Nella vita dobbiamo spesso dire addio a persone. Capita quando, per esempio, dobbiamo salutare i genitori che ci sono venuti a trovare. Capita quando salutiamo i nostri amici d’infanzia per tornare a Pisa. Capita quando abbiamo una relazione a distanza e dobbiamo salutare la persona a noi cara alla stazione. Diciamo in quelle occasioni che ci viene il magone, il nodo alla gola, ci rattristiamo.
Vi voglio leggere un pezzo, parafrasato, di una poesia di Giosuè Carducci, un famoso poeta italiano del 1800, nel quale descrive la partenza della sua amata dalla stazione di Bologna
“9-11. Dove va, a che cosa si dirige questa gente silenziosa e avvolta nei mantelli che corre verso i convogli scuri del treno? Verso quali dolori sconosciuti
- o sofferenze per una speranza lontana?
- Lidia, tu, pensierosa, il biglietto
- porgi al taglio secco del controllore,
- e contemporaneamente offri al tempo opprimente gli anni della giovinezza
- e i momenti felici e i ricordi.
- Vanno e vengono lungo il treno scuro,
- incappucciati in impermeabili neri i vigili,
- come se fossero ombre; hanno una lanterna che emette poca luce
- e mazze di ferro: e i freni di ferro
- provati restituiscono un triste
- e lungo botto: in fondo all’anima
- a questo rumore corrisponde, come se fosse un’eco,
- un’angoscia dolorosa, che sembra una fitta.”
A volte dobbiamo dire addio a delle persone che hanno un effetto nocivo nella nostra vita. Ci sono addii ancora più tristi. Qualche settimana fa milioni di persone sono state colpite dalla notizia della morte di Kobe Bryant, un famosissimo e ancora in forma ex-giocatore di basket, morto insieme alla figlia in un incidente in elicottero. Negli ultimi giorni è morto il padre di una mia collega, una signora della chiesa nella quale sono cresciuto, un signore nella chiesa di Libera, un signore nella chiesa di un’altra mia collega. Ieri mi hanno detto di una donna che ha appena perso il marito, dopo meno di un anno di matrimonio. Questa mattina mi hanno detto di un’altra persone che è morta stanotte. Non lo dico per giocare con i nostri sentimenti, ma perchè sono cose reali, che succedono. Come possiamo andare avanti quando il nostro cuore è oppresso da tristezza mortale?
Nel Vangelo di Giovanni, che stiamo percorrendo insieme, la partenza e la morte di Gesù è sempre più vicina. Il libro sta diventando sempre più cupo in un certo senso. Gli indizi della morte di Gesù sono sempre più forti, Giuda ha appena lasciato la stanza per andare a tradire il Maestro e ora Gesù dice ai rimanenti discepoli che sta per andare via e che loro non potranno seguirlo. Siamo agli addii. Leggiamo:
33 Figlioli, è per poco che sono ancora con voi. Voi mi cercherete; e, come ho detto ai Giudei: “Dove vado io, voi non potete venire”, così lo dico ora a voi. 34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
36 Simon Pietro gli domandò: «Signore, dove vai?» Gesù {gli} rispose: «Dove vado io non puoi seguirmi per ora, ma mi seguirai più tardi». 37 Pietro gli disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!» 38 Gesù [gli] rispose: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico che il gallo non canterà prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte».
14:1 «Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio, e credete anche in me!
2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; 4 e del luogo dove io vado, sapete anche la via».
5 Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» 6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se avete conosciuto me, conoscerete anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto».
8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”? 10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me fa le opere sue. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle stesse opere.
I discepoli, che stiamo osservando oramai da diverso tempo, si rendono protagonisti di questo scambio con Gesù.
Loro, che avevano lasciato tutto per seguire il Maestro, stanno sempre più capendo che la scuola di discepolato sta per finire e non con una certificazione o una laurea, ma con la dipartita di Gesù. E, di conseguenza, il loro spirito è ai minimi storici. Gesù capisce lo stato d’animo dei suoi amici, e già questa è una bella cosa. Colui che simpatizza con noi, sa quello che proviamo e ne è contagiato. In questo momento difficile, Gesù non si dimentica dei suoi discepoli, ma continua ad insegnare, ad incoraggiare, a confortare.
Pietro chiede proprio espressamente a Gesù: “Signore, dove vai?” (36). “Signore, io voglio stare con te, non voglio essere lontano da te”.
E, all’inizio del capitolo 14, Gesù incoraggia i suoi amici: 14:1 «Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio, e credete anche in me!” Gesù è l’unica persona che anche in procinto di morire può dire: non temere! Che cosa incredibile!
