Possiamo rallegrarci in ogni situazione? Filippesi 4:2-7 Audio e Testo

 

Oggi vogliamo guardare ad un nuovo testo della lettera ai Filippesi. Un testo che è basato su un tema molto bello, la pace di Dio. I versetti che andremo ad analizzare sono in Filippesi 4:2-9 e saranno tema di discussione per questa predicazione e per la prossima.

 “2 Esorto Evodia ed esorto Sintìche a essere concordi nel Signore. Sì, prego pure te[a], mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita. Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

 Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.”

Quanti di noi, guardando alla settimana scorsa, devono ammettere di essersi sentiti scontenti? Di aver voluto qualcosa di diverso? Quanti di noi hanno desiderato qualcosa che non avevano?

Credo che spesso noi esseri umani viviamo in questo stato. Vogliamo sempre qualcosa che non abbiamo. Un po’ come in questa immagine

Coloro che sono cresciuti in una chiesa o che hanno frequentato tanti campi sono stati abituati ad imparare a memoria i versetti della Bibbia. Da giovane, per un campo organizzato dalla mia chiesa, ho dovuto imparare a memoria i versetti dal 4 al 9. I due versetti precedenti sono un richiamo da parte di Paolo a due donne della chiesa di Filippi a trovare un sentimento di pace nonostante delle divergenze per il bene della chiesa e del Signore.

Ma nonostante queste divergenze, nonostante i nemici della croce che agitavano la chiesa, nonostante le pressioni esterne di una cultura ostile al vangelo, Paolo invita i filippesi a rallegrarsi, un invito che abbiamo già trovato anche in Filippesi 3:1.

“4 Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi…non angustiatevi di nulla”

Paolo vuole che in mezzo alle difficoltà la chiesa di filippi non fosse cupa, ma che si rallegrasse. Che i credenti non si angustiassero, perché ovviamente se si è angustiati, ovvero angosciati o preoccupati, è molto difficile essere felici e allegri.   Rallegrarsi traduce chairete, che vuole dire appunto rallegrarsi, gioire straordinariamente. La prima volta che troviamo questo verbo nel Nuovo Testamento è in Matteo 2:10, all’arrivo dei re magi nella casa dove era nato Gesù:

“9 Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov’era il bambino, vi si fermò sopra. 10 Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia.” Matteo 2:9-10

La seconda volta è sempre in Matteo, qualche capitolo più tardi, nel famoso sermone sul monte:

“11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e {, mentendo,} diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli” Matteo 5:11-12

Non prendo queste due citazioni a caso, ma perché credo traccino un importante parallelismo con il testo di Filippesi. I magi gioivano non per qualcosa che avevano fatto, ma per il bambino che avevano trovato grazie alla stella. Gesù in Matteo dice ai suoi discepoli di rallegrarsi, non perché avessero fatto qualcosa di speciale o perché sia bello essere perseguitati, ma perché i suoi discepoli hanno accesso in lui al paradiso. Paolo invita i Filippesi a gioire e a farlo sempre ma questa gioia non è frutto di un nostro sforzo, non la troviamo nei comfort della vita, non si acquista da qualche parte o in qualche modo ma è nel Signore.

Il Signore è la nostra gioia perché il Signore è Vangelo, ovvero buona notizia. Il Signore è buona notizia perché immutabile, fedele quando noi siamo infedeli, sicuro quando ci sembra crollare tutto addosso, grazia e perdono quando dopo aver peccato torniamo a lui.

E come accediamo a questa gioia del Signore? Non ignorando le cose che non ci rendono gioiosi, come se non esistessero, ma

“in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (6).

La chiave sta nel portare a Dio ogni cosa, con preghiere e suppliche, invocando Dio che è un Padre buono e potente ma anche con ringraziamenti. Nella preghiera invochiamo e supplichiamo il Padre, presentiamo ovvero le nostre richieste, parliamo con lui e mentre lo facciamo ci allineiamo a lui. Ma al tempo stesso dobbiamo abbondare in ringraziamenti, per ricordarci quello che abbiamo già, quello che Cristo ha già fatto per me, per ricordarci e predicarci che la nostra situazione, per quanto infelice, non è eterna, che la nostra situazione, per quanto dolorosa, non è tutto. In questo modo iniziamo ad apprezzare quello che abbiamo, quelli che siamo, ma soprattutto quello che Gesù ha fatto per noi e chi Dio è.

