Atti 17- Paolo e Sila a Tessalonica -Samuel Simoni-

Atti 17

Paolo e Sila a Tessalonica

1 Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c’era una sinagoga dei Giudei; 2 e Paolo, com’era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che il Cristo doveva soffrire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

4 Alcuni di loro furono convinti e si unirono a Paolo e Sila, e così una gran folla di Greci pii e non poche donne delle famiglie più importanti. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo.

6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, 7 e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c’è un altro re: Gesù».

8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

 

Tessalonica

Era una delle città più ricche e influenti della Macedonia e fu la prima città di cui vengono raccontate le conversioni di persone facoltose ed eminenti grazie alla proclamazione del vangelo da parte di Paolo e Sila. Paolo visita Tessalonica durante il secondo dei tre viaggi missionari.

 

Secondo viaggio missionario di Paolo: Corinzi 15:36 Dopo diversi giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo ora a visitare i fratelli di tutte le città in cui abbiamo annunciato la Parola del Signore, per vedere come stanno».

 

Lo scopo era quello di visitare le città in cui Paolo aveva precedentemente predicato. Rispetto al primo viaggio, che era via mare, lo fecero via terra. C’è scritto che lo Spirito Santo impedì a Paolo di andare in Asia (Turchia) ma di andare verso Ovest, verso Troade, Tessalonica, ecc..

Nei capitoli 17 e 18 si trova il racconto della parte di viaggio che coinvolge le città di Tessalonica, Berea, Atene e Corinto.

Vs2-3:

Era consuetudine di Paolo, visitare le sinagoghe nelle città in cui andava, perché il suo obiettivo era quello di portare il vangelo ai Giudei e ai gentili. Ed era una cosa ormai diventata normale per lui entrare nelle sinagoghe per predicare il vangelo. Ma il modo che ha Paolo di portare la buona notizia è degno di una riflessione perché lo trovo molto interessante.

1) Pazienza e costanza nel raccontare il vangelo

Prima di tutto Paolo non entrava nella sinagoga una volta sola e chi ha capito ha capito e chi non ha capito pazienza! Entra per 3 sabati, quindi ha un approccio paziente. Ora Paolo aveva sicuramente un carattere deciso, ma era plasmato dallo Spirito Santo e lascia il tempo alle persone di metabolizzare i suoi discorsi (che poi vedremo). Sicuramente applicava il principio che esprime in una delle sue lettere:

1 Co 9:19-23: “19 Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; 20 con i Giudei mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 con quelli che sono senza legge mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. 22 Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. 23 E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.”

Infatti il primo aspetto dell’amore è che è.. paziente. Paolo è paziente e costante quando porta il vangelo agli altri. Non cerca subito di ottenere risultati, consensi, ecc.. ma insiste finché è mosso dallo Spirito Santo. Sono convinto che Paolo avrebbe predicato per anni nella stessa sinagoga e il Signore glielo avesse detto.

Siamo pazienti e costanti quando cerchiamo di portare le persone a Cristo? Rispettiamo le altre persone con i modi e i tempi giusti? Siamo costanti? A volte è necessario un messaggio chiaro e conciso e altre volte invece ci vuole una “somministrazione a piccole dosi” con perseveranza, come il vaccino(?). Ci vuole molta saggezza per riuscire a fare una distinzione.

 

 

2) Come porta il Vangelo:

Oltre all’aspetto della perseveranza e della pazienza mi colpisce anche il modo in cui Paolo porta il vangelo ai giudei della sinagoga. Ora se non sapessimo niente dei versetti 2 e 3 potremmo immaginarci che Paolo sarebbe entrato nella sinagoga urlando con un imperativo: “convertitevi!!!”.  Ma se ci pensiamo un attimo non avrebbe rispecchiato il modo in cui Cristo portava la buona notizia del regno dei cieli. Paolo seguendo le orme del Maestro per eccellenza cosa fa? Prende come riferimento le Scritture che i Giudei conoscevano molto bene. Prende l’AT e fa dei ragionamenti basati sulla Parola di Dio.

Ho visto qualche tempo fa un video che si intitola “the forbidden chapter” girato in Israele, a Gerusalemme per la precisione, dove un ragazzo fa leggere ai passanti Isaia 53 per esempio:

4 Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da DIO ed umiliato. 5 Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.

Fa loro poi alcune domande: di cosa parla il capitolo? A chi si riferiscono questi versetti? Qual è il motivo per cui il messia soffre?… Poi l’intervistatore abbina a questo passo altri versetti e porta avanti dei ragionamenti per indurre le persone a riflettere sul fatto che il passo parli proprio di Gesù e che lui è effettivamente il messia promesso in Isaia 53.

Questo video spiega molto bene quello che probabilmente faceva Paolo nella sinagoga, ossia ragionare semplicemente sui versetti dell’AT e vedere che inevitabilmente portano a Gesù.

