Chi eredita la vita eterna- Luca 18-15-30

Vi è mai capitato di ritrovarvi a fare un’esperienza del tutto inaspettata rispetto alle vostre aspettative? Con Gesù succede di continuo! Continuamente dice e fa cose che non ci aspettiamo.

 

 

Nell’ultimo messaggio sul Vangelo di Luca abbiamo iniziato il capitolo 18 e il brano che abbiamo analizzato si concludeva con i seguenti versetti:

13 Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” 14 Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato, ma chi si abbassa sarà innalzato»

La giustificazione, la salvezza, l’entrata nel regno di Dio avviene quando ci si umilia e ci si abbassa, in modo da ricevere da Cristo, per fede, la salvezza.

Il capitolo, dopo aver parlato del pubblicano che umilmente chiede pietà. va avanti e ci continua a descrivere cosa caratterizza l’uomo o la donna che  vuole essere salvato e che è salvato, che vuole ricevere la vita eterna. E vedremo oggi che per editare la vita eterna dovremmo essere

  1. Come dei bambini spirituali
  2. Che desiderano stare e relazionarsi con Dio
  3. Dal quale ricevono generosamente ogni cosa, dalla salvezza alla vita eterna

Luca 18:15 Portavano a Gesù anche i bambini, perché li toccasse; ma i discepoli, vedendo ciò, li sgridavano. 16 Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è di chi è come loro.

17 In verità vi dico: chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto».

18 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: «Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna19 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio.

20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre». 21 Ed egli rispose: «Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla [mia] gioventù».

22 Gesù, udito questo, gli disse: «Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi». 23 Ma egli, udite queste cose, ne fu afflitto, perché era molto ricco.

24 Gesù, vedendolo, disse: «Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! 25 Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio».

26 Quelli che udirono dissero: «Chi dunque può essere salvato?» 27 Egli rispose: «Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio».28 Pietro disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato le nostre cose e ti abbiamo seguito».

29 Ed egli disse loro: «Vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa, o moglie, o fratelli, o genitori, o figli a causa del regno di Dio, 30 il quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo e, nell’età futura, la vita eterna».

Come bambini spirituali

Tra la folla che si era riunita attorno a Gesù c’erano, ovviamente, anche dei bambini, che i genitori volevano potessero essere toccati da Gesù. I discepoli di Gesù non avevano ancora capito tante cose, ma una cosa l’avevano capita, giustamente: Gesù stava portando avanti una missione unica, incredibile.

E quindi, sicuramente, un uomo come Gesù non aveva tempo o energie da dedicare a dei che non potevano capire l’importanza di Gesù. Per questo motivo quando i genitori portavano i bambini a Gesù, i discepoli li sgridavano.

Immaginate di andare ad un colloquio di lavoro per una prestigiosa azienda o per una prestigiosa università come la Normale.

Immaginate come reagireste se vi dicessero che stanno cercando per le posizioni più importanti e prestigiose persone che siano simili a dei bambini. Penso che rimarremmo abbastanza stupiti.

Immaginate la sorpresa dei discepoli quando Gesù invece non solo dice di voler stare con i bambini, ma anche afferma che il Regno di Dio non appartiene a persone potenti, intelligenti, religiose, ma appartiene a coloro che sono come i bambini.

 

Ovviamente qui Gesù non sta dicendo che dobbiamo essere dei piagnucoloni, o persone inaffidabili, o persone che non crescono nella conoscenza e nella comprensione della Parola di Dio e della volontà di Dio.

 

Proprio domenica scorsa Emanuele ci esortava con le parole della lettera agli Ebrei, al capitolo 6

Perciò, lasciando l’insegnamento elementare intorno a Cristo, tendiamo a quello superiore

 

Credo che quello che Gesù voglia mettere in risalto è la capacità dei bambini di vivere per fede, di fidarsi di quello che gli viene detto anche quando non lo vedono o non lo capiscono, di essere totalmente dipendenti dai loro genitori.

 

Quando gioco con i miei nipoti li vedo fare cose che, razionalmente, sono fuori da ogni logica. Basta che io sono nelle vicinanze e loro si buttano da ogni altezza. E io sono lo zio!

Con i loro genitori sono ancora più audaci, perché si fidano ciecamente della loro potenza che sarà in grado di reggerli, e della loro bontà, che non permetterà che loro si facciano dal male. E questi sono genitori umani, pensate a Dio ora!

