Entrare nel Regno di Cristo cambia tutto quanto. E spero che il percorso che stiamo facendo sul Sermone sul Monte, Matteo 5-7, vi stia dando tanto. A me personalmente sta stimolando e arricchendo tanto studiare questi capitoli. Capire che il Signore è venuto non solo per una relazione individuale con l’essere umano, ma anche per mostrarsi come re di un nuovo regno, per aprire delle “ambasciate” su questa terra del suo Regno, composte da uomini e donne che si sottomettono a Cristo il Re, che prendono il passaporto di questo Regno e vivono in attesa del ritorno del Re e della manifestazione del Regno completa su questa terra.
Allora sì che noi, che per tutta la nostra vita siamo stati esuli, pellegrini e stranieri, allora sì che saremo a casa.
Gesù offre tanto in questi capitoli sul tema del regno dei cieli: quali sono le aspettative, come ci si comporta. Ma, anche, quali sono gli strumenti per vivere conretamente questa realtà del regno nella vita di tutti i giorni.
Leggiamo insieme Matteo 7:7-12
Matteo 7:7 «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
8 perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. 9 Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? 10 Oppure, se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? 11 Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano! 12 «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.
La volta scorsa abbiamo detto che dovremmo astenerci dal giudizio ipocrita descritto nei primi versetti del capitolo 7. Abbiamo anche detto che questo non vuol dire che non dobbiamo mai giudicare, ma che dobbiamo usare discernimento nel farlo (v. 6).
Abbiamo detto che quando iniziamo a mettere in pratica le cose descritte in questo sermone, possiamo cadere nella trappola dell’orgoglio e pensare di essere bravi ad amare i nemici, a praticare la religiosità nel segreto, e iniziamo a giudicare gli altri che secondo noi non sono bravi tanto quanto noi. Questo è un atteggiamento che Gesù condanna.
Com’è andato tutto questo questa settimana? è stato facile o difficile giudicare noi stessi più che gli altri? Immagino sia stato difficile, immagino che voi abbiate fallito così come ho fallito io.
è stato facile o difficile mettere in pratica la regola d’oro che Gesù condivide al versetto 12: «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti?
Ancora una volta è molto interessante i collegamenti interni che ci sono nel testo. La parola “dunque”, perciò, quindi collega le parole di Gesù a quanto è stato detto nei versetti immediatamente precedenti, sui quali stiamo riflettendo insieme oggi. Ma credo si collegano anche al discorso del giudizio che abbiamo fatto domenica scorsa. E, ancor di più, si collegano a tutto quello che Gesù ha detto a partire dal versetto 17 di Matteo 5:
«Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento.
Qual è l’espressione che si ripete in Matteo 5:17 e 7:12? Legge e profeti.
Gesù aveva iniziato il sermone sul monte con una introduzione nella quale aveva presentato l’identità e la testimonianza sua e dei suoi discepoli, contraddistinti dalle beatitudini e dell’essere sale e luce. E poi aveva iniziato a parlare della legge e dei profeti e conclude qui questa lunga sezione nella quale spiega come adempiere perfettamente alla legge di Dio. E lo fa lasciandoci una perla: come possiamo evitare di arrabbiarci con il prossimo, di commettere adulterio o divorziare, come possiamo amare i nostri amici, come possiamo smettere di praticare la giustizia per essere visti e notati e smettere di giudicare in maniera sbagliata gli altri? Fate agli altri quello che vorreste sia fatto a voi.
Nessuno di noi vorrebbe essere giudicato con ipocrisia, quindi non dovremmo giudicare con ipocrisia. Nessuno di noi vorrebbe essere odiato, quindi non dovremmo odiare. Nessuno di noi vorrebbe avere a che fare con una persona che pratica la religiosità in maniera formale, quindi dobbiamo essere i primi a non fare questa cosa.
Quali sono le cose dovremmo fare agli altri? Gesù dice: tutte! Il discepolo del Regno è costantemente e attivamente alla ricerca di cose giuste e buone da fare al prossimo. è un principio che si applica a tutto: ai pensieri e alle azioni, al perdono e all’amore, alla generosità e agli atti religiosi. Dobbiamo essere alla ricerca continua di cose buone e giuste da fare e da pensare.
