Essere leader come Gesù Giovanni 13:1-17 Audio e Testo

Tutti i credenti sono chiamati ad evangelizzare. Ma alcune persone hanno una chiamata, o un dono specifico per l’edificazione della chiesa e sono particolarmente bravi a comunicare con dei non credenti la bellezza del Vangelo. Allo stesso modo tutti i credenti sono chiamati a essere leader, a guidare altre persone verso Cristo facendo discepoli, e alcuni ricevono una chiamata particolare all’interno della chiesa.


Non so se avete mai sentito parlare di Simon Sinek, un autore ed esperto di comunicazione e di leadership. Fra i suoi vari libri ce n’è uno molto interessante, dal titolo “Leaders eat last” ovvero “i leader mangiano per ultimi”. In questo libro Sinek sostiene che il compito principale di un leader è di creare un “safe circle”, un cerchio della sicurezza, all’interno del quale i leader si devono principalmente occupare di far sentire al sicuro e proteggerele proprie persone. I leader mangiano per ultimi è un esempio di questo tipo di leadership, non improntata sul proprio tornaconto personale ma sul benessere delle persone attorno a te. L’episodio che leggeremo oggi, sembra ben allineato con questa visione. È la famosa storia del lavaggio dei piedi dei discepoli. 

 

Ci sono alcune chiese che, partendo da questo episodio, hanno preso l’abitudine della lavanda dei piedi. Il papa, nella chiesa cattolica, compie questo gesto ogni anno prima di pasqua. Il rito liturgico si compie la sera del giovedì santo, nella messa «in cena Domini», dopo il canto del Vangelo: il celebrante s’inginocchia davanti a dodici poveri e lava loro i piedi, mentre i fedeli cantano inni di carità fraterna. Anche alcune chiese evangeliche ripropongo questo episodio. Una volta è successo anche a me quando, qualche anno fa, abbiamo avuto un gruppo che ha collaborato con OM, l’organizzazione per la quale lavoro, che ha voluto lavarci i piedi. 

 

Le parole che stiamo per leggere sono molto famose. Il rischio di questo testo è di pensare che il senso della storia sia solo una lezione morale che Gesù vuole impartire ai suoi discepoli sull’importanza dell’umiltà. Sicuramente c’è anche questo aspetto, visto che è Gesù stesso a dirlo, ma credo che ci siano anche altre cose che vengono fuori. 

 

La scorsa volta abbiamo visto la storia nella quale Maria, durante una cena, lava i piedi di Gesù con dell’olio profumato e glieli asciuga con i suoi capelli. Oggi vediamo insieme una storia con degli elementi in comune. Gesù infatti, nel testo di Giovanni 13, fa un gesto simile, andando a lavare i piedi dei propri discepoli. 

 

Il giorno dopo la cena, Gesù arriva a Gerusalemme e qui viene accolto in maniera incredibile.

 

12:12 Il giorno seguente, la gran folla che era venuta alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13 prese dei rami di palme, uscì a incontrarlo e gridava: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore[c], il re d’Israele!» 14 Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:15 «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, montato sopra un puledro d’asina!»16 I suoi discepoli non compresero subito queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano state scritte di lui e che essi gliele avevano fatte.

 

Gesù proclama alla folla che lo ha accolto come un re la sua provenienza e preannuncia la sua morte. E dopo aver parlato a Gerusalemme, pubblicamente, Gesù si ritira per l’ultima cena  con i discepoli, quelle persone che stiamo studiando per capire come meglio vivere la nostra vita di discepoli. E per cinque interi capitoli, Giovanni si concentra su questa ultima cena che inizia, al capitolo 13, con queste parole. 

 

13 Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

2 Durante la cena[a], quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù[b], sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. 6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» 7 Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». 8 Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». 9 E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavati i piedi, è tutto quanto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate.

 

Cosa ci dice questo brano? Cosa dobbiamo imparare? In che modo i discepoli vivono da leader?  

 

L’amore di Cristo

Innanzitutto il testo che abbiamo letto ha come fondamento l’amore. 

“Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” (1) 

 

In tutto il Vangelo di Giovanni il tempo e l’ora vengono costantemente tenuti sott’occhio. Forse vi ricordate che durante il primo miracolo di Gesù, avvenuto durante le nozze di Cana, Gesù aveva affermato a sua madre che l’ora sua non era ancora venuta (Giovanni 2:4). Ora, invece, l’ora era venuta. La settimana scorsa abbiamo letto che mancavano sei giorni alla Pasqua, ora ci troviamo a ridosso della festa. Maria che lava i piedi di Gesù con l’olio, Gesù che lava i piedi dei discepoli sono degli episodi che possiamo anche decidere di imitare alla lettera oggi, ma sono figli dell’ora che era finalmente matura. Si tratta di un momento unico nel corso della storia  ed è “nella piena consapevolezza di queste cose, [che] Gesù compì il lavaggio dei piedi.” Come ha detto R. C. Sproul predicando su questo testo, la lavanda dei piedi è un atto compiuto all’ombra della croce. E tutto quello che sta per succedere è basato sull’amore di Dio ed è portato a compimento dall’amore di Dio e a causa dell’amore di Dio. 

