Oggi finiamo la serie di predicazioni fatta sul tema del pastore. Abbiamo ascoltato Daniele Rebecchi parlarci
della figura e dell’autorità del pastore. Abbiamo visto con Mark Oden le qualifiche del pastore e nello
specifico che il pastore dovrebbe essere irreprensibile in famiglia, nella vita quotidiana e nell’insegnamento
della Parola. Abbiamo ascoltato, domenica scorsa, Stefano Mariotti, il quale ci ha ricordato che il cuore del
pastore è caratterizzato dall’amore, un amore biblico, un amore pratico, un amore sincero.
Una cosa che è venuta fuori è che i pastori sono sotto l’autorità del supremo pastore, Cristo Gesù, come dice 1 Pietro 5. Nel Vangelo di Giovanni Gesù parla in questo modo di sé stesso:
Giovanni 10:14-15“Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi
conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.”
Il modello al quale ogni pastore, e ogni credente, deve aspirare è Cristo stesso. Cristo è il modello del pastore
perfetto. E Cristo è l’unico pastore perfetto mai esistito e che mai esisterà. Questa è una cosa liberatoria: non stiamo cercando qualcuno di perfetto, perché solo Cristo è perfetto e Cristo non smetterà mai di essere il pastore della sua chiesa universale. Quindi non stiamo cercando qualcuno che sia perfetto, per quell abbiamo già Cristo, ma qualcuno che voglia essere sempre più simile a Cristo.
Dobbiamo quindi andare a Gesù per scoprire le sue caratteristiche e lasciare che siano queste a delineare le caratteristiche che ricerchiamo in un pastore per La Torre.
Matteo 11:25 In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. 27 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo.
28 Venite a me, voi tutti che siete af aticati e oppressi, e io vi darò riposo. 29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».
Vangelocentrico
Il testo di oggi si può dividere in due parti. La prima, versetti 25-27 è una preghiera di lode del Signore Gesù al Padre. E in questa preghiera c’è un elemento che viene rimarcato e che è fondamentale per un buon pastore: il vangelocentrismo.
Notate insieme a me se questa caratteristica è presente nelle parole di Gesù.
Come viene definito dal Figlio il Padre? Come colui che governa sul cielo e sulla terra. Il Vangelo ci ricorda
che Dio è il sovrano.
Per cosa loda il Figlio il Padre? Per il mistero della salvezza che è stato nascosto ed è stato rivelato ai piccoli.
Il pastore della Torre deve essere un uomo che riconosce, lodando, la propria piccolezza e la grandezza di
Dio, la propria necessità di un salvatore è la gratuita salvezza in Cristo Gesù.
Il versetto 27 ci ricorda un’incredibile verità vangelocentrica: ogni cosa è stata affidata dal Padre al Figlio.
Gesù è sovrano su ogni singola cosa che l’universo contiene è questo è buona notizia, è vangelo, per noi
piccoli essere umani e piccoli pastori. Possiamo confidare e gioire del fatto che Gesù ha il controllo e non lo abbiamo noi, a prescindere da quanti documenti di chiesa scriviamo, a prescindere dalle nostre mancanze, a prescindere dal successo o insuccesso della nostra cura pastorale. Il Figlio ha in mano ogni cosa, inclusa la chiesa, ed è sempre il Figlio che, in accordo con il Padre, determina a chi rivelare la sua identità e il suo legame con il Padre.
I pastori che vogliamo nella nostra chiesa sono pastori che riconoscono la propria piccolezza e la grandezza e la sovranità di Cristo. Pastori che riconoscono continuamente che il Signore porta avanti il suo piano, come dice il versetto 27, perchè così gli è piaciuto, perchè così gli è parso giusto o buono.
I pastori della Torre devono essere uomini che basano la propria vita e il proprio servizio sulla buona notizia
del Vangelo, che ci ricorda della nostra condizione disperata davanti a Dio, ma anche del fatto che Dio abbia voluto preparare e rivelare un piano di salvezza, un modo per conoscere, attraverso il Figlio, il Padre.
Disposto ad andare a Cristo
Nella prima parte del testo troviamo, quindi, nella preghiera di Gesù, la caratteristiche del vangelocentrismo.
Dio e la sua buona notizia al centro di ogni cosa, sopra ogni cosa.
