L’altro giorno mi hanno raccontato una storia realmente accaduta. Un servitore a tempo pieno, di domenica pomeriggio, ha tagliato l’erba in un quartiere, disturbando tra l’altro le persone che dopo una settimana di lavoro si stavano riposando. Una signora della chiesa, dopo qualche giorno, ha parlato con l’uomo che aveva tagliato l’erba, confidandogli che non gli sembrava una scelta giusta fare questo tipo di lavoro di domenica. La risposta del signore è stata: “Ma non siamo più sotto la legge!”
Quella che può sembrare una questione frivola nasconde, però, un quesito interessante e fondamentale. L’arrivo di Cristo ha annullato la legge, ha trasformato la legge, ha mantenuto la legge? Qual è il rapporto tra il Vecchio e il Nuovo Testamento? Quanto peso dobbiamo dare all’Antico Testamento, e in che modo dobbiamo farlo? Il testo di oggi risponde in parte a questa domanda fondamentale. Si tratta di una risposta appunto parziale, ma chiave per capire come interpretare questa questione. Andiamo a leggere insieme Matteo 5:17-20
Matteo 5:17 «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento[d].
18 Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota[e] o un apice[f] passerà dalla legge senza che tutto sia adempiuto.
19 Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli.
20 Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei[g], non entrerete affatto nel regno dei cieli.
L’adempimento della legge
Gesù ha iniziato il sermone sul monte descrivendo gli abitanti del Regno dei cieli. In primo luogo abbiamo osservato la natura di Cristo e di conseguenza del suo discepolo. Essi sono beati perchè sono: poveri in spirito, afflitti, i mansueti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, si adoperano per la pace, e perseguitati per motivo di giustizia. Queste sono le caratteristiche di Cristo e i suoi discepoli. Una tale identità si manifesterà pubblicamente nel mondo attraverso la persecuzione da parte del mondo ma anche attraverso la preservazione, l’arricchimento, l’illuminamento del mondo per mezzo del sale e la luce di Cristo.
Come è possibile fare tutto questo? Come è possibile essere testimoni fedeli al Signore in questo mondo? Beh, Gesù ce lo spiega nel resto del suo sermone. E da dove inizia? Gesù inizia dalla legge e i profeti, ovvero dal Vecchio Testamento.Se Gesù avesse rinnegato la Parola, allora sarebbe andato contro quello che la Parola stessa aveva rivelato di Dio. La Parola di Dio al centro! Un ottimo promemoria all’inizio di una predicazione.
Matteo non ha ancora riportato di scontri fra Gesù e i suoi contestatori, ma Gesù cerca di ovviare a qualsiasi polemica mettendo ben in chiaro che lui non è venuto ad abolire la legge. Gesù non è venuto per abolire ma è venuto per portare a compimento. Il verbo greco che viene tradotto con “portare a compimento” non è facile da tradurre. Gesù sta dicendo di essere venuto per compiere la legge, per validare la legge? Ovvere che tramite il suo atteggiamento avrebbe confermato e compiuto ogni aspetto della legge. In un certo senso è vero, ma si porrebbe troppa enfasi sulle azioni di Cristo e non sul suo insegnamento, che in alcuni aspetti cancella la legge.
Secondo qualcuno il senso sarebbe di “portare alla luce”, spiegare la legge. In un certo senso è vero, ma secondo degli studiosi questa interpretazione sarebbe difficile da giustificare con l’originale greco. Lo stesso è vero per l’interpretazione secondo la quale il testo significherebbe che Gesù “riempie” la legge, dandole l’interpretazione più piena, migliore, addirittura trascendentale. Forse è quello che Gesù effettivamente fa se consideriamo tutto il Vangelo, ma probabilmente non è quello che questo testo specifico dice.[1]
L’interpretazione più probabile è che Gesù sta dicendo che lui è venuto per adempiere la legge e i profeti. Matteo l’evangelista è molto interessato a dimostrare che Gesù è l’adempimento di ogni cosa, l’adempimento di ogni aspettativa e promessa fatta dalla legge e dai profeti.
Gesù quindi non è solo venuto per adempiere la legge con i suoi insegnamenti e le sue azioni, ma Gesù stesso è l’adempimento della legge. La questione non è come Gesù si relazioni con il Vecchio Testamento, ma piuttosto come il Vecchio Testamento si relazioni con Gesù. L’enfasi è su Gesù.
