Atti 17 Aeropago-Samuel Simoni-

16 Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s’inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui. Alcuni dicevano: «Che cosa dice questo ciarlatano?» E altri: «Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere», perché annunciava Gesù e la risurrezione.

19 Presolo con sé, lo condussero su nell’Areòpago, dicendo: «Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose».

21 Or tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità.

Pablo en el Areópago: Una clase magistral en evangelización ...

RaffaelloPredica di san Paolo (1515-1516).

 

In questa miniserie di riflessioni sul secondo viaggio missionario di Paolo stiamo riflettendo per lo più sull’approccio che ha Paolo nel portare il Vangelo ai Giudei e ai Greci, il quale è un vero e proprio modus operandi. Abbiamo visto che quando Paolo arriva a Tessalonica, a Berea e ad Atene, si reca prima di tutto nella sinagoga di ciascuna città per dimostrare con le Scritture che Gesù è il Messia promesso.

Abbiamo visto che Paolo trovandosi ad Atene non si fa sfuggire l’occasione di predicare il Vangelo anche ai Greci, discorrendo con loro ogni giorno nella piazza della città. Del resto non c’era occasione migliore che nel trovarsi nella piazza di una delle metropoli più importanti dell’epoca a discorrere con le menti più acute e dotte, Paolo stava vivendo il sogno di ogni evangelista che si rispetti.

È come se oggi avessimo visto Paolo e la sua folta barba su un canale youtube, che fa decine di migliaia di visualizzazioni, discorrere con i pensatori del nostro tempo, come per esempio filosofi, scienziati e chi ne ha più ne metta.

Al versetto 18 dice che conversava con epicurei e stoici, le quali rappresentavano due pensieri filosofici contrapposti, e Paolo diceva cose così strane che alla fine trascinano Paolo all’aeropago, cioè il tribunale più antico della città di Atene, per saperne di più.

 

22 E Paolo, stando in piedi in mezzo all’Areòpago, disse:

«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. 23 Poiché, passando e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; 25 e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.

26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti in lui viviamo, ci moviamo e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua discendenza”.

29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti».

32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano; e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un’altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio l’areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

 

Qui si presenta una sfida nuova  per Paolo, perché si trova a parlare davanti a un nutritissimo folto di gente, per lo più greca, che forse ha pochissime nozioni riguardo l’AT. Paolo quindi non può fare come aveva sempre fatto nelle sinagoghe, cioè portare il Vangelo confrontandosi sui versetti dell’AT, perché il pensiero e la cultura greca erano anni luce distanti dal pensiero e dalla cultura ebraica. Ma Paolo dotato della saggezza di Dio e guidato dallo Spirito Santo fa un discorso incredibile.

Potremmo pensare che Paolo a questo punto cambi il modo di evangelizzare, solo perché si trova di fronte a un pubblico greco, ma come vedremo non è così. L’intento di Paolo ci deve apparire subito chiaro, e cioè che Paolo è ad Atene per parlare di Cristo. Non va ogni giorno nella piazza della città per filosofeggiare in modo vano, ma ci va con l’obiettivo ben preciso di portare Cristo agli altri. Vedremo che Paolo non prescinde mai dai concetti biblici ma che li riporta ai suoi uditori in modo che possano capirli.

 

  • PREMESSE

Per prima cosa Paolo parte da un elemento molto pratico che fa da punto di contatto inziale e attira così l’attenzione (v22-23): parla della statua al dio sconosciuto. Paolo inizialmente sottolinea il fatto che gli ateniesi siano molto religiosi e che in qualche modo cercano un rapporto con qualcosa di superiore, e prende spunto da questo per dire che questo dio, che loro ritengono sconosciuto, in realtà lo si può conoscere.

Paolo quindi per prima cosa chiarisce una premessa importante, e cioè che Dio che ha fatto i cieli e la terra, si può conoscere! Questa premessa era estremamente importante per i greci, perché in larga parte ritenevano che Dio non si potesse conoscere in modo così personale e dettagliato. È un punto fondamentale anche quando evangelizziamo ai nostri giorno, perché le persone fanno fatica a credere che Dio lo si possa conoscere e che si possa avere un rapporto personale con Lui.

Un altro aspetto importante dell’inizio del discorso di Paolo è che non comincia giudicando gli usi e i costumi e la soverchiante idolatria degli ateniesi, ma sfrutta qualsiasi elemento per parlare di Dio. Il principio dell’approccio di Paolo non è quello di fare muro contro muro e sottolineare da subito quello che gli ateniesi stavano combinando, ma tentava in tutti i modi di farsi greco con i greci per guadagnare le loro anime a Cristo, pur senza contaminarsi nel farlo.