Nella seconda parte del testo di oggi, versetti 28-30, troviamo un invito da parte di Gesù, un invito rivolto
alla folla che lo ascoltava (11:7) ma anche a tutti i lettori del Vangelo di Matteo. Si tratta di un invito dal forte connotato salvifico, ma che si applica poi anche quotidianamente alla vita di tutti coloro che lo vogliono
seguire e tutti coloro che lo vogliono servire, per esempio nel ruolo di pastori di una chiesa locale. Un invito nel quale troviamo altre caratteristiche che ho sempre definito con “Disposto a…”. Questo per ricordarci che solo Cristo Gesù impersonifica queste caratteristiche in maniera perfetta. Nessun pastore può esprimerle
senza sbagliare mai. Ma il pastore è una persona disposta a fare queste cose, con un atteggiamento che punta costantemente, tra sbagli, cadute e peccati, a praticare queste caratteristiche.
Rileggiamo il versetto 28: Venite a me, voi tutti che siete af aticati e oppressi, e io vi darò riposo.
Il pastore deve essere una persona disposta ad andare a Cristo. Se è vero che il Signore è sovrano e determina e governa, è anche vero che il Signore richiede le nostre decisioni e la nostra volontà. Il pastore deve essere una persona disposta ad andare dal Signore. Una persona che davanti alle difficoltà, ai pesi della vita e del ministero, non cerchi di risolvere le cose da sé ma che vada a Cristo per ricevere il riposo di Cristo. Una persona che, quando tentata di mollare tutto quanto, vada a Cristo. Una persona che gode del riposo di Cristo.
Disposto a prendere il giogo di Cristo
Disposto ad andare a Cristo, quindi. E in che modo il Signore ci da riposo quando andiamo a lui? Prendendo il suo giogo.
29 Prendete su di voi il mio giogo. Sembra quasi un paradosso. Riceviamo il riposo di Cristo
lavorando.
Il giogo, come sapete, era uno strumento che si metteva su dei buoi in modo che lavorassero e
camminassero nella stessa direzione. Andare al Signore non è sufficiente, se non si è disposti a seguire la
direzione che il Signore ha per la tua vita. Gesù in altre parole sta descrivendo la vita cristiana come un
discepolato attivo e sottomesso al Signore e alla sua volontà.
Questo vale per tutti gli aspetti della vita. Vale per la santità e la lotta al peccato, che devono essere in
accordo con le linee guida della Parola di Dio.
Vale per la gestione dei soldi, che deve essere effettuata con un occhio di riguardo per la donazione generosa.
Vale per l’amore per Dio e per il prossimo.
Vale per il praticare la giustizia, l’integrità e l’onestà.
Vale per l’impegno evangelistico e missionario.
Ma vale anche per la chiamata che ricevi dal Signore per mezzo della sua parola, attraverso lo Spirito Santo che dimora in te e mediante il suo popolo, la chiesa. Se il Signore ti sta chiamando a sacrificare la tua vita, il tuo comfort, i tuoi sogni per servire la chiesa e il regno, devi sottometterti al suo giogo e camminare verso la meta che lui ha scelto per te.
Questo è il tipo di pastore che vogliamo per la Torre, un pastore disposto a prendere il giogo di Cristo. Un
pastore che ci mostri chiaramente, a tutti noi, cosa vuol dire seguire Cristo, in modo che tutti noi possiamo fare lo stesso con le nostre vite, lì dove il Signore ci ha chiamato a seguire il suo giogo: a scuola,
all’università, a lavoro, in famiglia.
Nel nostro caso, un pastore disposto a servire nella città di Pisa, contraddistinta da vari fattori, come i pisani, l’università, la comunità internazionale, che rendono questo territorio difficile, umanamente parlando. Ma se questo è il posto dove il Signore ti sta chiamando a servirlo, allora devi essere disposto a prendere il suo giogo.
Disposto ad imparare da Cristo
Disposto ad andare a Cristo. Disposto a prendere il giogo di Cristo. E poi? Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me. Un uomo disposto ad imparare da Cristo. Una persona, come si dice in inglese, teachable, ovvero una persona disposta ad imparare. Quindi, innanzitutto un tratto caratteriale. Un atteggiamento sempre disposto ad imparare, non una persona che pensa di essere arrivata, non una persona piena di sé.
Qual è l’oggetto di studio di una persona che vuole imparare?
Cristo, ovviamente. Conoscere chi Cristo è, cosa fa, come opera. Il credente, e ancora di più il pastore, è una persona che vuole conoscere sempre di più Cristo. Lo studia nella Bibbia e ci parla in preghiera, che sono le due fondamenta sulle quali si basano tutte le attività di un pastore.
Ma non si ferma qui. Il pastore è una persona sempre disposta ad imparare. Imparare come Cristo ha operato nel corso della storia della Chiesa, imparare quello che hanno condiviso credenti che hanno vissuto prima di noi. Imparare quello che Cristo sta facendo in questo momento nel mondo, parlando con altri credenti, con pastori, con teologi, con missionari, leggendo.