La nostra fede è una fede che si basa sulla Scrittura che porta a ragionare e mostra fatti! La nostra fede non cambia in base alle emozioni o alle circostanze della nostra vita, o a come ci sentiamo in quel momento. La Scrittura è un terreno molto più solido, sui cui possiamo contare quando la usiamo su cui costruire la nostra vita o l’evangelizzazione. E per parlare ai Giudei, Paolo esamina e ragiona sulle Scritture insieme a loro.

Questo è un bello sprono per noi, per sapere meglio la Scrittura. È un bell’incoraggiamento per imparare a dove a cercare i versetti che potrebbero parlare al cuore delle persone. Paolo è anche un esempio che ci porta a riflettere sul fatto che dobbiamo abituarci a partire dalla Bibbia quando parliamo con gli altri. Sarebbe sempre bello poter citare almeno un passo a memoria anche durante una fugace conversazione con qualcuno.

 

3) L’oggetto della discussione di Paolo

Paolo non va in sinagoga ogni sabato a filosofeggiare su Dio, non si impunta a spiegare ai Giudei perché i cavilli che usano per aggirare la legge sono sbagliati e non va a contestare tutte le appendici alla legge ideate dalla tradizione umana. Paolo va a discutere nella sinagoga per un motivo ben preciso, ovvero quello di parlare di Gesù Cristo. È un compito veramente arduo e importante il suo.

Perché in primo luogo annuncia che il messia è stato annoverato come un malfattore patendo atroci sofferenze, il ché non proprio l’idea di messia che i Giudei avevano in mente. Loro si aspettavano un potente e glorioso liberatore che avrebbe fatto di Israele il regno più grande di tutti.

Paolo doveva annunciare anche che questo messia è morto su una croce, una pena assolutamente vergognosa, non onorevole e indecorosa. E come se non bastasse che è anche risorto dai morti. Assurdità inaudite anche per noi oggi. Ma Paolo dimostrava e spiegava che il vero ritratto del messia era nelle Scritture, è sempre stato davanti ai loro occhi e che la descrizione del messia coincideva esattamente con la figura di Gesù.

Paolo era determinato e sapeva bene molte cose, era colto e assolutamente esperto della legge e della tradizione faresaica, ma questo non gli impediva di mantenere sempre il punto fermo su cosa discutere, cioè Cristo e come farlo, ossia con pazienza e perseveranza. Non si perdeva in chiacchiere, teneva sempre il punto su Cristo.

Spesso, quando parlo di Dio con gli altri è facile che mi perda in questioni irrilevanti, che tendono a nutrire semplicemente l’orgoglio, ma quando si parla di Cristo è impossibile che questo avvenga. Quando parliamo di Gesù siamo istantaneamente azzerati, nella nostra estrazione sociale, nelle cose che sappiamo, nel lavoro che facciamo, nei nostri “meriti”, ma anche nei nostri “demeriti” e mancanze. Questo fa parte della potenza del Vangelo, esso è sufficiente a sé stesso.

Questo è un bel guanto di sfida per noi: sappiamo dimostrare con la Bibbia che Gesù è il Cristo? Isaia 53 unito ai vangeli è un bel aiuto. Il Signore ha messo tantissimi versetti nella stessa pagina per aiutarci.

Abbiamo ben chiaro in mente di cosa parlare quando esce fuori l’argomento “Dio” o “religione”?. Sappiamo essere determinati nel farlo senza che il nostro orgoglio, le nostre conoscenze, o altra spazzatura (come la chiama Paolo) ce lo impediscano? Paolo sapeva bene che tutto quello che aveva raggiunto nella vita o quello che sapeva, tutto quello che rappresentava un vanto diventava automaticamente spazzatura di fronte all’eccellenza di Cristo.

 

V4 in poi: Le conseguenze del vangelo

 

  • Il vangelo non lascia indifferenti:

I versetti successivi al 4 li trovo molto interessanti perché mostrano che ci sono due tipi di reazioni al vangelo: da una parte abbiamo una folla di Greci (e probabilmente anche giudei) che si convertono, e dall’altra vediamo che alcuni Giudei si contrappongono ad esso.

I Giudei viste le conversioni di persone importanti al messaggio del vangelo cominciano a provare invidia. “come? I cristiani hanno più seguaci di noi? Hanno seguaci di rango più alto?” avranno probabilmente pensato. Magari dopo anni di attività di proselitismo, i Giudei, si sono visti usurpati di quelle persone che provavano interesse per le cose di Dio e vogliono farla pagare a Paolo e Sila. Dall’altra parte invece vediamo come il vangelo riesce a scuotere i cuori di una folla di persone.

Ci fa capire la potenza insita nella buona notizia, perché com’è possibile che un messaggio così assurdo possa colpire così profondamente l’animo umano?

