Romani 4 | Giustificati per Fede: l’esempio di Abramo #4 | Samuel Simoni

 

 

Romani 4

1 Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne? 2 Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; 3 infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». 4 Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; 5 mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

6 Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo:

7 «Beati quelli le cui iniquità sono perdonate

e i cui peccati sono coperti.

8 Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

9 Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl’incirconcisi? Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia. 10 In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; 11 poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso, affinché fosse padre di tutti gl’incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; 12 e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi, ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quando era ancora incirconciso.

13 Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. 14 Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; 15 poiché la legge produce ira; ma dove non c’è legge, non c’è neppure trasgressione. 16 Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede di Abraamo. Egli è padre di noi tutti 17 (com’è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti e chiama all’esistenza le cose che non sono. 18 Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». 19 Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; 20 però, davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo. 22 Perciò gli fu messo in conto come giustizia.

23 Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto come giustizia, 24 ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, 25 il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

Forse ricorderete che il capitolo 3 di Romani si conclude con due concetti fondamentali: che la giustificazione si ottiene per fede e non per opere e che questa giustificazione è aperta a tutti, sia giudei che gentili.

Quindi, Paolo, riguardo questi due concetti del capitolo 3, fa l’esempio specifico della vita di Abramo. Mette in chiaro già al v2 che Abramo non è stato giustificato per le sue opere ma per la sua fede e che quindi uno dei più grandi esempi di uomini di Dio nella Bibbia e padre della nazione di Israele, non ha avuto nessun merito davanti a Dio grazie al quale potesse essere giustificato. Paolo qui è un po’ come se dicesse che Abramo, il metro di misura della vita di ogni uomo giudeo ha ottenuto la giustificazione, le promesse di Dio, benedizioni incalcolabili, solo per grazia mediante la fede.

Quindi vediamo che la fede e la grazia vanno di pari da passo (v4) e creano una contrapposizione con le opere e la legge. Le opere generano un debito di giustizia perché la violazione della legge è inevitabile, mentre la fede è messa in conto come giustizia perché siamo nell’ambito della grazia.

Dopo questo gancio con il capitolo 3, Paolo approfondisce alcuni aspetti della vita di Abramo in relazione alla giustificazione per grazia mediante la fede, che vorrei vedere insieme a voi in 3 punti principali:

  1. La promessa di Dio: Abramo è il capostipite dei credenti

Vediamo che sempre in modo coerente rispetto alla fine del capitolo 3, ci viene detto che la beatitudine di essere giustificati per fede, quindi la felicità e la gioia profonda nel sapere che il nostro debito è stato saldato, è anche per i gentili.

E Paolo argomenta al v10 che la dichiarazione “fu messa in conto da Abramo come giustizia”, è stata fatta mentre Abramo non era ancora circonciso. Abramo è stato giustificato mediante la fede prima di adempiere la legge. Quindi se vogliamo spingere il discorso ancora più in là, possiamo dire che Abramo sia stato giustificato per grazia mediante la fede quando ancora era un gentile, e che la circoncisione gli è stata data come segno visibile della giustizia che ha ottenuto non per opere ma per fede. Quindi Abramo è il capostipite dei giudei e dei gentili.

Nel v13 Paolo prosegue dicendo che la promessa di Dio, di essere erede di questo mondo e di avere una discendenza numerosa come le stelle del cielo. La promessa di Dio consiste nel dare ad Abramo una discendenza e una terra in questo mondo (Israele nella carne).

Questa promessa non è stata fatta in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. Affinché, come dice il v16, questa promessa sia assicurata per grazia.

Le promesse di Dio non si basano sulle nostre persone, su quello che siamo in grado di fare, su quanto ci sforziamo, sulle nostre opere e su quanto ci comportiamo bene, ma si basano sulla grazia di Dio. E come dice la Parola, Dio ci ha fatto grazia su grazia, perché questa promessa è stata fatta per grazia ed è stata resa sicura e certa sempre per grazia, affinché non si basasse sulle opere umane ma sull’opera di Dio. Pensiamo anche solo alla vita di Abramo, a quanti sbagli abbia fatto, come si è allontanato da Dio quando era in Egitto, come in Egitto non ha più costruito altari per il Signore, perché in terra straniera si è smarrito spiritualmente. Poteva essere sicura la promessa di Dio nelle mani di Abramo?

Ma grazie a Dio che le sue promesse non si sono basate sull’opera di Abramo e sulla sua bravura, o sull’opera di Davide, o sull’opera dei profeti o sull’opera nostra. Perché se le promesse di Dio si fossero basate su di noi come esseri umani, esse sarebbero state invalidate già dalla vita di Abramo, per non parlare della vita dei suoi discendenti.