Il pastore deve studiare il gregge che il Signore gli ha affidato. Deve monitorare il gregge, sapere il nome, la storia, le sfide, gli interessi delle pecore che gli sono state affidate. Il pastore deve imparare da altri pastori come fronteggiare casi pastorali spinosi. Deve confrontarsi con persone che sono state guidate dal Signore a compiere questo servizio per più anni di lui. Una delle cose più preziose del far parte di reti come Impatto e SMG è avere la possibilità di potersi confrontare con pastori, fratelli e sorelle che sono impegnate come noi in contesti di chiesa locale.
Ma il pastore deve anche studiare la cultura attorno a se stesso e attorno alla chiesa. Cosa credono le persone di Pisa? Quali sistemi di credenze sono attuali nell’università, tra i luoghi di lavoro, nelle palestre e all’Arena Garibaldi, lo stadio del Pisa? In che modo Cristo vuole rispondere alle visioni del mondo delle persone che incontriamo al negozio? Quali sono gli idoli, i salvatori funzionali che stanno adorando le persone che ci circondano a Pisa? I progetti nei quali la chiesa è coinvolta, come il Christian Academics, il GBU, il corso d’italiano, il gruppo giovani, gli eventi evangelistici sono ottimi posti per praticare questo studio.
Il pastore della Torre deve essere costantemente impegnato a studiare Cristo, la chiesa e il mondo che lo
circonda.
Disposto ad avere il cuore di Cristo
Disposto ad andare a Cristo, a prendere il suo giogo e imparare da lui. perché io sono mansueto e umile di cuore. I pastori che vogliamo per la nostra chiesa sono pastori che hanno il cuore di Cristo, umile e
mansueto.
Persone che hanno imparato e studiato, ma che insegnano, guidano, cibano, riprendono con amore e
mansuetudine. Sapete chi non agiva in questo modo? I capi religiosi del popolo di Israele, quei capi che
Gesù, il buon pastore, era venuto a condannare e rimpiazzare. Più avanti nel vangelo di Matteo, Gesù
afferma:
Matteo 23:1 Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, 2 dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla
cattedra di Mosè. 3 Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. 4 Infatti legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.
Il cuore di Cristo e di conseguenza il cuore dei pastori che vogliamo per la nostra chiesa è contraddistinto
dall’umiltà e la mansuetudine. I pastori per primi devono portare i pesi, alleggerire il gregge, servire le
pecore impazzite, testarde, ferite, randagie. Le pecore che si sono perse, le pecore che stanno male, le pecore che sono allontanate. Ci saranno momenti in cui i pastori devono riprendere, devono disciplinare, devono usare l’autorità, ma devono farlo sempre con il cuore mansueto e umile di Cristo. Un cuore che porta i pastori a perdonare, a cercare la riconciliazione.
Un cuore mansueto e umile che porto Cristo, il Messia, il Figlio di Dio, a diventare il Re servitore:
Giovanni 13:2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di
Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise
dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del
quale era cinto.
Disposto a godere del Vangelo di Cristo
Abbiamo iniziato con il Vangelo e concludiamo con il vangelo: e voi troverete riposo per le anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».
Il paradosso del riposo da trovare nel lavoro è solo apparente. Non fraintendetemi. Seguire il Signore è
faticoso. Servire una chiesa, caro Samu, è frustrante, umiliante, stancante. Spesso ci si sente incompresi,
maltrattati, svogliati. Ma in tutto questo è possibile trovare riposo in Cristo, perché il suo giogo è dolce e il suo carico leggero. è possibile trovare riposo sotto il giogo di Cristo perchè è lui che porta il peso, non noi. è Lui che è già morto sulla croce, lui che è già risorto, lui che ha già conquistato la vittoria, lui che governa e
protegge già la sua chiesa.
Il riposo, la gioia, la dolcezza della vita del pastore della Torre non viene dai successi o dagli insuccessi della chiesa, non viene dal numero delle conversioni o dei battesimi. Non viene dal numero di eventi che si organizzano. Non viene dai complimenti. Ma viene dal Vangelo di Cristo. Il Cristo che ha sacrificato se
stesso su una croce, prendendo il nostro posto, il nostro peccato la nostra vergogna, i nostri sbagli, i nostri pensieri sballati, le nostre emozioni fuori controllo, per darci in cambio riposo, perdono, pace, libertà.
Otto anni fa abbiamo iniziato a sognare di vedere una chiesa che vive il Vangelo nel cuore di Pisa. E i pastori che vogliamo per la nostra chiesa devono vivere il Vangelo nel loro cuore, essere disposti ad essere sempre più come Cristo, per servire questa chiesa e questa città.
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