Com’è possibile che lo spettacolo cruento della crocifissione di un uomo e l’assurdità della risurrezione possa scuotere le fondamenta stesse dell’esistenza di una persona?

 

Romani 1:16 Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17 È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.”

 

Quelle persone che si sono aggiunte alla folla hanno semplicemente creduto e furono convinte del vangelo. Avevano capito di essere lontane da Dio e che l’unico modo per potersi riconciliare con Dio era Cristo.

 

Noi invece come ci poniamo davanti al vangelo? Abbiamo creduto e poi ce ne vergogniamo? Oppure non abbiamo creduto e temporeggiamo?

 

 

  • Il vangelo mette in luce la natura umana

 

I giudei della sinagoga si sono appellati a uomini malvagi per dare vita a una rivolta e per andare a prendere Paolo e Sila con la forza. Trovo molto interessanti due aspetti principali che il rifiuto del vangelo mette in luce:

 

  1. a) il primo è che mette in luce l’invidia dei giudei, perché come abbiamo visto l’invidia è il motore che ha dato vita ai loro comportamenti. Vediamo anche che Gesù era stato consegnato per invidia da parte dei religiosi.

 

Marco 159 E Pilato rispose loro: «Volete che io vi liberi il re dei Giudei?» 10 Perché sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.”

 

I giudei non si sono mobilitati per creare subbuglio per la teologia assurda di Paolo, ma semplicemente per invidia!

 

  1. b) viene messa in luce la loro ipocrisia.

I giudei accusano i cristiani di aver messo sotto sopra il mondo (ho letto che in realtà la traduzione più fedele sarebbe “che hanno creato disordini dappertutto”) quando loro per primi hanno messo la città in subbuglio.

 

Ma non c’è da sorprendersi e nemmeno da giudicare queste persone, perché questi siamo semplicemente noi messi di fronte allo specchio del vangelo, il quale riflette perfettamente ciò che siamo in realtà e ci fa rendere conto che abbiamo bisogno di Dio.

 

Io non mi sento molto diverso da questi giudei. Il peccato è in ognuno di noi, ma è proprio l’amore di Dio il quale spera ogni cosa, che rende possibile un cambiamento, attraverso il vangelo, nelle vite delle persone, anche nei casi estremi e apparentemente irrecuperabili come questi.

 

 

3) Il vangelo in qualche modo ha un costo:

 

Il testo parla in particolare di un altro personaggio: Giasone. Egli ospitava Paolo e Sila durante la loro permanenza a Tessalonica e la folla inferocita non trovandoli prende Giasone e alcuni fratelli per trascinarli davanti ai magistrati della città.

Giasone insieme ad alcuni fratelli nella fede si ritrova imputato per essere stato tra i sovversivi che macchinano contro l’imperatore. Un’accusa grave e infondata. Giasone e gli altri fratelli sono obbligati a pagare una cauzione per la loro libertà. Sinceramente non ho capito se la questione del processo si potrarrà nei giorni successivi ma non mi stupirebbe. Il vangelo ribalta anche il nostro concetto di giustizia, cambia completamente la chiave di lettura che diamo alle circostanze, perché definiremmo profondamente ingiusto ciò che sta accadendo. Giasone e i suoi amici non hanno fatto nulla. Ma vediamo come reagiscono i discepoli quando vengono perseguitati perché predicano Cristo:

 

Atti 15:41:41 Essi dunque se ne andarono via dal sinedrio, rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere oltraggiati per il nome di Gesù.”

 

Il vangelo mette in tutto in una prospettiva nuova. Ciò che è profondamente ingiusto rimane profondamente ingiusto, ma per chi subisce l’ingiustizia per Cristo è un onore soffrire!

 

E nella nostra vita come lo consideriamo? Che il Signore ci aiuti a considerarlo prima un onore e poi di rimetterci a lui per ottenere giustizia.

 

CONCLUSIONE:
Abbiamo visto come sono ricchi questi passi:

  1. come Paolo predica il vangelo: con pazienza, con le Scritture alla mano, con ragionamenti tratti dal vecchio testamento e il vangelo, e tenendo fermo il punto su Cristo.
  2. abbiamo visto anche cosa mette in luce nella nostra vita il vangelo e le conseguenze e gli incoraggiamenti che porta.

 

Una cosa molto incoraggiante è che dopo l’incendio di quei giorni difficili fatti di predicazioni continue di Paolo e Sila, tumulti incredibili, ingiustizie… spunta un fiore da sotto le ceneri, cioè la chiesa. Infatti parliamo della stessa chiesa a cui poi Paolo scrive con le sue due lettere, a dimostrazione del fatto che il vangelo è efficace a prescindere dalle situazioni e che predicare Cristo porta alla nascita di qualcosa di meraviglioso, ossia la sua chiesa locale.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *