Con la venuta di Gesù scopriamo che il Regno di Dio va ben oltre le aspettative del popolo di
Israele e dell’Antico Testamento. Ma lo stesso succede anche nelle nostre vita. Prima di conoscere
Cristo personalmente, non avevamo modo di capire la gloria di Dio Padre, non avevamo modo di
capire che l’unico vero Dio esiste da sempre, ed esiste in forma trinitaria, relazionale. Ma una volta
che il Signore entra nelle nostre vite, mano a mano iniziamo a capire sempre di Dio, iniziamo a
vedere cose che prima non vedevamo, scopriamo una realtà spirituale che prima ci era sconosciuta.
A volte ci sono delle cose che scopriamo che ci sembrano strane, che ci fanno storcere il naso. Ma
poi per grazia di Dio, alla luce della Parola, capiamo meglio e continuiamo a scoprire la bellezza del
Vangelo, la perfezione del Vangelo.
40 E il bambino cresceva e si fortificava [nello Spirito]; era pieno di sapienza e la grazia di Dio
era su di lui. 41 I suoi genitori andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
42 Quando giunse all’età di dodici anni, salirono [a Gerusalemme], secondo l’usanza della festa.
43 Passati i giorni della festa, mentre tornavano, il bambino Gesù rimase in Gerusalemme
all’insaputa dei genitori, 44 i quali, pensando che egli fosse nella comitiva, camminarono una
giornata, poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 e, non avendolo trovato, tornarono
a Gerusalemme cercandolo. 46 Tre giorni dopo lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri:
li ascoltava e faceva loro delle domande; 47 e tutti quelli che l’udivano si stupivano del suo senno e
delle sue risposte. 48 Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse:
«Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, stando in gran pena». 49 Ed
egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre
mio?» 50 Ed essi non capirono le parole che egli aveva dette loro. 51 Poi discese con loro, andò a
Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
52 E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini. (Luca 2:40-52)
Quello che abbiamo letto è l’unico racconto, in tutta la Bibbia, della gioventù di Gesù, l’unica
descrizione tra la nascita, che viene riportata in più libri, e l’inizio del ministero di Gesù quando
aveva circa 30 anni che viene narrato dai Vangeli. Così come la nascita di Gesù, anche l’infanzia di
Gesù è stata completamente umana.
All’inizio e alla fine del brano vediamo che Gesù cresceva fisicamente, così come in sapienza, che
la grazia di Dio era su di Lui e che la sua grazia cresceva sia davanti a Dio che agli uomini.
Gli uomini ebrei dovevano andare tre volte l’anno a Gerusalemme: a Pasqua, alla Pentecoste e alla
feste dei Tabernacoli. Se questo non era possibile, gli uomini cercavano di andare almeno una volta
l’anno a Gerusalemme, a Pasqua. Luca ci dice che i genitori di Gesù andavano a Gerusalemme,
appunto, tutti gli anni per la festa di Pasqua, la festa durante la quale si ricordava la venuta
dell’angelo del Signore in Egitto e la morte di tutti i primogeniti nelle case che non erano state
macchiate con il sangue di un animale sacrificato.
Come abbiamo letto, quando Gesù aveva 12 anni, Giuseppe e Maria andarono come tutti gli anni a
Gerusalemme per celebrare lì la Pasqua. Nel popolo di Israele, un ragazzo diventava un uomo
“della legge” o del patto a 13 anni. Questo voleva dire che a 13 anni un ragazzo “avrebbe assunto
tutte le responsabilità della circoncisione”. 1 Però già a 11 o 12 anni i ragazzi venivano iniziati al
modo di vivere degli adulti in modo da sapere cosa aspettarsi una volta raggiunta la piena
responsabilità.
Alla fine di questa festività, che durava 7 o 8 giorni, le persone lasciavano la città e non era inusuale
muoversi in carovane, in gruppo. E durante questo viaggio verso casa, Maria e Giuseppe si perdono
di vista Gesù e lo scoprono solo a fine giornata. Penso che sia un episodio abbastanza famoso e
probabilmente avete già sentito spiegazioni su come questo possa essere successo. Giuseppe e
Maria non sembrano essere dei genitori sbadati o negligenti, e Gesù non era un ragazzo ribelle, ma
anzi sottomesso e pieno di sapienza. Ma viaggiando in gruppo era normale che i ragazzi stessero
insieme, o che gli uomini e i ragazzi facessero un gruppo e le donne e i bambini un altro e che
entrambi i genitori pensassero che Gesù fosse nell’altro gruppo.
