Prova a pensare ad un atto di gentilezza che ti è stato fatto in passato.
Magari un compagno d’asilo che ha condiviso con te la merenda, un amico che ti ha sostenuto in un periodo difficile, tua madre o
tuo padre che a mezzanotte usciva di casa per venirti a prendere alla festa di compleanno di un tuo
amici, tuo marito che ti ha portato la colazione a letto. Oppure, più in grande, pensa a chi ha lottato
per dei grandi valori, come la libertà di espressione, di culto, di voto. Pensa alle persone che hanno
rischiato la propria vita per difendere gli oppressi, per nascondere i perseguitati ingiustamente.
Quante volte ti fermi a riflettere, meravigliato, su questi gesti, piccoli e grandi, quante volte sei
pieno di meraviglia per la bontà di questi atti?
Tendiamo a dare per scontate e banali cose incredibili e gesti pieni di amore che sono accaduti nel
passato. Viviamo il presente, siamo proiettati verso il futuro e a volte guardiamo con nostalgia al
passato, dimenticandoci di essere grati per quello che è successo nel passato, grati di quello che
avviene in questo momento e grati per un futuro che, per i figli di Dio, è definito, certo e sicuro.
Tendiamo a dare per scontato i gesti d’amore che riceviamo.
21 Quando furono compiuti gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso, gli fu posto
nome Gesù, il nome che gli era stato dato dall’angelo prima che egli fosse concepito. 22 Quando
furono compiuti i giorni della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a
Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio
primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio, di cui parla la legge del
Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.
25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone. Quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e
aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui 26 e gli era stato rivelato
dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso
dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a
suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese tra le [sue] braccia e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. 34 E
Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento
di molti in Israele, come segno di contraddizione 35 (e a te stessa una spada trafiggerà l’anima),
affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».
36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Penuel, della tribù di Ascer. Era molto avanti negli anni;
dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva
raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e
giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e
parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39 Come ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a
Nazaret, loro città.
40 E il bambino cresceva e si fortificava [nello Spirito]; era pieno di sapienza e la grazia di Dio
era su di lui.
Così come con Giovanni, anche Gesù riceve il nome che era stato indicato dall’angelo e all’ottavo
giorno viene circonciso. Sapete bene che il popolo di Israele seguiva un complesso rituale di
purificazione che comprendeva tantissimi aspetti della vita di tutti i giorni e non. Una madre, dopo
la circoncisione del proprio figlio, era impura per 33 giorni. Scaduti questi giorni, Giuseppe e Maria
vanno a Gerusalemme per presentare Gesù nel tempio, una cosa che si faceva soltanto con i
primogeniti. Il primogenito veniva offerto al Signore, in un certo senso, e poi riscattato attraverso
una somma di denaro o degli animali. Giuseppe e Maria seguono tutte le richieste della legge e
Gesù cresce tutte le prescrizioni della legge del Signore. Come abbiamo già notato in questi primi
capitoli, il Signore aveva scelto una coppia timorata e devota per portare avanti il suo piano. Sia
Maria, la madre, che Giuseppe, che pur non essendo il padre biologico di Gesù si comporta come se
lo fosse.
Ma Giuseppe e Maria non sono le uniche persone di questo tipo. Nel brano di oggi troviamo delle
persone che nonostante tutto erano rimaste fedeli al Signore. C’è Simeone, un uomo giusto e
timorato. E c’è Anna, la profetessa, che non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e
giorno con digiuni e preghiere. Ed è interessante che in un periodo davvero buio per il popolo di
Israele, un periodo di difficoltà spirituale per il popolo di Dio, il regno del Signore può sembrare
agli occhi umani in difficoltà, ma il Signore è completamente sovrano e ha il controllo della
situazione.
Mi ha fatto ripensare all’episodio di Elia, che è stato un profeta dell’Antico Testamento. Anche Elia
vive in un periodo complicato per il popolo di Dio, sotto una regina che cercava di fare solo
l’opposto della volontà di Dio. E ad un certo punto Elia si sente stremato, stanco da tutta la
persecuzione che aveva subito. Accusa Dio di essere l’unico rimasto.
L’episodio è ripreso anche da Paolo nella lettera ai Romani:
2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a
proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele [, dicendo]: 3 «Signore, hanno ucciso i tuoi
profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e cercano la mia vita»[a]? 4 Ma che cosa
gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio
davanti a Baal»[b]. 5 Così, anche al presente, c’è un residuo eletto per grazia.