 

Molti di noi qui sono già cittadini del Regno di Dio, ci siamo entrati come dei bambini, perchè abbiamo riconosciuto il nostro bisogno di un Salvatore esterno al quale affidarci completamente. Ma come stiamo vivendo ora che siamo entrati in questo Regno? Continuiamo a mostrare queste belle qualità dei bambini che ho citato?

 

Tutti noi siamo passati per l’età dell’adolescenza, quel periodo in cui abbiamo iniziato a pensare di essere più intelligenti dei nostri genitori, di sapere già come funziona la vita, di non aver più bisogno di loro. Siamo degli adolescenti spirituali? Ci fidiamo ancora completamente di Dio, della sua bontà, della sua potenza, della sua direzione?

 

In che cosa il Signore ti sta chiedendo di fidarti completamente di lui, di lasciarti andare nel vuoto sapendo che lui non ti farà cadere?

 

Che desiderano stare e relazionarsi con Dio

Subito dopo, nella narrazione di Luca, uno dei capi del popolo domanda si rivolge a Gesù chiamandolo “maestro buono” e chiedendogli cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna. Non sappiamo se i due episodi sono effettivamente avvenuti uno dopo l’altro, ma sarebbe stato davvero ironico.

Gesù ha appena finito di dire che saranno i bambini spirituali ad ereditare il Regno e ora si presenta un capo, un uomo importante, un uomo che all’apparenza seguiva in maniera impeccabile la legge, che chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare il Regno e la vita eterna.

 

L’approccio di questo uomo è chiaramente sbagliato. Intanto perché chiama Gesù buono. Ho letto su un commentario che nessuno usava il termine “buono” per rivolgersi ad un rabbino, perché questo era chiaramente un aggettivo da usare solo con Dio. Forse l’uomo voleva adulare Gesù, forse voleva prenderlo un pò in giro, forse aveva riconosciuto che Gesù era un uomo speciale.

Ma la risposta di Gesù ci aiutano a capire che l’uomo non aveva ben capito con chi stesse parlando. Ovviamente Gesù è buono in quanto Gesù è Dio, ma evidentemente non era questo il senso delle parole dell’uomo. L’uomo aveva di fronte Dio fattosi uomo, ma non l’aveva capito o non gli interessava.

 

Il secondo problema nell’approccio di questo uomo è che chiede a Gesù cosa doveva fare. Cosa può fare un bambino per ereditare ciò che appartiene al padre? Niente. Non è che se un bambino piange meno la notte, o mangia tutta la pappa, o mette apposto i suoi giocattoli eredita allora quello che appartiene al padre.

Un bambino eredita quello che appartiene al padre solo perché è figlio del padre, solo perché si fida del padre, ama il padre, desidera stare con il padre. Ma questa dinamica è del tutto sconosciuta all’uomo che interroga Gesù.

 

Maestro buono, cosa devo fare? Visto che l’uomo ha messo la questione sul piano delle azioni, Gesù inizia ad evidenziare il problema partendo proprio dalle azioni. Se vi ricordate, un dibattito simile ci era già stato in Luca 10, dove la legge era stata riassunta in queste due frasi:

 

Luca 10:27 «Ama a il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso».

 

E poi Gesù aveva raccontato la parabola del buon samaritano.

 

Ma le risposte di Gesù non erano certe standardizzate come i robot digitali che usano i siti per rispondere alle domande dei clienti. In questo caso Gesù cita una parte dei 10 comandamenti, tralasciandone alcuni.

 

Intanto Gesù non menziona i comandamenti che hanno a che fare con il rapporto con Dio, ovvero:

  • Non avere altri dei
  • Non farsi scultura alcuna né immagine
  • Non usare il nome dell’Eterno, DIO, invano
  • Ricordarsi del giorno di sabato per santificarlo

 

Gesù tralascia questi comandamenti. Evidentemente l’uomo che ha davanti a sè non è realmente interessato alla relazione con Dio. Questo uomo è interessato alle cose che sono da fare per ereditare la vita eterna.

L’uomo aveva di fronte a sé Dio, in quel momento, ma non se ne accorge tanto era preso dalle cose da fare. E quindi Gesù gli ricorda di non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; di onorare il padre e la madre.