I genitori tornano indietro verso Gerusalemme, impiegandoci un altro giorno e il giorno dopo
trovano Gesù nel tempio, seduto in mezzo ai maestri della legge, con i quali discuteva lasciandoli a
bocca aperta.
Il problema non era nei genitori, e il problema non era nel figlio. Piuttosto quello che sta avvenendo
è la rivelazione di una nuova realtà, una realtà che ingloba quella che riusciamo a vedere e capire
con i nostri occhi culturali, sociali, antropologici, ma una realtà che non è limitata da questa realtà.
In questi versetti iniziamo a vedere il Regno di Dio manifestarsi e ridefinire ciò che riteniamo giusto
e ciò che riteniamo ovvio.
Avete presente la scena del famoso film Matrix, nel quale il protagonista interpretato da Kanu
Reeves, deve scegliere tra la pillola rossa e quella blu, tra lo scoprire la vera realtà che non si vede
ad occhi nudi o rimanere nell’ignoranza? è quello che Gesù sta iniziando a fare e quello che Gesù è
venuto a fare. Gesù viene mandato dal Padre per darci l’opportunità di scoprire la vera realtà che va
oltre ciò che vediamo con i nostri occhi.
Iniziamo a intravedere questa nuova realtà nello scambio di battute tra Maria e Gesù, nell’unico
discorso diretto del brano. E credo che questi siano i versetti centrali di questo brano, il culmine, il
climax di questo racconto.
48 Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai
fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, stando in gran pena».
49 Ed egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del
Padre mio?»
In questi versetti non ci vengono date le risposte a delle curiosità umane. Non sappiamo dove Gesù
abbia dormito per due notti, non sappiamo come abbia fatto a mangiare, non sappiamo se ha avuto
qualche disavventura. Quello che Luca ci riporta è quello che è veramente importante. E quello che
è veramente importante sono queste parole di Gesù, le prime parole di Gesù che conosciamo in tutti
e quattro i Vangeli. Questa è la prima volta che sentiamo parlare questo bambino sul quale sono
riposte tutte le nostre aspettative.
E al centro della risposta di Gesù alla domanda dei genitori c’è questo concetto: io devo essere nella
casa del Padre mio. Gesù parla per la prima volta e la prima cosa che dice è che Dio è suo Padre e
che lui aveva un rapporto speciale con Dio Padre. Gesù parla per la prima volta di Dio e lo descrive
come il Padre, mettendo in risalto l’aspetto relazione del loro rapporto e l’amore che
contraddistingue il Padre.
Dio non è diventato Padre in questo momento, ma Dio è sempre stato Padre. Troviamo questa verità
espressa tante volte nell’Antico Testamento ma ancor prima dell’Antico Testamento Dio è stato il
Padre del Figlio. Dio non è mai stato solo, non ha mai avuto da solo il controllo di ogni cosa. Gesù
inizia a rivelare una nuova realtà, e la prima cosa che ci mostra è Dio come un Padre.
Mi domando se anche noi, come i genitori, non capiamo queste parole di Gesù. Perché Gesù doveva
trovarsi nella casa del Padre suo? Perché doveva essere alla presenza del Padre?
Per tre motivi.
Gesù poteva essere alla presenza del Padre
Innanzitutto perché Gesù poteva essere alla presenza del Padre. Luca chiama Giuseppe il padre di
Gesù, ma come abbiamo detto questa affermazione è solo parzialmente vera. Gesù è il Figlio di
Dio. Gesù lo è sempre stato, è sempre esistito insieme al Padre è ha sempre goduto del rapporto
Padre Figlio con Dio Padre. Gesù aveva il diritto di entrare nella Casa del Padre è godere del
rapporto con Dio.
Noi invece questo diritto non ce lo abbiamo. Immagina di essere un orfano. Non hai un posto dove
stare e non hai nessuno. Una notte mentre cammini tra le strade della città, nel buoio e nel freddo,
vedi un padre giocare con il figlio davanti ad un camino, scherzano, si abbracciano. Anche se la tua
situazione è bruttissima, non hai nessun diritto di entrare in quella casa e di godere di quella
relazione. Ma un vero padre, un uomo con un grande amore e un grande istinto paterno, se ti
vedesse fuori da quella finestra non farebbe finta di niente.
Noi non siamo figli di Dio. Noi guardiamo da fuori, e vediamo un Padre che ama il Figlio, ma non
possiamo pretendere di entrare in questo bel quadretto famigliare e obbligare Dio ha diventare
nostro Padre. Il peccato nella nostra vita ha creato una divisione tra noi e loro. A meno che… A
meno che il Padre non mandi il Figlio fuori dalla stanza riscaldata e nella notte buia e fredda per
fare invitarci ad entrare alla presenza del Padre.