 

A chi è rivolto questo gesto di amore? A tutto Israele? A tutto l’impero romano? A tutto il mondo? Ai potenti del mondo? Ai poveri? Giovanni afferma che Gesù stava amando i suoi. Gesù si era già descritto, in Giovanni 10, come il buon pastore che viene riconosciuto dalle sue pecore. Gesù, fra qualche capitolo, pregherà durante la famosa preghiera sacerdotale per coloro che “credono in me”, ovvero coloro che il Padre gli ha dato (17:12,20). Questo amore non è universalistico, non abbraccia tutti, ma è per coloro che appartengono a Gesù. E come ama Gesù i suoi discepoli? Fino alla fine. Fino alla fine, ovvero “al massimo”. Una traduzione inglese dice “e gli mostrò loro la piena estensione del suo amore” (NIV). Questo episodio, e la croce che segue, dimostrano la grandezza dell’amore di Gesù nei nostri confronti. Ma, fino alla fine, può essere interpretato anche da un punto di vista temporale, cioè: l’amore di Gesù non è mai venuto meno, ma è durato fino agli ultimi istanti della sua vita. E questo amore dura anche oggi. Questo gesto fu fatto pur sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che stava per tornare dal Padre. Gesù sapeva di essere importante, ma non pensa di essere al di sopra di questo umile servizio, che viene fatto, tra l’altro, anche con Giuda, colui che stava per tradirlo, presente. 

 

Tutto questo rende ancora più significativo quello che succede.

 

Il significato del lavaggio dei piedi

13:1 Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

2 Durante la cena[a], quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù[b], sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto.

 

Una cosa che mi ha colpito degli ultimi due versetti e la lunghezza con la quale Giovanni descrive il lavaggio dei piedi, in un libro, la Bibbia, nella quale ogni parola è stata inserita per uno scopo ben preciso. Il tempo sembra fermarsi per un attimo, mentre immaginiamo Gesù spogliarsi di fronte ai suoi discepoli per indossare l’asciugatoio, una specie di asciugamano da mettere intorno alla vita, prendere una ciotola con l’acqua e iniziare a lavare e asciugare i piedi pieni di terra, polvere, sporcizia dei discepoli. Gesù si spoglia della propria dignità, della propria gloria, per servire i suoi discepoli. 

 

L’apostolo Paolo, nella lettera ai Filippesi che abbiamo studiato qualche mese fa, sembra descrivere perfettamente questo episodio così come la croce, quando scrive

 

“5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, 7 ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. 9 Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Filippesi 2:5-9)

 

Gesù diventando uomo non ha lasciato per un momento le sue qualità divine, perchè Gesù è Dio e la natura di Dio non cambia ne mutua. Ma Gesù ha lasciato la gloria presente presso Dio per venire sotto forma umana in mezzo agli uomini, per servirli e per morire per loro sulla croce. E questo lavaggio è fatto, come detto prima, all’ombra della croce.

 

La scena sembra surreale, nessuno parla, nessuno fiata, fino a quando, ovviamente, non è Pietro a interrompere il silenzio. 

 

6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» 

 

Le reazioni di Pietro ci fanno sempre sorridere, ma questa, come tante altre, è molto comprensibile. Gesù, il loro maestro, colui che loro avrebbero dovuto e voluto servire, stava facendo un gesto che spettava agli schiavi. Immaginate come ci sentiremmo se invitassimo un ospite speciale in chiesa e arrivati quì trovassimo la sala piena di immondizia. Immaginate cosa succederebbe se il nostro ospite si togliesse la giacca, si togliesse la cravatta, si togliesse la camicia, si togliessi i pantaloni, indossasse una tuta per la pulizia e iniziasse a raccogliere la sporcizia mentre noi siamo fermi a guardarlo. Non reaggiremmo anche noi come Pietro? E qui non era un semplice uomo, ma era il Figlio di Dio che lavava i piedi di peccatori. 

 

Gesù sembra capire l’imbarazzo di Pietro, non lo riprende ma gli dice che avrebbe capito in futuro. Pietro risponde “No, tu non mi laverai mai i piedi!”. La risposta di Pietro è quella giusta, Gesù non doveva lavargli i piedi. Ma, come stiamo scoprendo, questo gesto da parte di Gesù va oltre il solo lavaggio dei piedi. Le parole di Gesù ci aiutano a comprendere che il significato di tutto questo era molto più profondo, non era solo un gesto di un leader disposto a sacrificarsi per il proprio team. Gesù sottolinea l’importanza del suo lavaggio per avere comunione con Dio. Il lavaggio rappresenta il perdono dei peccati e la nuova vita che riceviamo in Cristo. 

