Gestire i nostri soldi cercando il Regno di Dio – Luca 12:13-34.

Il modo in cui il Signore ha benedetto questo nostro progetto di fondazione da un punto di vista economico è incredibile. In questi anni non ci è mancato niente. Abbiamo ricevuto donazioni costanti dai membri di questa chiesa, e in più da altre persone e chiese in Italia, ma non solo, anche dal mondo.
Non vi nascondo però che l’anno che abbiamo di fronte a noi, da un punto di vista meramente economico, si prospetta difficile, con tanti membri di chiesa che sono andati via. Le ripercussioni potrebbero essere diverse, a partire dall’impatto che questo potrebbe avere sui nostri progetti e passando anche, a livello personale, visto che parte del mio sostegno economico viene dalla nostra chiesa.
E quindi davvero una bella coincidenza che oggi ci troviamo a leggere un brano dal Vangelo di Luca che parla proprio di questo argomento.

 

 

Luca 12:13 Or uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma Gesù gli rispose: «Uomo, chi mi ha costituito su di voi giudice o spartitore?» 15 Poi disse loro: «State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che egli ha la sua vita». 16 E disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; 17 egli ragionava così fra sé: “Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?” E disse: 18 “Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, 19 e dirò all’anima mia: ‘Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti’”. 20 Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio».

Siamo in quella parte del Vangelo di Luca dove il discorso si fa sempre più serio. Gesù ha prima mandato i dodici discepoli in missione, poi i 70 e con l’avanzare di questa missione inaugurata da Gesù e che ha come tappa fondamentale la morte annunciata di Gesù, vediamo che il contrasto tra coloro che sono del Regno di Dio e coloro che sono in aperta ribellione al Regno è sempre più marcato.
In questi capitoli da una parte ci sono degli insegnamenti per coloro che sono suoi discepoli e suoi amici, come abbiamo visto nell’ultima predicazione, e dall’altra ci sono le condanne da parte di Gesù, specialmente per i farisei e i capi del popolo, che si erano allontanati dal Signore e che avevano trascinato con se il popolo.
La volta scorsa abbiamo visto che si rivolge ai suoi discepoli, ma è comunque circondato da una grande folla. Ad un certo punto qualcuno alza la voce è fa il seguente commento: v.13 «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità».
Se vi ricordate non è la prima volta che qualcuno dalla folla dice qualcosa. Nel capitolo 11 al versetto 27 una donna aveva esclamato “Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti”
La reazione anche in questo caso è simile. Gesù non è molto interessato a questo tipo di commenti che esulano dalle sue priorità, ma sfrutta l’occasione per insegnare qualcosa di importante. E Gesù sfrutta questo commento per iniziare un discorso sui soldi, sui beni materiali, sulle ricchezze terrene. Il discorso di Gesù diventa molto concreto e lui, praticamente, mette la mano nel portafoglio delle persone. E lo fa iniziando da un tema ben preciso legato alle risorse: l’avarizia.

Viviamo in un periodo di crisi economica, lo sappiamo tutti. Ad ogni telegiornale sentiamo una sfilza di notizie che hanno a che fare con l’aumento dei prezzi, il rincaro delle bollette, la mancanza di lavoro etc etc. Siamo stati abituati, la maggior parte di noi, a vivere in un contesto di non povertà: abbiamo sempre avuto da mangiare, abbiamo sempre avuto una casa, abbiamo sempre avuto dei vestiti. Eppure, questo spesso non ci basta. I beni materiali sono una benedizione incredibile, ma è facilissimo cadere nell’avarizia. E Gesù dice: state attenti e guardatevi da ogni avarizia.

Quando penso ad una persona avara penso a Zio Paperone. Chi non conosce zio Paperone? un ottimo esempio di avarizia.
Da cosa si riconosce una persona avara? Una persona avara tiene tutto ciò che ha guadagnato per sé, desidera sempre di più nonostante abbia in abbondanza, non dona alle persone vicine a lui né alle persone nel bisogno. Le sue azioni e i suoi pensieri sono dettati dalla bramosia, dal desiderio smisurato per il denaro.
Ed è facile pensare che una persona così non dovrebbe farsi problemi a donare, visto tutto quello che ha. Ma Gesù dice, state attenti ad ogni avarizia.

La ricchezza è uno degli idoli di cui più facilmente cadiamo vittime, specialmente quando non siamo benestanti è facile far diventare la ricchezza l’obiettivo della nostra vita, o pensare vita = soldi, quindi più soldi ho più vita ho, o migliore la mia vita. Noi potremmo guardare ad una persona ricca e pensare che sia una persona di successo, felice.
Potremmo guardare ad una chiesa con una bella sala e pensare ad una chiesa di successo.
Ma la ricchezza terrena che si accumula non è in grado in alcun modo di definire una vita o un ministero.