è questo che l’incarnazione di Gesù ha reso possibile, l’aver lasciato la gloria celeste, l’essere nato
da una donna, aver avuto dei genitori terreni, aver camminato per le strade di Gerusalemme, essere
condannato e ucciso sulla croce, essere resuscitato con un corpo umano dopo 3 giorni.
Ebrei 2:10-13 afferma quanto segue:
10 Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui a causa del quale e per mezzo
del quale sono tutte le cose rendesse perfetto, per via di sofferenze, l’autore della loro salvezza. 11
Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati provengono tutti da uno; per questo egli non si
vergogna di chiamarli fratelli, 12 dicendo: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo
all’assemblea canterò la tua lode». 13 E di nuovo: «Io metterò la mia fiducia in lui». E inoltre:
«Ecco me e i figli che Dio mi ha dati».
è attraverso l’opera di Cristo Gesù fattosi uomo, reso perfetto dalla sofferenza, l’autore della
salvezza, che anche noi possiamo permetterci di andare da Dio e chiamarlo Padre. Gesù che parla
col Padre nel Tempio ci ricorda che noi possiamo, tramite lui, essere alla presenza di Dio. Ci ricorda
che lui è venuto fuori nel freddo per farci entrare nella casa del Padre. Ci ricorda che l’istinto
paterno e amorevole di Dio lo caratterizza e lo rende meraviglioso, pieno di cura, vicino a noi.
Gesù doveva essere alla presenza del Padre
Gesù non soltanto poteva essere alla presenza del Padre, ma come dice lui stesso, egli doveva
esserci. Ho parlato di una nuova realtà che Gesù inizia a manifestare. Per Giuseppe e Maria era
normale e ovvio che un figlio non si dovesse allontanare dalla propria famiglia. Secoli di famiglie,
di figli cresciuti che poi erano diventati genitori, avevano costruito questa realtà famigliare.
Nel contesto ebraico la famiglia era molto importante. E Gesù sapeva bene questa cosa. Ma c’è
qualcosa di ancora più importante. La sua relazione con Dio Padre. Maria (48) dice che lei e suo
padre lo stavano cercando, ma Gesù risponde che lui doveva essere con il suo vero Padre.
Non so com’è nella vostra famiglia, ma posso facilmente immaginare che ci siano degli obblighi.
Probabilmente avete sentito la frase “questa casa non è un albergo” o “non è un ristorante”. Nelle
famiglie ci sono degli obblighi e ci sono delle cose che sono necessarie. Per un periodo a casa dei
miei la domenica sera l’abbiamo dedicata al digiuno e alla preghiera. Qualcuno potrebbe pensare
che non è troppo difficile digiunare la domenica sera dopo il pranzo della domenica, ma per noi
ragazzi, che comunque avevamo sempre fame, la domenica era il giorno della partita a calcio con i
ragazzi della chiesa e tornavamo a casa super affamati. Ma quelle erano le regole della casa, regole
alle quali noi figli dovevamo sottostare. Una delle regole della Trinità è che è necessario che il
Padre e il Figlio stiano insieme, che il Figlio curi gli interessi del suo vero Padre (curare gli interessi
è una possibile traduzione di “trovarmi nella casa di mio Padre).
Cristo Gesù in questo episodio ci mostra che la famiglia terrena, per quanto stupenda e per quanto
importante, deve inchinarsi come ogni altra cosa, di fronte alla gloria della relazione trinitaria. Può
sembrare assurdo, ma non soltanto le cose malvage devono inchinarsi di fronte a Dio, ma anche le
cose belle. E anche le cose belle possono prendere il posto di Dio nel nostro cuore e diventare degli
idoli.
Anche nel nostro contesto italiano le famiglie sono molto importanti. Anzi, sono fondamentali.
Molti di noi e molti italiani hanno dei bei ricordi legati alle proprie famiglie: gli studenti che
ricevono i pacchi di cibo da casa, gli sposi che ricevano una casa dai genitori, i nonni che si
prendono cura dei nipoti, le mamme che ospitano i propri figli, le mangiate con tutta la famiglia in
una sera d’estate.
Come si permetteva Gesù ad abbandonare così i propri genitori? Non sapeva che i suoi genitori
sarebbero stati pieni di ansia? Non sapeva che Maria probabilmente non avrebbe chiuso occhio per
due notti intere?