Cristo è ovviamente il modello e l’esempio per tutti noi. Osserviamo mentre non si arrabbia con coloro che lo hanno tradito, come non giudica chi sbaglia ma cerca di seguirlo, come depone la sua vita per i suoi nemici.
Nel Vangelo di Matteo, verso la fine, leggiamo
Matteo 27:26 Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 27 Allora i soldati del governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta la coorte. 28 E, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; 29 intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» 30 E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percuotevano il capo. 31 E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo. 32 Mentre uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù. 33 E giunti a un luogo detto Golgota, che vuol dire «luogo del teschio», 34 gli diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma Gesù, assaggiatolo, non volle berne. 35 Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti tirando a sorte; 36 e, postisi a sedere, gli facevano la guardia. 37 Al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: «Questo è Gesù, il re dei Giudei». 38 Allora furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra.
Questo è l’esempio di Gesù. Questo è l’esempio che stravolge le nostre vite e che ci porta a cantare a lui, a lodarlo e a dirgli: Gesù noi ti amiamo.
E visto che lui rimanda la palla nel nostro campo, dopo aver battuto, dopo aver già fatto tutto e dimostrato tutto la domanda che scaturisce è: Come si può fare tutto questo?
Come si può imitare Cristo in tutte queste cose così difficili? Come posso anche solo provare a essere costantemente e attivamente alla ricerca di cose giuste e buone da fare al prossimo? Come posso mettere in pratica tutta la legge? Sicuramente non con i nostri sforzi soltanto.
Guardiamo insieme quello che Gesù ci dice, e guardiamo anche quello che Gesù fa.
Come mettere in pratica tutta la legge
Torniamo all’inizio del nostro testo:
7 «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
8 perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.
Chiedete, cercate, bussate. In altre parole, pregate. Ma definiamo un attimo meglio questa preghiera.
Intanto non si tratta di una preghiera salvifica: chiedere e ricevere, cercare e trovare, bussare e trovare aperto non sono istruzioni date da Gesù per quello che riguarda la salvezza. Gesù sta parlando a persone che compongono il suo popolo, a persone che sono entrate nel Regno dei cieli. Quindi quando usiamo questo versetto per parlare di salvezza stiamo forzando il testo biblico.
Non si tratta nemmeno di una preghiera che si applica a tutto. Non è infatti una preghiera che ha a che fare con la nostra ricchezza, la nostra salute, il nostro benessere. Non sono contemplate da Gesù le richieste sbagliate, alle quali fa riferimento Giacomo 4:3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. Se usiamo queste parole di Gesù per giustificare un vangelo della prosperità personale, stiamo forzando il testo biblico.
Gesù non sta parlando di salvezza o di benessere personale. La preghiera di cui sta parlando Gesù è la preghiera fatta con la mentalità del Regno. è una preghiera volta ad implementare quanto già detto nel Padre nostro: sia santificato il tuo nome; 10 venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra.
Ecco cosa significa pregare con la mentalità del Regno. Vuol dire pregare per la gloria di Dio, per l’avanzamento del suo regno e della sua missione. Vuol dire pregare che sia fatta la sua volontà.
Abbiamo un’ulteriore conferma di questo dal testo parallelo che troviamo in Luca 11:13: e voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!
Gesù non ci dice di pregare per il posto di lavoro migliore, per una macchina più grande, per una casa più bella. Che sono tutte cose che possiamo portare in preghiera al Signore e che il Signore può donarci. Ma la priorità, il focus della preghiera del regno è altrove. Chiedete e riceverete lo Spirito. I frutti della preghiera fatta con la mentalità del regno sono i frutti spirituali, non terreni.
La capacità di mettere in pratica tutta la legge, di non giudicare, di fare al prossimo quello che vorremmo venga fatto a noi viene non dai nostri sforzi ma dalla preghiera di un figlio rivolta al Padre. Una preghiera rivolta al Padre celeste che elargisce lo Spirito Santo di cui c’è bisogno per fare tutte queste cose.
Chiedere, cercare, bussare. Verbi al presente, verbi che indicano l’urgenza di queste attività- Chiedere, cercare, bussare, verbi che sottolineano un bisogno costante e proattivo di parlare col Padre celeste e portare a lui le nostre richieste non personali e fine a se stesse, ma le richieste del regno: la conversione dei non credenti, la fondazione di nuove chiese, la crescita della santità, della misericordia, dell’amore, dello zelo all’interno del suo popolo, la chiesa.
