Chi è Gesù? Filippesi 2:1-11 Testo e Video

Nel quarto secolo è morto un uomo che molti di noi non hanno mai sentito nominare, Atanasio. Atanasio è stato un cristiano e il suo epitaffio recitava “Athanasius contra mundum” ovvero Atanasio contro il mondo. Atanasio durante la sua vita ha combattuto per difendere la vera identità di Cristo in un periodo il mondo allora conosciuto si stava allontanando dal Cristianesimo ortodosso. La conoscenza che Atanasio aveva di Cristo lo aveva forgiato al punto da sacrificare la sua vita per la difesa di Gesù, lui contro il mondo.

Capire chi è Cristo è fondamentale. Siete d’accordo? Capire la natura, lo scopo, l’opera di Cristo è assolutamente vitale per vivere la nostra vita nel modo in cui Dio l’ha pensata. Nel corso dei secoli sono state presentate tante teorie, tante idee riguardo a Gesù. Alcune di queste sono teorie bibliche, sane, che ci aiutano a capire chi è il nostro Signore. Altre sono teorie un po’ azzardate, difficili da certificare e sulle quali non ci possiamo esprimere. Altre ancora sono delle vere e proprie eresie, che devono essere confutate e rifiutate. Spesso queste eresie partono da una esperienza o riflessione personale, piuttosto che partire dalla Bibbia e quando facciamo così il rischio di dire delle cose inesatte o addirittura nocive è sempre presente. Probabilmente non c’è nessun’altra figura storica che abbia suscitato tante discussioni, pareri e teorie.

Il testo che analizzeremo insieme oggi, in particolare la seconda parte, è un testo fondamentale per capire Gesù e la mia preghiera è che lo Spirito Santo possa farci capire bene le parole che leggeremo e l’importanza che esse hanno.

“2:1 Se dunque v’è qualche consolazione in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. 3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri.

5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente[a], 7 ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. 9 Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome[b] che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sottoterra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre[c].”

I primi versetti di questo capitolo sono una ulteriore esortazione da parte dell’apostolo affinché i Filippesi vivano in armonia ed unità, senza divisioni o fazioni. Paolo elenca quattro elementi che dovrebbero portare ad “un medesimo pensare, medesimo amore, un animo solo e un unico sentimento” (2).  Questi quattro elementi sono:

  • La consolazione in Cristo, ovvero se c’è qualcosa di positivo nell’essere con e in Cristo
  • Il conforto dell’amore, ovvero la costrizione dell’amore di Cristo per i credenti e per i credenti fra di loro
  • La comunione con lo Spirito, ovvero il legame che c’è fra una nuova creatura e la guida dello Spirito Santo
  • La tenerezza di affetto e qualche compassione, ovvero una “affezionata comprensione”, ovvero sentimenti che scaturiscono da una comprensione dell’opera di Cristo per la sua chiesa.

È ovvio che la risposta alla domanda retorica sia di entusiasmo rispetto a questi quattro elementi. Potremmo rileggere questo primo versetto sostituendo se con poiché. “Poiché vi è consolazione in Cristo, poiché vi è conforto nell’amore, poiché vi è comunione con lo Spirito, poiché vi è una comprensione carica di sentimenti”, sicuramente vivrete in maniera degna del vangelo (27).  E questo vivere in maniera degna del vangelo prevede unione della chiesa di Cristo.

Ma non soltanto unione. La chiesa di Filippi doveva lavorare sull’umiltà, stimando tutti gli altri superiori, mettendo da parte l’orgoglio e la vanagloria e cercando innanzitutto il bene degli altri.

Questa è una bella sfida. È una bella sfida da accettare, soprattutto quando penso alla chiesa in questi termini: “dalla chiesa mi aspetto di essere servito in questo modo, da quel fratello voglio ricevere questo, da quella persona mi aspetto un messaggio perfetto” oppure ancora “si vede proprio che io sono più bravo di molti in questo posto” invece che pensare “come posso aiutare questa chiesa? Cosa posso offrire a quel fratello? Come posso incoraggiare quell’altra persona? Cosa posso imparare da coloro che appartengono a questa chiesa?” Se faccio parte di una chiesa sana, che sta cercando di seguire il proprio capo, Cristo, nonostante i tanti limiti che può avere è il mio primo pensiero verso la chiesa è critico, se il mio primo pensiero è “questa cosa non va bene” invece di “questa chiesa mi piace perché fa questa cosa” “oppure da questa chiesa posso imparare questo” allora forse dovrei fermarmi un attimo e riflettere sul perché sono tanto critico rispetto a Cristo e la sua chiesa.

