Tribolati… ma Felici!_Salmo 126

Ringraziando e lodando il Signore per aver provveduto ancora una volta una sistemazione per gli incontri della nostra chiesa, non posso che sorridere pensando che siamo nella via di Pisa che affermo da anni abbia il nome perfetto per una chiesa: Felice Tribolati.

Felice Tribolati è stato un giurista e letterato Pisano del 19esimo secolo. Tribolati aveva un gruppo di amici, noto come gli “Amici pedanti”, alcuni dei quali sarebbero poi diventati famosi. Tra questi vi era Giosuè Carducci. Il gruppo amava riunirsi nella bottega del caffè dell’Ussero, a Pisa, e a casa dello stesso Tribolati, per condividere le loro opinioni sulla politica e la letteratura del tempo.

In questa via si è incontrata per tanti anni una chiesa e si incontrano ora non una ma ben due chiese. Un gruppo di “amici pedanti”, forse, che però non parlano di politica e letteratura, ma della notizia più bella e stupenda che esista: il Vangelo.

Ma quello che più mi stuzzica di questa via non è tanto la figura di Felice Tribolati, ma il suo nome. Felice Tribolati..Felici ma tribolati, una perfetta descrizione dei discepoli di Cristo in questa vita.

Guardate come, all’inizio della Prima lettera di Pietro,vengono descritti i credenti:
‭Prima lettera di Pietro 1:6-9 NR06‬
[6] Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, [7] affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. [8] Benché non lo abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, [9] ottenendo il fine della {vostra} fede: la salvezza delle anime.

Felici…e tribolati.

Domenica scorsa, sulla terrazza degli Harris, abbiamo riflettuto insieme su l’inaugurazione del Tempio di Salomone. Da una parte Israele in tutto il suo splendore. Dall’altra una piccola chiesa senza locale a Pisa. In mezzo lo stesso Dio, e in particolare la gloria e la benedizione di Cristo Gesù, il vero tempio.

Oggi vogliamo leggere insieme un Salmo, il Salmo 126. Negli incontri del mercoledì stiamo studiando il libro di Neemia, che parla del periodo in cui alcuni Israeliti tornarono in Israele dall’esilio. Il Salmo che stiamo per leggere è probabilmente stato scritto in quel periodo. Un periodo nel quale l’inaugurazione del tempio era un lontano ricordo e anzi, la città di Gerusalemme e il tempio del Signore erano stati invasi e rovinati da dei soldati pagani.

Salmo 126:1
Quando il SIGNORE fece tornare i reduci di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora spuntarono sorrisi sulle nostre labbra
e canti di gioia sulle nostre lingue.
Allora si diceva tra le nazioni:
«Il SIGNORE ha fatto cose grandi per loro».
3 Il SIGNORE ha fatto cose grandi per noi
e noi siamo nella gioia.
4 SIGNORE, fa’ tornare i nostri deportati,
come torrenti nel deserto del Neghev.
5 Quelli che seminano con lacrime,
mieteranno con canti di gioia.
6 Se ne va piangendo colui che porta il seme da spargere,
ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi covoni.

Il salmo è breve ed è semplice da capire. Nei primi due versetti si guarda al passato. E cosa viene messo in risalto? Viene evidenziato il fatto che il Signore aveva fatto tornare a Gerusalemme dei reduci. Per il popolo di Israele, per il Regno di Giuda nello specifico, questo è stato un momento favoloso.

Il Signore non si era dimenticato del suo popolo, non aveva ignorato le preghiere e le richieste d’aiuto del suo popolo. Il Signore non si era indebolito e non aveva smesso di operare. Anzi. Prima con Esdra e poi con Neemia delle persone erano uscite dall’esilio ed erano tornate a casa. Come descrive il salmista questa esperienza? Come un sogno. Vi è mai capitato di provare una gioia così grande, un’esperienza così surreale da sembrare di essere in un sogno? Vi è mai capitato di essere così contenti da dubitare di essere veramente svegli? Questa è stata l’esperienza dei reduci che sono tornati nella città promessa.

