Il Beneficio di Cristo
Il Beneficio di Cristo è stato il secondo documento più importante
della Riforma protestante in Italia. A breve spiegherò qual era quello più importante. Il tema che il Beneficio comunica è semplice: il modo in cui una persona può avere la pace con Dio. Anche a questo torneremo.
Il Beneficio è stato pubblicato, anonimamente, a Venezia nel 1543, ventisei anni dopo che la Riforma aveva avuto inizio con l’affissione delle 95 tesi da parte di Martin Lutero, il 31 ottobre 1517. Ritorneremo anche al motivo dell’anonimato.
La lingua del Beneficio è l’italiano e non il latino. Lo stile è piacevole. Si legge bene, anche se la lingua italiana è cambiata un bel po’ negli ultimi quasi cinquecento anni. Il documento contiene diverse citazioni tratte dalla Bibbia, alcune piuttosto lunghe. E qui abbiamo appena svelato il libro più importante della Riforma in Italia: la Bibbia stessa! Vedremo in seguito che il Beneficio comunica il messaggio di fondo proprio della Bibbia.
1 A rigor di termini il titolo è: Trattato utilissimo del Beneficio di Gesù Christo crocifisso verso i cristiani.
Pietro Ciavarella Il Beneficio di Cristo
2 Presto il Beneficio è diventato un bestseller. Sappiamo dal vescovo di Capodistria, Pier Paolo Vergerio, che nella sola Venezia nell’arco di una decina di anni sono state vendute più di quaranta mila copie del Beneficio, da Vergerio ribattezzato il “dolce libriccino.” A dir poco, si trattava di un libro
popolare. E veniva letto, sì, dal popolo…comune; ma anche da alti prelati, tra cui Reginald Pole (1500-1558), già cardinale dal 1536.
Nel 1545, due anni dopo la sua pubblicazione, il Beneficio è stato tradotto in francese, nel 1548 in inglese, e più tardi nel 1563 in croato. Ma ad un certo punto…tutto è stato stoppato. Le gerarchie ecclesiastiche cattoliche hanno messo il Beneficio su varie liste di libri proibiti. E da quel punto, se ti trovavano col Beneficio, erano guai. Ma perché il documento veniva letto da alti prelati e poi è stato messo al
bando?
Ci sono più motivi, ma un punto di partenza storico riguarda il periodo, diciamo, “magico” in cui è stato pubblicato il Beneficio nel 1543. Vi ricordo la data d’inizio della Riforma di Lutero: 1517. Quattro anni
dopo nel 1521 Lutero viene ufficialmente scomunicato. Tuttavia, fino al momento in cui il Concilio di Treno non cominci ad emanare i suoi decreti. Tutti questi dati e altri si trovano nell’edizione critica: Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, con le versioni del secolo XVI, documenti e testimonianze, a cura di Salvatore Caponetto, Northern Illinois University (DeKalb), Newberry Library (Chicago), Sansoni (Firenze) 1972.
A titolo d’esempio, nel 1547 fu inserita nell’indice dei libri proibiti della Sorbona (Parigi) e nel 1549 in
quello di Giovanni della Casa.
Vige un periodo di incertezza, dove i confini dell’ortodossia cattolica romana non sono del tutto nitidi.
Il Beneficio è un documento profondamente biblico; il Beneficio è un documento italiano, ma è anche un documento con influenze straniere. Gli studiosi hanno identificato varie fonti a cui si rifà il Beneficio, oltre ad alcuni pensatori del passato compreso Agostino, il vescovo afro-romano di Ippona. Ci sono parti del Beneficio che si rifanno a Martin Lutero e a Giovanni Calvino, per esempio. Ma l’influenza non-biblica predominante è probabilmente quella dello spagnolo Juan de Valdés (Cuenca, 1505 circa – Napoli, tra il 16 e il 20 luglio 1541).
Valdés ha avuto un ministero molto importante a Napoli tra le donne nobili, tra cui Giulia Gonzaga, Contessa Consorte di Fondi. Ma la sua influenza spirituale andava oltre le donne e oltre la città di Napoli. Così, in Italia durante il periodo “magico”, sia Valdés sia credenti tanti italiani si interessavano alla riscoperta del Vangelo biblico resa famosa da Martin Lutero.
Un esempio di questo gruppo è Pietro Carnesecchi, di famiglia nobile fiorentina (Firenze, 24 dicembre 1508 – Roma, 1º ottobre 1567). Personalmente ci sono vari motivi per cui ho un debole per Carnesecchi, i quali il nome di sua madre, Ginevra Tani, in quanto Ginevra è il nome di mia sorella maggiore e già prima della mia nonna paterna di Bracigliano; inoltre nella Galleria degli Uffizi di Firenze vi è un ritratto del Carnesecchi diciannovenne.
Nominare Carnesecchi ci porta a raccontare il modo in cui si è venuti a scoprire l’autore, o meglio gli autori, del Beneficio di Cristo.
A Roma, il I ottobre 1567, dopo essere stato interrogato torturato, Pietro Carnesecchi è stato decapitato e poi arso. La lettura della sua sentenza di condanna è durata più di due ore. Ci interessano due cose degli atti del processo.
La prima è che lui era un lettore del Beneficio di Cristo e di scritti di Juan de Valdés. La seconda è l’identità degli autori del Beneficio. Ma prima ancora faccio presente che troviamo un “avvertenza”, a quanto pare
da parte dello stampatore, in prefazione al Beneficio.
“AI LETTORI CRISTIANI”
Essendoci venuta alle mani un’opera delle più pie e dotte, che a’ nostri tempi siano state fatte, il titolo della quale è: Del Beneficio di Gesù Cristo.