È una sfida difficile perché spesso la nostra tendenza naturale è quella di ricercare il nostro interesse, di cercare il nostro guadagno mentre Paolo esorta a lasciare quell’atteggiamento e interessarsi al benessere dei membri della chiesa. È una sfida che però capiamo meglio leggendo i passi successivi, vedendo il nostro esempio preferito, Cristo Gesù.

5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente[a], 7 ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. 9 Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome[b] che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sottoterra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre[c].”

Abbiate in voi la stessa mente, che è stata anche di Cristo Gesù, pensate come ha pensato Gesù. E cosa ha fatto Gesù?

“6 pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente[a], 7 ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini”

Iniziamo ad analizzare Gesù alla luce di questi versetti.

Il primo versetto, il 6, ci dice questo: Gesù è Dio. Questo versetto sottolinea la completa divinità di Cristo che ha la stessa natura di Dio Padre ed è uguale a Lui. Questa uguaglianza c’è sempre stata, ancor prima che Cristo si fosse incarnato, e questo è molto importante. Gesù è da sempre Dio, in quanto parte della trinità. Magari quello che sto dicendo può sembrare super scontato, ma è anche super importante. Come dicevo prima stiamo cercando di capire la vera essenza del Cristo che seguiamo e in tanti si sono allontanati dalle verità che troviamo in questi versetti. E vi assicuro che anche oggi ci sono chiese che non credono nella Trinità e che vedono una distinzione di natura tra il Padre e Figlio, quindi forse quello che sto dicendo non è troppo scontato.

Una delle eresie che ha dovuto affrontare la chiesa cristiana all’inizio della sua storia, è stata contro i cosiddetti ariani, i seguaci di Ario, che è stato un vescovo di Alessandria. Ario sosteneva che Dio Padre è esistito da solo, prima di generare Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Questo vuol dire che il Figlio non è uguale al Padre, si può dire che è come il Padre o simile al Padre, ma non si può dire che è della stessa natura del Padre.

Un’altra eresia è il cosiddetto subordinazionismo, la quale afferma che Gesù, pur essendo eterno e divino non fosse uguale al Padre, quindi il Figlio era inferiore o subordinato a Dio Padre.

Infine, una terza eresia che ha cercato di minare la divinità di Gesù è l’adozionismo, ovvero quella teoria secondo la quale Gesù era semplicemente un uomo fino al suo battesimo, il momento in cui fu adottato da Dio che gli conferì, gli diede poteri sovrannaturali che prima non aveva. Questa è una cosa che si sente da molte persone oggi, le quali credono che Gesù è stato solamente un uomo, un uomo si speciale, si usato da Dio, ma comunque un uomo.

A queste teorie, e a tante altre, Paolo risponde dicendo che Gesù è Dio, della stessa morphè, ovvero forma e sostanza, uguale a Dio.

Quindi, versetto 6, Gesù è Dio.

Continuiamo con il versetto 7 e 8.

ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Gesù oltre a essere pienamente divino, è anche pienamente umano. Egli ha svuotato se stesso, ha rinunciato a quanto aveva presso il Padre per farsi uomo e per vivere come uomo in mezzo agli uomini. Le espressioni “diventando simile agli uomini” e “trovato esteriormente come un uomo” possono indurci a pensare che Gesù fosse solamente all’apparenza come noi, ma in realtà stanno dicendo, insieme a tanti altri passaggi, che Gesù era veramente uomo. L’originale si potrebbe tradurre più o meno così: Gesù, ricevendo volontariamente la morphe, ovvero l’essenza, del servo fu reso uguale agli uomini. Il testo quindi sottolinea la completa umanità di Gesù. Anche questo punto è fondamentale, perché se Gesù non è effettivamente uomo la nostra speranza sarebbe vana, perché non sarebbe potuto morire al posto nostro, non potrebbe intercedere per noi, non potrebbe essere il nostro esempio e modello di vita. La lettera ai romani parla molto del secondo Adamo, ovvero del secondo uomo mandato da Dio Padre per portare a compimento il suo piano.

“Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto, mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, 4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.” (Romani 8:3-4)

Gesù ha davvero vissuto la sua vita da uomo: come noi è nato, cresciuto, ha camminato, mangiato, bevuto, si è stancato, ha gioito e si è rattristato, è stato tentato e provato e grazie alla sua doppia natura, umana e divina, è diventato il nostro sommo sacerdote, come scritto in Ebrei 4:

“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo[h]. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.”  (Ebrei 4:14-16).

Un’altra cosa che vorrei notare in questi versetti dai Filippesi è che la frase “svuotò se stesso”, non vuol dire che Gesù ha rinunciato ai suoi attributi divini. Questa è l’interpretazione che ne danno alcuni sostenitori della teoria della kenosi (la parola kenosi deriva dal verbo greco kenoo, che è stato tradotto con svuotare). Secondo questa teoria Cristo si “svuotò” da alcuni attribuiti come la onniscienza, l’onnipresenza e l’onnipotenza mentre era sulla terra come uomo. Ma questa interpretazione sembra forzata e sembra non avere delle controprove scritturali. Lo svuotamento di cui parla Paolo è l’umiliazione che ci è stata nell’abbandonare la presenza del Padre per farsi uomo.

Ma questo non vuol dire che Gesù ha cambiato o rinunciato alla sua natura divina, infatti “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.” (Ebrei 13:8). Inoltre Colossesi 1:16-17 afferma che “in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.” Se tutte le cose sussistono in Lui, un suo cambiamento avrebbe portato alla cessazione di tutte le cose.

La doppia natura di Cristo è un mistero, qualcosa che non possiamo capire affondo, ma nondimeno una certezza biblicamente comprovata e totalmente centrale e vitale per la nostra fede.

Come ho scritto in un saggio per l’università un paio di anni fa:

“è assolutamente necessario capire che Gesù Cristo di Nazareth era pienamente umano e pienamente Dio. Se non fosse umano non potrebbe capirci, non potrebbe simpatizzare per noi e non potrebbe intercedere per noi. La sua incarnazione è stata reale ed è “la base indispensabile per avere l’unione con Cristo.” D’altro canto, se non fosse stato pienamente divino, non sarebbe potuto essere senza peccato e non avrebbe potuto assolutamente essere il sacrificio espiatorio di cui ha bisogno l’umanità.”

“8 umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. 9 Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome[b] che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sottoterra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre[c].”

Cristo ha portato avanti la sua ubbidienza fino a morire al posto nostro sulla croce. E Dio Padre ha usato questo sacrificio, questa morte di Gesù, per glorificarlo e per innalzarlo al di sopra di ogni cosa, in modo che ogni ginocchio e ogni lingua confessi che Gesù, il figlio di Maria concepito per opera dello Spirito Santo, è il Salvatore che l’uomo ha bisogno e anche il Dio onnipotente di cui l’uomo ha bisogno e facendo ciò Dio Padre riceve la gloria di cui è degno. Dio ha innalzato Cristo attraverso la sua ubbidienza e il suo sacrificio.  Quanto detto fino ad ora viene descritto molto bene da un credo intitolata il Credo di Atanasio, che sebbene non sia stato scritto da Atanasio riporta molto bene i suoi pensieri sulla Trinità e su Cristo.

La retta fede vuole, infatti, che crediamo e confessiamo, *

che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo.

È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall’eternità: *

è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre.

Perfetto Dio, perfetto uomo: *

sussistente dall’anima razionale e dalla carne umana.

Uguale al Padre secondo la divinità:*

inferiore al Padre secondo l’umanità.

E tuttavia, benché sia Dio e uomo, *

non è duplice ma è un solo Cristo.

 

Uno solo, non per conversione della divinità in carne, *

ma per assunzione dell’umanità in Dio.

Totalmente uno, non per confusione di sostanze, *

ma per l’unità della persona.

Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, *

così Dio e uomo sono un solo Cristo.

