A cena con una persona speciale – Luca 22_21-38

Immagina di essere a cena con la persona più importante del mondo. Che cosa ti passerebbe per la testa? Di cosa parlereste? Che cosa gli chiederesti?

 

In questo Vangelo di Luca abbiamo seguito Gesù nel suo lungo avvicinamento verso Gerusalemme, la capitale di Giuda nella quale è entrato cavalcando su un asino. Siamo nel periodo pasquale, il periodo nel quale il popolo di Dio celebrava e ricordava l’incredibile liberazione dal popolo di Egitto.

In questo clima, mentre le guide del popolo cercavano il modo di far morire Gesù, il Maestro riunisce i dodici discepoli per celebrare insieme a loro la Pasqua e in quella cena istituisce la Santa Cena di cui abbiamo parlato domenica scorsa, nella quale il pane rappresenta il corpo di Cristo, e il calice il nuovo patto.

 

A tavola con Gesù c’erano i dodici discepoli. C’erano gli amici e i seguaci più intimi, più fidati di Gesù. Quelli che lo avevano visto operare più miracoli, quelli che avevano sentito più messaggi di Gesù e avevano avuto accesso a spiegazioni private. A tavola, insieme a Gesù, c’erano  Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota.

 

Vediamo insieme cosa riescono a combinare questi discepoli. Leggiamo da Luca 22:21

 

Luca 22:21 «Del resto, ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola. 22 Perché il Figlio dell’uomo, certo, se ne va, come è stabilito; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale egli è tradito!» 23 Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni gli altri chi mai, tra di loro, sarebbe stato a fare questo.

 

24 Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande. 25 Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. 26 Ma per voi non deve essere così; anzi, il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. 27 Perché, chi è più grande: colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.

 

28 Or voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che fosse dato a me, 30 affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele.

 

31 [E il Signore disse:] «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano, 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli». 33 Ma lui gli disse: «Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte». 34 E Gesù: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi».

 

35 Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?» Essi risposero: «Niente». Ed egli disse loro: 36 «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché io vi dico che in me deve essere adempiuto ciò che è scritto: “Egli è stato contato tra i malfattori”[g]. Infatti, le cose che si riferiscono a me stanno per compiersi[h]». 38 Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade!» Ma egli disse loro: «Basta!»

           

Qual è il tradimento che più ti ha ferito? Tutti noi, prima o poi, ci siamo sentiti traditi. I tradimenti che fanno più male, quelli che ci lasciano interdetti, quelli che ci fanno piangere amaramente, sono i tradimenti di coloro di cui più ci fidavamo, coloro che ci sono più vicini. Ma, oltre ad essere stati traditi, tutti noi abbiamo tradito qualcuno, abbiamo tradito le aspettative, abbiamo ferito, abbiamo disertato qualcuno.

 

Il corso della storia è costellato da innumerevoli tradimenti. Alcuni hanno tradito eserciti, nazioni intere, altri amici d’infanzia, o coniugi, o colleghi.

 

Gesù è stato tradito da uno dei suoi collaboratori più stretti, da uno dei suoi amici, da uno che era con lui a tavola in questa pasqua così significativa, così intima, così importante. Luca ha già detto che colui che aveva deciso di vendere Gesù ai suoi nemici era Giuda Iscariota.

 

Mentre Gesù preannunciava la sua morte, mentre Gesù annunciava l’arrivo del Regno glorioso di Dio, uno dei suoi discepoli pensava a come poter tradire Gesù Cristo. Notate che nulla sfugge alla sovranità di Dio. Lo vedremo anche nei versetti successivi. Gesù infatti preannuncerà ai discepoli che Satana li proverà, ma queste prove sono state chieste a Dio. Non c’è nulla che sfugge al controllo di Dio.

 

E, al tempo stesso, in un modo che facciamo umanamente fatica a comprendere, Giuda è responsabile delle proprie azioni, così come Satana, così come ognuno di noi. I dolori e le conseguenza della scelta di Giuda saranno reali e la colpa sarà imputata a lui.

 

Quindi mentre Gesù rifletteva sulla Pasqua che stava per compiersi, qualcuno pensava a come tradire Gesù. 

 

Altri invece pensavano a chi sarebbe stato il più grande nel Regno di Dio. La cosa era così importante per loro che durante l’ultima cena di Gesù nasce a riguardo una contesa a tavola.

Credo che i discepoli si aspettassero qualcosa di importante. C’era nell’aria una sensazione strana, qualcosa stava per succedere. Forse si aspettavano l’inaugurazione di un Regno politico e militare e i discepoli volevano accaparrarsi i posti migliori.

 

E non erano del tutto fuori strada. è molto bello che Gesù riconosce gli sforzi che hanno fatto i suoi discepoli, riconosce che hanno perseverato e attraversato delle prove non semplici. E Gesù afferma che loro riceveranno un Regno, un posto al banchetto reale e addirittura dei troni sui quali sedersi per giudicare Israele.