Anche in questo caso siamo incoraggiati dall’esempio che ci ha lasciato Cristo Gesù. Lui, perfettamente uomo e perfettamente Dio, lui che non ha mai peccato e non ha mai sbagliato, ha ricercato continuamente e richiesto continuamente a Dio Padre.
Durante l’ultima cena per cosa ha pregato Gesù?
Giovanni 17: «Padre, l’ora è venuta; glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio glorifichi te, 2 poiché gli hai dato autorità su ogni carne, perché egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dati…Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi.
A poche ore dalla sua morte Gesù prega che sia fatta la volontà di Dio, che Dio venga glorificato e prega per i suoi fratelli. A poche ore dalla morte Gesù fa agli altri quello che vorrebbe sia fatto anche per lui: prega. Prega per coloro che stanno per affrontare una situazione nuova e difficile.
E poi dopo la cena Gesù si ritira sul monte degli ulivi per pregare ulteriormente e per cosa prega, mentre i suoi discepoli più cari dormivano?
Matteo 27:39 E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»…42 Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo [calice] passi oltre da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà»… 44 Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.
Come possiamo mettere in pratica tutta la legge? Non con le nostre capacità. Abbiamo detto che abbiamo fallito. Gesù ci sta guidando a ricercare l’aiuto e la presenza di Dio nella nostra vita per mezzo dello Spirito Santo in modo che cose che ci sembrano impossibili diventino normali per noi.
Se Gesù ha pregato in questo modo, se Gesù non è stato passivo ma attivo nella preghiera, se Gesù ha chiesto, cercato, bussato, quanto di più dobbiamo chiedere, cercare e bussare noi. Temo che falliamo spesso nei nostri buoni propositi spirituali non solo perché non preghiamo abbastanza, ma anche perché non preghiamo per le cose giuste, come la gloria di Dio e l’avanzamento del suo Regno.
La cosa bella però è che le nostre preghiere vengono ascoltate. Sentivo l’altro giorno in radio che ci sono delle persone super superstiziose. Un ascoltatore raccontava che ogni volta che deve incontrare un nuovo cliente indossa gli stessi abiti e prima di giocare a calcio fa sempre gli stessi gesti. Mi colpiva questa cosa. Per chi vengono fatti questi gesti? Anche se c’è qualcuno che osserva tutto quello che facciamo, perché dovrebbe essere interessato a quali calzini mettiamo e se prima di una partita facciamo questo gesto oppure quest’altro gesto? Come esseri umani diciamo di aver superato con la ragione il bisogno di religione ma poi dimostriamo anche con la nostra scaramanzia che desideriamo essere ascoltati da qualcuno di più grande di noi. Rimettiamo gli stessi calzini, ripetiamo gli stessi gesti, sperando che serva a qualcosa.
Gesù invece ha donato la sua vita per noi, in modo che noi potessimo essere ascoltati dal Padre celeste. Le nostre richieste vengono accolte dal Padre per i meriti di Cristo. E così come i genitori terreni sono in grado di dare doni buoni ai loro figli, di guidarli, di sostenerli, di indirizzarli, di sostenerli, anche Dio fa lo stesso. E lo ha già fatto, ci ha già donato il dono per eccellenza, il suo Figlio amato da sempre e per sempre, mandato per morire al posto nostro. Gesù, il dono per eccellenza, che in questo periodo natalizio si perde in mezzo a tanti doni molto più insignificanti di lui, che ha aperto di nuovo il canale affinché noi potessimo essere ascoltati. Il Figlio che è ora presente, davanti al Padre, come Dio e come uomo, per intercedere per noi. Per l’amore che ha per il Figlio, il Padre sta ascoltando tutti noi.
Che bello che noi possiamo pregare sapendo di essere ascoltati. Che bello poter riconoscere che è veramente difficile mettere in pratica tutta la legge (amare i nemici, non odiare, non giudicare, crescere come leader spirituali umili e sobri ma di spessore) e poterlo fare in preghiera, sapendo che il Padre ascolta e ci da quello di cui abbiamo bisogno.
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