Qual è la soluzione contro il timore, il magone, la tristezza di un addio o di un momento difficile? Dove troviamo la speranza e la forza per andare avanti? Gesù invita a non essere turbati e il modo per farlo e credendo in lui e credendo in Dio Padre. Molte persone possono affermare di avere fede in qualcosa. Molti non sono in grado di definire bene la loro fede e si accontentano di avere una fede generalistica. Altri ancora descrivono la propria fede dettagliatamente: fede nei santi, fede nella natura, fede nel proprio corpo, fede in uno stile di vita sano, fede nel karma. Gesù invece descrive la fede in questo modo: credete in Dio e credete in me. Quando dovete scegliere dove riporre la vostra fede, decidete di riporla in me e nel Padre. E questo ordine si ripete in tutto il testo. Gesù ripete continuamente che avere fede in lui, vuol dire avere fede nel Padre. Conoscere Cristo vuol dire conoscere il Padre. La fede cristiana non può essere divisa, è una fede in Cristo e in Dio Padre.
Versetto 7 “Se avete conosciuto me (conoscere veramente una persona comporta creder a quella persona), conoscerete anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto.”
“9b Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”? 10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?”
“11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle stesse opere.” (beato chi crede senza aver visto)
Al cuore angosciato dei discepoli, di fronte al magone di questi uomini, Gesù offre una sola soluzione: abbiate fede, credete. Arrivano dei momenti nella nostra vita nei quali l’unica cosa che possiamo fare è credere. In cosa decidiamo di credere e in che modo credere sono descritti nel testo che abbiamo letto. E lo fa partendo da degli esempi o assunti sbagliati da parte di Pietro, Tommaso e Filippo.
Innanzitutto a Pietro, che gli domanda dove stesse andando, Gesù risponde dicendo: “Dove vado io, non puoi seguirmi per ora, ma mi seguirai più tardi” (36) E come reagisce Pietro? “Perchè non posso seguirti? Io sono disposto a dare la mia vita per te!” Il problema di Pietro era l’iperattivismo, pensare di poter fare qualcosa lui, pensare di poter lavorare in prima linea per risolvere questa situazione. Ma non funziona così. Pietro doveva fidarsi di Gesù e guardarlo allontanarsi senza poter fare niente. E a volte avere fede in Dio vuol dire lasciare che sia lui ad agire, e quante volte ci riesce difficile questa cosa, proprio come a Pietro.
Solo Gesù poteva andare per ora. Solo Cristo poteva aprire la strada, fare da apripista, attraverso la morte sulla croce che spezza la tenda che separava l’uomo dalla presenza di Dio. I discepoli non erano pronti, ma nessun essere umano sarebbe mai stato pronto ad affrontare quello che Gesù stava per affrontare, per il semplice motivo che nessuno è mai stato e mai sarà come Cristo. Solo Gesù, l’immagine del Dio invisibile, il primogenito d’ogni creatura, poteva riconcigliarci con il Padre per mezzo del suo sangue. Pietro poteva fare tante promesse, ma non era nemmeno pronto per rimanere fedele a Gesù fino al canto del gallo del giorno dopo. Solo Gesù poteva aprire la strada per la nostra salvezza. Solo Cristo. E il percorso di Gesù non si è fermato alla croce, ma è proseguito fino alla presenza del Padre. E cosa c’è alla presenza del Padre? Grazie al sacrificio di Gesù e alla sua glorificazione definitiva alla presenza del Padre c’è posto anche per me e per tutti coloro che hanno creduto nel Figlio. Altrimenti, perchè Gesù ce lo avrebbe detto? E quel luogo è il posto dove potremmo essere finalmente riuniti a Gesù, per sempre. è il luogo che la Bibbia descrive come il posto di gioia eterna, senza alcun tipo di sofferenza, di malattia, di peccato, di morte. Il posto dove non ci saranno più addii. E Gesù dice, voi, discepoli, conoscete anche la via per arrivarci.
A questo punto interviene Tommaso, il discepolo che avrebbe chiesto a Gesù di toccare le ferite mortali di Gesù, che chiede: “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo sapere la via?” Tommaso, e gli altri discepoli, si sente un pò come quando noi dobbiamo andare da qualche parte e non ci danno la posizione su Whatsapp. Come facciamo a sapere che strada prendere se non sappiamo dove stiamo andando? Il problema di Tommaso è il suo cinismo. Tommaso valuta la situazione solo in base a quello che riesce a vedere con i propri occhi, non riconosce che ci sono delle cose che sono reali e che sono importanti anche se non si possono vedere con gli occhi. In Giovanni 11, quando Gesù vuole andare da Lazzaro per resuscitarlo, Tommaso afferma: “Andiamo anche noi, per morire con lui!”. La mancanza di fede porta Tommaso ad essere cinico e pessimista, perchè tutto ciò su cui si basa è quello che i suoi occhi riescono a vedere. E non ci comportiamo anche noi così? Non ci fermiamo a quello che riusciamo a vedere e capire?