 

Però tutto questo non sarebbe avvenuto come i discepoli si immaginavano o pensavano. Gesù è venuto sulla terra per inaugurare il suo Regno, e quando tornerà il suo Regno sarà manifestato e completato. Ma, prima, lui ha dovuto soffrire, ha dovuto conoscere umanamente, personalmente, le sfide della vita, ha dovuto subire l’umiliazione, il tradimento e la morte. E dopo la sua resurrezione e la sua ascensione in cielo, ha ricevuto il nome che è al di sopra di ogni altro nome. Prima la sofferenza e poi l’esaltazione. I discepoli, e noi oggi, dovevano aspettarsi la stessa cosa. Gesù ci chiama a dominare, a governare con lui, passando attraverso la sofferenza, il sacrificio, l’umiliazione.

 

E Gesù riafferma e ribadisce questo concetto anche durante l’ultima cena. Lui avrebbe potuto venire in gloria, essere servito e riverito. Non è che Gesù non fosse già degno abbastanza, Gesù è il Figlio di Dio, il Re dei Re, il Signore dei Signori!

 

Eppure Gesù è venuto per morire, per dare la sua vita per gli altri.

 

Paolo, parlando di Cristo dice che Dio lo ha posto

 

… alla propria destra nei luoghi celesti, 21 al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro.

 

E da dove il Padre prende il Figlio per innalzarlo fino alla sua destra? Dalla morte: quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere (Efesini 1:20-21).

 

Gesù è venuto per mostrarci la via del Regno. Questa via è contraddistinta dal servizio, il sacrificio, l’altruismo, l’umiliazione. Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire. E nella narrazione del vangelo di Giovanni, Gesù mostra simbolicamente questa cosa lavando i piedi dei discepoli.

 

Quello che Gesù fa non ha senso, non è spiegabile umanamente. Noi siamo alla ricerca continua di ricompensa, di gratificazioni, di posti migliori, meglio pagati, più appaganti. Nelle nostre relazioni, nelle nostre famiglie, nei nostri lavori, forse anche nella nostra chiesa, cerchiamo e desideriamo i posti migliori.

 

Ma questo modo di fare non rispecchia il modello di Gesù.

 

Versetto 25: I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori.

 

I re delle nazioni signoreggiavano, dominavano, spadroneggiavano sui loro popoli. Avevano loro tutto il potere e facevano quello che volevano. Sottomettevano il popolo e poi pretendevano di farsi chiamare (traduzione più corretta) “benefattori.” Coloro che usurpavano, che demolivano, che abusavano si facevano poi chiamare imperatori, augusto, cesare, benefattori, portatori di pace e prosperità. Ma erano titoli finti, violenti.

 

Gesù invece viene, pur essendo il più grande, per servire. Per servire i traditori, gli avidi di successo e potere, gli emarginati, i poveri. Per servire coloro che lo avrebbero abbandonato.

 

In particolare Gesù si rivolge a Simone, il quale viene nominato per ben due volte. Abbiamo già notato come l’attività satanica è sempre sotto il governo e l’autorità di Dio, 31:«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano.

 

Notiamo anche come, nel mezzo della difficoltà è Gesù che prega per Pietro. Pietro sa di essere a tavola con una persona importante, e non vuole fare una brutta figura, vuole dimostrare il suo valore, il suo attaccamento a Gesù e alla sua causa. Pietro non vuole mostrare debolezze. Ma

 

Pietro, invece di fare delle promesse fondate sulle sue capacità e sul suo orgoglio, avrebbe dovuto trovare la forza e la speranza in Gesù, nel fatto che, nel suo fallimento, Gesù sarebbe stato fedele.  C’è una differenza tra le nostre preghiere e le preghiere di Gesù. La preghiera di Gesù è sempre efficace, ovvero Dio risponde sempre in maniera positiva a quello che il Figlio chiede. Questo perché lui chiede al Padre ciò che il Padre desidera, e il Padre dona sempre quello che il Figlio gli chiede.

 

Gesù, che intercede per Pietro, assicura al suo discepolo più vocale e vivace, che la sua fede non sarebbe venuta meno. E non solo questo, già da ora Gesù affida un compito a Pietro. La nostra traduzione parla di “convertito”, ma il termine originale è, letteralmente, tornare, tornare indietro, tornare verso qualcuno o qualcosa. Egli doveva, una volta “tornato indietro” fortificare i suoi fratelli. Notate come Gesù non prega che Pietro possa scampare la prova di satana, possa evitare l’umiliazione, le lacrime amarissime, la vergogna, il senso di colpa. Prega che queste cosa possano fortificare, modellare, fare crescere Pietro in modo che lui possa fortificare altri.

