Genesi 11-12: Sovrano nel confondere, Sovrano nel chiamare

Pensando alla settimana appena trascorsa, o anche solo alla giornata di oggi, come descriveresti la tua relazione con Dio? Secondo te che tipo di rapporto è? In che modo ti confronti con Dio, sulla base di cosa?

 

 

Sovrano nel confondere

Genesi 11:1 Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. 2 Dirigendosi verso l’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là si stanziarono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco[a]!» Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra».

5 Il Signore discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. 7 Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!» 8 Così il Signore li disperse di là su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Perciò a questa fu dato il nome di Babel[b], perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra.

La vanità della sapienza umana

Abbiamo visto che il Signore manda il diluvio sulla terra per spazzare via l’umanità intera, rea di saper concepire solo malvagità e corruzione. L’unico a salvarsi e Noè, insieme alla sua famiglia. Ma i problemi, purtroppo non sono finiti, e la storia di oggi lo dimostra molto chiaramente.

Noè viene fuori dall’arca come un nuovo Adamo, e riceve il comandamento adamico da Dio; Genesi 9:1 Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra.  

Dai 3 figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, vengono fuori 3 popoli, descritti in Genesi 10. E poi arriviamo alla storia di oggi.

Cosa dovevano fare gli uomini? Riempire la terra, spargersi su tutta la terra. Invece vediamo in Genesi 11 che gli uomini fanno il contrario, vanno contro la Parola di Dio e si uniscono, si stanziano, “spinta dalla paura e dall’arroganza” in cerca di “protezione e auto-approvazione, si chiudono alla voce di Dio. è questo il senso della scelta di Babele: l’esperienza della torre rappresenta l’impegno umano a ricercare l’unità assieme, per ottenere protezione e sicurezza reciproca, escludendo però da esse la parola del Creatore. Un tale progetto non potrà che scivolare velocemente nell’uniformità.”[1]

Quanto è vero questo concetto anche ai giorni nostri. Siamo testimoni di una società che, in cerca di unità, di auto-approvazione, di protezione vuole decidere, autonomamente, cosa è giusto e cosa e e poi vuole forzare e costringere tutti a seguire quel modello.

Sempre di più avere un’opinione diversa rispetto ad una precisa tematica viene visto come un pericolo, piuttosto che un arricchimento.

I primi 9 versetti di Genesi 11 ci descrivono un’umanità unita da un un’unica lingua, un solo modo di vedere la vita, un solo progetto, un solo obiettivo. Una popolazione che tra l’altro si allontana verso est, sempre più lontano dal giardino, sempre più lontano dalla presenza del Signore e dal piano del Signore.

Qual è l’obiettivo dell’umanità, una volta inventato il mattone?

Versetto 4: Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra».

Una città, con una torre che giunga fino al cielo, in modo da acquistarsi fama, letteralmente “diamoci un nome”, da shem, nome. Costruiamo noi, acquistiamo noi, rendiamo noi il nostro nome famoso. è questo il senso di questo versetto.

Viviamo in una città, in una regione, in un paese che dimostrano ancora una volta come con il passare del tempo non sia cambiato nulla. La torre di Pisa, le tante torri della Toscana, le tantissime torri e i tantissimi monumenti presenti in Italia sono stati creati per farsi un nome, per acquistare fame, per non essere un giorno dimenticati.

Con questo non voglio sminuire quanto fatto dall’essere umano. La sapienza umana è affascinante, è incredibile. Siamo stati creati ad immagine di Dio e la nostra intelligenza, creatività, sapienza riflettono quelle del nostro creatore. In settimana abbiamo sentito Blanka parlare della sua tesi, che riguardava una malattia rarissima che colpisce alcuni bambini.

Oppure grazie allo studio del moto dei pianeti sappiamo che il 25 marzo 2025 chi osserverà “il pianeta Saturno, con un binocolo o con un telescopio, lo vedrà senza i suoi caratteristici anelli.”[2]

Potrei farvi milioni di esempi dalla scienza, dalla natura, dall’arte, dalla letteratura. La sapienza è fonte incredibile di fascino e attrazione. E può essere un’attrazione positiva o negativa. La domanda che dobbiamo farci è: come motiva questa attrazione?

Cosa temono maggiormente  le persone in Genesi 11? Versetto 4, di nuovo, essere dispersi, essere dimenticati, tornare ad essere polvere.

Hai anche tu la stessa paura? Di essere un giorno completamente dimenticato, di non essere nessuno? Come rispondi a questa paura? Gli abitanti di Babele cercano di prendere la situazione nelle proprie mani, ma è un fallimento.

La potenza della sapienza di Dio

è invece liberatorio sapere, come cantiamo anche insieme, che nella sua volontà c’è la nostra libertà. è liberatorio sapere che in Cristo noi siamo conosciuti, mai dimenticati, ma soprattutto che possiamo deporre ogni tipo di gloria personale di fronte alla gloria suprema di Dio. Saremo dimenticati? E cosa ce ne importa? Saremo per sempre ricordati e conosciuti dal Creatore dell’universo e saremo per sempre intenti non a vantarci del nostro operato, ma a lodare la sua supremazia.