Evidentemente i criteri usati dal Creatore per definire la nostra vita sono altri e tra questi non rientra sicuramente la quantità di soldi che una persona ha o non ha.
Gesù dice chiaramente: non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che egli ha la sua vita.
La vita non è il frutto dei beni. La vita è definita da altro. Le ricchezze materiale e terrene sono insignificanti per il Dio al quale appartiene tutto l’universo e queste ricchezze in un momento sono tue e un attimo dopo potrebbero essere di qualcun altro, come accade allo sventurato protagonista della parabola.

Quanto peso stiamo dando a qualcosa di veramente insignificante come i soldi? Non dico che non sono importanti, sono molto importanti. Ma se pensiamo a chi è Dio, a cosa appartiene a Dio e a chi siamo noi, diventano molto secondari.

Quanto peso stiamo dando alle ricchezze? Siamo controllati da questo pensiero come individui, ma anche come chiesa? Stiamo facendo piani per accumulare tesori su questa terra, o per accumulare ricchezze davanti a Dio?

L’ansia per le cose del mondo
Finita questa parabola rivolta a tutta la folla, dell’uomo ricco che perde ogni cosa nel giro di una notte, Gesù si  rivolge di nuovo in maniera specifica ai suoi discepoli. Il discorso, versetto 22, inizia con un “perciò”, quindi è collegato a quanto è stato detto sull’avarizia.
22 Poi disse ai {suoi} discepoli: «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vita [vostra], di quel che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete; 23 poiché la vita è più del nutrimento, e il corpo più del vestito. 24 Osservate i corvi: non seminano, non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli valete! 25 E chi di voi può con la propria ansietà aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? 26 Se dunque non potete fare nemmeno ciò che è minimo, perché vi affannate per il resto? 27 Guardate i gigli come crescono: non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, si vestì come uno di loro. 28 Ora se Dio riveste così l’erba, che oggi è nel campo e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede! 29 Anche voi non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! 30 Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.

Il discorso riguarda sempre le ricchezze e i beni materiali, ma da un altro punto di vista. Se la parabola è stata raccontata per parlare dell’avarizia, del desiderio incontrollato di possedere di più, ora Cristo parla dell’ansia per le cose di questo mondo, per i beni di questo mondo.

L’avarizia è il desiderio incontrollato dei soldi che diventa un idolo. L’ansia è la paura incontrollata, che diventa a sua volta un idolo che prende il posto di Dio.

Perciò, dice allora Gesù, perciò non siate in ansia. Non siate in ansia per la vita, di quel che mangerete, né per il corpo, di che vestirete23 poiché la vita è più del nutrimento, e il corpo più del vestito.”

Abbiamo già detto che il senso e il valore della vita non sta nelle cose che possediamo, così come non sta nelle cose che mangiamo o che indossiamo come vestiti. Eppure la società che ci circonda dice spesso il contrario. Basti pensare a quanto tempo noi italiani passiamo a parlare di cosa mangiare oppure di cosa indossare, tra diete, ristoranti preferiti, armocromia, forme dei nostri corpi ed eventi sociali ai quali partecipare.

E Gesù dice “non siate in ansia per queste cose perché la vita è più di queste cose.”

Ora, è facile dire “non siate ansiosi”, ma mettendoci nei panni dei discepoli la domanda è “come si fa ad essere senza ansia?” . I discepoli erano abituati, come tutti gli esseri umani, a preoccuparsi per il cibo e i vestiti, è una cosa che a loro così come a noi viene naturale. E quando ci viene tolto qualcosa a cui siamo abituati, anche una cosa negativa come l’ansia, ci ritroviamo un attimo scombussolati.
“La chiesa ha bisogno di soldi, come faccio a non essere ansioso? Questo mese non so se riesco a pagare le bollette, come faccio a non essere ansioso? Devo ospitare un incontro del mercoledì a casa mia e non so cosa cucinare, come faccio a non essere ansioso?”

Gesù ci aiuta a capirlo nei versetti 24-30.
Intanto in questi versetti ci sono due imperativi che ci portano a distogliere gli occhi dai nostri bisogni e a spostare lo sguardo su qualcos’altro, in particolare Gesù ci ordina di osservare e guardare i corvi e i gigli. Gesù invita a osservare il creato, che in maniera stupenda rivela la grandezza di Dio, ma anche la sua cura e la sua fedeltà nei confronti di ciò che lui ha creato. I corvi e i gigli sono creazioni abbastanza secondarie all’interno dell’universo, a meno che tu non sia un patito di corvi oppure di Firenze. Eppure la cura per il nutrimento e il “vestiario” nei confronti del corvo, che non semina e non ha granai, e il giglio, che è vestito più splendentemente del Re Salomone, è fantastica.

Distogliere lo sguardo da quello che mi manca e fissarlo su Dio e la sua opera e un buon modo per non essere in ansia.

Guarda a chi Dio è, guarda a quello che Dio fa, entrambi dati oggettivi e concreti, e poi applicalo alla tua vita, alle tue paure, alla tue ansie che stanno controllando la tua vita e la tua adorazione.