A questa perplessità di Tommaso, Gesù risponde con uno dei versetti più famosi della Bibbia:
Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se avete conosciuto me, conoscerete anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto».
Di nuovo, in che modo Gesù risponde all’angoscia dei discepoli scaturita dalla sua partenza? Puntando verso di se e verso il Padre. In particolare Gesù rivela ai suoi di essere la via, la verità e la vita. Gesù non soltanto ci ha fatto da apripista, ma è egli stesso la via che porta al Padre. Tommaso non vedeva oltre il corpo fisico di Cristo e noi oggi siamo chiamati a credere che anche se non vediamo Gesù lui è la via che porta al Padre e alla sue benedizioni.
Gesù è anche la verità di cui i discepoli hanno bisogno in un periodo di angoscia, la verità che devono sentire per rispondere alle paure e alle domande dei loro cuori. Avere fede in Gesù vuol dire credere a ciò che dice lui, credere che le sue parole sono la realtà. La realtà non è quello che capiamo noi, quello che proviamo noi, quello che vediamo noi, ma è quello che “Dio dice di me”, per citare una canzone che cantiamo in chiesa.
Gesù è anche la vita, una vita che paradossalmente si riceve morendo a se stessi. Pietro aveva affermato di essere disposto a perdere la propria vita per Cristo, mentre Gesù dice di essere la vera vita, e che attraverso la sua morte chiunque creda in lui potrà avere la vera vita. La vita di credenti è un continuo morire. Ma se per il mondo la morte è la fine e qualcosa di cui avere paura, per coloro che hanno fede la morte quotidiana e la morte sono solo un passaggio verso una vita migliore, una gloria migliore, una speranza migliore. La fede in Gesù ridefinisce completamente ogni aspetto della nostra vita. E a Tommaso, che dopo la morte di Gesù non si fiderà dei discepoli e chiederà di vedere con i propri occhi, Gesù afferma già da ora “tu hai già visto il Padre.”
L’ultimo discepolo ad intervenire è Filippo. Filippo, che era stato uno dei primi discepoli ad essere chiamato dal Signore. Filippo che aveva portato con se Natanaele per fargli conoscere il Messia. Filippo che era stato provato in maniera particolare dal Signore durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Filippo che era stato il tramite attraverso il quale dei greci avevano chiesto di vedere Gesù in Giovanni 12. Questi greci avevano chiesto a Filippo “Signore, vorremmo vedere Gesù” e ora, di nuovo paradossalmente, Filippo rivolge una domanda molto simile a Cristo: “8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».”
Il Signore Gesù risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?”
Il problema di Filippo era aver confuso conoscenza con fede. Sebbene Filippo avesse ascoltato fino ad ora le parole del Maestro, sebbene l’avesse seguito, sebbene avesse portato persone a Cristo non aveva conosciuto Cristo. Filippo non aveva capito che Gesù non è soltanto l’apripista che va al Padre, non è soltanto la via che porta al Padre ma, in un certo senso che è spiegabile solo con la Trinità, Gesù è il Padre. Gesù non è come una strada che dobbiamo percorrere per arrivare al Padre, ma una volta uniti a Gesù si è uniti anche al Padre, perchè il Figlio è nel Padre e il Padre nel Figlio, perchè le parole del Figlio sono le parole che ha ricevuto dal Padre, perchè le opere che compie le compie a causa dell’autorità e della potenza del Padre. Non conosciamo prima Gesù e poi il Padre, ma conosciamo Gesù con il Padre.
E’ difficile capire se Filippo non avesse proprio questa fede o se sia stata oscurata da questo momento di difficoltà. Entrambe le cose, comunque, sono vere e possono succedere. Possiamo sapere tante cose della Bibbia, tante cose su Cristo, possiamo anche servire in una chiesa e pregare senza aver realmente conosciuto personalmente Cristo. Se questo è vero per qualcuno qui questa sera, l’invito che ti voglio fare è di passare dalla conoscenza su Gesù alla fede in Gesù e nel Padre. E può anche essere che abbiamo fede in Gesù, ma in un momento di difficoltà stiamo mettendo tutto in dubbio, non sappiamo se abbiamo davvero conosciuto il Figlio e il Padre. Gesù ci esorta in questo caso a fare la stessa cosa, a fidarci di lui, a ricordarci che lo abbiamo conosciuto e che attraverso lui abbiamo creduto in Dio Padre, il Dio di amore che ci ha presi dalle tenebre per renderci suoi figli, per darci una nuova vita, una nuova identità.
La fede in Gesù, che equivale alla fede in Dio, è la nostra risposta alla tristezza, alle domande, al magone degli addii.
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