Quindi gloria a Dio che indipendentemente dal punto in cui ci troviamo nella nostra vita spirituale, le promesse di Dio non si basano su di noi. L’impegno che Dio si è preso nei nostri confronti giornalmente non dipende da quanto ci sforziamo, ma dipende dalla persona di Dio che ci ha fatto grazia su grazia. Le sue promesse non mutano al mutare della nostra spiritualità o vicinanza a Lui, Egli ci amerà sempre, ci guiderà sempre, il suo impegno per farci sempre più simili a Cristo non è cambiato, la sua bontà verso di noi non è influenzata, e la nostra salvezza è sempre assicurata per grazia in Cristo Gesù. Questo è quello che accade da millenni da Abramo fino a noi.

Al v16 Paolo non solo dice che la promessa è per grazia mediante la fede ma che Abramo è anche padre di tutti noi.

Forse lo sapete già, ma ci sono degli strumenti online come “Ancestry” per approfondire la propria genealogia. La genealogia leggo “tratta dell’origine e della discendenza di famiglie e di stirpi”. E attraverso archivi storici e/o test del DNA si possono approfondire le proprie origini e le proprie radici. Da chi discendiamo noi? E’ questa la domanda a cui si vuole rispondere con questi strumenti. Magari scopriremo che discendiamo da qualche nobile inglese o che il nostro albero genealogico ci porta nel vicino oriente, chi lo sa.

Ecco, allo stesso modo Abramo non è solo padre d’Israele nella carne ma è soprattutto nostro padre spirituale, inteso come colui che è iniziato una discendenza spirituale. Questo si può già evincere da quello che c’è scritto in Genesi “ io ti ho costituito padre di molte nazioni”. Tutti coloro che sono giustificati per grazia mediante la fede in ogni epoca e virtualmente da tutte le nazioni della terra, sono tutti parte della stessa discendenza spirituale che ha inizio già nei primi capitoli di Genesi con Abramo.

Forse non scopriremo mai la nostra genealogia umana, ma sappiamo con certezza che il nostro vero avo, nostro padre, come direbbero gli ebrei, è Abramo. E il fatto di discendere spiritualmente da Abramo ci deve dare un senso di identità estremamente forte. Il fatto di essere discendenti di quella meravigliosa promessa che Dio ha fatto ad Abramo, deve essere un motore che muove la nostra identità spirituale. Non mi importa se non so da dove vengo nella carne, so da dove vengo spiritualmente ed è una discendenza gloriosa, più gloriosa di tutte le famiglie reali della terra. Questo deve far spostare lo sguardo della nostra identità dalla terra al cielo e mi deve motivare a essere una persona all’altezza di questo lignaggio spirituale. Il fatto di essere un discendente spirituale di Abramo mi deve far realizzare di quanto sia importante la mia esistenza per Dio e questo deve avere un impatto identitario forte nella mia vita di tutti i giorni.

Paolo quindi ci dice che il culmine della promessa, non basata sulle opere della legge, ma sulla grazia di Dio, è quella di dare ad Abramo in eredità il mondo futuro con Cristo, perché Abramo aspettava la vera città, la vera dimora, della quale Dio è costruttore (Ebrei 11) e nel dare la vera discendenza, cioè quella spirituale fatta di tutte le persone di ogni epoca e nazione che sono giustificate per grazia mediante la fede.

 

  1. La qualità della fede di Abramo nella promessa di Dio

Abramo, abbiamo visto è stato giustificato per fede, e quindi Paolo ci accompagna in una bellissima spiegazione della sua fede. Abramo credeva che Dio potesse far rivivere i morti, cioè credeva che Dio potesse trarre una discendenza dal suo corpo svigorito e vecchio, il quale non poteva più servire per generare figli (aveva quasi cent’anni). Abramo credeva che Dio potesse chiamare all’esistenza le cose che non esistono, come una discendenza che ancora non si poteva vedere. Abramo era convinto che Dio potesse trarre una discendenza numerosa come le stelle del cielo dal suo corpo morto e inutilizzabile e dal corpo di sua moglie, anch’esso non più in grado di concepire.

Abramo in questo modo ha creduto a Dio, sperando in Dio contro tutto ciò che la realtà oggettiva dei fatti gli suggerisse. Non era uno sciocco, sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto avere figli. Solo una persona completamente illusa o mentalmente instabile avrebbe potuto sperare di avere una discendenza da una condizione del genere, ormai il tempo per avere figli era scaduto da un pezzo. Ma Abramo ha tenuto conto di un altro fattore, cioè ha ritenuto che la promessa di Dio fosse superiore alla realtà dei fatti. E’ bellissima l’espressione del v18 “sperando contro speranza, credette”, perché rende proprio l’idea di una persona che si è abbandonata totalmente a Dio e come avevamo accennato quando abbiamo visto Romani capitolo 1, penso che il nocciolo della questione sia proprio questo, cioè abbandonarsi totalmente a Dio. A noi è richiesto di credere che Dio sia più grande delle circostanze e che la sua parola sia superiore alla realtà che ci circonda.