Faccio un esempio molto banale e molto pratico che riguarda proprio il mangiare e il bere. Forse avrete notato che quando andiamo a mangiare da qualche parte sono sempre fra gli ultimi a ordinare. In genere studio e ristudio il menù, cercando di individuare la pizza perfetta per quel preciso pasto e con ansia osservo gli altri ordinare mentre il cameriere si avvicina verso di me, che ancora non ho deciso.
Chiaramente è un esempio semplice, ma ammetto che amo “preoccuparmi” di quello che devo mangiare. Ovviamente non c’è niente di male a scegliere del cibo, ma quel tempo potrebbe benissimo essere usato in maniera migliore, per esempio per chiedere a chi mi siede a fianco cosa sta imparando dal Signore o quali sono le sfide nella sua vita.

E quindi mercoledì sera, dopo l’incontro, per provare, piuttosto che scervellarmi su quale pizza prendere, ho chiesto a Gianluca di ordinare una pizza per me a sua scelta, mentre io accompagnavo Viktoria a casa. Indovinate cosa è successo? Anche quella sera ho mangiato e non sono morto! Probabilmente non ho mangiato una pizza che avrei scelto io, ma cosa importa? Il Signore si è preso cura di me, del mio cibo, dei miei vestiti e di ogni altro aspetto della mia vita. Perchè avere ansia? Perchè avere ansia riguardo alle nostre finanze personali o a quelle della
nostra chiesa?
A chi appartiene tutto l’universo? A Dio
Chi si prende cura di tutto il creato? Dio
Chi siamo noi per Dio, per i mezzi di Gesù?
Abbiamo di che preoccuparci?

Cercate il Regno

Gesù ha parlato di avarizia e di ansia, due stati d’animo del cuore, che influenzano di conseguenza la vita. Ovviamente un cuore che è equilibrato e in pace con Dio, produrrà determinati frutti nella vita di tutti i giorni. Qual è il frutto di un cuore che non è controllato dal desiderio di ricchezze né bloccato dall’ansia per le cose del mondo?

31 Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più. 32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.33 Vendete i vostri beni e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. 34 Perché dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore.

Noi siamo creati per avere un tesoro che governa nella nostra vita. l’avarizia può essere un tesoro che ci governa. L’ansia può essere un tesoro, che controlla il nostro cuore. Gesù ci mostra il tesoro per il quale siamo creati: il regno di Dio.

Un cuore non controllato dal desiderio e dall’ansia, sarà portato a cercare ciò che è veramente importante: il Regno di Dio.

E non è una ricerca simile all’avarizia o all’ansia, non è una ricerca spasmodica, ansiogena, ma tranquilla, perché il Padre, al quale appartiene ed è sovrano su tutto, ha già deciso, si è già compiaciuto nel volerci dare il Regno.

La venuta di Gesù, il suo ministero, la sua morte, la sua resurrezione, sono la prova certa e concreta che il Regno di Dio è venuto, sta venendo, e verrà. E quindi senza isterismo, senza affanno, sono chiamato dal Signore ad adoperarmi concretamente per la venuta del Regno di Dio sapendo che lui ha il controllo a prescindere.

Devo adoperarmi concretamente ed economicamente, costruendo un tesoro in cielo impoverendomi in questo mondo. Gesù si è fatto povero in questa terra, per poi essere innalzato e arricchito dopo la sua morte.

In questi giorni riflettevo con Gianluca su Mosè, e Mosè fa la stessa identica cosa:
Ebrei 11:24 Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, 25 preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio che godere per breve tempo i piaceri del peccato, 26 stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.

Lo stesso principio vale per noi. Dovremmo essere così concentrati sulle ricchezze e le ricompense del cielo, da essere disposti a diventare poveri in questo mondo. Gesù dice chiaramente che il nostro cuore è governato dal nostro tesoro, da ciò che riteniamo importante.

Cosa c’è di più importante e prezioso della pace di Dio, la sua gloria, il suo legame, la sua missione?

Guardando a questo nuovo anno, con le sue sfide e difficoltà economiche personalmente e per la chiesa, mettiamo da parte l’avarizia e l’ansia, e impegniamoci a ricercare il Regno di Dio, ad impoverirci per esso sapendo che il nostro tesoro crescerà contemporaneamente presso il trono di Dio.

Non vi dico cosa dovete fare: per alcuni questo potrebbe voler dire vendere casa e macchina e donare i soldi al Signore, per altri potrebbe voler dire mettere a disposizione casa e macchina per il Regno, per altri ancora potrebbe voler dire donare maggiormente economicamente, rinunciare ad un lavoro, ad una vacanza, ad un gelato. Che il Signore ci accompagni in queste riflessioni, imparando da lui, con la sguardo fisso su lui, come gestire i beni terreni alla gloria sua e per l’avanzamento del Suo Regno

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