Che patì per la nostra salvezza: discese agli inferi: *

il terzo giorno è risuscitato dai morti.

 

É salito al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: *

e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti.

Se siete come me spero che abbiate trovato interessante e stimolante questa parte un po’ più teorica. Se invece non siete come me, e pensate che queste nozioni non sono molto utili per la vita di tutti i giorni, passiamo ora a delle considerazioni pratiche su quello che abbiamo detto.

Abbiamo visto tre cose in questa seconda parte:

  • Gesù è pienamente Dio
  • Gesù è pienamente uomo
  • Gesù ha ubbidito fino alla morte ed è stato maestosamente innalzato da Dio Padre

Gesù è morto ed è stato maestosamente innalzato da Dio Padre

Parto da questo ultimo punto. Paolo stava esortando i filippesi a essere umili verso i propri fratelli e a essere uniti con i propri fratelli. E allora quale migliore esempio, se non quello di Gesù, che ha stimato gli uomini che lo odiavano più importanti dello splendore del paradiso, che ha lasciato la sua comoda casa per venire su questa terra per sporcarsi, per sudare, per lavorare, per soffrire, per evangelizzare, per fare discepoli, per spremersi e dare se stesso fino alla morte. Se ci risulta difficile vivere in armonia con le persone che ci circondano, dovremmo guardare a Cristo e prendere spunto dalla sua umiltà, lui che ha dato tutto per delle persone come noi che non meritavano assolutamente nulla.

E, come stimolo ulteriore, siccome abbiamo detto che Cristo è diventato uomo per unirsi a noi, possiamo anche dire che noi siamo uniti a lui e siamo in qualche modo diventati dei nuovi esseri spirituali e divini. E il modo per “fare carriera” in questo nuovo mondo è attraverso il sacrificio, si sale verso il cielo essendo disposti a servire verso l’inferno.

Gesù è pienamente uomo

Cosa vuol dire questo, praticamente? Vuol dire che il mio Dio è veramente vicino, davvero può capire le mie sfide, il mio dolore, le tentazioni. Vuol dire che nei momenti in cui mi sento solo e abbandonato da tutti, devo credere che sono capito da un uomo che come me ha vissuto su questa terra. Vuol dire anche che le persone che mi sono attorno sono simili a Cristo, che Cristo si è fatto simile a me e simile a loro.

Inoltre in Cristo, ricevo tutte le benedizioni e tutte le promesse che Dio ha in serbo per i suoi figli, quei benefici che avevamo perso con Adamo sono stati riacquistati dal lavoro di Cristo Gesù, mio fratello. Gesù continua ad essere uomo anche dopo la resurrezione, si presenta con un corpo umano e continuerà quindi per sempre a essere il nostro rappresentante, il nostro sommo sacerdote.

Gesù è pienamente Dio

Gesù è Dio. Le nostre vite non sono più allo sbando, ma grazie alla nostra unione con Dio, sono governate e protette dal Signore. Tante volte viviamo la nostra esistenza come se il nostro Signore fosse solo un uomo, che non può fare niente rispetto ai nostri problemi, le nostre tentazioni, i nostri fallimenti o che non ha niente a che fare con i nostri successi, le nostre vittorie, i nostri guadagni. Ma il Gesù nel quale sto riponendo la mia fede, non è soltanto stato un rivoluzionario, un uomo con delle buone idee, un misericordioso, ma è anche Dio, racchiude la potenza salvifica di Dio, racchiude la santità di Dio, racchiude la capacità di compiere miracoli in mezzo a qualsiasi deserto della mia vita.

Inoltre se Gesù è Dio, vuol dire che noi non siamo Dio. Dobbiamo smettere di vivere le nostre vite come se lo fossimo, e dobbiamo continuamente e quotidianamente arrenderci all’unico vero Dio, che è stato innalzato al di sopra di ogni nome.

 

Che tipo di Gesù è il mio Gesù? Se l’ho accettato oppure no, dipende molto dal tipo di Gesù che ho nella mia mente. Se vivo o no per lui quotidianamente, dipende dalla mia comprensione di lui. Il mio Gesù è pienamente uomo, pienamente Dio, morto per me e innalzato da Dio Padre?

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