Discepoli insopportabili – Luca 6:37-45

Alessio era un ragazzo ben rispettato. Aveva un bel lavoro in banca, dove era rispettato molto per la sua etica e integrità. Insieme a sua moglie, Serena, erano membri attivi della chiesa locale nella loro città. Alessio era uno dei responsabili della chiesa, predicava con passione la Parola di Dio, era sempre disponibile e generoso. Serena era coinvolta nel ministero delle donne e nel programma domenicale per i bambini. Spesso c’erano persone a casa loro, d’altronde c’era sempre dell’ottimo cibo e la piscina era incredibile, una di quelle piscine grandi e profonde abbastanza da farci i tuffi.

La coppia aveva tre figli adolescenti. Purtroppo un giorno i figli, mentre tornavano da una festa di compleanno, furono investiti da un pirata della strada. Tutti e tre persero la vita. Potete immaginare il forte dolore per Alessio. Incredibilmente Alessio, nonostante la grande prova, fu in grado di non lasciarsi andare in quei giorni, continuando a testimoniare la bontà e la grandezza di Dio. Il suo messaggio durante il funerale, mentre stringeva con forza una Bibbia consumata, fu sul salmo 23, il Signore è il mio buon pastore, nulla mi manca.

Ma, come si dice, a volte non c’è limite al peggio. In quei giorni a lavoro fu chiesto ad Alessio di svolgere delle operazioni bancarie dubbie, ed essendosi rifiutato Alessio fu licenziato in tronco.

Quelli sono stati giorni difficili per Alessio. Il dolore, le mille domande, la confusione, la tensione con Serena che aveva smesso di andare in chiesa, ebbero delle conseguenze anche sul suo corpo. Alessio non riusciva più a dormire, mentalmente e fisicamente era esausto.

Un giorno gli altri anziani della chiesa decisero di andare a trovare Alessio. Entrarono in casa con fare mesto e proposero di pregare.

Il primo anziano pregò, dicendo, con voce grave “Signore, tu sei un Dio santo e pieno di rabbia contro il peccato. Immaginiamo che ci sia del peccato nascosto nella vita di Alessio, peccato che hai deciso di punire. Ti chiediamo di continuare a punirlo fino a quando non si ravveda.”

Il secondo anziano pregò frettolosamente dicendo “Signore, grazie per averci messo all’erta sul conto di Alessio, grazie per averci rivelato la verità, per averci chiesto di mostrare la tua verità. Grazie per averci preservato e non averci fatto fare la fine di Alessio.”

Il terzo anziano si limitò a scuotere la testa per tutta la durata dell’incontro.

Dopo che gli anziani furono usciti, Alessio sprofondò nella poltrona. Non aveva più parole.

I più attenti tra di voi avranno notato, probabilmente, in questa storia inventata degli elementi presenti nella storia di Giobbe. Vi ricordate dell’ultimo sermone? Ho parlato di un amore pazzo, un amore in grado di amare in condizioni avverse, di amare persone che non se lo meritano. Questo è il messaggio che Gesù rivolge ai propri discepoli, e questo è il tipo di amore che i discepoli praticano. Allora, se i credenti sono caratterizzati da un amore pazzo, perché spesso risultano antipatici?

Il testo di oggi ci può fornire qualche interessante indicazione.

37 «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. 38 Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi». 39 Poi disse loro anche una parabola: «Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40 Un discepolo non è da più del [suo] maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? 42 Come puoi dire a tuo fratello: “Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell’occhio tuo? Ipocrita! Togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello. 43 Non c’è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; 44 perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto. Infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. 45 L’uomo buono dal buon tesoro del [suo] cuore tira fuori il bene, e l’uomo malvagio dal malvagio [tesoro del suo cuore] tira fuori il male; perché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca.

Il testo può sembrare un elenco abbastanza poco collegato di varie cose, ma credo che ciò che collega queste esortazione da parte di Gesù sia l’essere come Cristo. Al versetto 40 Gesù dice:

40 Un discepolo non è da più del [suo] maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro.

Gesù ha parlato dell’uomo beato secondo il Regno di Dio, ha parlato dell’amore secondo il Regno di Dio, e ora questi concetti vengono approfonditi in maniera ancora più pratica. Il discepolo di Gesù imita Gesù in tutto e per tutto. In questi versetti ci sono tante immagini con dei confronti: guida e cieco, discepolo e maestro, pagliuzza e trave, albero e frutto, uomo buono e uomo malvagio e tesori del loro cuore.

Possono sembrare, quelli di Gesù, consigli banali, ma in realtà sono consigli molto, molto utili. Perché spesso sappiamo la teoria, ma la teoria non riesce a trasformarsi in pratica. Spesso sappiamo come comportarci in situazioni estreme, ma pecchiamo nel nostro atteggiamento nella quotidianità.

E quindi da questo testo mi soffermo su tre indicazioni, tre consigli, tre cose alle quali pensare nel modo in cui ci poniamo e agiamo.