Questo episodio mi ha fatto pensare a delle parole che Gesù dirà una volta cresciuto. Sono delle
parole che avevamo studiato anche nel Vangelo di Marco, un mercoledì sera.
25 Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso di loro, disse: 26 «Se uno viene a me e non
odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non
può essere mio discepolo. 27 E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo. (Luca 14).
Gesù in questo episodio sta dimostrando che doveva essere alla presenza del Padre, non poteva fare
altrimenti. E con questo gesto ci rivela una realtà che va oltre quella che vediamo e alla quale siamo
abituati. Una realtà nella quale anche la famiglia passa in secondo piano rispetto a Dio. Ovviamente
Gesù non ci sta insegnando a disubbidire, non ci sta insegnando ad odiare, ma ci sta insegnando a
mettere le cose nella giusta prospettiva e a elencarle con la giusta priorità.
Anche le cose più belle di questo mondo possono prendere il posto che spetta di diritto a Dio. Ma
se, come abbiamo visto, noi siamo stati resi figli di Dio, se Cristo ha sacrificato la sua stessa vita
per portarci nella sua famiglia come suoi fratelli, se Dio ci ha adottati come suoi figli, dobbiamo far
si che nella nostra vita il posto d’onore sia assegnato a Dio. è un sacrificio, a volte, così come deve
essere stato un sacrificio anche per Gesù lasciare i propri genitori e rimanere a Gerusalemme.
Gesù doveva essere alla presenza del Padre, era la sua priorità numero uno è il suo impegno
principale. Allo stesso modo noi dobbiamo essere alla presenza del Padre.
Gesù vuole essere alla presenza del Padre
Ma non si tratta di un semplice obbligo, di una forzature, Ma piuttosto di un dolce sacrificio. Perché
Gesù non solo può essere alla presenza del Padre, non solo deve essere alla presenza del Padre, ma
Gesù vuole anche essere alla presenza del Padre.
Perché? Perché Dio è un Dio di amore. Il Figlio alla presenza del Padre gode della sua presenza,
della sua gloria, del suo amore.
Cosa faceva il Padre prima di aver creato tutto l’universo? è Gesù stesso a dirlo, in Giovanni 17:24:
“poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo.”
Dio è un Dio di amore, e alla sua presenza c’è amore, c’è ascolto, c’è comunione, c’è gioia. Per
questo motivo Gesù voleva essere alla presenza del Padre e anche durante tutto il suo ministero
terreno, anche durante gli anni più difficili e pieni della sua vita ha sempre voluto essere alla
presenza del Padre. Se avete una relazione profonda, sincera, entusiasmante, con il vostro padre
terreno, sapete già in parte di cosa sto parlando. Avete tante cose nella vostra vita, ma questo non
vuol dire che voi non vogliate passare del tempo con lui. E se non lo avete o non lo avete avuto, non
vi preoccupate. Gesù è l’esempio di cui abbiamo bisogno, e come abbiamo detto attraverso lui
abbiamo la possibilità di vivere alla presenza del Padre.
Michael Reeves, un professore britannico, nel suo libricino sulla Trinità intitolato “Il Dio D’amore”,
scrive che
Partendo da Gesù…abbiamo un Dio d’amore, un Padre dolce che ci attira per condividere il suo
eterno amore e comunione. Bisogna quindi prendere una decisione: che Dio avremo? Che Dio
proclameremo? Senza Gesù il Figlio, non possiamo sapere che Dio è veramente un Padre
amorevole. Ma, come Lutero ha scoperto, per mezzo di Gesù possiamo sapere che Dio è Padre, e
“possiamo guardare nel suo cuore di Padre e sentire come lui ci ama senza limiti. Questo può
riscaldare i nostri cuori e renderli raggianti.”
E voglio concludere dicendo che se questo non ti scalda il cuore, se pensi che magari solo Gesù
poteva e voleva essere alla presenza del Padre, se ti sembra che ti manchi la voglia o la forza di
essere alla presenza del Padre, ricordati che il nostro posto alla presenza di Dio è assicurato dal
sangue di Cristo. Anche quando mi sento lontano, anche quando non mi sento degno, è in Gesù che
siamo davanti al Padre, è Cristo Gesù che ci rappresenta presso il nostro Padre d’amore e lo fa in
qualsiasi istante. Cristo è il nostro diritto, Cristo è il nostro dovere, Cristo è il nostro volere. In
Cristo noi possiamo essere alla presenza del Padre, dobbiamo essere alla presenza del Padre,
vogliamo essere alla presenza del Padre.
Per usare le parole di Paolo in Romani 8:
33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è
colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.
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