Mancano meno di due settimane al ritiro di chiesa, il nostro settimo ritiro di chiesa! Non sto dando gli annunci ma voglio iniziare questo messaggio anticipandovi quale sarà il tema per il ritiro: Leader Spirituali!
Leader Spirituali sarà il tema del ritiro e anche di questo nuovo anno di chiesa. Sono convinto che per la prossima fase della nostra chiesa sarà importante che tutti cresciamo come leader chiamati a servire in modo spirituale nel Regno di Dio e sono convinto che alcuni di noi saranno chiamati a rivestire ruoli specifici di leadership nella nostra chiesa.
Per questo motivo sono contento per il testo di oggi. Per capire la leadership spirituale abbiamo prima bisogno di capire il messaggio di oggi. Come farlo? Da dove viene la capacità di servire nel Regno di Dio? Lo vediamo insieme nel brano di oggi. Magari ti senti impreparato, vorresti fare ma non sai da dove iniziare. Oppure ti senti pronto, ma non ti senti valorizzato. Attraverso il brano di oggi il Signore ci vuole parlare e rispondere proprio a queste domande.
Leggiamo insieme da Matteo 6.
6 «Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli.
2 Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. 3 Ma quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, 4 affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
5 «Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
…
16 «Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. 17 Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, 18 affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Avrete sicuramente notato che ci sono delle parole che si ripetono in questo brano. Quali sono? Premio e ricompensa, ipocriti, segreto, Padre.
Riprendiamo la nostra serie di predicazioni sul sermone sul monte di Cristo Gesù, il sermone che definisce le basi del Regno dei cieli.
Fin’ora abbiamo visto che Gesù inizia questo discorso rivoluzionario presentando le beatitudini, che sono beatitudine in forte contrasto con le beatitudine del mondo. I beati infatti sono i poveri in spirito, gli afflitti, i mansueti, gli assetati e affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i perseguitati. Abbiamo visto che chi vive ricercando queste beatitudini ha un impatto sul contesto che lo circonda, come lo hanno il sale e la luce. Questo Regno celeste è basato su una legge perfetta, che il credente deve seguire, ma che al momento non riesce, a causa del suo cuore. Per questo è necessaria la figura di Gesù, che adempie perfettamente alla legge.
Grazie a Gesù possiamo accogliere e fare nostro l’ultimo versetto del capitolo 5: 48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. Grazie a Cristo Gesù possiamo praticare la giustizia, che abbiamo già definito come amare e conoscere il Signore in modo da mettere in pratica la sua Parola, per mezzo di Cristo.
Il rischio nel praticare la giustizia
Ora però viene il bello. Ora tocca a noi mettere in pratica questa giustizia. Gesù ci porta a riflettere praticamente su cosa vuol dire praticare la giustizia. E i versetti che abbiamo letto ci mettono in guardia rispetto ad un rischio intrinseco del praticare la giustizia.
Il rischio è quello di volersi mettere in mostra nel nostro praticare la giustizia che abbiamo ricevuto per i meriti di Cristo. Il rischio è di prendere il bene che Dio ha fatto e usarlo come strumento per mettere in risalto noi stessi. C’è una parola che Gesù usa ripetutamente al versetto 2, 5 e 16 per descrivere questo comportamento: ipocrita.
Penso che tutti sappiamo cosa voglia dire ipocrisia, ma condivido con voi lo stesso una definizione:
Ipocrisia: Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole.
Leggendo questa definizione mi è venuto in mente l’inizio della nostra storia, la storia dell’umanità. Ricordate le parole del serpente ad Eva, un misto di falsi buoni sentimenti e di falsa disposizione, con il solo scopo di ingannare Adamo ed Eva. Cosa cercava satana? Gloria personale, fama, potere, attenzione.