Non giudicare
37 «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. 38 Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi».

Ho intitolato il primo punto “non giudicare”, anche se come potete vedere in questi versetti Gesù non si limita a parlare di giudizio.

Gesù dice di non giudicare, per non essere giudicati. Di non condannare, per non essere condannati. Di perdonare per essere perdonare. Di donare per ricevere. è un tipo di saggezza, quella che Gesù esprime in questi versetti, che richiama un pò la saggezza che troviamo nell’antico testamento, per esempio nei proverbi.

Non mi è chiaro se il Signore sta facendo riferimento al giudizio finale, o se solo di quello che succede in questa vita. è vero che non sempre nella vita quello che facciamo riceve ricompensa simile, ma spesso questa cosa succede.

Ma quello che è importante come insegnamento è che non dobbiamo giudicare, non dobbiamo condannare, che dobbiamo perdonare ed essere generosi.

E credo che come discepoli dobbiamo fare un mea culpa, perché spesso siamo troppo inclini a giudicare. Ovviamente, e credo sia chiaro, non sto dicendo che non dobbiamo giudicare o condannare il peccato. Una parte fondamentale del nostro percorso come credenti è quello di aiutarci ad estirpare il peccato nella nostra vita.

Ma spesso diamo dei giudizi che non sono fondati, giudizi dati con fare altezzoso o con un senso di superiorità. Pensate agli anziani che sono andati a trovare Alessio, o agli amici di Giobbe.
Pensate ad una persona che sta attraversando un momento di difficoltà, magari per un divorzio o la fine di una relazione, e degli amici credenti che piuttosto che incoraggiarla a guardare a Cristo giudicano e condannano i suoi sbagli, i suoi limiti, i suoi veri o presunti peccati.

Una delle domande che troviamo su Google è: perché i cristiani sono così antipatici?

Questo non è l’atteggiamento che ha avuto Gesù con i discepoli, non è l’atteggiamento di Gesù con noi ma è piuttosto l’atteggiamento che i farisei avevano nei confronti delle persone e che hanno avuto nei confronti di Gesù.

Spesso parliamo di amore, ma non pratichiamo il perdono. Perché? Perché, come i farisei, ci riteniamo migliori, perché dobbiamo difendere il nostro io, perché ci piace paragonarci agli altri per dimostrare quanto siamo più bravi degli altri.

Ma facendo così non viviamo come discepoli di Gesù, non pratichiamo il perdono che lui, il Maestro, ha mostrato nei nostri confronti. Magari pensiamo che stiamo agendo bene, ma in realtà ci stiamo solo facendo del male, perché oltre a risultare antipatici e a fare del male agli altri, noi stessi non viviamo quella libertà che il Signore ha realizzato per noi, e non viviamo il perdono che Dio ha per noi. Le difficoltà interpersonali, il giudizio non necessario, la mancanza di perdono, si riflettono sul nostro rapporto con Dio.

Gesù nel discorso parallelo al nostro in Matteo 6, afferma
14 Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini [le loro colpe], neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Non guidare
Quanti di voi sono carichi per la finale dell’Italia di questa sera? Quanti di voi, se potessero, vorrebbero dare un consiglio all’allenatore dell’Italia, Roberto Mancini? Meglio la difesa a 3 o a 4? Meglio Immobile o Belotti? Spesso si dice che quando gioca l’Italia, il nostro popolo si trasforma in 60 milioni di allenatori. Spesso pensiamo di poter dire la nostra, di poter guidare gli altri, di poter consigliare gli altri. Riguardiamo le parole di Gesù:

39 Poi disse loro anche una parabola: «Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
….
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?
42 Come puoi dire a tuo fratello: “Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell’occhio tuo? Ipocrita! Togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello.

Credo che il senso di questi messaggi sia… non guidare gli altri!

Ovviamente sappiamo che non è sbagliato dare consigli, cercare di guidare altre persone. Sempre nei Proverbi, che ho citato prima, troviamo versetti come questo:

15:22 I disegni falliscono dove mancano i consigli, ma riescono dove sono molti i consiglieri.

Il valore dell’amicizia è presentato e incoraggiato nella Bibbia. Pensiamo all’esempio di Gionatan, che per amicizia nei confronti di Davide è andato contro la sua famiglia e rischiato la propria vita.

Ma quando consigliamo, quando guidiamo gli altri, dobbiamo essere certi di poterlo fare, e di farlo imitando Gesù, il nostro Maestro. Il modo in cui guidiamo e consigliamo i nostri amici, i nostri familiari, le persone della nostra chiesa deve avere Cristo al centro, deve essere incentrato su Gesù.

A volte ci sentiamo obbligati a dire la nostra, col rischio di dire delle cose sbagliate, ma non c’è niente di male a dire “non so cosa consigliarti, non so cosa dice la Bibbia a riguardo, non so come aiutarti ma pregherò per te.”

