Stiamo studiando insieme il libro della Genesi. Fino ad ora abbiamo osservato la sovranità di Dio nella creazione, fatta per sua volontà e fatta in maniera stupenda, molto buona.
Abbiamo visto Adamo ed Eva ripagare tutta la bontà di Dio dando ascolto al serpente e peccando contro Dio. Anche in questo episodio abbiamo osservato la sovranità di Dio, che non è succube del peccato, che aveva già un piano, che interviene con autorità, condannando il peccato ma offrendo anche la speranza del protovangelo.
Nel capitolo 4, che non leggiamo insieme, vediamo subito la degenerazione del peccato aumantare, con il primo omicidio della storia. Caino infatti uccide suo fratello e la sua discendenza non è da meglio. è evidente che il salvatore promesso in Genesi 3:15 non potrà venire fuori dalla sua discendenza.
L’attenzione allora si sposta sul terzo figlio di Adamo ed Eva, Set. Ed è infatti la genealogia di Set che viene seguita nel capitolo 5, iniziando dal figlio di Set, Enos, con il quale si inizia ad invocare il nome del Signore (4:26) e fino ad arrivare a Noè, che è il protagonista principale dei capitoli 6-9, nei quali è descritto uno degli episodi più famosi della Bibbia, il diluvio.
I motivi del diluvio
I primi versetti del sesto capitolo ci aiutano a capire perchè si arriva da un evento così drastico come il diluvio. Leggiamo:
6:1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, 2 avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. 3 Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
4 In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi.
5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. 6 Il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. 7 E il Signore disse: «Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti».
E’ difficile avere la certezza su come interpretare i primi due versetti, ma è possibile che “i figli di Dio” descritti qui siano degli angeli caduti, i quali si uniscono con delle donne umane. Nella storia di Giobbe (1:6; 2:1) si parla di figli di Dio che si riuniscono di fronte a Dio, e tra questi c’è anche satana che chiede di poter tentare Giobbe.
Quello che sappiamo con certezza è lo sdegno di Dio che dice di non voler contendere per sempre con l’uomo o, come dicono altri testi, non voler dimorare per sempre nell’uomo. Umanamente parlando, sembra quasi che Dio sia stanco.
La situazione infatti, in pochi capitoli, è degenerata in maniera incredibile. Il peccato ha contaminato tutto, al punto che la malvagità sulla terra era grande. In altre parole, ovunque l’essere umano si girasse l’unica cosa che riusciva a vedere era malvagità, corruzione, male.
Notate delle similitudini con i nostri giorni? Domenica scorsa sono stato a pranzo da Gionata e Teresa e incredibilmente sono uscito vivo. E mentre tornavo a Pisa ho visto una donna arrabbiarsi tantissimo, dire parolacce, urlare dopo che lei, e nessun altro, aveva sbagliato una manovra. La malvagità è tutt’attorno a noi.
E qual è, secondo il versetto 5, l’origine di questa malvagità? Da dove proveniva? Dal cuore dell’essere umano, che sin dalla Genesi viene presentato come il problema più grande dell’uomo. Un cuore, che non rappresenta solo i sentimenti dell’essere umano, ma la cabina di regia dell’essere umano, che è totalmente depravato.
Come viene descritto infatti questo cuore umano? Il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo.
La soluzione a questo problema non può essere dentro di noi. “Segui il tuo cuore”, “trova in te le risposte”, “se credi in te stesso puoi farcela” sono dei mantra che ci circondano ma che non possono risolvere veramente il problema. Il nostro cuore è il problema! Nel nostro cuore non può esserci soluzione. Quante volte invece cerchiamo la soluzione al nostro peccato dentro di noi invece di rivolgerci a Colui che può risolvere il nostro problema più grande?
Se ci fossero dei dubbi sulla gravità della situazione, basta leggere i versetti 11 e 12 del capitolo 6:
11 Or la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza. 12 Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché tutti erano diventati corrotti sulla terra.
Di fronte a questa situazione che sembrava fuori controllo, Dio si pente di aver creato l’uomo. Ora, noi sappiamo che Dio non può cambiare, che i suoi disegni sono eterni, che la sua natura non è come quella di noi esseri umani. No, il Signore non si pente come noi esseri umani, ma il modo in cui noi lo percepiamo cambia in base alle nostre azioni. Il Signore è fedele al suo patto, è fedele alla parola data, e la manifestazione del peccato rivela il suo dispiacere per quello che vede.
Pensate a dei genitori, che decidono di avere un figlio. Il figlio, che deve la sua esistenza ai suoi genitori, sperimenta la cura dei genitori, il loro amore fino a quando non compie qualcosa di sbagliato. È in quel momento che sperimenta caratteristiche diverse dei genitori, è in quel momento che i genitori si “pentono” di aver avuto un figlio.