Se pratichiamo la giustizia in modo ipocrita, se pratichiamo la giustizia perché in fondo ci piace essere visti, ci piace essere lodati e acclamati, allora stiamo non soltanto ingannando gli altri, ma non stiamo praticando una giustizia che porta a riconoscere e lodare il Signore. Stiamo derubando il Signore della gloria che gli è dovuta.
Ho detto che si tratta di un rischio intrinseco. La nostra natura, anche se siamo nuove creature spirituali, la nostra natura carnale vuole emergere, vuole continuare a primeggiare, vuole farsi vedere, notare. La prima cosa, pratica, che dobbiamo fare alla luce del testo è domandarci: stiamo praticando la giustizia in maniera ipocrita? Usiamo le cose del Signore per farci vedere dagli altri, per farci notare?
Pensa alle cose che fai in chiesa, pensa a come le fai, pensa alle cose che ti piacerebbe fare. Cosa ti motiva? Cosa ti spinge? Ricevere la lode degli uomini? Se è questo a motivarti questo sarà anche l’unico premio che riceverai.
Se sei come me c’è molto per cui chiedere perdono in questa area. Quante volte, Signore, prendo la bellezza del Regno dei cieli, la potenza della salvezza di Cristo, i doni dello Spirito e uso tutto questo per accrescere il mio ego, per cibare la mia natura carnale. Ma si tratta di una strada che non porta a niente di buono.
Sono stato molto rattristato l’altro giorno dal venire a sapere la notizia che un pastore che stimo, che ho sentito predicare è caduto nell’adulterio.
Carissimi, dobbiamo fare attenzione a non praticare la giustizia davanti agli uomini, come dice Gesù proprio all’inizio di Matteo 6. Se mettiamo noi al centro faremo solo danni, nelle nostre famiglie e nella chiesa. Se mettiamo noi al centro, noi diventeremo la cosa più importante. La nostra reputazione, la nostra fama, il nostro piacere, la nostra soddisfazione, il nostro orgoglio. Quasi quotidianamente sentiamo di coppie che divorziano, di chiese che si dividono, di credenti, pastori, diaconi che convivo con il peccato, di persone che sono così interessate al proprio interesse da mettere a repentaglio l’unità della chiesa.
Il modello per praticare la giustizia
In contrasto al rischio del praticare la giustizia davanti agli uomini, Gesù presenta il modello corretto per praticare la giustizia del regno. Questo modello può essere riassunto in 2 parole, 2 parole fondamentali per praticare la giustizia del Regno, 2 parole alle quali tornare quando valutiamo la nostra vita di discepoli: nel segreto.
Credo che in questo testo l’obiettivo di Gesù non è di abolire il servizio e il ministero pubblico. In altre parole Gesù non ci sta dicendo che quando pratichiamo la giustizia questa cosa non può essere anche pubblica.
Abbiamo già visto all’interno del Sermone del Monte, al capitolo 5, che i discepoli devono vivere in modo molto pubblico, 5:16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Credo che l’elemosina, la preghiera e il digiuno possono anche essere attività pubbliche. Allora come oggi si può parlare apertamente di donazioni e di aiuti per i più bisognosi, come dimostra anche Paolo nelle sue lettere. Allora come oggi è importante pregare pubblicamente. Allora come oggi si possono avere dei momenti di digiuno pubblici, magari promossi all’interno della chiesa per un periodo o scopo specifico.
Queste cose possono essere pubbliche, ma devono fuoriuscire dal segreto, devono essere la manifestazione pubblica di una realtà segreta. Come credenti, come leader spirituali, dobbiamo coltivare e praticare la giustizia nel segreto in modo che, se e quando verrà esposta, se e quando verrà messa sotto i riflettori tutte le persone, sia chi compie il gesto sia chi ne beneficia, potrà dire: “gloria al Padre che è nei cieli! Noi vogliamo che tu cresca, che tu sia conosciuto. Noi non siamo nulla, siamo solo strumenti che tu stai utilizzando. Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza,perché tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono».” (Apocalisse 4:11).
