Qual è secondo voi l’atteggiamento per il quale siamo più criticati in quanto cristiani, o cristiani evangelici come spesso ci definivamo e veniamo definiti? Qual è l’aspetto negativo del nostro modo di fare, in quanto credenti, che più porta le persone ad essere scettiche nei nostri confronti e a criticarci?
Qual è l’atteggiamento che più ha portato delle persone ad allontanarsi dalla chiesa, a rigettare la fede in Cristo Gesù?
Qual è l’atteggiamento che infastidisce sia persone dentro la chiesa che fuori la chiesa?
Credo che la risposta sia: l’atteggiamento giudicante. Spesso ci capita come cristiani di essere percepiti come quelli che giudicano, che guardano dall’alto in basso, che si mostrano superiori, che non mostrano comprensione, che usano due pesi e due misure, che sono ipocrite perchè professano e richiedono determinati standard dagli altri ma non rispettano loro stessi questi standard.
Basta andare su dei forum online e vedere perchè molte persone sono indisposte verso il cristianesimo. In un post ho letto: I cristiani suscitano molta rabbia perché credono, e ve lo diranno chiaramente, di essere gli unici ad avere il diritto di dettare legge sulle questioni spirituali. [1]
Se quello che ho appena detto è vero, allora il testo che stiamo per leggere è importantissimo.
Gesù nei due capitoli che abbiamo visto in queste settimane, il 5 e il 6, ha presentato il vangelo del Regno dei cieli. Chi accetta Gesù come Re del Regno, chi decide di entrare a far parte di questo regno, vive la vita del Regno. E quindi mette in pratica tutto quello che è stato detto fin’ora. E’ fautore di pace, assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, mansueto, sale e luce. Mette in pratica la legga nel suo senso più completo e profondo, ama Dio e ama i propri nemici, pratica la religiosità nel segreto, si costruisce un tesoro in cielo e non sulla terra, vive senza l’ansia dettata da preoccupazioni mondane.
Sono cose difficili da fare, ma con Cristo sono fattibili. Non saremo mai perfetti ma credo veramente che possiamo mettere in pratica tutte queste cose con la spinta che viene dallo Spirito Santo. Ma a questo punto corriamo il rischio di pensare: guarda quanto sono bravo! Guarda quanto sono migliorato! Guarda quanto sono più bravo degli altri!
Pensiamo di riuscire a controllare abbastanza bene tutta questa novità del Regno di Dio e ci ergiamo facilmente a giudici degli altri. Ed è per questo che Gesù dice quanto segue in Matteo 7.
Matteo 7:1 «Non giudicate, affinché non siate giudicati; 2 perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. 3 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? 4 O come potrai tu dire a tuo fratello: “Lascia che io ti tolga dall’occhio la pagliuzza”, mentre la trave è nell’occhio tuo? 5 Ipocrita! Togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello.
6 Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e, rivolti contro di voi, non vi sbranino.
Perché non dobbiamo giudicare
Alcuni dei momenti più tristi e che più mi hanno fatto soffrire sono legati a commenti e giudizi fatti con superficialità da fratelli e sorelle in Cristo. Posso immaginare che lo stesso possa essere accaduto a tanti di voi, posso immaginare che vi sia capitato di essere feriti da una frase detta con atteggiamento giudicante da un fratello o una sorella.
Se devo riassumere in due sole parole il messaggio di questo sermone, se devo distillare questi bellissimi versetti quello che verrebbe fuori sono le parole usate da Cristo Gesù proprio all’inizio: non giudicate. Anzi, sarebbe più corretto dire: non giudichiamo. Non giudicate infatti non è una frase da lanciare contro gli altri, perchè in questi versi è Gesù che sta parlando e sta parlando alle persone che lo ascoltano, in questo caso sta parlando a noi. è lui che ci dice “non giudicate” e di conseguenza il nostro mantra dovrebbe essere: non giudichiamo.
Ma perchè non dobbiamo giudicare?