 

L’uomo risponde a Gesù dicendogli che questi comandamenti gli ha sempre osservati, queste cose lui le ha sempre fatte. Vedete l’orgoglio di questo uomo, del tutto diverso rispetto all’umiltà e all’insicurezza di un piccolo bambino.

Ma se questo uomo era talmente bravo, avrebbe dovuto notare che mancava un comandamento tra quelli citati da Gesù. Non credo che sia un caso o una dimenticanza da parte di Gesù.

 

Credo che Gesù stesse tendendo una trappola all’uomo per fargli capire una lezione importante, a lui e agli altri che lo stavano ascoltando. Infatti il comandamento che non cita e che appartengono a quei comandamenti che regolano come ci dobbiamo comportare con gli altri è l’ultimo, il decimo, ovvero:

Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo

 

Ecco il comandamento che l’uomo probabilmente faceva fatica a rispettare: non desiderare le ricchezze. L’uomo non solo era molto ricco, ma era anche molto legato alla sua ricchezza, al punto da non essere disposto a lasciarle per seguire Cristo, nonostante Cristo gli abbia promesso una ricchezza ancora maggiore in cielo.

L’uomo aveva l’apparenza di essere un uomo religioso, ma il suo cuore non era veramente interessato a Dio, era solo interessato a guadagnare tutto quello che poteva, anche la vita eterna, in modo da vivere per sempre e godere per sempre delle sue ricchezze.

 

Vedendolo, Gesù dice che per un uomo che ha delle ricchezze è estremamente difficile entrare nel Regno di Dio. è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un uomo che ha delle ricchezze salvarsi.

 

Non soltanto le ricchezze economiche, ma anche le ricchezze intellettuali, artistiche, emotive, culturali possono diventare un ostacolo, come nel caso di questo uomo che aveva letteralmente la Salvezza impersonificata davanti a sé ma non riusciva a vederla a causa del suo cuore corrotto dal peccato.

Siamo disposti a rinunciare ad un titolo accademico, ad una carriera, ad un sogno nel cassetto, alla nostra cultura pur di stare, pur di relazionarci con Dio?

 

Dal quale ricevono generosamente ogni cosa, dalla salvezza alla vita eterna

A questo punto non solo il giovane ricco, ma anche tutti gli altri presenti sono abbastanza scoraggiati, e infatti dicono 26 «Chi dunque può essere salvato?»

 

Ancora una volta le persone guardavano alla salvezza come qualcosa che dovevano conquistare loro. Ma Gesù risponde chiaramente, e in maniera molto incoraggiante:  la salvezza appartiene al Signore! Noi non potevamo conquistare la salvezza, Dio l’ha conquistata per noi;  «Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio»

 

Dio ha reso possibile la salvezza di esseri umani imperfetti come me e come te, mandando suo Figlio sulla terra per morire e risorgere al posto nostro. L’impossibile che grazie a Dio diventa possibile.

 

E meno male che è così!  Se noi fossimo stati in grado di conquistare la salvezza, l’avremmo probabilmente tenuta stretta e non l’avremmo condivisa con nessuno, così come facciamo con le ricchezze.

Qualche giorno fa ho visto dei piccoli bambini litigare per le cose più banali, come un palo di acciaio o una fetta di pane, come se non avessero abbastanza cose con cui giocare o abbastanza cibo. Noi avremmo fatto lo stesso con il vangelo. Come dei bambini viziati non avremmo condiviso il percorso della salvezza con altri.

 

Invece il Signore, al quale appartiene la salvezza, ce la dona generosamente in Cristo Gesù, e insieme a Gesù ci dona molto di più di quanto ci chiede di rinunciare. Ci dona una casa, una famiglia molto più grande di quella alla quale alcuni hanno dovuto rinunciare per amore di Dio e del suo Regno, e ci dona la vita eterna nella nuova Gerusalemme, quella vita eterna che l’uomo pensava di poter conquistare con le proprie azioni, ma che si può solo ricevere quando siamo come dei bambini che si affidano ad un Padre amorevole, generoso, potente.

 

La storia di oggi ci esorta ad essere come bambini, vogliono stare e relazionarsi con lui, e da cui, ricevono generosamente e gratuitamente ogni cosa, dalla salvezza alla vita eterna.

 

 

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