Le immagini che Gesù usa sono chiare: un cieco che guida un cieco, come può andare a finire! Solo un cieco presuntuoso, orgoglioso, potrebbe pensare di guidare un altro cieco. La seconda immagine è quasi grottesca. Immaginate di dover togliere una pagliuzza dall’occhio di un vostro amico con una trave nel vostro occhio! Immaginate come reagirei se mio nonno, che è quasi cieco, si offrisse di togliermi un moscerino dall’occhio con una pinza!

Ma immaginate cosa succede quando guidiamo e consigliamo i nostri amici imitando il nostro Maestro. Quando la nostra preoccupazione non è difendere la nostra reputazione o la nostra bravura, ma essere simili a Gesù.

L’albero e il tesoro
Come facciamo ad essere come Gesù nei nostri rapporti quotidiani? Come possiamo essere delle persone che incoraggiano, che sono di edificazione? Come facciamo a non essere come gli anziani della chiesa di Alessio e Serena, o gli amici di Giobbe? Come facciamo a non essere la ragione per la quale qualcuno cerca su Google: perché i cristiani sono così antipatici?

43 Non c’è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; 44 perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto. Infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi.

Il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, il modo in cui giudichiamo e il modo in cui guidiamo gli altri deve essere ancorato in Cristo Gesù. Se Gesù non è il nostro albero, allora non potremo sperare di vedere frutti ma solo spine. L’estate è una stagione incredibile per la frutta: ciliegie, fragole, fichi, susine, albicocche, meloni e angurie. Sono frutti gustosi, rinfrescanti, dolci, colorati. Ma neppure uno di questi frutti è venuto fuori dal nulla. Nessuno di questi frutti è stato creato da solo, in un laboratorio asettico. Tutti questi frutti sono buoni soltanto in proporzione alla salute e alla bontà della pianta dalla quale sono stati colti.

Lo stesso vale anche per noi. Se vogliamo essere quel tipo di frutto per le persone abbiamo bisogno di un albero dal quale prendere linfa vitale, nutrimento, colore, gusto. In Giovanni 15 Gesù riprende di nuovo l’immagine di un albero e dei frutti e afferma le seguenti parole
4 Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me. 5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me, e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.

45 L’uomo buono dal buon tesoro del [suo] cuore tira fuori il bene, e l’uomo malvagio dal malvagio [tesoro del suo cuore] tira fuori il male; perché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca

Gesù parla anche di cuore. Se Gesù non è il nostro tesoro, allora qualcos’altro che non è Gesù è il tesoro del nostro cuore e di conseguenza non potrà essere qualcosa di positivo.

Di cosa vi piace parlare? è un buon modo di capire cosa è il tesoro del nostro cuore. Se vogliamo poter imitare il nostro Maestro, essere come lui, dobbiamo cercare lui come cercheremmo un tesoro. E una volta che lo abbiamo trovato, dobbiamo alimentare questo tesoro con perle trovate nel tesoro della Parola, dobbiamo pregare “Signore, tu solo sei il mio tesoro, tu solo sei degno, tu solo vali più di ogni altra cosa.”

Non vogliamo essere come gli anziani di Alessio, gli amici di Giacobbe e causare chi ci conosce a cercare su Google: perché i credenti sono antipatici. Forse faremmo bene a fare nostri questi consigli: non giudicare, non guidare, e assicurati di avere il giusto albero, il giusto tesoro.

Preghiera
Aiutami.
Sono così lento ad imparare, così incline a dimenticare, così debole nello scalare;
Sono ai piedi delle colline quando dovrei essere sulle alture;
sono addolorato per il mio cuore senza grazia, per i miei giorni senza preghiera,
per la mia povertà d’amore,
per la mia pigrizia nella corsa celeste, per la mia coscienza sporca,
per le mie ore sprecate,
per le mie occasioni non spese.
Sono cieco mentre la luce splende intorno a me: togli le squame dai miei occhi,
riduci in polvere il cuore malvagio dell’incredulità. Rendi la mia gioia più grande lo studio di te, meditare su te,
guardarti,
sedere come Maria ai tuoi piedi,                                                                                                                                                                                          appoggiarmi come Giovanni sul tuo petto,                                                                                                                                                                                    appellare come Pietro al tuo amore,                                                                                                                                                                                            contare come Paolo, tutto come spazzatura.
Dammi crescita e progresso nella grazia in modo che ci possa essere
più decisione nel mio carattere, più vigore nei miei propositi, più elevazione nella mia vita,
più fervore nella mia devozione, più costanza nel mio zelo.
Poiché ho un posto nel mondo,
impediscimi di fare del mondo il mio posto;
Possa io non cercare mai nella creatura ciò che si può trovare solo nel Creatore;
Non cessi la fede di cercarti finché la fede non diventi vista.
Cavalca in me, re dei re, e Signore dei signori,
che io possa vivere vittoriosamente,
e nella vittoria raggiungere la mia fine.

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