È liberatorio ammettere che la nostra sapienza è finita, che non capiamo tutto, che non abbiamo le risposte a tutte le domande, ma che Dio invece si e noi ci fidiamo di lui.

La sapienza fine a se stessa, spinta dalla vanità e da scelte peccaminose, non possono, invece, che essere punite e giudicate da Dio. Notate come Dio debba figurativamente scendere in terra per vedere quello che gli uomini stavano combinando. La grandezza della torre di Babele è ridicola per Dio.

Notate la sovranità di Dio nell’intervenire e nel confondere. Il Dio trinitario, che in questi versetti parla al plurale, non ha bisogno di consultarsi o di sentire il parere dell’essere umano. Il Dio sovrano agisce autonomamente e agisce in questo caso per confondere, che è il termine che si ripete due volte nei versetti 7 e 9. 

La futilità della sapienza umana viene smascherata dalla potenza della sapienza di Dio, il quale deve scendere per incontrare l’uomo che cercava di salire verso il cielo, che disperde l’umanità che cercava di radunarsi, e che confonde l’umanità intera.

La nostra sapienza non può portarci da nessuna parta. La nostra sapienza, se perseguita come unica fonte di vita, non può che portare alla confusione, alla ribellione contro i comandamenti del Signore, alla morte.

Nella confusione della nostra saggezza, dobbiamo rivolgerci alla vera fonte di sapienza:

Proverbi 1 ci ricorda che il principio della scienza è il timore del Signore (v.7) e poi continua:

Proverbi 1:20 La saggezza grida per le vie, fa udire la sua voce per le piazze; 21 negli incroci affollati essa chiama, all’ingresso delle porte, in città, pronuncia i suoi discorsi: 22 «Fino a quando, ingenui, amerete l’ingenuità? Fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a schernire e gli stolti avranno in odio la scienza? 23 Volgetevi ad ascoltare la mia correzione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito, vi farò conoscere le mie parole.

Dopo aver confuso e disperso l’umanità il resto del capitolo 11 presenta due nuove toledot, due nuove genealogie che si concentra su un figlio specifico di Noè, Sem. E quindi in questa famiglia che va cercato il Figlio promesso ad Adamo ed Eva in Genesi 3:15. Subito dopo troviamo un’altra toledot, genealogia, che si concentra sui figli di Tera. Credo che sia il segnale dell’autore che dobbiamo prestare attenzione che che sta succedendo qualcosa di importante.

Chi sono i figli di Tera? 27 Questa è la discendenza di Tera. Tera generò Abramo, Naor e Aran; Aran generò Lot.

E dopo poche frasi, inizia il capitolo 12, con le seguenti parole:

Genesi 12:1 Il Signore disse ad Abramo: «Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò[a]; 2 io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. 3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra».

4 Abramo partì, come il Signore gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran. 5 Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono verso il paese di Canaan.

6 Giunsero così nella terra di Canaan, e Abramo attraversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di More. In quel tempo i Cananei erano nel paese. 7 Il Signore apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Lì Abramo costruì un altare al Signore che gli era apparso. 8 Di là si spostò verso la montagna a oriente di Betel[c], e piantò le sue tende, avendo Betel a occidente e Ai a oriente; lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. 9 Poi Abramo partì, proseguendo da un accampamento all’altro, verso la regione meridionale. 10 Venne una carestia nel paese e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi, perché la fame era grande nel paese.  11 Come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: «Ecco, io so che tu sei una donna di bell’aspetto; 12 quando gli Egiziani ti vedranno, diranno: “È sua moglie”. Essi mi uccideranno, ma a te lasceranno la vita. 13 Di’ dunque che sei mia sorella, perché io sia trattato bene a motivo di te e la vita mi sia conservata per amor tuo».

Sovrano nel chiamare

Imitare Abramo

Arriviamo in questo modo ad Abramo, una figura centrale nella narrazione Biblica. E dopo aver visto che Dio è sovrano nel confondere, nell’ umiliare la presunzione umana per mostrare la sua sapienza, vogliamo vedere anche insieme che Dio è sovrano nel chiamare.

 

Il Signore chiama Abramo a lasciare ogni cosa: paese, parenti, la casa di suo padre. Immaginate quanto traumatica possa essere stata questa chiamata. Abramo viene chiamato a partire senza una meta esatta ed ad andare in un paese sconosciuto.

 

Perchè Abramo dovrebbe fare una cosa così sconsiderata? Da un punto di vista umano, se avesse considerato questa cosa alla luce della sapienza umana, non avrebbe avuto alcun senso.

 

Beh, la risposta, o perlomeno parte della risposta, sta nelle promesse del Signore:

 2 io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. 3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra.

Ma non credo che Abramo fosse interessato solo a ricevere qualcosa dal Signore per un tornaconto personale. Ma la cosa che deve aver convinto Abramo, la cosa straordinaria è la promessa del Dio Creatore e Salvatore ad essere personalmente coinvolto nella vita di Abramo, promettendogli che LUI avrebbe creato una grande nazione, che LUI lo avrebbe benedetto, che LUI avrebbe reso grande il suo nome. è questa la cosa straordinaria. Dio presente nella tua vita, Dio che si prende un impegno eterno e fedele per compiere qualcosa in te e attraverso di te. è questo che convince Abramo.

