quattro generali, ovvero i quattro corni del versetto 22. In seguito sarebbe sorto un nuovo re, particolarmente malvagio, feroce, esperto di intrighi. Versetto 24 “Egli sarà causa di rovine inaudite, prospererà nelle sue imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi.”
Chi è questo re?
Uno dei quattro generali che succedono ad Alessandro Magno è Seleuco. Uno dei discendenti di Seleuco è stato Antioco Epifane. Quasi tutti sono concordi nell’affermare che è proprio Antioco Epifane il corno descritto in questi versetti. Antioco infatti mosse guerra contro il popolo di Giuda e profanò il tempio. Sentite cosa dice questo commentario:
“Intorno al 167 a.C., Antioco IV profanò il tempio di Gerusalemme offrendo un sacrificio pagano. Interruppe il sistema delle offerte e proibì agli ebrei di circoncidere i loro neonati maschi e di praticare le leggi della Torah in generale. Prevalse sul popolo e tentò gli ebrei con il compromesso. Se la loro lealtà fosse stata verso Antioco, sarebbero vissuti. Se la loro lealtà fosse stata soprattutto verso Yahweh, sarebbero morti”[1]
Antioco è il corno che si scaglia contro Dio e il suo popolo, con blasfemia, con persecuzione, con crudeltà. è in quel periodo che nacque il movimento dei Maccabei, un movimento di resistenza e di ribellione contro Antioco.
Il nome “Maccabei” deriva dall’aramaico “Makkaba”, cioè “martello”, che fu il nome di battaglia di Giuda figlio di Mattatia, il primo leader dell’insurrezione[2]. La storia di questo movimento è riportata nei libri dei Maccabei, libri apocrifi e quindi non parte del canone biblico, ma non per questo non interessanti.
Sentite cose viene scritto in 2 Maccabei, capitolo 6:
3 Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. 4 Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti. 5 L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. 6 Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo. 7 Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di Dioniso. 8 Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche, per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici 9 e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. 10 Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura.
Una situazione tremenda. Intorno al 166 a.C., Giuda guidò una ribellione contro Antioco Epifane e trionfò. L’oppressore viene sconfitto dal liberatore.
Gerusalemme fu ripresa e tornarono le osservanze del tempio. Per avere un’idea dell’importanza di Giuda Maccabeo, è utile sapere che, ancora oggi, molti ebrei pensano a lui nel modo in cui i cristiani pensano a Gesù: un liberatore. Ancora oggi gli ebrei celebrano la storica vittoria di Giuda Maccabeo con l’osservanza della Hanukkah (festa delle luci). Secondo la tradizione, mentre era in corso la rivolta dei Maccabei, gli stoppini ardenti della Menorah [il candelabro che era nel tempio] rimasero miracolosamente accesi.[3]
L’oppressore ed il vero Liberatore
Daniele viene avvisato riguardo ad un futuro lontano. Un futuro, per il popolo di Dio, contraddistinto da crudeltà, sofferenza, blasfemia ma che non durerà per sempre. Antioco è l’oppressore del popolo di Dio e Giuda Maccabeo è il liberatore mandato da Dio. Il futuro che vede Daniele è un futuro non molto dissimile da quello trovato da Gesù quando è venuto sulla terra.
Il popolo soffriva, era sotto un regno straniero, la corruzione era alta. Ed in questo mondo arriva Gesù, il vero Liberatore, per sconfiggere il vero Antioco, il vero oppressore, Satana. La sua non è stata una liberazione politica, ma una liberazione spirituale. Il suo non è un intervento umano, il gioco di satana e del peccato non viene sconfitto da una filosofia, da una riforma sociale, da un set di regole da seguire. Tutte queste cose non servono.
Gesù, il Figlio di Dio, la vera Luce, la luce del mondo, l’essenza della gloria di Dio è venuto per liberare il suo popolo dalla tirannia e le tenebre di Satana. Lo ha fatto vincendo attraverso la sua morte, attraverso il suo sangue, attraverso la sua croce. Gesù è venuto per liberare coloro che sono schiavi del peccato e schiavi di satana. Se sei ancora imprigionato, se sei ancora sotto il giogo oppressivo del corno, vai a Gesù, accetta il suo sacrificio. Lui è il vero Liberatore in grado di sconfiggere colui che opprime la tua vita.
Se hai conosciuto il Signore Gesù, gloria a Dio. Ringrazialo. Assapora la dolcezza di questa benedizione. Pensa a quale grande vantaggio tu hai rispetto a Daniele, che era giustamente preoccupato al punto da ammalarsi: Cristo è venuto e ha per sempre sconfitto il male. Certo, in questo momento la nostra situazione non è molto dissimile rispetto a quella di Daniele. Siamo chiamati a continuare a lavorare, come ha fatto lui, in mezzo a regni terreni.
Ma ora il tempio di Gerusalemme è stato sostituito da un nuovo tempio. Noi siamo il tempio di Dio. E siamo templi circondati da re, regni e imperi malvagi. Siamo templi circondati da blasfemia, pornografia e adulterio, da imprecazioni e parolacce, da sistemi che ci vogliono impedire di servire Dio e mantenere la sua legge. Ma ricorda:
- Tutti questi regni finiranno prima o poi.
- Dio e la sua Parola sono sempre presenti, con te
- Questa Parola si è fatta carne, per liberarti dall’oppressore. Stai resistendo ai regni malvagi attorno a te grazie alla liberazione che Gesù ha conquistato per te.
[1] https://www.thegospelcoalition.org/commentary/daniel/
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Maccabei
[3] David Helm, Daniel for you.
0 Comments Leave a comment