Avete presente quando si dice che quando “il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”? Lo scopo della mano del saggio è mostrare la luna, non di attirare l’attenzione verso il dito. Lo scopo del Vecchio Testamento è mostrare, mettere al centro Cristo, e non il contrario. Non è Gesù che deve spiegare il Vecchio Testamento, ma è il Vecchio Testamento che deve spiegare Gesù. Tutto porta a Gesù!
Un teologo ha scritto:
“Tutto il Vecchio Testamento, tanto la legge quanto i profeti, puntavano verso quello che Gesù ora ha messo in atto… Gesù realizza tutto quello che il Vecchio Testamento attende con ansia; il suo insegnamento trascenderà la rivelazione veterotestamentaria ma lungi dall’abolirla ne è esso stesso il raggiungimento prefigurato.”[2]
Noi siamo abituatissimi a parlare di Gesù, a parlare di quello che Gesù ha fatto. Ma dobbiamo sempre ricordarci che quello che Gesù ha fatto, tramite la sua venuta è straordinario, è unico. Con la sua venuta, con l’adempimento, Gesù ha dato il via e ha fatto partire un piano di portata universale che stravolge ancora oggi le nostre vite.
La legge deve essere interpretata alla luce di Cristo, predicata e vissuta
Qual è l’applicazione di questa verità? Che la legge, anche la più piccola parte, si adempie nella prospettiva del Regno in Cristo Gesù.
Rileggiamo insieme il versetto 18: Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota[e] o un apice passerà dalla legge senza che tutto sia adempiuto.
Intanto l’espressione “in verità vi dico.” Ho scoperto che questa espressione si trova ben 31 volte in Matteo. Giovanni usa l’espressione “in verità in verità vi dico,” 22 volte. Tutti noi abbiamo delle parole o espressioni che usiamo frequentemente che ci contraddistinguono. L’espressione “in verità vi dico” è la firma che identifica i discorsi di Gesù. Nessun altro maestro la usava. Ma non è soltanto un espediente retorico. è la dimostrazione che solo Gesù è in grado di sbloccare il vero significato della legge, dei profeti, dell’antico testamento ma in realtà di tutto ciò che ha a che fare con il suo regno.
E cosa ci vuole dire in questa occasione? Lo iota (yod) è la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico ed è spesso facoltativa nella scrittura. L’apice potrebbe essere o la lettera waw, anch’essa facoltativa, o un segnetto che distingueva delle lettere da altre. Sono le parti più trascurabili della legge. Eppure notate come per il Signore Gesù ogni minima lettera della parola, anche le lettere che sembrano più insignificanti, devono avverarsi prima dell’instaurazione dei nuovi cieli e della nuova terra. In altre parole il Signore tornerà, il Regno si manifesterà completamente, la nuova Gerusalemme sarà abitata soltanto quando tutta la legge, tutta la parola sarà adempiuta. E Gesù ha già detto come si adempie la parola. Come? In Cristo! Quello che Gesù ha fatto, fa e farà definisce il tempo, definisce la vita, definisce la nostra identità ed esistenza.
Quando si parla della legge e del vecchio testamento tendiamo a fare due cose. Tendiamo a cercare la risposta in due estremi. Da una parte ci sono coloro che dicono: aboliamo la legge, aboliamo l’antico testamento. Il Signore Gesù è venuto per liberarci dal peso della legge e ci sono tanti versetti che lo dimostrano. Vero! Però ci sono anche altri versetti che dimostrano il contrario, come quelli di oggi. E quindi alcuni preferiscono andare nell’altro estremo e dire “dobbiamo mantenere intatta la legge e seguirla alla perfezione.” Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo abolire o dobbiamo mantenere?
Perché facciamo così? Perché ci piacciono le soluzioni facili. Perché ci piacciono le soluzioni che richiedono il minimo sforzo. Amiamo Amazon perché ci permette di comprare ciò che vogliamo senza uscire di casa e riceverlo senza uscire di casa.
Ma non possiamo applicare la mentalità Amazon a Dio e la sua parola. È una parola che va meditata e studiata e va fatto usando Gesù come chiave interpretativa. Dobbiamo usare Gesù per interpretare la Parola.