L’ argomento che sta al centro non è l’identità di chi l’ha scritto. Inoltre i nemici del messaggio della Bibbia erano già all’opera e forse non era proprio il caso mettere il proprio nome su un’opera del genere. Ma Carnesecchi, e forse pochissimi altri, sicuramente sapeva la paternità del Beneficio. Noi purtroppo la sappiamo proprio a causa dell’interrogazione da parte dell’inquisizione di Carnesecchi.
L’autore principale era il monaco Benedetto da Mantova (Mantova, 1495 – Mantova, 1556), il revisore Marcantonio Flaminio (Serravalle, nel Veneto 1498 – Roma, 17 febbraio 1550) un umanista italiano.
Carnesecchi ha rivelato questo sotto interrogazione. “… il Trattato si diffuse anonimo. Tutte le indagini degli inquisitori per scoprirne l’autore si rivelarono vane, forse per i privilegi dei quali godeva l’Ordine benedettino in materia di inquisizione ereticale.
Solo dopo la confessione di P. Qui cito dal Beneficio, Caponetto Claudiana, p.28 “Il Carnesecchi, amico intimo del Flaminio, era uno dei pochissimi che poteva sapere il nome dell’autore, che forse conosceva personalmente. Del resto uno dei testimoni al processo del card. Morone (1555-59) aveva già detto la stessa cosa omettendo tuttavia il nome dell’autore, che affermò di ignorare, ma con l’aggiunta di un particolare importante: “amico del Valdesio”.”
https://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-da-mantova_(Dizionario-Biografico)/
“Scrittore di poesie latine, è soprattutto noto per aver revisionato il Beneficio di Cristo di fra’ Benedetto
da Mantova, testo religioso di grande successo nel Cinquecento che, esprimendo concezioni prossime
alla Riforma protestante, fu messo all’Indice dalla Chiesa cattolica.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Marcantonio_Flaminio
Carnesecchi si conobbe il nome dell’autore, e tale testimonianza, affiorata durante l’interrogatorio del 31 ag. 1566, assegna inequivocabilmente l’opera a B.: “Il primo autore di questo libro fu un monaco nero [una categoria di monaci] chiamato don B. da Mantova, il quale disse averlo composto mentre stette nel monastero della sua religione in Sicilia presso il monte Etna; il qual don B., essendo amico di messer Marcantonio
Flaminio, li comunicò il detto libro pregandolo che lo volesse pulire e illustrare col suo bello stile acciò fusse tanto più leggibile e dilettevole…”.
Quand’è allora che finisce il periodo “magico”? Finisce quando il Concilio di Trento comincia a emanare i suoi decreti in risposta alla Riforma protestante. Il Concilio tridentino inizia nel 1545. Lutero era già
stato scomunicato nel 1521, ma c’era ancora un clima di incertezza riguardo ai precisi limiti dell’ortodossia, secondo la Chiesa cattolica “Durante il suo soggiorno in Sicilia B. attese alla stesura del Trattato utilissimo del beneficio di Gesù Cristo verso i Cristiani, la maggiore opera della Riforma protestante in Italia, apparso per la prima volta anonimo a Venezia nel 1543. Confutato dal vescovo di Aquino Galeazzo Florimonte nella seduta conciliare del 21 luglio 1546 e posto nel primo Indice dei libri proibiti, compilato dal Della Casa nel maggio del 1548, il Trattato si diffuse anonimo.
Il Concilio di Trento, avvenuto in risposta a questa e ad altre pubblicazioni/ domande dei rifomati è durato quasi vent’anni (finisce nel 1563) avendo più sedi geografiche. Ma si può riassumere la sua risposta ai protestanti in una parola: No!
No alle istanze protestanti, No all’autorità unica della Bibbia (senza l’ausilio del Magistero), No al sacerdozio universale di ciascun credente, No alle 5 Solas protestanti.
1. Sola Scriptura. La nostra comprensione di Dio viene dalla sola Bibbia e non con l’aggiunta della Tradizione ecclesiastica.
2. Sola Fide. Riceviamo la salvezza eterna con la sola fede e non con l’aiuto delle nostre opere.
3. Sola gratia. Siamo salvati grazie al non meritato favore di Dio, e in nessun senso a causa di eventuali meriti nostri.
4. Solus Christus (soltanto Cristo). Ci aggrappiamo solo a Cristo per la salvezza, non pensando di poter ricevere qualche aiuto anche dalla Madonna, i santi o dalla cosiddetta Chiesa cattolica apostolica
romana.
5. Soli Deo Gloria. Il merito, l’onore, la lode, insomma, tutta la gloria per la nostra salvezza è attribuita esclusivamente a Dio!
L’opera dell’inquisizione è stata efficace, quanto ne rimane un solo esemplare dell’edizione del 1543 del Beneficio, che si trova nella biblioteca della Saint John’s College di Cambridge. Il facsimile di questa copia è stato pubblicato nel 1855 da Churchill Babington, tre secoli e dodici anni dopo che il Beneficio era stato pubblicato a Venezia.
The End.
12 The Benefit of Christ’s Death…, a cura di Churchill Babington, Bell e Daldy/Deighton, Bell e co.,
London/Cambridge 1855.È legalmente disponibile su internet il facsimile dell’unico esemplare rimasto
dell’edizione del 1543 (http://www.archive.org/details/benefitchristsd00palegoog), all’interno di: The
Benefit of Christ’s Death…, a cura di Churchill Babington, Bell e Daldy/Deighton, Bell e co.,
London/Cambridge 1855. Il facsimile ha inizio a p. 105 di Babingto
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