Allo stesso modo anche noi possiamo sfruttare ogni elemento della cultura che ci circonda per introdurre il Vangelo agli altri. Viviamo in una cultura largamente cattolica, quindi facciamo come ha fatto Paolo, prendiamo dei punti di contatto come pretesto iniziale per parlare del sacrificio di Cristo e della sua grazia salvifica.

 

  • Paolo prende concetti biblici per dimostrare che Dio si vuole far conoscere. Paolo essendo un uomo molto dotto era un grande conoscitore della filosofia e della cultura greca. Sapeva parlare il loro linguaggio, usando parole con un certo peso filosofico, senza però perdere mai di vista l’obiettivo a cui stava mirando fin dall’inizio del suo discorso: cioè portare Cristo e la sua opera. Vedremo brevemente i 5 punti del discorso di Paolo:

 

  1. (1) Dio è il creatore e signoreggia su tutto (v24) “Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra”. Qui, Paolo fa un’affermazione decisamente importante: Dio è il creatore.Questo ci può sembrare scontato ma per la mente di un greco non lo era affatto. Nel filosofia greca c’erano tante scuole di pensiero diverse, ma una cosa su cui tutti erano d’accordo è che la materia e il cosmo fossero eterni. Potevano cambiare nel tempo, trasformarsi, ma non di certo essere creati dal nulla. Genesi 1 invece ci presenta Dio come colui che crea con la Parola, che Giovanni nel suo vangelo identifica con Cristo.È tutto creato per mezzo di Lui e in vista di Lui. Paolo inoltre ci presenta un Dio che non solo ha creato il cosmo, ma che signoreggia su di esso. Ha un rapporto attivo con la sua creazione prendendone le redini. Infatti Dio non lascia l’universo a sé stesso, ma signoreggia su di esso come un sovrano, come l’autorità assoluta, sopra la quale non c’è niente e nessuno. Questo entra in netto contrasto con quello che pensavano in generale i greci, e cioè che Dio dovesse mantenere la sua perfezione estraniandosi dalla sua creazione.

 

  1. (2) Paolo presenta Dio come un essere che non abita questa dimensione fisica e che è completamente autosufficiente (v24-25) “non abita in templi costruiti da mani d’uomo e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa”. Dio è incorporeo e abita in una dimensione spirituale dove non necessita di nulla.

 

A proposito di Dio che non abita in templi, in Isaia 66:1-2 c’è scritto:

Così parla il SIGNORE: «Il cielo è il mio trono e la terra è lo sgabello dei miei piedi; quale casa potreste costruirmi? Quale potrebbe essere il luogo del mio riposo? 2 Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e così sono tutte venute all’esistenza», dice il SIGNORE.

 

Dio non ha i bisogni, le necessità, le passioni, le mancanze, o altro.. che affliggono l’uomo. Anzi Paolo incalza dicendo che Dio “dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.”. Non solo non è un essere con dei bisogni, ma anzi rappresenta la piena soddisfazione dei bisogni dell’uomo e di tutto ciò che esiste. Egli è l’autore della vita ed è la fonte da cui la vita stessa procede. Egli è la fonte inesauribile di ogni bene di cui la creazione può godere, e senza Dio non ci sarebbe vita, respiro e ogni cosa.

Vediamo che Paolo non sta cambiando il suo modo di evangelizzare, perché basa le sue affermazioni sull’AT, esattamente come faceva con i giudei.

 

  1. (3) Paolo prosegue descrivendo Dio come sovrano sulla storia dell’uomo e su ogni singolo individuo (v26-27) “Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi.”.Gli epicurei pensavano che il mondo come lo vediamo fosse frutto della casualità e che non ci fosse nulla che governasse il cosmo, mentre dall’altra parte gli stoici credevano che esistesse una forza razionale immanente che avesse le redini dell’universo e che desse vita a tutto. Però tutte le correnti di pensiero erano concordi sul fatto che gli dei o altre forze non si curassero affatto della vita dell’uomo e che se proprio doveva esserci una forza che governava il cosmo lo faceva occupandosi del cosmo come insieme.Ma Paolo invece presenta un Dio che crea l’uomo e sebbene sia il creatore dell’universo e perfetto in ogni cosa, interviene nella storia dell’uomo, si occupa di guidare l’umanità, e lo fa per uno scopo ben preciso, e cioè affinché l’uomo cerchi Dio, anche a tastoni, perché Dio è più vicino di quanto l’uomo possa pensare.Paolo sta facendo capire ai greci che con la filosofia e la loro interpretazione del mondo stanno cercando Dio a tastoni, grossolanamente. Essi in larga parte cercavano una spiegazione dell’esistenza stessa e un principio da cui tutto dipendesse e Paolo gli sta dicendo a chiare lettere che è il Dio di Israele quello che stanno cercando e che questo Dio desidera essere cercato dall’uomo. Desidera un rapporto con l’uomo.

