Vi ricordate dove siamo arrivati con la nostra storia? Vi ricordate dove abbiamo lasciato Giuseppe? Giuseppe viene venduto come schiavo dai suoi fratelli e finisce in Egitto. Qui viene acquistato da Potifar, un importante uomo alla corte del faraone. Nonostante tutte le difficoltà, Giuseppe si impegna con dedizione nel lavoro che gli viene affidato, al punto da diventare l’uomo più importante dopo Potifar stesso nella gestione della casa.
Ma ad un certo punto Giuseppe inizia ad essere preso di mira dalla moglie di Potifar, che insistentemente tenta sessualmente Giuseppe il quale però non cede alle avances di questa donna e addirittura scappa via quando lei prova a forzarlo fisicamente.
Giuseppe, un lavoratore modello e un uomo in grado di respingere le tentazioni sessuali. Sicuramente il Signore avrebbe premiato questo atteggiamento, questo timore divino, questo comportamento, non è vero?
L’ingiustizia subita da Giuseppe
13 Quando lei vide che egli le aveva lasciato la veste in mano e che era fuggito, 14 chiamò la gente di casa sua e disse: «Vedete, ci ha portato un Ebreo perché questi si prendesse gioco di noi; egli è venuto da me per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 E com’egli ha udito che io alzavo la voce e gridavo, mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito». 16 E si tenne accanto la veste di lui finché il suo padrone non tornò a casa. 17 Allora gli parlò in questa maniera: «Quel servo ebreo che hai condotto in casa è venuto da me per prendersi gioco di me. 18 Ma appena io ho alzato la voce e ho gridato, egli mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito». 19 Quando il padrone di Giuseppe udì le parole di sua moglie che gli diceva: «Il tuo servo mi ha fatto questo!» si accese d’ira. 20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, nel luogo dove si tenevano chiusi i carcerati del re. Egli era dunque là in quella prigione.
Qual è la ricompensa per aver lavorato in maniera ineccepibile e aver resistito e vinto contro la tentazione sessuale? Qual è la ricompensa per aver onorato e rispettato il Signore? Qual è la ricompensa per aver servito il Signore? Giuseppe viene “ricompensato” venendo accusato ingiustamente e finendo in prigione. Nell’Antico Testamento, spesso, l’atteggiamento saggio e timorato viene ricompensato dal Signore. Questo però non succede sempre, e il Nuovo Testamento lo dimostra ancora più chiaramente così come lo dimostra chiaramente la vita di tutti i giorni. In questa realtà, in questo mondo corrotto dal peccato, non sempre chi si comporta seguendo gli insegnamenti del Signore riceve una ricompensa giusta. Anzi, quando ci impegniamo a vivere in maniera giusta, retta, pia nelle nostre famiglie, a lavoro, nelle sfide sessuali spesso ci attiriamo addosso l’invidia e l’odio di un mondo che è guidato dal peccato. Le tenebre non accettano volentieri la luce, anzi si la respingono. E come lo fanno? In maniera meschina, malvagia, ingiusta. E la storia di Giuseppe è un esempio eclatante di tutto questo.
Giuseppe, un uomo timorato di Dio, viene accusato ingiustamente dalla moglie di Potifar. Nelle parole della donna notiamo delle accuse e dei modi di fare che possiamo ritrovare anche oggi quando ad essere accusati sono i credenti. Giuseppe cerca di essere screditato in qualsiasi modo possibile. Ovviamente la moglie di Potifar non sottolinea l’integrità e il duro lavoro di Giuseppe. Al contrario viene messa in risalto la sua appartenenza agli ebrei, al popolo di Dio, viene messa in risalto la sua condizione di schiavo, viene messa in dubbio l’integrità di Giuseppe e viene anche accusato implicitamente chiunque avesse aiutato o favorito Giuseppe, in questo caso Potifar stesso.
Anche in questo aspetto della sua storia Giuseppe ci ricorda la figura di Gesù, accusato e trattato ingiustamente a causa della sua provenienza, il suo popolo, la sua integrità, la sua dedizione nel suo lavoro. Il salmo 105 descrive in questo modo Giuseppe, e in queste parole sembra quasi che venga descritto Gesù:
SALMO 105:17 Mandò davanti a loro un uomo, Giuseppe, che fu venduto come schiavo. 18 Gli legarono i piedi con ceppi; fu oppresso con catene di ferro. 19 Fino al tempo in cui si avverò quanto aveva predetto, la parola del Signore lo affinò.