Nel corso della storia dell’umanità ma anche della chiesa, vediamo spesso che i tentativi fatti per
sradicare la chiesa, per annientare il cristianesimo non hanno mai avuto successo. Il Signore
continua ad operare, operare nelle nazioni in cui i cristiani sono perseguitati e le chiese fioriscono
con incontri segreti, il Signore continua ad operare sul nostro continente dove sembra che la chiesa
abbia perso credibilità e spazio eppure vediamo ancora persone convertirsi, chiese che nascono,
persone che pregano per un risveglio.
E cosa motiva queste persone, qual è il fondamento di queste persone? Troviamo parte della
risposta nelle parole di Simeone e Anna, due persone che erano rimaste fedeli al Signore e che
stavano aspettando che il Signore mandasse il Messia.
2Simeone dice “i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (30) e Anna parlava a tutti della
“redenzione” (38). L’arrivo di Gesù equivale all’arrivo della salvezza. Salvezza spirituale per coloro
che sono oppressi dal peccato e dall’iniquità. L’arrivo di Gesù equivale alla redenzione, all’acquisto
a caro prezzo di coloro che sono schiavi di Satana e diventano figli di Dio. Che banale che sono,
vero?
Lo pensavo anche io mentre mi preparavo e riflettevo su questo brano. Alla fine si finisce col
parlare di Gesù e della salvezza che Gesù ci offre. Sono sempre le solite cose. Sembra assurdo, ma
come tante altri gesti di amore nella nostra vita, il Vangelo può diventare banale e scontato, la
persona di Gesù una persona che si confonde tra le tante altre persone che riempiono le nostre
giornate.
Ma intanto guardiamo insieme a Simeone. Per ben tre volte nei versetti 25-27 si parla dello Spirito
Santo, che era con lui, che gli parlava e che l’aveva guidato ad andare al tempio. E nel tempio
Simeone finalmente incontra il bambino che Dio gli aveva promesso di conoscere e lo prende tra le
sue braccia benedicendo Dio. Il bambino che teneva fra le mani è il bambino più importante della
storia dell’intera umanità. Se noi abbiamo paura di far cadere un neonato, pensate cosa deve aver
pensato Simeone, mentre aveva in braccio la salvezza che Dio aveva preparata per tutti i popoli.
Una salvezza che include tutti i popoli, e questa è una delle cose più belle del messaggio di
salvezza. Noi “pagani”, gentili, stranieri, estranei al popolo di Israele non abbiamo conquistato il
diritto di questa salvezza, non ce ne siamo impossessati con la forza, non l’abbiamo comprato con
oro o argento. Ma ci è stato offerto gratuitamente da Dio, perché questo era il suo piano, di
illuminare le genti (32). Simeone dice che Gesù è la luce che spazza via la tenebra e ci permette, a
tutte le genti a prescindere dalla nazione di appartenenza, di contemplare la gloria di Dio.
Noi, italiani, francesi, russi, siamo resi partecipi di questa salvezza che è rappresentata da Gesù. E
non è solo per noi, ma per tutte le nazioni del mondo. Ma c’è di più.
Parlando a Maria che, come Giuseppe, era piena di meraviglia, Simeone dice delle parole
abbastanza enigmatiche. Simeone dice che Gesù è posto a caduta e rialzamento, come segno di
contraddizione, di opposizione, in modo che i pensieri di molti siano svelati. Simeone sta parlando
di Israele, ma penso che queste parole si possono applicare tranquillamente a tutti noi.
La salvezza di Cristo è bella non soltanto perché siamo inclusi, come nazioni, ma anche perché essa
ha operato nell’intimo del nostro cuore. Siamo personalmente inclusi nella salvezza che Dio ci offre
in Gesù.
Molti di noi sono credenti sin da bambini, o da molti anni, e tendiamo a dimenticare la preziosità
della salvezza e della redenzione che Cristo ha compiuto. Tendiamo a dimenticare che il nostro
cuore era un cuore di pietra, ribelle a Dio, che non era in pace, e che è stato Cristo Gesù a doverlo
spezzare. La salvezza è la cosa più dolce che ci sia, ma la salvezza avviene solo dopo che i nostri
cuori sono stati rivelati per quello che sono, solo dopo che Cristo ha rotto e spezzato tutte le barriere
del nostro essere che si ergevano contro di lui. Cristo ha dovuto illuminare le menzogne che
seguivamo, in modo da poter fare spazio a Lui nella nostra vita.