Qual è la reazione di questi reduci? Versetto 2: le bocche degli ebrei si riempiono di sorrisi e risate di gioia. Una gioia incontenibile, naturale, genuina, non forzata. Non come tanti dei post su FB o IG che vediamo quando andiamo sui social. La gioia di un popolo che sperimenta le dolci benedizioni di Dio. Un popolo che, come Salomone di fronte al tempio, loda il Signore pieno di gioia e meraviglia, innalzando a lui canti. Questa è la reazione dei reduci.

E qual è la reazione dei popoli circostanti? Fine del versetto 2: Allora si diceva tra le nazioni:
«Il SIGNORE ha fatto cose grandi per loro».

Nonostante l’opposizione, nonostante la gelosia, i popoli sapevano che il Signore stava facendo grandi cose per Israele. Questo è quello a cui pensa il salmista guardando al passato.

Poi al versetto 3 si passa dal passato al presente. Il Signore ha fatto cose grandi per il suo popolo e ora il popolo era ancora nella gioia. Riflettere su quello che il Signore ha fatto 10 anni fa, un anno fa, un mese fa, una settimana fa, un giorno fa, questa mattina, un’ora fa porta serenità e felicità.

Nei versetti 4-6 si guarda dal presente verso il futuro. Non tutti i deportati erano tornati a casa. Se fossero tornati sarebbero stati come fiumi di persone, come i fiumi che inondavano la zona desertica del Neghev, a sud di Israele, durante il periodo delle piogge torrenziali.

Ai tempi di Esdra e Neemia, nonostante la grande gioia, il lavoro e il ministero erano duri. Si progrediva tra difficoltà, attacchi, paure, ostacoli e tante lacrime. Si seminava ma non si vedevano i frutti, si seminava e i semi venivano innaffiati con lacrime. Ma il salmista sa perfettamente che la temporanea afflizione e le lacrime sarebbero state sostituite, un giorno nel futuro, da canti di gioia e covoni pieni, il frutto del difficile lavoro del presente. Nonostante le difficoltà, il Salmista guarda con speranza al futuro sulla base del passato vissuto con il Signore.

Felici…ma tribolati.

Potremmo guardare a questo Salmo pensando al fatto che, come dei reduci, siamo tornati in un locale ma abbiamo già detto la volta scorsa che non è certo un locale che ci definisce. è molto più bello guardare questo salmo alla luce di Cristo. In che modo questo Salmo trova adempimento in Cristo Gesù, in che modo ci parla del nostro Salvatore?

Il passaggio tra passato, presente e futuro di questo salmo ci porta a riflettere sul “già ma non ancora” del Regno dei cieli.

Il Signore è già venuto. E grazie alla sua venuta, all’incarnazione, alla sua vita, alla sua morte, alla sua resurrezione il Signore ha stravolto le nostre vite. Ci ha riportati a casa, noi che eravamo esuli, noi che eravamo sotto un tiranno straniero, satana.

Il Signore è già venuto, nel passato. Paolo a Tito scrive: 11 Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata…14 Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità[a] e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone.

Qualche settimana fa ero in macchina con Samuel, Ester, Vito e Sara e mentre eravamo in macchina abbiamo iniziato a cantare canzoni cristiane. È una delle canzoni che abbiamo cantato è basata proprio su questo salmo e dice:

Dio ha fatto cose grandi per noi
E noi siamo nella gioia
Tanto grandi più del cielo su di noi
E ora siamo nella gioia

Mi stupisce la Sua grazia
Perché so che non meritavo nulla

Grazie alla venuta e all’opera di Gesù noi abbiamo sperimentato una gioia più grande degli esuli tornati a Gerusalemme. Quando ci riappacifichiamo con Dio ci sentiamo già a casa, sentiamo di essere nel luogo per il quale siamo stati creati. La Bibbia ci dice che già ora Gesù ci ha fatto sedere, nel passato, nei luoghi celesti. Gesù ci ha fatto grazia. E la grazia si può fare soltanto verso dei colpevoli. E noi tutti eravamo colpevoli, degni di morte fisica e spirituale. Non meritavamo nulla, non potevamo esigere niente. Anzi! Non sapevamo nemmeno che fosse possibile ricevere il perdono di Dio e la sua grazia. E quindi, avendo sperimentato personalmente il perdono e la grazia di Dio, siamo nella gioia. Siamo felici.