L’ingiustizia subita è una caratteristica della vita di Giuseppe, di Gesù e vediamo anche che è un segno distintivo del popolo di Gesù, dei suoi discepoli, dei cristiani. Nel Vangelo di Matteo troviamo il famoso discorso sul monte, un discorso nel quale Gesù presenta i valori del Regno dei cieli, e nel quale Gesù presenta anche cosa dovevano aspettarsi coloro che volevano seguirlo nel creare questo regno. In Matteo 5 infatti troviamo queste parole:
Matteo 5:1 Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui 2 ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra[b]. 6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. 11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e {, mentendo,} diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.
Passano tanti, tantissimi anni tra queste parole di Gesù e l’episodio di Giuseppe. Eppure penso che le beatitudini si possano applicare perfettamente a Giuseppe. Giuseppe non subisce un’ingiustizia perché si era comportato male, perché aveva fatto qualcosa di sbagliato, perché il suo atteggiamento era fuori luogo, perchè era un fanatico osservatore di una religione strana. No, Giuseppe viene perseguitato ingiustamente a causa del suo rapporto con Dio. Più volte in questo capitolo viene ripetuto e sottolineato che il Signore era con Giuseppe e parleremo tra un attimo di questa cosa. Sapete per chi altro viene usata l’espressione “il Signore era con” nel libro della Genesi? Per nessuno! Sapete per chi altro viene usata questa espressione nel pentateuco, i primi 5 libri della Bibbia? Nessuno! Non viene usata per Adamo, per Noè, per Abramo, per Isacco, per Giacobbe. Non viene usata per Mosè. E invece viene usata, più volte, per Giuseppe.
Perché il Signore era con Giuseppe? Uno dei motivi è sicuramente perché Giuseppe era con il Signore! Nonostante tutto, Giuseppe continuava a credere in Dio, nonostante tutto Giuseppe continuava ad avere fede in Dio. E lo dimostra in questi anni di sofferenza, di ingiustizia! Lo dimostra guardando con fede al Figlio che era stato promesso e che non era ancora stato rivelato, lo dimostra agendo con timore de Signore anche in un contesto ostile e difficile. In quegli anni di difficoltà, lontano di casa, in prigione il Salmo 105 ci dice che la “parola del Signore lo affinò”, evidentemente perché Giuseppe decise di farsi affinare dalla parola. Giuseppe accetto l’ingiustizia come conseguenza del suo rapporto con Dio.
Martyn Lloyd Jones è stato un famoso ministro britannico che ha scritto un imponente libro sul sermone sul monte del Vangelo di Matteo. Riguardo all’ultima beatitudine, 10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli 11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e {, mentendo,} diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia, Lloyd Jones specifica che questo tipo di persecuzione a motivo di giustizia NON è:
- la persecuzione perchè siamo poco saggi
- la persecuzione perchè siamo biasimevoli
- la persecuzione perchè stiamo vivendo tempi duri
- la persecuzione perchè siamo fanatici o troppo zelanti
e poi definisce la persecuzione a motivo di giustizia in questo modo:
“l’essere giusto, il praticare la giustizia, in realtà significa somigliare al Signore Gesù Cristo, perciò i beati sono quelli che vengono perseguitati per somigliare a Lui. Dirò di più, quelli che Gli somigliano, saranno sempre perseguitati!”
Applicazione pratica: Stiamo sperimentando noi delle persecuzioni a causa della giustizia? Gesù stesso dice “26 Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i loro padri facevano lo stesso con i falsi profeti.” (Luca 6). E se le stiamo sperimentando, come le stiamo affrontando? Col Signore come Giuseppe, con fede, venendo affinati e crescendo nel Signore?
Il Signore era con Giuseppe
21 E il Signore fu con Giuseppe, gli mostrò il suo favore e gli fece trovar grazia agli occhi del governatore della prigione. 22 Così il governatore della prigione affidò alla sorveglianza di Giuseppe tutti i detenuti che erano nel carcere; e nulla si faceva senza di lui. 23 Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello che era affidato a lui, perché il Signore era con lui, e il Signore faceva prosperare tutto quello che egli intraprendeva.