 

Un commentario che ho consultato descrive bene questo il significato più profondo del lavaggio dei piedi che Gesù fa ai discepoli: “l’umiliazione inflitta da Gesù a se stesso lavando i piedi ai suoi discepoli simboleggiava la propria umiliazione nell’accettare di morire sulla croce perchè essi fossero lavati dal peccato.” I discepoli dovevano imparare che per essere veramente discepoli di Gesù dovevano accettare il sacrificio umiliante, imbarazzante, pazzo di Gesù Cristo. Solo in questo modo possiamo ricevere la comunione con lui, essere parte delle cose di Gesù, entrare a far parte della sua famiglia, godere del perdono di Dio e della pace di Dio, ma anche capire perchè siamo leader e come guidare gli altri.

 

Pietro, di nuovo, non comprende il significato simbolico del gesto e delle parole di Gesù ma sapeva che desiderava avere comunione con Gesù, al punto da affermare:

“Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!” e Gesù risponde:  «Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavati i piedi, è tutto quanto puro; e voi siete puri, ma non tutti».

 

L’intenzione di Pietro era buona, di nuovo, ma mancava di comprensione. Pietro era già purificato perchè aveva accettato la parole di Gesù (15:3) ed era purificato a causa di quello che stava per fare sulla croce e quindi non aveva bisogno di altra purificazione. Quante volte anche noi, come Pietro, cerchiamo altri modi di purificarci agli occhi di Cristo. Opere buone, belle promesse, umiltà. Quante cose facciamo per ri-purificarci, quando in realtà il sangue di Cristo ci ha già purificati una volta e per sempre e non abbiamo più bisogno di essere completamente lavati, ma solo di lavare i nostri piedi. Quante volte ci scoraggiamo, di fatto pensando che la morte di Gesù non sia sufficiente per lavare anche me. Siamo purificati in maniera definitiva, e abbiamo bisogno solo di lavarci i piedi quotidianamente, ovvero combattere con quelle cose che ancora sono parte della nostra vita e non dovrebbero esserle. Se abbiamo creduto nelle parole di Gesù e nella sua croce siamo già puri! Fine! 

 

Ma occhio a non illuderti. Non basta frequentare una chiesa. Non basta leggere la Bibbia. Giuda era a tavola con Gesù, lo aveva accompagnato per anni, ma non è bastato. Se non hai accettato le parole e la croce di Gesù, devi farlo per considerarti purificato per sempre. 

 

L’umiltà di Cristo

Tutto quello che abbiamo detto ha un risvolto molto, molto pratico, ed è quello che sottolinea Gesù alla fine di questo episodio, parlando con i discepoli:

 

14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 

 

L’amore di Dio, che noi abbiamo sperimentato in Cristo Gesù, è al centro del nostro rapporto con Dio. La purificazione che abbiamo ricevuto grazie all’atto estremo di Cristo, è il motivo per cui possiamo avere una relazione con Dio. Siamo stati lavati, una volta per sempre. 

 

Sinek dice che in quanto leader dobbiamo sacrificarci per le persone che guidiamo, che questo è alla base. Cristo dice che alla base del nostro sacrificio c’è invece  il suo sacrificio. La ragione del nostro sacrificio per gli altri e così come l’esempio per il nostro sacrificio per gli altri è quello che lui ha fatto. 

 

In quanto discepoli dobbiamo guidare gli altri sapendo di essere suoi messaggeri, suoi ambasciatori, suoi rappresentanti in un mondo che attraverso di noi ascolta le sue parole, sperimenta il suo amore. Dobbiamo farlo sapendo anche che non possiamo prendere il posto di Gesù, ma che siamo subordinati a lui. E dobbiamo imparare a farlo nel nostro contesto. Al giorno d’oggi non si gira sempre con i sandali su strade impolverate, a parte qualche americano che va sempre in giro in infradito. Al giorno d’oggi non è normale andare a casa di qualcuno per pranzo e trovare uno schiavo che ci lavi i piedi. Dobbiamo quindi imparare come sacrificarci per gli altri perché Cristo è il nostro SIgnore e il nostro Maestro. In quanto suoi discepoli, ci uniamo allo stesso tipo di umiliazione che ha subito Gesù, senza vergogna ma gioiosi di poter imitare il nostro Maestro. Guidiamo gli altri servendoli, come dice Sine, ma a motivo di Cristo. Se sappiamo queste cose, se le abbiamo comprese, saremo beati, dice Gesù, se le facciamo. 

 

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