I primi due versetti ci aiutano a capire la risposta a questa domanda.
«Non giudicate, affinché non siate giudicati; 2 perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.
Dobbiamo evitare di giudicare per non essere a nostra volta giudicati. Giudicati da chi? Il testo non lo dice chiaramente, ma potrebbe benissimo essere che si intenda sia il giudizio degli uomini che il giudizio di Dio. Se non mostriamo comprensione, amore, pazienza, misericordia nel confronto di altre persone, allora alla prima occasione, al primo sbaglio, alla prima mancanza coloro che si sono sentiti giudicati riverseranno su di noi il loro giudizio.
Dobbiamo ricordarci sempre di essere peccatori, di essere inclini a sbagliare. Come abbiamo visto con Samuel, Romani 2:1 dice “2 …, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile, perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose.
Ma probabilmente il giudizio di cui sta parlando Gesù è anche il giudizio di Dio. Dimentichiamo che noi non siamo i giudici, che solo Dio è giudice. Che spetta a lui giudicare.
Giacomo 4:11-12 mette molto bene insieme questi concetti quando dice:
11 Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei uno che la mette in pratica, ma un giudice. 12 Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?
Solo Dio è il giudice, solo colui che ha creato può giudicare la cosa create. Dio Padre ha affidato al Figlio il giudizio e questo giudizio è risultato, per coloro che credono in lui, in un verdetto di perdono, amore, compassione.
Quando dimentichiamo di essere stati perdonati e amati da Dio e non perdoniamo e amiamo altre persone che come noi sbagliano siamo simili a quel servo di cui parla Gesù, il cui grande debito, di 10mila talenti, una cifra quasi incalcolabile, viene condonato, ma che poi si accanisce con un conservo per un debito molto più piccolo. Quante volte facciamo lo stesso? Quante volte ci ergiamo a giudici, quante volte vogliamo giocare ad essere Dio? Ci capita spesso, non è vero?
Come finisce quella storia? Il servo malvagio viene punito e costretto a pagare tutto il suo debito. E Gesù conclude dicendo
Matteo 18:35 Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello
John Stott ha affermato: il comando di non giudicare non è una richiesta di essere ciechi.
Mi interrompo un attimo per dire che, ovviamente, Gesù non sta dicendo in assoluto che non dobbiamo mai giudicare, usare discernimento, riprenderci a vicenda. Non è un insegnamento che si applica a tutto e che va osservato alla lettera per tutto. E penso che in questa ottica si può capire il versetto 6 Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e, rivolti contro di voi, non vi sbranino.
Usate giudizio, saggezza, criterio, discernimento spirituale. Capite quando, come e con chi usare ciò che è santo e di valore e quando no. Quindi, riprendendo la citazione,
il comando di non giudicare non è una richiesta di essere ciechi, ma piuttosto un appello a essere generosi. Gesù non ci dice di smettere di essere uomini (sospendendo il nostro potere critico che ci aiuta a distinguerci dagli animali), ma di rinunciare alla presuntuosa ambizione di essere Dio (ponendoci come giudici).[2]
Desideriamo che la coppa con la quale viene misurato il nostro giudizio sia piccola, giusto? Quindi dobbiamo usare una coppa piccola per giudicare gli altri. Vogliamo che la coppa d’ira e di giudizio che spettava a noi venga presa al posto nostro da Cristo, giusto? Allora lasciamo a lui il giudizio. Se vogliamo che il nostro peccato ricada su Cristo, lasciamo anche a Cristo Gesù il giudizio.
Quindi non giudichiamo per non essere giudicati, dagli altri ma soprattutto da Dio.
Come non giudicare
Solo che ci riesce difficile, non è vero? è così semplice essere misericordiosi e compassionevoli, comprensivi e pazienti con i nostri sbagli, con i nostri tratti caratteriali più spigolosi, con le nostre battaglie contro i nostri peccati, ed è così semplice giudicare gli altri per tutte queste cose.