Noi siamo già nella gioia perché l’opera di Cristo è completa. Eppure poi ci guardiamo attorno. Ci guardiamo attorno e siamo tribolati. Vediamo che tante cose non vanno ancora bene, vediamo che tante persone ancora non hanno accesso al Vangelo, tante persone ancora sono ribelle a Dio e che il popolo di Dio viene perseguitato. Siamo già ripieni della gioia del Signore, ma quando poi c’è da investire e darsi da fare per il Regno di Dio, per la costruzione del suo Regno in questa terra non è semplice. Spesso cadiamo, spesso vediamo attorno a noi cari fratelli e care sorelle cadere. Spesso vediamo che i nostri sforzi di amare il prossimo, di essere generosi, di parlare di Gesù, di annunciare il Vangelo vengono accolti con scetticismo, cinismo, diffidenza, o anche proprio respinti. Il mondo sembra essere attratto spesso da messaggi più superficiali o molto lontani dalla visione biblica della vita.

Siamo testimoni non soltanto di sfide esterne, ma anche di divisioni, gelosie, dottrine discutibili all’interno della chiesa di Cristo. Per non parlare dell’apatia, di priorità sbagliate, di stanchezza, di motivazioni sbagliate che limitano il nostro impegno.

In mezzo a tutte queste cose cerchiamo di costruire il Regno di Dio. Lo facciamo con i suoi doni, con la sua forza, con la consapevolezza che Cristo è tutto e in tutto. Ma lo facciamo, appunto, anche in mezzo a tante difficoltà. E quindi anche noi, proprio come scrive il salmista nei versetti 5 e 6, siamo simili a degli agricoltori che piangono lacrime amare mentre seminano sotto il sole e sotto la pioggia, mentre aspettano che il seme metta radici e cresca, mentre lavorano il campo per eliminare le erbacce, mentre difendono il campo dall’arrivo di animali. Prima di vedere il risultato del proprio lavoro, l’agricoltore deve soffrire e deve piangere. Alcuni di noi non stanno passando un periodo facile. Alcuni si sentono stanchi, alcuni si sentono come se le proprie preghiere e il proprio sforzo non sta producendo niente.

Il frutto del nostro lavoro costante, ordinario, frustrante, spiacevole, verrà però un giorno ricompensato con frutti eterni. Ogni tanto abbiamo una piccola conferma di tutto ciò. In questi giorni mi ha incoraggiato sapere che un’amica di Grege, che ogni tanto è venuta anche ai nostri incontri, sta frequentando una chiesa evangelica vicino a casa sua. Lunedì ero a Milano per degli incontri e mi ha incoraggiato parlare con un pastore a Milano e sapere che in quella giovane chiesa viene predicato il Vangelo e una 70ina di persona frequentano quella comunità.

Il Salmista guarda avanti ad un futuro roseo, prospero, pacifico, completamente gioioso. Il salmista sa che il presente non può offrire tutte queste cose.

Ancor di più noi cristiani guardiamo avanti al nostro futuro. Siamo stabilmente ancorati alla prima epifania, alla prima venuta di Gesù. Ma guardiamo avanti alla seconda venuta di Cristo, alla seconda epifania. Siamo nel “già”, ma guardiamo al “non ancora.”

Nel brano che ho citato prima da Tito 2, Paolo parla di queste due venute dicendo:
11 Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, 12 e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, 13 aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.