 

In Ecclesiaste 3:11 c’è scritto: “Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.”

Tutto questa ricerca non avrebbe senso se Dio stesso fosse distante dall’uomo come pensavano in larga parte i greci. Paolo invece offre loro un Dio vicino che si lascia cercare. Come credenti la nostra ricerca è finita? In un certo senso sì, ma Paolo stesso ci invita a cercare le cose di lassù, le cose di Dio, le cose celesti, le cose che durano.

 

  1. (4) Paolo prosegue dicendo che l’uomo ha un legame speciale con Dio e che il Signore non può essere rappresentato (v28-29) “Difatti in lui viviamo, ci moviamo e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua discendenza”. 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana”.Paolo sottolinea che l’uomo non solo è guidato da Dio nel corso della storia in un modo collettivo e anche come singoli individui, assegnando l’epoca e il luogo in cui nasciamo, ma Paolo dichiara anche che l’uomo ha un legame speciale con Dio. Gli stoici, coloro che conversavano con Paolo nella piazza, credevano che esistesse il Logos, ossia una forza vitale che pervade l’universo.

Probabilmente sentendo queste parole non trovano nulla di assurdo in quello che Paolo stava dicendo, però Paolo non si limita a presentare Dio come una forza vitale e razionale che governa l’universo, ma in un senso spirituale molto profondo sta affermando che la nostra stessa esistenza non può prescindere da Dio.

Egli è il motivo per cui ci identifichiamo come esseri umani, perché “in Lui siamo”. Noi non avremmo senso di esistere se Dio non ci fosse.

La nostra stessa identità e lo scopo della nostra esistenza è imprescindibile dalla persona di Dio. Solo in lui possiamo vivere spiritualmente e solo grazie a Dio il nostro andare e venire, le nostre faccende quotidiane, il nostro lavoro e le nostre attività trovano un senso.

Paolo in questo discorso sottolinea spesso che l’uomo in qualche modo è legato a Dio, che c’è un collegamento molto evidente tra Dio e gli uomini. Dio non è solo quell’entità distante che si cura al massimo di governare il Tutto senza avere un legame con la creazione, come pensavano i greci. Paolo prosegue il suo discorso dicendo che l’uomo discende da Dio, perché è una creazione speciale.

In Genesi 1 si trova il resoconto della creazione e quando Dio crea gli esseri viventi dice “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie..”, quindi Dio dice alla terra e alle acque di produrre gli esseri che le avrebbero popolate, ma quando crea l’uomo è lui stesso che lo fa, creandolo a sua immagine.

Quindi in un certo senso gli uomini discendono da Lui. E Paolo usa addirittura uno scritto di un poeta greco, che si presume fosse Arato e la parte del poema che cita Paolo recita così:

 

«Da Zeus il nostro preludio, a lui che mai noi uomini lasciamo innominato. Piene di Zeus sono tutte le strade, tutte le assemblee degli uomini, pieni i mari i porti; ovunque noi abbiamo bisogno di Zeus. Noi siamo infatti della sua stirpe.

Nella sua bontà paterna verso gli uomini egli manda loro precisi segni; sollecita i popoli al lavoro ricordando loro quello che occorre fare per vivere; dice loro quando la terra è pronta per i buoi e l’aratro, quando le stagioni sono propizie per smuovere la terra intorno alle piante o interrare le diverse sementi».

 

Qui abbiamo una chiara evidenza del fatto che Arato aveva ben compreso il ruolo di Dio senza però conoscerlo veramente.

 

Per di più Paolo dice “com’è possibile che Dio possa essere rappresentato da una statua o da materiali se perfino l’uomo stesso non può essere rappresentato dall’arte umana?” Ora io capisco molto poco di un sacco di cose, però di arte ci capisco meno di tutte.

So che poco distante da qui, a Firenze, si trova il David di Michelangelo, una statua in marmo famosissima, scolpita all’inizio del 1500. È largamente considerato un capolavoro della scultura mondiale, da sempre considerato l’ideale di bellezza maschile nell’arte e molti ritengono che il David sia l’oggetto artistico più bello mai creato dall’uomo.

Questa statua ritrae il re Davide poco prima di affrontare Golia. Ogni muscolo e dettaglio del corpo umano è scolpito letteralmente nel marmo in modo a dir poco magistrale. È un’opera dell’ingegno umano così importante che rappresenta il Rinascimento e l’Italia nel mondo. Ma a questo punto la domanda nasce spontanea: di Davide, questa statua, cosa ci dice? … Niente.