Come possiamo allora non giudicare? Come possiamo vivere appieno il sermone sul monte, senza però essere snob, spocchiosi, giudicanti?
Ci stiamo avvicinando al Natale e quindi può servirci un breve ripasso. Che mestiere praticava Giuseppe, il padre terreno di Gesù? E Gesù? E Gionata? Tutti falegnami.
Nei versetti 3-5 Gesù usa un esempio dal mondo della falegnameria per mostrarci come non giudicare. Chissà quante volte Gesù, a fine giornata lavorativa, ha avuto pagliuzza conficcata da qualche parte. Chissà quante volte ha avuto tra le mani una trave.
La pagliuzza, la scheggia o la spina sono molto fastidiose e dolorose. Ma, come potete immaginare, la trave è infinitamente più problematica. é ovvio che Gesù in questo caso vuole essere iperbolico. Quello che oggi Gesù ci sta dicendo, credo, è che la nostra preoccupazione principale non debba essere giudicare il prossimo ma giudicare noi stessi, preoccuparci di quello che non va nella nostra vita prima e più di quanto ci preoccupiamo di quello che non va nella vita negli altri. Quando ci concentriamo più sul prossimo che su noi stessi diventiamo giudicanti ed ipocriti, due caratteristiche che non hanno niente a che fare con il Vangelo. Se passiamo le nostre giornate a osservare il prossimo, giudicheremo il prossimo. Se invece ci concentriamo principalmente sulle cose che in noi non vanno, avremo meno tempo per giudicare gli altri e più grazia nel farlo.
Due consigli pratici su come alimentare questo sentimento che renderà giudicare il prossimo più difficile
1- Coltivare la relazione con Dio
Per non giudicare gli altri dobbiamo costantemente ricordarci chi siamo in relazione a Dio e non dobbiamo dimenticarci di relazionarci con Dio. Dobbiamo ricordarci di essere immeritatamente e infinitamente amati da Dio in Cristo Gesù, ma dobbiamo anche ricordarci di essere imperfetti, limitati dalla nostra natura carnale, peccatori. Dobbiamo ricordarci di non essere migliori degli altri, che solo Cristo è migliore di tutti e che i nostri frutti sono la manifestazione dell’opera e della grazia di Gesù.
Un vecchio inno scritto nel 1700 dice:
Oh, quanto grande debitore quotidianamente sono costretto a essere alla grazia
Lascia che la Tua bontà sia come una catena
Lega a Te il mio cuore errante
Sono incline a vagare, Signore lo sento
Incline a lasciare il Dio che amo
Ecco il mio cuore, Signore prendilo e sigillalo
Sigillalo per i Tuoi cortili di lassù[3]
Siamo inclini a peccare, siamo inclini a dare spazio al nostro orgoglio che ci porta a giudicare gli altri. Ma quando siamo alla presenza di Dio, quando lo ricerchiamo nella Parola e nella Preghiera, non con spirito di contesa, non per difendere la nostra posizione, non per lamentarci degli altri, ma per essere illuminati da lui, allora saremo così sopraffatti dal suo amore e dalla sua compassione per noi, che non giudicheremo gli altri. In preghiera dobbiamo chiedere al Signore di mostrarci chi stiamo giudicando e dobbiamo chiedere perdono per la nostra ipocrisia.
Fermati un attimo….e pensa a qualcuno che ultimamente stai giudicando facilmente. Qualcuno della tua famiglia, qualcuno nella chiesa, qualcuno a lavoro o all’università. Hai qualcuno in mente?
Ora immagina di essere sul Golgota. Davanti a te c’è questa persona che giudichi facilmente. Se alzi un pò lo sguardo, dietro questa persona vedi una croce e sulla croce Cristo. E se alzi ancora di più lo sguardo vedi il cielo aperto e Dio Padre che osserva il Figlio morire, per la persona che giudichi e per te. Davanti a questa immagine, ti viene un pò più difficile giudicare questa persona, ti viene un pò più difficile giudicare le sue mancanze e i suoi sbagli e ti viene un pò più naturale voler amare questa persona, voler conoscere la sua storia, voler sostenerla e aiutarla nelle sue difficoltà?