 

Gesù, il nostro sommo sacerdote, non ha pregato solo per Pietro. Gesù prega, intercede per tutti coloro che credono in lui. Che cosa fantastica!

 

Romani 8:34 Chi li condannerà? Cristo Gesù[d] è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.

 

1 Giovanni 2:1 Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. 2 Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

 

Ed infine, Ebrei 4:14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo[h]. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

 

Durante l’ultima cena i discepoli erano a tavola con la persona più importante, più potente della storia. Alcuni pensavano a tradirlo, altri gli chiedevano chi sarebbe stato il più grande, altri facevano promesse che non potevano mantenere. 

Siamo in un momento carico di tensione, un momento di crisi. In passato, durante il suo ministero, Gesù aveva già mandato i suoi discepoli ad evangelizzare, e li aveva mandati senza sacca, senza calzari,  eppure a loro non era mai mancato niente, nonostante la ristrettezza del mandato Dio aveva sempre provveduto. Ma ora le cose stavano per compiersi.

Le ore successive stavano per rivelarsi drammatiche.

In Gesù stavano per avverarsi le profezie divine. Doveva  essere considerato come un criminale, un malfattore. Ora in Gesù, e non la lotta stava per raggiungere il suo apice, la lotta spirituale tra potenze e principati, tra Dio e satana. In Gesù dovevano avvenire queste cose, e non in uno scontro armato tra persone.

Gesù vuole sottolineare la criticità e l’importanza del momento, e non incoraggiare a prendere delle armi terrene e lottare. Infatti quando i discepoli mostrano le due spade, Gesù risponde duramente “Basta!”e poi quando saranno nel giardino del Gestemani Gesù proibirà l’uso della spada. La lotta avrebbe trovato il suo apice in Gesù, e la lotta era di tipo spirituale, per permettere la nascita di un Regno spirituale, non una lotta umana, politica, per inaugurare un Regno umano e politico.

 

In questo clima, durante l’ultima cena tra la persona più importante del mondo e i suoi collaboratori più stretti, Gesù riafferma la sovranità di Dio sopra ogni cosa, li incoraggia a soppesare bene le loro azioni e prega per loro.

 

Questo testo è applicabile non soltanto per quei discepoli, ma anche per noi. Anche noi siamo stati invitati alla tavola del Signore, ad unirci alla persona più importante e potente. E anche noi, spesso, non sfruttiamo bene questa opportunità. Le intenzioni ci sono, eppure falliamo.

 

Noi siamo infedeli, lui è fedele. Noi tradiamo e abbandoniamo Cristo, noi facciamo discorsi che non hanno senso e promesse che non possiamo mantenere. Ma lui. Ma lui è morto proprio per questo, perchè noi non siamo in grado. Lui non ci abbandona, non ci tradisce.  Lui, se siamo stati uniti a Lui, se siamo stati trapiantati in Lui, se Lui intercede per noi, non permette che la nostra anima possa perdersi. è lui che ci salva ed è lui che ci mantiene salvi. è lui che intercede per noi, che prega per noi.

 

E non finisce qui. Il nostro fallimento non solo non ci definisce e non ci allontana da Lui, non solo viene perdonato e cancellato per sempre, ma ci permette anche di essere usato per aiutare il prossimo.

 

Immagino che quando una coppia decide di avere un bambino, una delle cose che voglia fare è aiutare il proprio figlio a non fare gli stessi errori che loro hanno fatto. Per mezzo di insegnamenti, di esempi, di conversazioni, i genitori trasmettono ai loro figli la saggezza acquisita, anche tramite sbagli e fallimenti, in modo da fortificare i loro figli ed evitare che cadano nelle stesse trappole nelle quali loro sono caduti.

 

Quali sono i fallimenti che ti porti dietro? Quali sono gli sbagli che hai fatto? In che modo hai tradito Gesù, lo hai abbandonato?

 

Gesù è morto per essi, non devi più portare il peso del peccato per il quale Cristo è morto. Non devi più vergognarti, sentirti in colpa. E non finisce qui! Puoi usare i tuoi fallimenti e i tuoi sbagli per aiutare il prossimo.

 

I discepoli sono persone che hanno lottato con la paura, con la rabbia, con l’avidità, con l’egoismo, con il giudizio degli altri, con la violenza. Eppure, per la grazia di Dio, hanno poi fatto nascere la Chiesa, raggiunto folle con il Vangelo, fortificato e incoraggiato credenti.

 

Il nemico vorrebbe usare i nostri fallimenti, i nostri limiti, i nostri sbagli contro di noi, per demoralizzarci, per paralizzarci, per annientarci. Gesù muore al posto nostro affinché i nostri fallimenti, limiti e sbagli possano essere usati come un vanto alla gloria di Dio e un aiuto nell’amare il prossimo.

 

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