Nuova domenica, nuova settimana, nuovo mese, nuovo anno e nuova serie di predicazioni. Iniziamo
oggi un percorso di studio che ci accompagnerà per le prossime settimane. Tutti noi ci auguriamo
tante cose per questo nuovo anno, e una cosa è certa per ogni nuovo anno: che è circondato da un
alone di mistero. Sarà che durante queste vacanze ho letto i gialli di Agatha Christie, dove c’è sempre
un personaggio, una situazione, un momento che è ricoperto di mistero, ma se ci pensate è così anche
per il nuovo anno. Il 2020 ci ha insegnato che possiamo fare tutte le previsioni e i progetti che
vogliamo, ma che poi la realtà dei fatti non deve seguire per forza questi binari e mano a mano che
passano i giorni e i mesi, l’alone di mistero lascia il posto alla realtà.
E anche il libro che stiamo per affrontare insieme è molto misterioso. è un libro dell’Antico
Testamento, quindi scritto prima della venuta di Cristo, di cui sappiamo solo il nome dell’autore. Non
sappiamo se l’autore era un sacerdote, non sappiamo a quale tribù appartenesse. Non sappiamo
quando è stato scritto, non sappiamo come interpretare esattamente le profezie, non sappiamo se e
quale re regnava sul regno di Giuda, non sappiamo quali peccati vengono rimproverati al popolo. Un
libro del quale si parla poco, se non per qualche versetto, un libro pieno di allusioni a tanti altri libri
dell’antico testamento e sul quale non penso di aver mai sentito una predicazione.
Sto parlando del libro di Gioele. Un libro misterioso che ben si sposa con un nuovo anno sul quale
aleggia ancora un alone di mistero. Perché se il libro in tanti aspetti è misterioso, al tempo stesso
presenta delle verità salde e incredibilmente attuali per la nostra chiesa.
Leggiamo insieme il primo capitolo.
Gioele 1:1
Il primo capitolo espone l’inizio di una profezia, rivolta dal Signore a Gioele. Come spesso accade,
queste parole del Signore non erano per il profeta soltanto, ma anche per altre persone. In questo caso
le persone destinatarie di questo messaggio dal Signore sono tutto il popolo. Al versetto 2 e al
versetto 14 il profeta chiama a raccolta gli anziani, come memoria storica del popolo e guide di esso,
insieme a tutti gli abitanti del paese. Il motivo di questa adunata è che è avvenuto qualcosa di
straordinario.
Quello che Gioele descrive nei versetti successivi è una invasione di locuste. Non è chiaro se deve
ancora avvenire, o se è già avvenuta, e non è chiaro se l’invasione è davvero di animali o se le locuste
rappresentano metaforicamente l’invasione di un esercito straniero.
Quello che è chiaro, però, è che il paese è stravolto e distrutto. Tutti gli avanzi sono stati mangiati, il
vino è finito, le vigne sono distrutte, i fichi distrutti, la campagna è devastata, il grano è distrutto, il
mosto e l’olio finito. I semi sono marciti, i depositi vuoti, gli animali non hanno niente da mangiare.
La situazione è disperata. Ma, come si dice, al male non c’è mai fine. Il popolo di Giuda non sta
sperimentando soltanto la povertà e la fame, ma anche una profonda tristezza. Questa non è una di
quelle situazioni in cui il popolo di Dio affronta una prova con la pace e la forza che viene dal
Signore, bensì questa situazione è la conseguenza di un popolo che si è allontanato da Dio. La terra
piange, al versetto 10, gli agricoltori si disperano, i viticoltori piangono, la gioia è scomparsa tra gli
uomini, come dice il versetto 12, e la gioia e l’esultanza sono scomparse dal tempio di Dio.
La disperazione in cui si trova Giuda è ben descritta dal versetto 8: Lamèntati come una vergine
vestita di sacco che piange lo sposo della sua giovinezza! Immaginate di aver perso il vostro
promesso sposo, e tutti i vostri progetti, i vostri sogni e le vostre certezze si sono volatilizzate.
Il popolo di Dio era come questa giovane donna. Israele, che viene descritta anche come la sposa di
Dio, aveva perso il proprio marito. La sposa però in questo caso aveva deciso lei di voltare le spalle
al proprio sposo. Al punto che l’intervento e l’arrivo di Dio non è presentato come qualcosa di
positivo.
Davanti a Giuda c’è in agguato il giorno del Signore. Non so che cosa evoca in voi pensare al giorno
del Signore. Il giorno del Signore è un tema presente in molti libri della Bibbia, ed è uno dei temi
principali del profeta Gioele, come vedremo insieme.
Al versetto 15 troviamo queste parole:
15 Ahi, che giorno! Poiché il giorno del Signore è vicino e verrà come una devastazione mandata
dall’Onnipotente.
Magari noi pensiamo al giorno del Signore come a qualcosa di principalmente positivo. Il giorno del
Signore in questo caso è un giorno che porta Gioele a gemere di dolore, in vista della devastazione
che accompagnerà l’arrivo del Signore.
Giuda è, o sta per arrivare, ad un punto in cui è materialmente povera, emotivamente afflitto e
spiritualmente lontano da Dio.
Quali sono le parole del profeta da parte del Signore al popolo in questa situazione?
