Il periodo natalizio è sempre pieno. Pieno di luci, pieno di regali, pieno di attività.
Molti di noi amano questo periodo. Molti di noi amano decorare casa, comprare regali, preparare un bella cena da condividere con familiari e amici, mettere lucine ovunque e accendere candele.
Ma tutte queste tradizioni, attività, tutti questi regali e queste luci a volte sono solo una facciata che cercano di nascondere la verità: il natale è buio.
Grazie alla tecnologia e alle risorse di cui godiamo possiamo combattere facilmente le tenebre fisiche. Oramai anche le operazioni più complicate come andare a prendere una cosa in cantina di notte o controllare qualcosa nel giardino sono fattibili grazie alle torce sui nostri cellulari.
Credo però di poter affermare che in tante altre aree la battaglia contro il buio non sia ancora stata sconfitta dall’essere umano. Anzi. Abbiamo persone in mezzo a noi che hanno vissuto da vicino gli orrori della guerra. Abbiamo persone che combattono contro la malattia o che sono vicine a persone molto malate. Abbiamo persone che combattono contro forme di lavoro precarie sottopagate e non meritocratiche, o che non trovano proprio lavoro.
Abbiamo persone che combattono contro tenebre meno materiali: l’ansia, la paura, la solitudine.
Uno dei fenomeni più in crescita è la cosiddetta “solitudine sociale”, ovvero essere iperconnessi digitalmente ma senza avere reali relazioni. Leggevo un articolo l’altro giorno, intitolato Solitudine digitale, giovani senza amici ’reali’: uno su quattro non ne ha
Oggi i ragazzi vorrebbero avere tanti amici ma non riescono. Sognano una sana vita “analogica” ma sono sotto il sortilegio digitale. Di pessimo umore. Senza speranze per il futuro. [1]
Ci sono poi persone che combattono contro dipendenze e modi di fare che non sono bastati sull’amore per se stesso e il prossimo. A tutti noi poi capita di pensare e di fare cose di cui successivamente ci vergogniamo e ci pentiamo.
Molte persone quindi combattono contro le tenebre, a prescindere da quanta luce abbiano in casa e a prescindere da quante candele abbiano in casa in questo periodo. Forse anche tu senti un pò il peso di questo buio nella tua vita. Ti senti isolato, impotente, sfiduciato.
Ci sono delle cose che al giorno d’oggi per noi “occidentali” sono difficili da immaginare. è difficile immaginare una notte completamente buia, senza luci artificiali. Quando questa estate mia moglie e io siamo stati in Africa ci è capitato di pernottare in delle strutture dove le luci della nostra struttura erano le sole per kilometri e kilometri. Una vista incredibile, sempre più rara.
La cosa può sembrare incredibilmente romantica, e lo è, ma in realtà camminare nelle tenebre, abitare costantemente al buio non è un’esperienza piacevole. è di questo che parla Isaia, che è un profeta dell’Antico Testamento, vissuto svariati secoli prima dell’anno zero, quando scrive queste parole:
Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte la luce risplende.
Il popolo giudiaco riceve questa profezia in un periodo di oscurità, di depressione spirituale e morale, di sfiducia, di paura. Isaia dice, guardando al futuro: non vi scoraggiate, perché sta per arrivare una luce che spazzerà via le tenebre che condizionano la vostra vita.
Ovviamente noi oggi siamo in una situazione molto diversa. Queste parole di Isaia possono sembrare molto lontane dal nostro contesto, un contesto così pieno di luce, di distrazioni.
Eppure credo che queste parole siano molto attuali. Il buio continua ad essere presente, e continuerà ad essere presente.
Nel racconto futuristico di Ray Bradbury, autore anche di Fahrenheit 451, letto da Vito, i protagonisti, il 24 dicembre 2052, cercano speranza nello spazio, ma restano i problemi di questo mondo, al punto che anche un semplice albero di natale non può essere portato sulla navicella spaziale. Dove cercare, allora, la speranza nel natale buio? Nei raggi luminosi delle miliardi di stelle che illuminano la notte dello spazio. Luce e tenebre.
Quello che fa il padre nella storia è quello che fa anche il profeta Isaia nel suo libro. Entrambi dicono: guardate la luce che arriva, guardate la luce che mette fine alle tenebre, guardate la luce che porta speranza, che porta vita. La luce di cui ci parla Isaia, è evidente nel testo, è Gesù. La stessa esortazione , lo stesso invito di Isaia lo voglio fare a tutti noi qui presenti: rivolgiamo lo sguardo verso il raggio di luce, verso Gesù.
Gesù è la luce in grado di illuminare veramente il tuo Natale.
Chi decide di conoscere personalmente Gesù, leggendo la Bibbia, pregando, parlando con persone che lo conoscono troverà la vera luce, la speranza in grado di illuminare le tenebre di questa vita. Se decidi di lasciarti inondare dalla sua luce non avrai bisogno di fare regali, di preparare cene, di decorare casa, di accendere candele per cercare di non pensare alle tenebre del natale, o della vita. Ma potrai fare tutte queste cose con gioia, come risultato della luce di Cristo nella tua vita. Gli “effetti del Natale” non svaniranno tristemente tra santo Stefano e la befana, perché la luce del Natale ti accompagnerà tutti i giorni, anche nei giorni difficili.
Come può avvenire tutto ciò? Come può la nostra vita cambiare così? La storia del primo natale ci aiuta a capire questo mistero. Dio che si fa uomo, Dio che si fa uomo per farsi conoscere e per immedesimarsi completamente con l’uomo.
E come avviene questo incontro mistico?
La luce in grado di sconfiggere le tenebre, in grado di risollevare il morale, la luce in grado di offrire speranza e vita è…un bambino!
Che cosa incredibile che Dio si è fatto uomo nascendo come tutti noi. Che bello che possiamo ricercare la speranza certa in qualcosa di apparentemente innocuo e debole come un bambino appena nato. Non un imperatore, non un soldato, non un politico, non un filosofo, non un influencer, non un leone da tastiera. Ma un bambino, nato nella povertà, nato in un mondo che non aveva spazio per accoglierlo. Nato per servire. Nato per morire su una croce romana, in modo da prendere su di sè il buio delle nostre vite e scambiarlo con la luce. Isaia sottolinea la speranza riposta in questo bambino:
5 Poiché un bambino ci (a noi!) è nato, un figlio ci (per noi!) è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace,
Sappiamo tutti che Cristo non è nato il 25 dicembre, o il 7 dicembre. Ma in un periodo particolarmente buio come l’inverno, in un periodo in cui le tenebre della notte spingono con più forza e ci ricordano le tenebre della vita, fissa lo sguardo sulla luce di Cristo. Non ti deluderà.
Gesù è la luce in grado di illuminare veramente il tuo Natale.
Come ha cantato Vera
Quaggiù il mio cuore non riesce a trovare molto in cui credere
Ma credo ancora nel Natale
In altre parole credo ancora che nonostante il buio, il fatto che Gesù è nato significa che il nostro natale può essere illuminato.
Gesù è la luce in grado di illuminare veramente il tuo Natale.
[1] https://www.quotidiano.net/cronaca/solitudine-digitale-giovani-senza-amici-reali-kzcycjxf
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