Coltiva la tua relazione con Dio per smettere di giudicare con superficialità e ipocrisia.
2- Coltivare relazioni con la famiglia di Dio
L’altra cosa che dobbiamo fare è coltivare la nostra relazione con la famiglia di Dio.
Nell’esempio usato da Gesù un fratello si rivolge all’altro. Nessuno di noi è solo nel suo percorso con Cristo ma siamo tutti parte della stessa famiglia e come in tutte le famiglie le relazioni crescono e maturano solo se si coltivano.
Quando coltiviamo questi rapporti, quando preghiamo gli uni per gli altri, quando passiamo tempo insieme negli incontri di chiesa e fuori dagli incontri di chiesa, quando ci facciamo regali, quando ci aiutiamo a vicenda, quando ci abbracciamo, quando ci incoraggiamo facciamo crescere il nostro amore cristiano, il nostro affetto, la nostra comprensione. Capiamo che le persone che abbiamo attorno a noi sono esattamente come noi, che faticano proprio come noi fatichiamo.
C’è una frase che viene spesso citata e che non si sa bene a chi attribuire ma che comunque rivela una grande verità: Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.
Ci saranno sempre persone che la pensano in maniera diversa, che si comportano in maniera diversa, che sono diverse da noi. È la chiesa! Ci saranno sempre persone attorno a noi, nel nostro cammino verso il ritorno di Cristo, che peccheranno, anche in maniera plateale. Forse quelle persone saremo noi! Ma questo non vuol dire che dobbiamo avere un atteggiamento sprezzantemente e ipocritamente giudicante.
Se sei forte nella fede, se hai discernimento spirituale, se sei riuscito a sconfiggere una dipendenza o un peccato, se hai una profonda comprensione teologica, se hai un dono particolare è merito tuo? O è frutto della grazia e della generosità di Dio? Perché allora usare queste cose che Dio ha fatto in te per giudicare i tuoi fratelli e le tue sorelle?
Questo è quello che dice Paolo in Romani 14, ad una normalissima chiesa nella quale il giudizio ipocrita di cui parla Gesù era un pericolo reale. Ascoltate:
Romani 14: 1 Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli.
2 Uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro, che è debole, mangia verdure. 3 Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto. 4 Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi.
5 Uno stima un giorno più di un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente.
6 Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché ringrazia Dio; e chi non mangia di tutto fa così per il Signore, e ringrazia Dio. 7 Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; 8 perché, se viviamo, viviamo per il Signore, e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. 9 Poiché a questo fine Cristo è morto [, è risuscitato] ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. 10 Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; 11 infatti sta scritto:
«Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio».
12 Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso {a Dio}.
13 Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un’occasione di caduta.
E’ triste pensare che con il nostro atteggiamento giudicante stiamo allontanando le persone dal vangelo. Che nel coltivare il nostro rapporto con Dio e con la chiesa possiamo essere sempre meno persone ipocrite che criticano, che giudicano. Che possiamo essere un gruppo di persone che mostra amore, compassione, misericordia a chi è dentro e a chi è fuori. Che possiamo ambire, in questo anno in cui riflettiamo sul tema di leadership spirituale, che possiamo ambire a ricercare ed essere leader che rispecchiano Cristo nel sua amore e nella comprensione, quell’amore che Cristo ha per noi. Che possiamo ricercare leader che sono mansueti e umili di cuore, e non sprezzanti. E che possiamo essere riconosciuti non come credenti che giudicano, ma come credenti che sono amorevoli, comprensivi.
[1] https://www.quora.com/Why-do-people-hate-Christians-even-though-they-are-Christians
[2] D. A. Carson, “Matthew,” in The Expositor’s Bible Commentary: Matthew, Mark, Luke, ed. Frank E. Gaebelein, vol. 8 (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1984), 184.
[3] Robert Robinson, Come, Thou Fount of Every Blessing
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