In tutte queste vicissitudini vissute da Giuseppe, il Signore era con lui. Abbiamo detto che l’ingiustizia, la sofferenza è parte integrante del nostro cammino col Signore. Ma sapere che il Signore è con noi come era con Giuseppe è la verità più bella e la consolazione più forte.
Il Signore non abbandona, il Signore non dimentica e il Signore continua ad operare. Giuseppe trova grazia agli occhi del governatore della prigione e di conseguenza la figura di Giuseppe diventa una figura chiave all’interno della prigione. Anche il fatto che fosse finito nel carcere dove andavano i prigionieri del faraone (20) e non in un’altra prigione non è una coincidenza. è il Signore che tesse la tela silenziosamente e perfettamente in modo da portare avanti il suo piano.
Vediamo questo concetto anche andando avanti con la storia. Proprio nella prigione dove si trovava Giuseppe, infatti, arrivano due carcerati speciali: il coppiere e il panettiere del faraone.
40:1 Dopo queste cose, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto offesero il loro signore, il re d’Egitto. 2 Il faraone s’indignò contro i suoi due ufficiali, contro il capo dei coppieri e il capo dei panettieri; 3 e li fece mettere in carcere nella casa del capo delle guardie, nella stessa prigione dove Giuseppe stava rinchiuso. 4 Il capitano delle guardie li affidò alla sorveglianza di Giuseppe, il quale li serviva. Essi rimasero in prigione per un certo tempo.
Non è un caso che questi due uomini finiscono sotto la sorveglianza di Giuseppe. Perchè dopo un pò di tempo il coppiere e il panettiere hanno entrambi un sogno. Il sogno turba profondamente sia il panettiere che il coppiere. E a questo punto interviene Giuseppe. E non lo fa con spavalderia e con orgoglio, come aveva fatto anni prima con i suoi sogni e con la sua famiglia. Anni di sofferenza vissuti col Signore avevano umiliato e fatto maturare Giuseppe che afferma:
«Le interpretazioni non appartengono a Dio? Raccontatemi i sogni, vi prego». (8)
Come molti di voi ricorderanno, Giuseppe ascolta entrambi i sogni e li interpreta: il sogno del coppiere preannunciava il completo ristabilimento del coppiere alla corte del re. Il sogno del panettiere, invece, preannunciava la morte per impiccagione, cosa che avviene da lì a pochi giorni.
Purtroppo anche in questa circostanza Giuseppe viene trattato ingiustamente. Il coppiere infatti si dimentica di Giuseppe e non perora la sua causa presso il faraone. Ma anche questo è parte del sovrano piano del Signore. In Genesi 41, infatti, vediamo che, dopo 2 anni di prigionia, anche il faraone fa dei sogni strani. In un sogno vede 7 vacche grasse che vengono divorate da 7 vacche magre. Nel secondo sogno vede 7 grossissime spighe di grano e poi 7 spighe sottili che inghiottono quelle grandi. Il faraone è talmente sconvolto da questi sogni che chiama tutti i maghi, i saggi del suo impero, ma nessuno riesce ad interpretare i sogni. A questo punto alcuni tasselli del misterioso puzzle del SIgnore iniziano ad essere rivelati: il coppiere si ricorda di Giuseppe e fa il suo nome al faraone.
Giuseppe viene convocato dal faraone. Immaginate Giuseppe, dopo anni di schiavitù e prigionia, portato davanti l’uomo più importante del paese. Immaginate il desiderio di libertà, di rivalsa, di giustizia. Nonostante la situazione, non solo Giuseppe riesce ad interpretare il sogno, ma coglie l’occasione per fare la cosa più improtante in assoluto: proclamare la sovranità e l’esistenza dell’unico vero Dio. Nel suo discorso Giuseppe dice le seguenti cose:
25… Dio ha indicato al faraone quello che sta per fare… 28 Questo è quello che ho detto al faraone: Dio ha mostrato al faraone quello che sta per fare. ..32 Il fatto che il sogno si sia ripetuto due volte al faraone vuol dire che la cosa è decretata da Dio e che Dio l’eseguirà presto.
Giuseppe non si lascia intimorire dal faraone, perché? Perché il Signore era con Giuseppe e Giuseppe era con il Signore!