13 Vestitevi di sacco e piangete, o sacerdoti! Urlate, ministri dell’altare! Venite, passate la notte
vestiti di sacco, ministri del mio Dio! perché l’offerta e la libazione sono scomparse dalla casa del
vostro Dio.14 Proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea! Riunite gli anziani e tutti
gli abitanti del paese nella casa del Signore, del vostro Dio, e gridate al Signore!
La situazione era grave. è l’unica soluzione possibile era che il popolo tornasse davvero al Signore. e
questo ritorno al Signore doveva necessariamente passare per un pentimento sincero e reale.
La situazione è grave ma non si ha mai l’impressione che sia sfuggita dal controllo di Dio. Quello che
avviene al popolo di Giuda avviene perchè Dio lo vuole. E quindi Dio è il solo che può intervenire.
Infatti cosa fa Gioele a questo punto? Questo primo capitolo si chiude con le parole del profeta
rivolte direttamente al Signore, al versetto 19, che fanno sembrare questo brano quasi come uno dei
tanti salmi che abbiamo studiato l’anno scorso:
A te Signore, io grido!
Dopo aver inquadrato brevemente il senso originale del testo, vorrei concludere con delle riflessioni e
applicazioni per noi.
Se pensiamo alla situazione in cui ci stiamo trovando, penso che anche noi possiamo affermare:
È mai avvenuta una cosa simile ai giorni vostri o ai giorni dei vostri padri? (2)
E la risposta, in un certo senso, è no. Non è mai avvenuta una cosa simile. Anche noi stiamo vivendo
una situazione straordinaria, e forse straordinariamente difficile. Una situazione che, come nel caso di
Gerusalemme, non sfugge però il controllo di Dio. E al tempo stesso una situazione che come nel
caso di Gioele, il Signore vuole usare per renderci umili, sobri, in grado di focalizzarci di nuovo
completamente sul Signore. Un tempo per piangere, per lamentarci, per riflettere sulla gioia che è
scomparsa.
Ma a differenza del popolo di Israele, portiamo avanti queste riflessioni da un punto di vista
temporale completamente diverso. Il giorno del Signore per Gioele era la proclamazione di un giorno
di devastazione futuro. Per noi invece il giorno del Signore è un giorno terribile nel passato. Il giorno
in cui il nostro peccato, la nostra ribellione, è stato giudicato, condannato e punito dal Signore. Ma
tutto questo è avvenuto in maniera inattesa. Infatti il nostro peccato è stato punito sul corpo del
Signore, che è stato crocifisso e ucciso sulla croce, che è stato giudicato dal Dio Padre.
Nella parole di Isaia 53, un altro profeta, che ritroviamo spesso nel libro di Gioele, leggiamo che:
4 Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava[b], erano i nostri dolori quelli di cui si era
caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! 5 Egli è stato trafitto a causa
delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è
caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti[c]. 6 Noi tutti eravamo smarriti
come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità
di noi tutti. 7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al
mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.
Ma il giorno del Signore non è soltanto un giorno passato. Anche per noi è un giorno futuro. Un
giorno di giudizio, di devastazione, una grande tragedia. Perché il Signore, immolato sulla croce,
sacrificato ingiustamente come un agnello innocente, sta tornando come giudice su tutto il mondo e
tutta l’umanità.
L’apostolo Giovanni, in Apocalisse 1, descrive in questo modo il ritorno di Gesù:
7 Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e
tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen. 8 «Io sono l’alfa e l’omega», dice il
Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente». (Apocalisse 1)
So che forse può essere un pò difficile pensare a Gesù in questi termini, forse non ci sentiamo proprio
a nostro agio nel fermarci e riflettere sul giudizio di Gesù. Ma non possiamo non pensare e
annunciare il giudizio che Gesù porterà con se al suo ritorno, se vogliamo essere fedeli profeti di Dio
come lo è stato Gioele.
E quindi il tono cupo e un pò triste di Gioele 1 è ancora importante per noi oggi, nel 2021 e faremmo
bene a non evitarlo. Non solo per il Coronavirus, ma in generale per la condizione dell’essere umano,
che è segnato principalmente da una malattia e da un virus molto più pericoloso: quello del peccato.
Tutto ciò che non va nella nostra vita è una conseguenza del peccato.
La solitudine che abbiamo sperimentato in questo anno, la distanza, i rapporti difficili, le
frustrazioni, le delusioni, non sono cose che nascono a causa del Coronavirus, ma sono frutto del
peccato. E potrei continuare con l’elenco, ma più semplicemente ognuno di noi può continuare,
riflettendo su quali sono le cose che ci fanno piangere, disperare, lamentare come gli agricoltori, i
viticoltori, i sacerdoti in Gioele 1.
è l’unica cosa sensata che possiamo fare è andare anche noi al Signore, gridare al Signore il nostro
bisogno di lui.
Gridiamo al Signore il nostro bisogno di lui in questo nuovo anno avvolto ancora da un alone di
mistero.
Gridiamo al Signore il nostro bisogno di lui in mezzo alla pandemia, sapendo che lui è in pieno
controllo della situazione.
Gridiamo al Signore il nostro bisogno di lui per il problema del peccato, ammettendo di aver bisogno
di un aiuto, di un salvatore, di una roccia, di un rifugio.
Gridiamo al Signore per lodarlo per la croce di Cristo, che rappresenta per coloro che credono il
giorno del Signore nel quale siamo stati scampati.
Gridiamo al Signore per accettare la croce di Cristo, se non l’abbiamo ancora fatto, è quindi essere
salvi dalla devastazione nel prossimo giorno del Signore.
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