Cosa fa Abramo quando arriva alla terra promessa, a Canan? Costruisce un altare per adorare il Signore. Abramo è consapevole che Dio è al centro, è Dio che opera, è Dio che è sovrano.

Vediamo nelle promesse di Dio ad Abramo un piano meravigliosamente più bello e più perfetto di quello degli uomini di Babele. Ricordate che loro volevano darsi un nome (shem)? Ora Dio dice ad Abramo che renderà grande il suo nome (shem). Gli uomini volevano che ci fosse un solo popolo. Dio invece stabilisce che tutte le nazioni, tutti i popoli saranno raggiunti e coinvolti attraverso la benedizione di un popolo specifico, quello di Israele. La Torre di Babele viene maledetta da Dio, in Abramo le persone potranno ricevere la benedizione di Dio.

Abramo risponde alla chiamata di Dio. Quello che vede nelle parole di Dio è talmente glorioso, talmente bello, talmente importante da portarlo a rinunciare a tutto pur di averlo.

Un po ‘ come la parabola del tesoro nascosto, in Matteo 13, ricordate?

Matteo 13:44  il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo.

Abramo risponde per fede alla chiamata di Dio. Abramo decide di perdere tutto quello che aveva, per ricevere qualcosa di migliore. Da sempre è la fede che caratterizza il cammino di chi vuole seguire il Signore. Un cammino per nulla facile, tra l’altro. Contraddistinto da un lungo viaggio, da carestie, da sfide. Ma la presenza di Dio nella sua vita era più che meritevole di ogni tipo di sacrificio. Quindi anche noi oggi, da un parte, siamo chiamati ad essere come Abramo, ad imitare Abramo. A seguire, come Abramo, la chiamata sovrana di Dio per fede.

Ammirare Abramo

Dall’altra parte siamo chiamati ad ammirare Abramo in quanto nostro rappresentante.

Qual è la soluzione di fronte agli eventi catastrofici che stanno caratterizzando i primi capitoli della Genesi? L’intervento di Dio, che stabilisce un’alleanza, un patto, un contratto fra sé e qualcuno che lui si è scelto, Abramo.  è sulla base di un patto, di un’alleanza, che Dio si interfaccia con l’essere umano.

In questo caso viene scelto un rappresentante il quale rappresenta un popolo intero che al momento non è ancora visibile. è sempre Dio che si sceglie e chiama un popolo. è liberatorio per noi esseri umani sapere che è DIO che interviene, che prende l’iniziativa, che chiama. è stupendo sapere che Dio non ci lascia nella nostra condizione di peccato, ma interviene per chiamarci fuori dalla schiavitù del peccato che ha come meta la nostra distruzione.

 Perchè sceglie Abramo?

Sicuramente per i suoi meriti, in un certo senso. Abramo era un uomo di fede, un uomo che risponde prontamente alla chiamata di Dio.

Ebrei 11 è il famosissimo capitolo sulla fede e gran parte di questo capitolo è incentrato sulla fede di Abramo e sua moglie, Sara:

Ebrei 11:8 Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. 9 Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, 10 perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.

11 Per fede anche Sara, benché sterilee fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. 12 Perciò da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare…

17 Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. 18 Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data una discendenza[f]». 19 Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.

é sulla base dei “meriti” di Abramo, sulla base della fede di Abramo che Dio lo sceglie. Ma abbiamo visto già da oggi che Abramo non è perfetto, che la sua fede non è perfetta, che la sua fede viene meno di fronte alle difficoltà.

Dio è potente e fedele nella chiamata, Abramo è limitato.

Questo primo patto, Genesi 12:1-3, verrà poi spiegato meglio, ampliato, compreso nel corso del libro della Genesi ma anche nel resto della Bibbia e ovviamente verrà totalmente realizzato in Cristo Gesù.

Gesù è l’Abramo perfetto. Gesù viene chiamato a lasciare la gloria dei cieli, a lasciare la casa di suo padre, per venire in una terra sconosciuta sotto forma di uomo.

Il primo patto, fatto con Israele, era fedele a causa di Dio, ma il popolo scelto, a partire da Abramo, verrà sempre meno alla sua parte. è un patto che non può essere finale. per questo motivo il nuovo Abramo è Cristo Gesù e il patto tra Dio Padre e il nuovo Abramo, Gesù, è un patto perfetto, finale. Gesù porta a compimento il patto che Abramo prefigura e lo fa sulla base dei suoi meriti perfetti, sulla base della sua fede perfetta.

In questo senso non siamo chiamati ad imitare o sostituire il nuovo Abramo ma ad ammirarlo. Gesù è il nostro rappresentante perfetto, garante di un patto perfetto che non verrà mai sostituito o perfezionato.

[1] Aranzulla, 44.

[2] https://www.focus.it/scienza/spazio/nel-2025-spariranno-gli-anelli-di-saturno

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