E anche oggi il Signore è sempre con noi. Però dobbiamo vivere questa relazione con Dio come l’ha vissuta Gesù! Dobbiamo essere così pregni della presenza di Dio nella nostra vita che le nostre parole e le nostre azioni dimostrano chiaramente che non abbiamo nulla da temere, che non ci curiamo di cosa penseranno o faranno gli uomini, siamo così ripieni di Dio che cogliamo ogni occasione per proclamare le sue bontà e la sua gloria fra le nazioni!
Applicazione: davanti alla prossima prova, ricordati di pensare: il Signore è con me e non mi abbandonerà. Porta alla mente, e al cuore, queste parole: Deuteronomio 31:8 Il Signore cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti d’animo».
Giuseppe viene innalzato e regna
Giuseppe interpreta il sogno, proclamare il Signore e poi storia finita, no? Può tornare in prigione da dove era venuto? Al massimo poteva essere chiamato a fare lo schiavo, o a servire come uno dei tanti maghi del faraone, no?
No. Quello che accade subito dopo è incredibile!
38 Il faraone disse ai suoi servitori: «Potremmo forse trovare un uomo pari a questo, in cui sia lo Spirito di Dio?» 39 Così il faraone disse a Giuseppe: «Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c’è nessuno che sia intelligente e savio quanto te.
Il faraone riconosce lo Spirito di Dio nella vita di DIO! Non è pazzesco? è chiaro che il Signore ha usato le parole del suo unto per muovere qualcosa nella vita del Faraone per mezzo dello Spirito. E non finisce qui.
40 Tu avrai autorità su tutta la mia casa e tutto il popolo ubbidirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te». 41 Il faraone disse ancora a Giuseppe: «Vedi, io ti do potere su tutto il paese d’Egitto». 42 Poi il faraone si tolse l’anello dal dito e lo mise al dito di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino e gli mise al collo una collana d’oro. 43 Lo fece salire sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «In ginocchio!» Così il faraone gli diede autorità su tutto il paese d’Egitto. 44 Il faraone disse a Giuseppe: «Io sono il faraone! Ma senza tuo ordine, nessuno alzerà la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto».
Giuseppe era stato spogliato della sua veste, aveva perso ogni diritto della sua famiglia ed era finito per ben due volte in un pozzo oscuro, prima con i fratelli e poi in prigione. Ora invece viene esaltato, rivestito di una veste risplendente, riceve l’anello del faraone e viene innalzato sopra ogni altro uomo e riceve il mandato di regnare!
Giuseppe è un’immagine di Gesù che regna dopo essere passato per la sofferenza, l’ingiustizia, il tradimento, la tentazione, la morte, la prigionia. Giuseppe è un’immagine di Gesù che viene esaltato ed innalzato, che ascende alla destra del Padre, per regnare, Giuseppe è un’immagine simile a quella che vedrà Stefano, il primo martire, perseguitato a motivo di giustizia, il quale prima di morire alzerà gli occhi al cielo e vedrà il Figlio alla destra del Padre. Giuseppe è un’immagine di Gesù il quale riceve il nome che è al di sopra di ogni altro nome, il nome davanti al quale ogni ginocchio si piegherà. Gesù è il compimento di quanto successo a Giuseppe, il quale venne preso dal faraone 43 Lo fece salire sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «In ginocchio!» Così il faraone gli diede autorità su tutto il paese d’Egitto.
Ma Giuseppe siamo anche noi. Anche noi siamo chiamati dal Signore a soffrire, ad essere traditi, ad essere perseguitati a motivo di giustizia. Ma al tempo stesso, attraverso questo processo, saremo innalzati con Cristo e con lui regneremo. Che siamo chiamati a regnare insieme a lui sull’universo intero.
Quando affronti un’ingiustizia o un momento difficile, ricordati che sei così unito al tuo Signore Gesù Cristo che un giorno regnerai insieme a lui, che insieme a lui giudicherai l’universo intero! è una delle verità più incredibili e più capaci di aiutarci ad affrontare nel modo giusto la persecuzione a motivo di giustizia.
Paolo ci ricorda in 2 Timoteo 2: 11 Certa è quest’affermazione: se siamo morti con lui, con lui anche vivremo; 12 se abbiamo costanza, con lui anche regneremo;
E Gesù ci lascia questa stupenda promessa:
31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli[d], prenderà posto sul suo trono glorioso. 32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; 33 e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. (Matteo 25).
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