Noi saremo in grado di praticare la giustizia, evitando il rischio intrinseco, se ci concentriamo più di quello che succede nel segreto che di quello che succede nel pubblico.
La cosa bella è che Gesù non solo ci dice cosa è meglio, quindi praticare la giustizia nel segreto invece di ricercare la gloria pubblica personale, ma ci offre anche due ottimi motivi per farlo. Li avete notati nel testo (4, 6, 18)?
- Per essere visti dal Padre
- Per essere ricompensati dal Padre
1. Per essere visti dal Padre
L’unico Dio è il nostro Padre celeste, che vede nel segreto. Quando pratichiamo la giustizia nel segreto, quando aiutiamo nel segreto, quando preghiamo e adoriamo nel segreto, quando lottiamo contro il peccato nel segreto, il nostro Padre celeste ci vede, ci nota, ci osserva. Ci guarda, ma non con uno sguardo accusatorio, ma con una sguardo dolce, compiaciuto. Quando pratichiamo la giustizia nel segreto, la nostra relazione, la nostra intimità con il Padre cresce. Siamo soli con Lui.
Le bugie del nostro cuore vengono esposte con amore, le nostre paure e i nostri dubbi vengono messi a tacere, le nostre insicurezze trovano risposta nel dolce abbraccio del Padre. Praticare la giustizia nel segreto fa crescere la nostra relazione con il Padre.
2. Per essere ricompensati dal Padre
Praticare la giustizia nel privato ci fa fissare lo sguardo sulla ricompensa che riceveremo dal Padre. Chi serve per essere visto, trova la propria soddisfazione nell’essere al centro dell’attenzione. Ma questo modo di vivere non porterà mai una soddisfazione completa. La lode degli uomini è effimera e non ci riempie completamente. Posso ricevere un bel complimento oggi, ma se vivo per quello domani avrò bisogno di nuovi complimenti. E oltre a questo, per ogni complimento che riceviamo ci sarà sempre qualcuno pronto a criticarci.
Quando invece fissiamo lo sguardo sulla grande ricompensa che il Padre ha riservata per noi in cielo, quando pensiamo alla corona celeste, quando pensiamo alla profondità, alla grandezza e alla durata del premio di Dio, quando pensiamo che lo scopo di questa vita non è diventare famosi ma entrare un giorno nella nuova Gerusalemme per essere accolti nel Regno di pace e amore, tutte le altre ricompense che questo mondo offre impallidiscono.
Il pattern, la struttura, quindi, è chiara ed è resa evidente nel testo:
- Quando pratichi la giustizia…
- …non fare come gli ipocriti
- … che ricevono il premio dagli uomini
- …ma fai nel segreto
- … dove il Padre vede
- … in vista della ricompensa del Padre.
Tre esempi pratici della giustizia
Questo pattern è illustrato da Gesù attraverso tre esempi pratici: elemosina, preghiera e digiuno, tre esempi di religiosità che erano prescritti dall’AT, prescrizioni che cambiano leggermente col il Nuovo Patto. Possiamo sicuramente praticare elemosina, preghiera e digiuno, soprattutto la preghiera che come vedete è l’unica pratica sulla quale Gesù si sofferma, offrendo un insegnamento più completo. Ma pensando a come possiamo praticare la giustizia noi oggi, ho voluto riflettere su degli esempi più attuali.
Aiutare il prossimo
Attraverso l’elemosina chi aveva di più aiutava chi aveva di meno. Si toglieva dal proprio per dare al prossimo e questa cosa funzionava da social welfare. Oggi oltre all’elemosina potremmo pensare a tutti quei servizi che facciamo per aiutare il prossimo e la chiesa, sacrificando le nostre risorse, il nostro tempo, i nostri soldi: sistemare le sedie, pulire la sala, preparare un pasto, offrire un passaggio, fare un dono per chi è nel bisogno.