È giusto tagliare l’erba di domenica? Forse è una domanda che non ha una risposta chiara. Non si può dire “si perché è scritto nella legge” o “no perché non siamo più sotto la legge.” Bisogna dire sì oppure no alla luce di Cristo, avendo interpretato l’insegnamento biblico alla luce della persona di Cristo Gesù. Bisogna interpretare la Bibbia dalla prospettiva del regno di Cristo.
È un lavoro difficile a volte, faticoso, ma fondamentale. Notate come il versetto 19 metta in risalto l’importanza di uno studio e di una interpretazione corretta non soltanto delle grandi verità bibliche, ma anche di quelle più piccole e “trascurabili”. E mi domando: abbiamo questa opinione così alta della Parola di Dio, della Bibbia? Che niente è trascurabile?
Oppure prendiamo solo quello che ci torna comodo? Crediamo nell’inerranza della Bibbia, che è senza errori e che se non capiamo qualcosa il problema siamo noi e non la Bibbia? Il grido che ha accompagnato la riforma protestante, sola scriptura, è un mantra vero anche per noi? Ci sottomettiamo sempre e solo alla Parola come unica fonte di rivelazione divina che ha autorità su tutta la nostra vita? La posta in gioco è altissima! Le conseguenze possono essere tremende!
Se interpretiamo male gli insegnamenti biblici, li vivremo male e li predicheremo male. Questo è vero per chi ancora non crede in Gesù. Se fraintendiamo o interpretiamo male la persona e l’opera di Cristo non potremo essere salvati. Ma è vero anche per coloro che hanno riconosciuto in Cristo Gesù il Figlio di Dio che è venuto per donare vita eterna a coloro che credono in lui e nella sua morte sostitutiva come unica via per la salvezza.
Ma è vero anche per i credenti. Vedete che nel versetto 19 Gesù non sta parlando di coloro che non credono, ma sta parlando dei cittadini del Regno dei cieli. Ovvero persone che hanno capito chi è Gesù, come molti di noi qui questa sera, persone che sono state accettate nel Regno, ma poi si perdono in degli aspetti oltre a quelli centrali riguardo a Cristo. Persone che capiscono male, vivono male, predicano male. Quante volte approcciamo con leggerezza uno studio biblico, una discussione su Dio senza preoccuparci che la nostra leggerezza potrebbe influenzare negativamente chi ci sta ascoltando?
E ci sono conseguenze per questo atteggiamento. Persone così verranno chiamate minime nel Regno dei cieli. è un pò come avere una Ferrari, capire che cos’è e a cosa serve una Ferrari, e poi usarla per fare un rally invece che sulle strade. Arriverai a destinazione, ma non come l’ideatore della Ferrari avrebbe voluto. Quando usiamo male la Parola di Dio, perdiamo l’opportunità di godere delle benedizioni che Dio ha in serbo per i suoi figli.
Dall’altra parte invece ci sono coloro che si sforzano di interpretare correttamente la Parola alla luce dell’adempimento portato da Cristo e che poi, importante, annunciano questi insegnamenti e li vivono. Lo studio della Parola non è fine a se stesso, ma deve impattare la nostra vita e la vita delle persone che ci sono attorno. In questo modo saremo sale e luce. è qualcosa che tutti abbiamo provato. L’altro giorno parlavo con una persona che mi diceva che realizzare che Cristo è perfetto e quindi lei non deve esserlo ha stravolto la sua vita. Questa persona può quindi vivere la sua vita sollevata dalla pressione di essere perfetta, e può dirlo anche ad altre persone. Da quando io ho capito e realizzato che la nuova nascita comporta libertà dalla schiavitù del peccato, ho potuto affrontare le mie tentazioni in maniera diversa e ho potuto aiutare altre persone a farlo. Le verità bibliche, comprese correttamente, hanno un impatto positivo sulle nostre vite e sulle vite delle persone che ci sono attorno. Tornando all’esempio iniziale: cosa vuol dire che Cristo è il nostro riposo? Che implicazioni ha sulla nostra vita?
Verità come queste ci rendono grandi nel regno dei cieli, Non perché noi lo siamo, ma semplicemente perché la via tracciata per noi da Dio ci porta a vivere come Dio vuole e a far vivere le persone che ci ascoltano come Dio vuole. Che bel modo di spendere le nostre vite!
Legalismo? Antinomismo? No, giustizia!
Come ho detto prima, quando si tratta della legge di Dio, soprattutto quella espressa nell’Antico Testamento, facilmente corriamo il rischio di scegliere una delle due estremità.