Non rappresenta nulla di lui. Nemmeno i suoi pensieri e le sue emozioni nel momento prima di combattere contro Golia. Non ci dice quali erano le sue passioni, quali erano i suoi hobby, il suo gusto preferito in fatto di cibo, non ci dice cosa lo facesse ridere o piangere, che rapporto avesse con i fratelli e i genitori, quali erano i suoi valori morali e quali erano le cose nella vita a cui dava importanza,.. e potrei andare avanti all’infinito.

Il concetto del discorso di Paolo è questo: se non riusciamo nemmeno a rappresentare un singolo essere umano con la più magnifica scultura mai concepita dall’uomo, perché l’uomo cerca di rappresentare Dio con l’oro e l’argento o pietra scolpita? Come si può rappresentare Dio stesso con l’immaginazione umana, dopo anche solo la vaga descrizione che ne ha fatto Paolo nel suo discorso? Non solo è impossibile, ma è uno sfregio nei confronti di Dio stesso.

A volte anche noi siamo tentati di fare un’immagine di Dio secondo la “nostra fantasia”, i nostri desideri e i nostri bisogni. È la nostra tendenza naturale. Perciò dobbiamo sempre confrontarci con l’unica descrizione veritiera di Dio, cioè la sua Parola. Lì è presente la perfetta descrizione della persona di Dio, non solo a livello concettuale di chi Dio sia, ma anche personale. Lì possiamo capire veramente qual è il carattere di Dio.

 

  1. (5) Dopo tutto il discorso Paolo finalmente può arrivare allo scopo principale, cioè portare il Vangelo (v30-31): “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti».” Paolo parlando di Gesù Cristo riassume tutte le caratteristiche che aveva elencato di Dio. Paolo proclama il ravvedimento di ogni uomo dai propri peccati, perché il giudizio di Dio prima o poi arriverà.Gli uomini hanno estremo bisogno di cambiare rotta nella propria vita, devono fare un giro a U verso Dio, il quale è pronto ad accogliere l’uomo a braccia aperte come il padre nella parabola del figliol prodigo. Dio ha fatto conoscere Cristo, il quale dice Giovanni nei primi versetti del suo vangelo, è il Logos. È la Parola che ha generato ogni cosa e per mezzo della quale esiste e sussiste il cosmo. Questa Parola si è fatta carne, ha abitato in mezzo a noi, ed è il motivo per cui possiamo essere riconciliati con Dio.Gesù Cristo è Signore e sovrano sulla creazione perché si è abbassato e Dio lo ha sovranamente innalzato.Cristo ha segnato la storia dell’umanità e di ogni uomo come individuo.

    E’ il legame più profondo che ci vincola a Dio. Paolo parla di come Dio abbia scelto Cristo come redentore e giudice, mostrando un Dio santo e giusto e proprio parlando della risurrezione di Cristo desta scandalo e ilarità.

    Ma è proprio la risurrezione la chiave del discorso di Paolo, perché è attraverso la risurrezione di Cristo che Dio Padre ha confermato e ha dato sicura prova a tutti gli uomini della persona di Gesù.

    Egli ha confermato ogni parola e azione che Gesù ha detto o fatto, infatti in 1Timoteo 3:16 c’è scritto “16 Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.”

Come abbiamo visto anche le volte scorse, la croce è scandalo per i giudei e pazzia per i greci. Ma Paolo non si lascia frenare da questa reazione e mantiene la sua franchezza. Potremmo pensare che essendo Paolo stato ammutolito quello che è avvenuto all’aeropago sia stata una sconfitta, ma non è così. Ci sono delle conversioni, ci sono delle persone che hanno creduto alla pazzia della predicazione di Paolo (v34).

Similmente anche noi non dovremmo farci frenare nell’annunciare il Vangelo solo perché è pazzia e scandalo, perché l’annuncio del Vangelo prima o poi porta a delle conversioni. Come nelle altre città, è bastato che Paolo annunciasse il vangelo con franchezza per vedere delle conversioni. Questo è un grande insegnamento per noi ancora oggi. Il messaggio del vangelo è sufficiente a sé stesso.

 

Conclusione:

Paolo all’inizio si aggancia a un punto di contatto tra Dio e i greci per attirare la loro attenzione e non li giudica.

Poi Paolo usa concetti biblici che traduce con parole che i greci potessero capire bene, avendo sempre in mento l’obiettivo di portare Cristo:

  • Dio è il creatore e signoreggia su tutto
  • Egli abita in cielo ed è completamente autosufficiente
  • Dio è sovrano sulla storia di ogni uomo
  • L’uomo ha un legame speciale con Dio e dipende da Dio, per questo non può essere rappresentato
  • Cristo

 

 

 

 

 

 

 

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