Sono tutte azioni “onorevoli”. Il rischio, dice Gesù al versetto 2, è di farle per essere onorati. Il modello, invece , è quello di praticare queste cose nel segreto, come Cristo, che è venuto nel segreto, è cresciuto nel segreto, ha aiutato e operato nel segreto. Il modello è sacrificarci nel segreto, senza cercare di essere onorati, perché saremo onorati dal Signore.
Lode e predicazione
Attraverso le preghiere gli ipocriti potevano fare sfoggio della loro spiritualità e della loro bravura. Ricercavano la possibilità di pregare nella sinagoga davanti agli altri e addirittura si facevano trovare durante la preghiera quotidiana nei posti più affollati.[1] Sicuramente vi sarà capitato di sentire qualcuno pregare, magari ad una conferenza o ad un incontro, e domandarvi “chissà se sta pregando per noi o al Signore.”
Pensando al nostro contesto attuale, oltre alla preghiera, ho pensato anche ad altre situazioni simili. Ed ho pensato alla lode e alla predicazione. La lode e la predicazione sono diventati, nella chiesa d’oggi, i momenti in cui le persone possono “essere visti dagli uomini”, come dice Gesù al versetto 5. Momenti in cui si è al centro dell’attenzione e gli occhi di tutti sono rivolti verso chi sta guidando la lode o sta predicando.
Che la mia predicazione non possa essere un modo per mettere me al centro. Che la mia predicazione possa essere il frutto di quello che avviene nel segreto, alla presenza del Padre, lontano dagli occhi di tutti. Che il mio servizio possa avere come scopo la gloria di Dio e trovare il sostentamento e l’approvazione non delle persone, ma del Padre che guarda nel segreto.
Che l’impegno di chiunque prega pubblicamente, di chiunque vuole servire attraverso la lode e la predicazione, non venga mai dal desiderio di voler essere visti e lodati. Che possa nascere e crescere nel segreto, col desiderio di essere discepoli di Cristo, il quale era talmente radicato nella relazione col Padre, da rifiutare qualsiasi gloria umana per essere poi crocifisso e abbandonato da tutti.
Santificazione
Ed infine, il digiuno. Il digiuno, che in Israele era obbligatorio in alcuni momenti, veniva fatto per ricercare la presenza e il perdono del Signore, per dimostrare la propria umiltà e contrizione. Era una disciplina “santificante”. Ancora oggi quando si digiuna lo si fa per sottomettere anche il corpo a Dio, mentre si cerca di conoscerlo meglio, sentirlo meglio e assomigliargli di più.
E ho pensato alla nostra santificazione. A quello che facciamo per mettere a morte il peccato che ancora è presente nelle nostre vite. Qual è il motivo sbagliato per digiunare, secondo Gesù? é scritto al versetto 16: per far vedere agli uomini che digiunano. La santificazione non deve diventare un idolo, qualcosa che mette noi al centro dell’attenzione! La nostra santificazione, la nostra lotta contro il peccato, contro le dipendenze, contro gli errori, contro i tratti caratteriali che non esaltano Dio, non dovrebbe mai essere qualcosa da ostentare per fare vedere quanto siamo bravi.
Dovrebbe essere invece una lotta che parte dal segreto, che oscilla tra il pentimento e l’orrore per il nostro peccato e la gioia e consapevolezza che liberazione, guarigione e perdono vengono dal Signore. è una lotta che è condivisa con fratelli e sorelle che ci sostengono in preghiera e che può diventare pubblica ma solo per glorificare Dio.
Vuoi praticare la giustizia? Vuoi essere un leader spirituale?
Volgi i tuoi occhi a Gesù,
Guarda attentamente il Suo volto meraviglioso,
E le cose della terra diventeranno stranamente fioche,
Alla luce della Sua gloria e grazia.
[1] R. T. France, Il Vangelo Secondo Matteo, 172.
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