“La legge è importante, dobbiamo fare tutto quello che dice la legge” è l’atteggiamento che avevano i credenti ebrei rispetto ai credenti gentili, i quali venivano forzati ad essere circoncisi. Ma è anche l’atteggiamento dei farisei, che credevano che la soluzione fosse nella rigida osservazione della legge, e più era rigida e meglio era. Questo modo di fare può essere definito legalistico, legato alla legge. è un modo di fare spesso saccente, da persone che enfatizzano la loro comprensione della legge di Dio.
Dall’altra parte invece abbiamo coloro che dicono “la legge è stata superata dalla grazia di Cristo.” Questo è l’atteggiamento che alcune chiese del Nuovo Testamento avevano. Pensavano che la grazia di Dio cancellasse ogni tipo di legge e che quindi si poteva fare quello che si voleva. Questo modo di fare può essere definito antinomistico. Antinomismo infatti viene da due parole greche, anti, contro, e nomos, legge. è un modo di fare che lascia molta libertà, che chiude un occhio di fronte al peccato, che si nasconde vigliaccamente dietro alla stupenda grazia.
Quale di queste vie è da percorrere? Quale di queste vie onora il Signore? Nessuna delle due, ovviamente.
Versetto 20 Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.
L’obiettivo per Gesù non è solo legge o niente legge. Non è questa la soluzione. Per Gesù l’obiettivo è la giustizia. I farisei sembravano giusti, ma enfatizzavano la legge a discapito della vera giustizia. Infatti la giustizia apparente dei farisei non è ritenuta sufficiente da Gesú. Non perchè Gusù volesse una legge ancora più rigida, ma perchè, evidentemente, la legge si trovava In Israele tanti avevano dimenticato e annullato la legge, e quindi vivevano nel peccato pensando che non fosse un problema. Gesù dice: la giusta interpretazione della Bibbia, del Vecchio Testamento ma anche del Nuovo è quella che porta alla giustizia. Si tratta di un tema centrale in tutto il sermone e centrale per Gesù. L’obiettivo deve essere la giustizia.
Gesù ha già detto, al versetto 6, Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, e, al versetto 10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. E Gesù, in conclusione al suo sermone dirà: 33 Cercate prima il regno {di Dio} e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più.
In che cosa consiste la giustizia di cui parla Gesù? Non nel semplice rispetto meccanico della legge. Né tantomeno nell’assenza di legge. Non nel legalismo. Non nell’antinomismo.
La giustizia, per Gesù, è una relazione d’amore con Dio che porta all’ubbidienza. La giustizia di Gesù significa voler conoscere, relazionarsi veramente con Dio in modo da fare la sua volontà e in modo da glorificarlo. Vedete che c’è un equilibrio tra la grazia relazionale e la legge.
Quindi quando interpretiamo la Parola di Dio per cercare di capire come non scadere nel legalismo o nell’antinomismo, le domande che ci dobbiamo fare sono: in che modo mi fa conoscere meglio il Signore? In che modo mi fa relazionare con il Signore? In che modo mi porta ad amare di più il Signore? In che modo mi porta ad ubbidire di più il Signore? In che modo mi porta a glorificarlo di più? Solo in questo modo la legge sarà veramente adempiuta. Solo in questo modo le legge verrà adempiuta. La legge verrà rivelata in Cristo in tutta la sua bellezza trasformando le vite in santificazione e glorificazione. Gesù stesso nel prosieguo del discorso farà degli esempi. Gesù prenderà degli esempi dell’Antico Testamento e dirà “Voi avete udito che, ma io vi dico…”. Io sono la chiave di lettura per interpretare la Parola di Dio.
Il Signore continua a parlarci ancora oggi. E già questo è incredibile. Il Signore continua a rivelare se stesso per mezzo della Parola. Non accontentiamoci di facili interpretazioni. Lavoriamo per capire come Gesù adempie la sua Parola, in che modo ci porta ad amare e conoscere meglio il Padre e poi mettiamola in pratica, in modo da benedire, edificare le persone della nostra chiesa e oltre la nostra chiesa.
[1] Vedi R. T. France, Il Vangelo secondo Matteo, e D. Carson, EBC, Vol. 8: Matthew, Mark, Luke
[2] France, Il Vangelo secondo Matteo, 146-7.
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