Già…ma non ancora. Siamo già nella gioia, ma c’è ancora sofferenza. Siamo già cittadini del Regno, ma non siamo ancora completamente arrivati a destinazione. Siamo già santi, ma non siamo ancora senza peccato. Siamo già vincitori, ma dobbiamo continuare a lottare fino al ritorno di Cristo.

è un pò come quando il maturando fa gli esami di quinto superiore. Nella maggior parte dei casi dopo aver fatto gli esami può già festeggiare, può già gioire. Sa già di aver finito, ma non sa ancora il suo voto, non è ancora ufficialmente uno studente con un diploma in mano.

Siamo già stati chiamati dal Signore, la sua vittoria è la nostra vittoria, la sua casa è la nostra a casa. Ma quando il Signore Gesù tornerà, allora scomparirà ogni lacrima di dolore e di sofferenza. In quel giorno vedremo la bellezza del piano di Dio, vedremo che nulla è stato invano. Vedremo che a causa di Gesù tutto sarà adempiuto. Ci saranno solo lacrime di gioia, quando vedremo il Suo volto e vedremo davanti a lui, come torrenti in piena, radunarsi persone di ogni lingua e nazione.

Apocalisse 7:9 Dopo queste cose, guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. 10 E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello». 11 E tutti gli angeli erano in piedi intorno al trono, agli anziani e alle quattro creature viventi; essi si prostrarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: 12 «Amen! Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l’onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen».

13 Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco, e da dove sono venute?» 14 Io gli risposi: «Signore mio[d], tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. 15 Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro. 16 Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; 17 perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita[e]; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Come credenti siamo tra il già…ma non ancora. Possiamo guardarci indietro e celebrare la venuta di Cristo. Possiamo guardare avanti, per aspettare con trepidazione il ritorno di Cristo. E nel presente seminiamo, lavoriamo per le cose importanti. Lo facciamo con lacrime, lo facciamo con fatica, lo facciamo tra dispiaceri, delusioni, ferite, rabbia. Stai provando sensazioni simili? Allora forse vuol dire solo che stai facendo esattamente quello che il Signore vuole che tu faccia, e che presto sarai ricompensato con un frutto spirituale talmente grande che le tue lacrime saranno di gioia.

E lo facciamo in preghiera. Da solo il salmista non poteva farcela ed è per questo motivo che si rivolge al Signore e scrive questo salmo. Da soli non possiamo farcela nemmeno noi. Notate come nei primi 4 versetti viene messo continuamente in risalto l’opera del Signore:
– Il Signore fece tornare i reduci
– Il Signore ha fatto cose grandi,
– Il Signore ha fatto cose grandi.

è il Signore che opera, sempre. è il Signore che interviene. è sulla base della stabilità, potenza e grandezza di Dio che il salmista può pregare al Signore che ha fatto in passato e dire: Signore fa tornare i nostri deportati. è sulla base dell’opera di Dio che il salmista può essere certo che l’agricoltore che ha lavorato, si è impegnato, ha pianto, vedrà il frutto.

è sulla base dell’opera di Cristo, del lavoro di Cristo, delle sue lacrime che noi sappiamo che il Suo Regno continuerà a crescere e che vedremo un giorno grandi frutti.

Quando sentiamo la pressione del lavoro, degli impegni, dell’apatia, della depressione. Quando siamo portati al limite dai colleghi, dai familiari, da coloro che si fanno beffe del Signore. Quando non vediamo frutti, non vediamo conversioni, non vediamo persone tornare a Dio come i reduci che tornarono a Gerusalemme: preghiamo. In preghiera riflettiamo e ringraziamo il Signore per quello che ha fatto sulla croce per noi. Lodiamolo per quello che farà in futuro, con il suo ritorno. Da questo tipo di preghiera trarremo la forza per andare avanti, in attesa della manifestazione di Cristo Gesù. Saremo tribolati…ma felici.

 

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