Probabilmente non ci piace pensare ad un cuore che viene spezzato. Pensiamo che il cuore andrebbe
protetto, seguito, innalzato sopra a tutto. Ma la verità è che il nostro cuore, lontano da Cristo, “è
ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo” (Geremia
16:9). Probabilmente non ci piace l’idea che i nostri pensieri, quello che pensiamo veramente,
venga svelato, perché ci sono tante cose dentro di noi delle quali ci vergogniamo e che non
diremmo mai a nessuno. Ma non dobbiamo temere queste cose, quando è Cristo ha compierle. Non
dobbiamo avere paura di essere nudi di fronte a Gesù, di rimuovere le foglie che nascondono le
nostre imperfezioni. Gesù spezza i nostri cuori con il suo amore, si oppone alle nostre menzogne
con la Verità assoluta, ma lo fa con grazia. Rompe ciò che non da gloria a Dio, e lo sostituisce con
una nuova creatura in grado di apprezzare, lodare, servire Dio. Non dobbiamo avere paura di avere
il cuore spezzato e di essere messi a nudo se a farlo è Gesù. Se permettiamo a Gesù di farlo siamo al
sicuro e siamo finalmente liberi.
A volte diamo per scontata la salvezza, perché ci dimentichiamo in che situazione disperata
eravamo prima che Cristo ci salvasse. Ed è per questo che la Bibbia sembra ripetitiva! Perché
abbiamo bisogno di tornare al centro, abbiamo bisogno di tornare a Cristo. Simeone e Anna, che
erano timorati del Signore, che avevano doni speciali, che erano guidati dallo Spirito avevano
bisogno di andare a Cristo per scoprire la meraviglia della salvezza di Dio.
L’apostolo Giovanni, nell’Apocalisse, riporta le parole del Signore rivolte a sette chiese. Nel
capitolo 3, dal versetto 14, troviamo la lettera per la chiesa di Laodicea.
15 “Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! 16
Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. 17 Tu dici:
‘Sono ricco, mi sono arricchito[i] e non ho bisogno di niente!’ Tu non sai, invece, che sei infelice
fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.
E’ così facile per noi diventare come i credenti di Laodicea. Tim Chester, che è un autore britannico
è quindi ossessionato con il the, commenta che il the si beve caldo, o si può bere freddo, ma
nessuno lo beve tiepido. Pensiamo alla salvezza che Cristo ha offerto, e non abbiamo la stessa
reazione che hanno avuto Simeone e Anna. Pensiamo di potercela cavare da noi, pensiamo di non
aver più bisogno di Dio, dimentichiamo la grandezza della redenzione di Dio. Dimentichiamo di
essere completamente dipendenti da lui.
Non ci allontaniamo del tutto, ma il nostro entusiasmo per il Signore è tiepido. Come dice sempre
Giovanni in un’altra lettera dell’Apocalisse, abbiamo abbandonato il nostro primo amore.
Ci capita spesso, non è vero? Di iniziare a dimenticare quello che Dio ha fatto nella nostra vita.
Come possiamo accertarci che questo non avvenga? I versetti che ho letto in Apocalisse continua in
questo modo:
18 Perciò io ti consiglio di comprare da me dell’oro purificato dal fuoco per arricchirti, e delle
vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità, e del collirio per
ungerti gli occhi e vedere. 19 Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e
ravvediti. 20 Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io
entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.
La chiesa di Laodicea pensava di essere ricca, di vederci, ma il Signore le consiglia di ricercare in
lui la ricchezza e la vista. Il Signore in questi versetti sta parlando ad una chiesa, a dei credenti. Il
Signore è alla porta, desideroso di essere con noi che siamo suoi fratelli. Non dimentichiamoci della
preziosità della salvezza, non dimentichiamoci di quanto è avvenuto in passato. Non
dimentichiamoci della presenza di Gesù nella nostra vita di tutti i giorni. Non dimentichiamoci di
Cristo, che si è fatto uomo in modo che potessimo, metaforicamente, prenderlo tra le braccia come
ha fatto Simeone, per contemplarlo e lodarlo.
Ma non è uno sforzo che facciamo da soli. Lo Spirito Santo che guidava Simeone, è lo Spirito
Santo che vive anche dentro di noi, al quale dobbiamo dare ascolto per tornare al Signore, per
incontrare l’autore della nostra salvezza come Simeone che prende in braccio Gesù, o Anna che lo
vede nel tempio. Lo Spirito perora la causa di Gesù, ci ricorda quanto è dolce la salvezza che
abbiamo ricevuto in Gesù, ci ricorda del prezzo pagato per noi, ci ricorda del bisogno che avevamo
e abbiamo di Gesù. Preghiamo quindi allo Spirito Santo, che ci faccia ricordare e riscoprire la
salvezza di Gesù, in modo da non dare per scontata la preziosa salvezza di Gesù.
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