Personalmente non credo che Gesù sia nato il 25 dicembre, e sono abbastanza sicuro che quando è nato non nevicasse e non ci fosse un albero di natale. Però il natale mi piace perché è come un promemoria, che mi ricorda di riflettere sulla venuta di Gesù su questa terra, riflettere su quello che il suo passaggio sulla terra ha lasciato in eredità all’essere umano.
Un altro motivo per cui mi piace il natale sono i video delle pubblicità natalizie. Se andate su internet ne troverete di ogni tipo, da quelle romantiche, a quelle divertenti, ce ne sono di tutti i tipi. Quest’anno fra le varie che ho visto mi ha colpito la seguente.
A volte il nostro natale è simile a quello dei gatti della pubblicità. Luci, regali, musica natalizia, cibo, mille cose da fare, da vedere, da ascoltare, da provare. Al punto che il natale non diventa più una festa piacevole, ma semplicemente un altra giornata della nostra vita frenetica. Una vita che si sussegue, giorno dopo giorno, senza un significato profondo. Oggi un esame, domani una lezione da seguire o un progetto a lavoro, il giorno dopo un appuntamento e così via. Tra un appuntamento e l’altro riempiamo le pause ed i silenzi con Facebook, Instagram, un nuovo cellulare, il nuovo gioco sulla Playstation.
Mentre riflettevo su queste cose mi è venuto in mente un episodio della vita di Gesù, narrato nella Bibbia. Forse deluderò alcuni, ma non si tratta dell’episodio natalizio per eccellenza: la nascita di Gesù a Betlemme, i re magi, i pastori e gli angeli che cantano in coro. Si tratta di un episodio accaduto tanti anni dopo, durante gli anni di ministero di Gesù, cioè i tre anni, che Gesù ha dedicato a viaggiare nelle varie zone di Israele per condividere il suo messaggio di ravvedimento e speranza.
Marta e Maria Luca 10
Mi piace molto questa storia di Gesù e credo che in un certo senso sia molto natalizia. è una storia natalizia perché mette in risalto uno degli aspetti principali dell’intervento di Gesù nella vita di una persona: la pace in mezzo alla frenesia, la calma in mezzo al caos.
Gesù entra in casa delle due sorelle e la visita di questo personaggio famoso porta a due reazioni diverse da parte di Marta e di Maria. Marta inizia a lavorare freneticamente. Marta mi fa sorridere, perché mi fa pensare a mia madre, e a tante altre mamme che conosco, che si fanno in quattro per servire e far stare bene ogni ospite che passa per casa. Marta oggi me la immaginerei mentre inforna le lasagne, e allo stesso tempo prova il brodo, fa bollire le lenticchie, sbuccia le patate per il contorno e prepara il dolce. Le intenzioni di Marta erano probabilmente buone, ma è così presa dalle cose da fare che si dimentica dell’ospite, si dimentica di passare del tempo con Gesù, di ascoltare quello che Gesù era venuto a raccontare. Marta è presa da mille cose, e queste mille cose non le permettono di concentrarsi sulla cosa principale, Gesù.
L’atteggiamento di Maria, invece, è ben diverso. Sono dell’idea che il suo atteggiamento non fosse tanto dovuto ad un carattere pigro, non penso che Maria non stesse aiutando la sorella perché non aveva voglia di lavorare.
Penso che molto spesso siamo come i gatti all’inizio della pubblicità, o come Marta. Corriamo dietro a mille cose, ci impegniamo su più fronti, seguiamo tanti hobby diversi. Di per se nessuna di queste cose è sbagliata, così come non erano sbagliate le faccende che stava facendo Marta. Ma se queste cose diventano il centro della nostra vita, allora forse ci stiamo perdendo qualcosa di importante, qualcosa di più grande.
La nostra vita a volte sembra quasi “Battle of lights, Coney Island”, questo quadro di Joseph Stella, pittore italo-americano del primo 900. In esso tutto è bello, accattivante, lo sguardo corre da un dettaglio all’altro ma manca qualcosa di profondo, qualcosa che dia un significato ultimo al luna park di Joseph Stella, o alla nostra vita. Se ci sentiamo così è perché quello che stiamo vivendo non può rispondere ai nostri bisogni più intimi. Questo avviene perché non stiamo dando ascolto alla voce di Gesù, non stiamo rivolgendo a lui la nostra attenzione. In altre parole non siamo come i gatti che abbiamo visto prima, perché non seguiamo il richiamo del cibo ma preferiamo continuare a correre senza una meta fra le mille cose che ci circondano. Non siamo come Maria, che appena ha visto Gesù ha messo tutto quello che stava facendo in secondo piano, e si è concentrata sul Cristo, accettando la pace che Gesù le stava offrendo.
Circa 2000 anni fa Gesù è nato ed è vissuto per portare pace all’essere umano. Non una pace ascetica, ne tanto meno una pace esterna. Gesù non ha mai promesso nella Bibbia che coloro che si fidano di lui non si ammaleranno più, che non avranno problemi d’amore, e nemmeno che passeranno tutti gli esami universitari. Gesù stesso appena nato è stato portato via, come un profugo, in Egitto, per sfuggire alla ingiusta sentenza di Erode.
Gesù è venuto per portare una pace più profonda e più intima, una pace che si può avere in mezzo alle difficoltà, le prove e la frenesia della vita quotidiana. Una pace alla quale si può accedere fermandosi, in mezzo al caos della vita, e stando ad ascoltare quello che Gesù ha da dire a ognuno di noi personalmente. Questo natale cogliamo l’occasione, in mezzo alle tante cose che ci piacciono fare e che dobbiamo fare, di fermarci e di scegliere la parte buona, cogliamo l’occasione per fare “nostro”Gesù e come Maria accettare la pace che ci ha portato.
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