Dio si pente e Dio, il nostro Dio d’amore infinito, decide di sterminare qualsiasi forma di vita sulla terra.
Perchè si manifesta il giudizio di Dio? Perchè è un Dio capriccioso, autoritario, che si diverte a giudicare e condannare? No, come essere umani siamo testimoni del giudizio di Dio, siamo come degli imputati davanti ad un Giudice furente e sconsolato solo a causa delle nostre azioni e del nostro peccato.
Di nuovo, leggiamo alcuni versetti dal capitolo 6, nei quali Dio parla a Noè:
13 Allora Dio disse a Noè: «Nei miei decreti la fine di ogni essere vivente[b] è giunta, poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra…. 17 Ecco, io sto per far venire il diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni essere[c] in cui è alito di vita; tutto quello che è sulla terra perirà.
Dio, sovrano nel giudizio, sovrano nel decidere cosa fare del suo creato.
La figura di Noè
Qui doveva finire la storia dell’umanità. Invece non è così. Incredibilmente subito dopo la sentenza di DIo, che sembra senza appello, troviamo il versetto 8:
8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9 Questa è la posterità (toledot) di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio. 10 Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet.
La storia sembra finire e invece troviamo uno dei “ma” più grandi e belli della Bibbia. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Aranzulla scrive: “Noè trovò “grazia” agli occhi del Signore, ma non in virtù di qualsivoglia merito da parte propria; il senso è piuttosto che “la grazia trovò Noè”, durante giorni molto bui. In tale grazia, Noè si dimostra un uomo “giusto”, perché integro nel suo cammino di fede.”[1]
La grazia di Dio che illumina e raggiunge l’essere umano. Non sulla base dei meriti dell’uomo, ma sulla base della natura di Dio. E la prima volta che si parla di grazia di Dio ed è un episodio che ben introduce e spiega il modo in cui Dio interviene, donando una speranza a degli uomini e donne che altrimenti sarebbero diretti verso la morte.
Ancora una volta Dio stabilisce un patto, e lui che prende l’iniziativa e getta le basi “contrattuali” per la salvezza dell’essere umano, in questo caso Noè e la sua famiglia che deve rispondere con fede e fare quello che Dio comanda per essere salvato:
6:17 Ecco, io sto per far venire il diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni essere in cui è alito di vita; tutto quello che è sulla terra perirà. 18 Ma io stabilirò il mio patto con te; tu entrerai nell’arca: tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te.
La grazia ricade sulla persona di Noè, il patto che stabilisce l’unione con l’essere umano viene ratificato con Noè, una figura che deve essere approfondita.
Noè significa letteralmente riposo e leggiamo, al capitolo 5 versetto 29, questa profezia riguardo a Noè: “«Questo ci consolerà della nostra opera e della fatica delle nostre mani a causa del suolo che il Signore ha maledetto». Chi aveva reso faticoso il lavoro e il suolo e aveva reso impossibile trovare riposo? Adamo.
Noè, abbiamo letto, viene descritto come colui che cammina con Dio. Con chi camminava Dio sul far della sera? Adamo.
Noè è responsabile per tutti gli animali e sul creato che sopravvive. 19 Di tutto ciò che vive, di ogni essere vivente[d], fanne entrare nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te; e siano maschio e femmina. 20 Degli uccelli secondo le loro specie, del bestiame secondo le sue specie e di tutti i rettili della terra secondo le loro specie, due di ogni specie verranno a te, perché tu li conservi in vita. 21 Tu prenditi ogni sorta di cibo che si mangia e fattene provvista, perché serva di nutrimento a te e a loro». Chi era responsabile sul creato e doveva governarlo? Adamo
Con chi aveva stabilito un patto Dio? Con Adamo.
I versetti che descrivono il diluvio, durante il quale per quaranta 40 e 40 notti su tutta la terra, descrivono un evento di distruzione inimmaginabile, ma anche descrivono una specie di “contro-creazione”[2], durante il quale l’ordine creazionale viene invertito e le acque tornano a riempire e coprire tutta la terra. Chi era presente alla fine della creazione? Adamo.
Noè è presente alla fine del diluvio, quando il vento/spirito asciuga la terra, la terra inizia a riapparire, insieme a lui ci sono i primi animali. Chi vi ricorda? Adamo.
Andando avanti nella storia, al capitolo 9:1-2, Dio parla così a Noè:
9 Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra. 2 Avranno timore e spavento di voi tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo. Essi sono dati in vostro potere con tutto ciò che striscia sulla terra e con tutti i pesci del mare.