Ebrei 11:6

“Ora senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è..”

Senza fede, senza credere nelle sue parole e nella sua stessa persona è impossibile piacere a Dio. La fede è un requisito fondamentale per accostarsi a Lui. Per esempio, noi siamo chiamati a credere che Dio sia ricco in bontà, come dice la sua Parola. Ci crediamo? Anche quando le circostanze della nostra vita ci dicono il contrario, noi crediamo che Dio sia infinitamente buono verso di noi? Crediamo che Dio sia giusto quando magari attorno a noi ci sono solo ingiustizie? Crediamo che Dio sia sovrano assoluto su tutta la creazione visibile e invisibile, quando ci sembra che la nostra vita vada a rotoli e non ci sembra che ne vada giusta una?

Avere fede in qualsiasi circostanza non è facile e per questo al versetto 20 ci viene detto che Abramo davanti alla promessa di Dio “non vacillò per incredulità “, ma… è stato bravissimo perché è un grande uomo. Dice così il testo? forse in qualche libera traduzione, ma qui c’è scritto che è stato fortificato da Dio nella fede. Il testo dice “ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio “. Tante volte durante la storia di Abramo, Dio interviene per fortificare la sua fede, per ricordargli la promessa che gli ha fatto, per ricordargli quanto Lui sia presente nella sua vita, e che non l’ha semplicemente chiamato fuori dalla sua terra natia per poi abbandonarlo, ma che gli avrebbe dato una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Anche questa è grazia, cioè l’intervento costante di Dio nella vita di Abramo per fortificarlo è una grazia. E questo ha reso sempre più convinto Abramo delle promesse di Dio e che Dio potesse essere in grado di portare a compimento quelle promesse. E questo ha dato gloria a Dio.

Anche noi abbiamo bisogno della grazia di Dio per essere fortificati nella fede. Abbiamo bisogno che lo Spirito Santo intervenga nel nostro cuore per portare la stessa piena convinzione di Abramo riguardo la persona di Dio e ciò che è in grado di compiere se gli crediamo. Se sentiamo il bisogno di essere fortificati nella fede, chiediamolo a Dio, chiediamo il suo intervento divino, perché noi non siamo forti nella fede se non siamo sostenuti dalla sua grazia. Se la sua grazia non interviene nella nostra fede, rischiamo di vacillare. Invece, quando Dio fortifica la nostra fede e la Parola entra nella nostra mente e lo Spirito Santo fa un lavoro per renderci convinti e sicuri della persona di Dio, allora Dio è glorificato, come dice al v20.

Abbiamo visto che è impossibile piacere a Dio senza credere che Egli è, e che la qualità della fede fortificata di Abramo è quella di credere che Dio è superiore alla realtà dei fatti.

  1. La promessa di Dio va oltre la fede di Abramo

Quindi ai vs21-22 “pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo. Perciò gli fu messo in conto come giustizia.”

Visto che il v. “Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia” è uno dei versetti centrali di Romani, ma soprattutto di questo capitolo, vorrei leggere insieme a voi l’episodio specifico in cui viene detto che Abramo è stato giustificato per fede.

In Genesi 15 vs5-6 “Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.”

Abramo, dopo aver ricevuto la chiamata da parte di Dio di abbandonare la sua casa e la sua terra per andare a vivere come pellegrino nella terra di Canan e dopo aver affrontato innumerevoli sfide spirituali, viene riportata la dichiarazione della giustificazione per fede.

E ho riflettuto molto su quello che potesse essere accaduto in queste poche righe e vorrei condividere con voi una riflessione a riguardo. Abramo è nella sua tenda, probabilmente si sta scaldando al fuoco, perché come accade spesso nel deserto di notte, l’aria sia piuttosto fredda. E la parola è stata rivolta ad Abramo in quella circostanza. Ci sono diversi episodi nell’AT in cui Dio si rivela l’uomo con una teofania, cioè Dio si presenta in forma di persona umana. Quindi in Genesi 15:5 viene detto che Abramo viene condotto fuori, forse Dio era presente in quella notte gelida con una teofania e ha accompagnato Abramo fuori dalla tenda. Una volta usciti dalla tenda Dio lo invita a guardare il cielo e a guardare le stelle.

Purtroppo nella nostra zona del mondo c’è molto inquinamento luminoso, quindi non so se avete mai visto un cielo stellato come viene catturato in certe foto incredibili, ma io ricordo di averlo visto al campo a Maranata. In quel centro evangelico si è in piena montagna e non esistono luci, a parte quelle del centro. E ai piedi di un falò, non dimenticherò mai quello che ho visto, cioè un cielo stellato meraviglioso in cui si poteva distinguere la Via Lattea. Sembrava di essere in una foto. Le stelle erano luminose come non le avevo mai viste, sembravano dei diamanti che brillano al sole ed era un numero incalcolabile.