Visto che si parla di preghiera, ho deciso di guardare insieme a voi un paio di preghiere. La prima è una preghiera puritana, dal titolo appagamento. Come vedrete, l’appagamento di cui parla l’autore di questa preghiera, non è la conseguenza di qualcosa che lui ha fatto o ricevuto, ma scaturisce dalla presenza di Cristo nella sua vita. A volte crediamo che la nostra gioia possa venire da qualcosa che riceviamo, mentre essa è il frutto di qualcosa che abbiamo già ricevuto, se abbiamo creduto in Cristo.

Preghiera puritana – Appagamento

Padre celeste,

Se dovessi soffrire, vivere nudo, essere nella povertà

Fa che il mio cuore stimi il tuo amore,

Che possa conoscerlo ed essere costretto da esso

Anche se mi venissero negate tutte le benedizioni.

Quando tuo Figlio, Gesù, è venuto nella mia anima prendendo il posto del peccato, è diventato più caro per me che il peccato che c’era in precedenza:

Il suo governo benevolo ha sostituito la tirannia del peccato.

Insegnami a credere che se voglio domare un qualsiasi peccato devo non soltanto lavorare per vincerlo; ma devo anche invitare Cristo a dimorare al posto di quel peccato.

Gesù deve diventare più dolce per me di quanto lo fosse la vile lussuria in modo che la sua dolcezza, potenza, vita possa essere presente in me.

Per questo devo cercare una grazia da lui che è contraria al peccato, ma non posso richiederla separandola da lui.

Quando ho paura del male che verrà,

confortami dimostrandomi che in me stesso sono disgraziato condannato e morente, ma in Cristo sono riconciliato e vivente;

che in me stesso trovo insufficienza e niente riposo, ma in Cristo c’è sazietà e pace;

che in me stesso sono debole e incapace di fare del bene, ma in Cristo ho la capacità di fare ogni cosa.

Sebbene ora io abbia le sue grazie in parte, tra poco le avrò perfettamente, in quello stato nel quale ti mostrerai completamente riconciliato, e solamente sufficiente, efficiente, amandomi completamente con il peccato abolito.

O Signore, affretta quel giorno.

La gioia di questa preghiera non è data da

Vi leggo un’altra preghiera, molto breve. Questa è stata scritta da Martin Lutero:

“Ti ringrazio, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, che mi hai reso degno di patire un poco in questa cosa santa e buona. AMEN”

Ti ringrazio Signore, ringraziamento, di cosa? Di aver potuto soffrire per te.

E qual è la conseguenza di questo atteggiamento di preghiera?

Che “la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri pensieri in Cristo Gesù”.  Quando ci arrendiamo in preghiera al Signore, diamo a Dio l’opportunità di custodire i nostri pensieri, ammettiamo che solo lui può esercitare il governo su ogni cosa, ed è lui che nell’occhio della tempesta non ci fa guardare al mondo che va a pezzi, ma mantiene i nostri pensieri fissi, saldi e sicuri in Cristo Gesù.

  • La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino.

Un altro aspetto o un altro frutto della pace con Dio, oltre la gioia, dovrebbe essere la nostra mansuetudine. Chi sa descrivermi il significato di mansuetudine?

Online ho trovato questa bella definizione: Inclinazione ad accettare l’altrui volontà o a soddisfare le altrui richieste ed esigenze con mitezza o docilità, cui può accompagnarsi un aspetto di composta dolcezza.

Se siamo in pace con Dio, il più grande fattore di stress e irrequietezza della nostra vita è stato domato. Sappiamo chi siamo, sappiamo chi ci ha creato, sappiamo cosa lui ha fatto per la nostra salvezza, sappiamo cosa succederà dopo la morte. Siamo in pace con Dio e in pace con le grandi domande di questo mondo. Di conseguenza non ci dovremmo comportare in modo arrogante, caotico, fuori controllo. La nostra pace con Dio si manifesta nel modo in cui ci comportiamo quotidianamente

1 Pietro 3: “15 Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni[g]. 16 Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo una buona coscienza; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.“

Non soltanto il Signore ha operato qualcosa sulla croce 2000 anni fa, ma al tempo stesso il Signore è vicino. Il Signore è vicino nel senso che è vicino nel mezzo delle nostre sfide e del nostro percorso, ma anche il ritorno del Signore è vicino, e quindi non dovremmo essere angosciati, non dovremmo essere preoccupati, non dovremmo arrabbiarci facilmente   perché viviamo alla luce del ritorno di Cristo!

E come cresciamo in questa mansuetudine?

6 I  In ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti

Lo facciamo presentando le cose che potrebbero toglierci la mansuetudine che abbiamo nel Signore in preghiera a Lui, lo facciamo condendo con il ringraziamento queste richieste per ricordarci di cosa abbiamo già in Cirsto.

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