Guardando indietro nella storia, chi rappresenta quindi Noè? Un nuovo Adamo.
Guardando avanti nella storia, chi rappresenta Noè? Gesù Cristo.
Noè rappresenta un nuovo Adamo, Noè è un nuovo Adamo che Dio si sceglie per creare un nuovo popolo, una nuova creazione, un nuovo mondo… esattamente come fa Gesù.
Attraverso chi stabilisce Dio il suo nuovo Patto?
Chi è il rappresentate di una nuova umanità, di un nuovo popolo, di una nuova creazione?
Chi ha subito tutto il giudizio di Dio, in modo da salvare un nuovo popolo? Gesù.
Non so dove ma una volta ho letto che così come Noè fu salvato grazie ad un legno (l’arca), così anche noi siamo salvati grazie ad un legno, quello della croce di Gesù.
La storia del diluvio ci porta a considerare il nostro passato e vedere la gravità del peccato. Questo peccato richiede una condanna. Dio è sovrano nella creazione, nella ribellione e Dio è sovrano anche nel giudizio. Ma in questo giudizio offre una via di scampo per mezzo di Noè.
Ma la storia del diluvio ci porta anche a considerare il nostro futuro. Stiamo andando incontro al secondo giudizio universale di Dio.
Venite insieme a me in 2 Pietro 3:
3:1 Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, 2 perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli[a]. 3 Sappiate questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo i propri desideri peccaminosi 4 e diranno: «Dov’è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione».
5 Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; 6 e che, per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì; 7 mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi[c].
8 Ma voi, carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. 9 Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi[d], non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. 10 Il giorno del Signore verrà come un ladro [nella notte]: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate.
Vedete cosa sta facendo Pietro qui?
Ci sta dicendo che i tempi sono uguali a quelli di Noè. Che le persone si fanno beffe di Dio. Ma se nel passato il Signore è intervenuto mandando il diluvio, in futuro interverrà mandando di nuovo suo Figlio per giudicare e condannare non più per mezzo dell’acqua ma per mezzo del fuoco.
Questo giorno verrà all’improvviso e non ci sarà modo di sfuggire al giudizio di Dio. Il Signore salverà soltanto coloro che hanno stretto un patto con Lui per mezzo di Gesù. Tutti gli altri andranno incontro alla morte, come è successo durante il diluvio:
7:21 Perì ogni essere vivente che si muoveva sulla terra: uccelli, bestiame, animali selvatici, rettili d’ogni sorta striscianti sulla terra e tutti gli uomini. 22 Tutto quello che era sulla terra asciutta e aveva alito di vita nelle sue narici morì. 23 Tutti gli esseri che erano sulla faccia della terra furono sterminati: dall’uomo fino al bestiame, ai rettili e agli uccelli del cielo; furono sterminati sulla terra; solo Noè scampò con quelli che erano con lui nell’arca. 24 E le acque rimasero alte sopra la terra per centocinquanta giorni.
La fine è certa, stabilita, decretata. Dio è sovrano e ha deciso in questo modo.
Come vivremo noi in attesa del ritorno di Cristo e del giudizio nei confronti della corruzione e malvagità che caratterizza il cuore umano?
Anche Gesù, durante la sua vita terrena, fa riferimento al diluvio di Noè e afferma, in Matteo 24:
36 «Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. 37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà [anche] alla venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e si andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e la gente non si accorse di nulla finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così sarà {anche} alla venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due saranno nel campo: l’uno sarà preso e l’altro lasciato; 41 due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata. 42 Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà.
Il Signore sta tornando. E sta tornando come il nuovo e perfetto Noè. Il Signore sta tornando per ricreare un nuovo mondo, un nuovo popolo, una nuova comunione. Senza più imperfezioni, senza più malvagità, senza più cuori corrotti, per coloro che hanno riposto la loro fiducia in lui.
Non sappiamo quando sarà questo ritorno, nemmeno il Figlio lo sa. Cosa stai aspettando? Cosa ti impedisce di accettare la protezione offerta dal legno della croce?
In attesa del ritorno di Cristo, alla luce della grazia ricevuta sulla base del patto che Dio ha fatto con noi in Cristo, come ci comporteremo? Saremo simili a Noè, un uomo che per fede crede in Dio, dedica la sua vita a costruire un’arca di salvezza, risplendendo luminosamente in mezzo ad una generazione corrotta e perversa? Volgeremo lo sguardo verso Gesù, il nuovo e perfetto Noè?
[1] Aranzulla, 38.
[2] 39.
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