Dio forse presente nella tenda insieme ad Abramo lo accompagna fuori per guardare questo spettacolo incredibile. Sono sicuro che Abramo abbia visto tantissime volte un cielo stellato nella sua vita, molto più bello di come lo vediamo noi in questa zona del mondo, ma sono altrettanto sicuro che quella notte non avesse mai visto uno spettacolo simile. Forse perché è stato invitato da Dio, dal Creatore stesso a guardare la creazione con occhi diversi. Abramo forse ha realizzato in quel momento, come lo realizzò Giobbe, che non servono troppe spiegazioni, troppe giustificazioni da parte di Dio riguardo al suo piano e a quello che può fare nella nostra vita, perché la sua potenza, la sua gloria, la sua saggezza e intelligenza nella creazione parlano da sole. Se Dio con la sua immensa potenza e intelligenza e saggezza ha creato tutto ciò, cosa rappresenta la mia circostanza difficile davanti a Lui? Se Dio guida il moto di un numero incalcolabile di stelle, le conosce per nome e le ha fatte così meravigliose, non guiderà in modo perfetto la mia vita? Non conoscerà a pieno tutte le circostanze in cui mi trovo? Non farà della mia vita qualcosa di meraviglioso se mi fido di Lui?

Quindi Dio mostra ad Abramo che Lui è il Creatore e che non solo è degno di tutto la nostra fede, di tutta la nostra fiducia, ma che degno anche di tutta la nostra adorazione. Dio invita Abramo a fare il contrario di ciò che è successo in Eden, dove l’uomo ha rotto il proprio rapporto con il Creatore prima di tutto non credendo alle sue parole. Qui Abramo crede alle parole del suo creatore, ed è questa la fede che Dio cerca.

Ma forse è successo di più di questo. Dico questo perché Dio ha voluto mostrare Abramo un cielo stellato, ha voluto far vedere ad Abramo la discendenza che avrà. E forse non è un caso che la discendenza sia stata rappresentata con delle stelle. Abbiamo detto prima che la discendenza di Abramo, promessa da Dio, non si limita al popolo d’Israele, ma che il vero compimento di questa promessa è la discendenza composta da tutti coloro che hanno riposto la propria fede in Dio e che sono stati giustificati per fede. I credenti di tutte le epoche sono rappresentati ora da questo cielo stellato che Abramo sta guardando.

A tal proposito volevo leggere dei riferimenti:

Daniele 12:3 (a proposito degli ultimi tempi)

3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno.”

Filippesi 2:15

“perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo

Matteo 13:41-43

“Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono l’iniquità, 42 e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. 43 Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi oda.”

Abramo ha visto una discendenza numerosa, santa e giusta, splendente come le stelle del cielo e splendenti della giustizia e della santità di Dio. Nei contesti dei versetti che abbiamo menzionato ora, le stelle danno proprio l’idea di giustizia e di bellezza morale. E questa immagine è perfetta nel contesto dei capitoli 3 e 4 di Romani, perché si parla dell’uomo giustificato per fede che risplende della giustizia di Cristo.

Giovanni 8:56

“Abraamo, vostro padre, ha gioito nell’attesa di vedere il mio giorno; e l’ha visto, e se n’è rallegrato”

Abramo ha visto per fede la venuta del Messia in un senso profetico o anticipatorio. Sicuramente attraverso l’esperienza del sacrificio di Isacco, ma forse anche attraverso la rivelazione della notte stellata riguardo una discendenza numerosa, santa e splendente della bellezza e della giustizia di Cristo. La promessa di Dio nei suoi confronti si è rivelata più grande di quello che Abramo potesse immaginare e allo stesso modo Dio prende il granellino di senape della nostra fede, lo fortifica, lo fa crescere e lo usa per farci sperimentare cose che vanno al di là della nostra comprensione e della nostra esperienza comune.

Il capitolo 4 si conclude dicendo

23 Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto come giustizia, 24 ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, 25 il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.”

La fede che Dio cerca quindi è della stessa qualità della fede di Abramo, il quale credeva che Dio risuscitasse i morti. Allo stesso modo noi siamo chiamati a credere che Dio abbia risuscitato Cristo, confermando tutto quello che Egli ha fatto e detto su questa terra, affinché la sua morte e risurrezione sia la nostra morte e risurrezione e che la sua giustizia sia la nostra giustificazione, per risplendere nel giorno della rivelazione dei figli di Dio della sua giustizia e santità, esattamente come le stelle del cielo.

 

Conclusione:

  1. La promessa di Dio: Abramo è il capostipite dei credenti
  2. La qualità della fede di Abramo nella promessa di Dio
  3. La promessa di Dio va oltre la fede di Abramo

 

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