Gesù nella tua barca fa la differenza – Giovanni 6:16-21 Audio e Testo

EGO EIMI: IO SONO
Capita a tutti di avere paura, non è vero? Magari non la paura che hanno i protagonisti dei film che devono scappare da zombie. Ma paura più quotidiane, subdole. “Come farò ad arrivare a fine settimana? Come farò a confrontarmi con quella persona che mi ha fatto un torno? Come passerò quell’esame così difficile?” Oggi vedremo che Gesù risponde alle nostre paure con due semplici parole. 

EGO EIMI: IO SONO

Quanti di voi hanno fatto il classico o conoscono un pò il greco? Qualcuno sa cosa vuol dire l’espressione Ego Eimi? E’ una formula ricorrente nel quarto vangelo, quello che stiamo studiando in queste settimane e vuole dire: Io sono. E nel testo che stiamo per leggere troviamo uno di questi io sono tanto belli del vangelo di Giovanni. 

 

16 Quando fu sera, i suoi discepoli scesero al mare 17 e, montati in una barca, si diressero all’altra riva, verso Capernaum. Era già buio e Gesù non era ancora venuto presso di loro. 18 Il mare era agitato, perché tirava un forte vento. 19 Come ebbero remato per circa venticinque o trenta stadi[d] [ovvero cinque o sei km], videro Gesù camminare sul mare e accostarsi alla barca; ed ebbero paura. 20 Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». 21 Essi dunque lo vollero prendere nella barca, e subito la barca toccò terra là dove erano diretti.

 

Quella di oggi è una storia abbastanza famosa nella Bibbia e che troviamo anche in altri due vangeli, quelli di Marco e di Matteo. Ho avuto la conferma del fatto che si tratti di una storia conosciuta quando, qualche mese fa, sono arrivato nello spogliatoio della palestra dove gioco a basket e ho trovato il pavimento inondato d’acqua. Mentre cercavo di non bagnarmi troppo, un mio compagno di squadra ha esclamato, sapendo della mia fede, “Guardate, cammina sull’acqua!”

 

L’episodio che abbiamo letto avviene la notte successiva alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, moltiplicazione della quale ha parlato la settimana scorsa Stefano Molino. Alla fine di quel miracolo, se vi ricordate, la folla voleva incoronare Cristo Re. Gesù però non era venuto per questo. Essere incoronato Re da una folla in riva al lago di Galilea sarebbe stato un mero pallore rispetto alla gloria verso la quale si stava incamminando e che prevedeva l’incoronazione di spine come Re dei Giudei sulla croce. E solo attraverso la croce che “Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2). Lo stesso camminare sull’acqua avrebbe dimostrato quanto più grande fosse Gesù rispetto ad una mera incoronazione umana. 

 

Dopo aver congedato la folla, Gesù si ritira in disparte a pregare e ordina ai discepoli di tornare indietro sull’altra riva del lago. Giovanni ci dice che le condizioni non erano ottimali per una traversata: era buio e tirava vento. Ma, fra i discepoli, c’erano dei pescatori, delle persone abituate a queste condizioni e quindi i 12 iniziano ad attraversare il lago. Non sottolineo invano che i protagonisti di questo episodio sono i 12 discepoli. 

 

Questo fatto è particolarmente rilevante per noi in questa serie di predicazioni sul Vangelo di Giovanni perché abbiamo intrapreso questo percorso con il desiderio di scoprire chi sono i discepoli, cosa imparano da Gesù, cosa li contraddistingue, cosa devono fare i discepoli. La settimana scorsa abbiamo osservato i discepoli in mezzo alla folla, mentre assistevano al miracolo di Gesù che ha portato alla moltiplicazione del cibo e al nutrimento di 5000 persone. Stefano ci ha giustamente fatto notare nel suo messaggio che il miracolo non era fine a se stesso. Nonostante le persone cercassero Gesù per i suoi miracoli, Gesù voleva loro insegnare, come dice chiaramente più tardi in questo stesso capitolo, che lui non solo era in grado di moltiplicare il pane, ma che lui in effetti era il pane! Per ben quattro volte Gesù ripeterà: “Io sono il pane della vita” (35), “Io sono il pane che è disceso dal cielo” (41), “Io sono il pane della vita” (48), “Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo” (51). Oppure, se preferite, Ego Eimi il pane della vita. 

 

Alla fine del pasto con i pani e con i pesci, Gesù fa raccogliere gli avanzi e i dodici discepoli raccolgono 12 ceste con il pane d’orzo che era avanzato. Non può essere una coincidenza. 

 

Un predicatore americano commentando questa “coincidenza” ha affermato: “Certamente quello che Gesù vuole dire è: quando servite me e date, date, date agli altri fino a quando non potete più dare niente, io mi prenderò cura di voi. Io sarò sempre sufficiente per voi. Se sacrificate la vostra vita per dare pane al mondo, io sarò il vostro pane che vi appagherà del tutto. Più appagherete gli altri e più io sarò il vostro appagamento. Più darete vita ad altri, più sarò vita per voi.” 

 

Ma le lezioni di discepolato non erano finite con il finire della giornata. Come abbiamo visto, i discepoli con l’arrivo della notte si imbarcano per attraversare il lago. E nell’episodio di oggi ci sono solo i discepoli e Gesù. Non c’è una folla, non ci sono i farisei, non ci sono gli scribi, non ci sono persone bisognose, non ci sono familiari. L’episodio stesso è molto breve e non viene commentato direttamente né dai discepoli ne da Gesù. E’ una lezione da impartire direttamente ai discepoli e quindi una lezione che lo Spirito Santo vuole impartire direttamente a noi che abbiamo accesso a questa stupenda storia. 

 

Dopo qualche km di vento, di onde, di buio i dodici discepoli, che pensavano di essere abbandonati a se stessi, vedono una figura che cammina sull’acqua. Quell’uomo che camminava sull’acqua era Gesù. 

 

La paura dei discepoli

 

Eppure vedendo Gesù i discepoli non reagiscono come magari ci saremmo potuti aspettare. La reazione immediata dei discepoli è: paura. Matteo descrive in questo modo la reazione dei discepoli:

E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono.” (Matteo 14:26)

 

Non so se vi capita mai di vedere un thriller o film un pò macabro, magari di giorno e in compagnia, e non vi suscita alcuna paura. Poi magari lo guardate a casa, di notte, da soli, mentre la porta continua a sbattere a causa di una folata di vento. E magari in questa occasione reagiamo avendo paura, come i discepoli. Ricordo che qualche anno fa ho visto delle scene di un famoso horror insieme a degli amici e non mi hanno fatto niente..Qualche anno prima invece con i ragazzi della chiesa abbiamo visto il Sesto Senso, al buio, e per giorni non ho dormito…

 

I discepoli reagiscono in questo modo perchè era buio, perchè le condizioni meteo erano sfavorevoli, perchè erano stanchi. E vedendo un uomo fare qualcosa di impensabile, ovvero camminare sulla superficie di un lago, deducono, immaginano  che quello che vedono davanti a loro è un fantasma, e nessuno vuole avere a che fare con un fantasma mentre si è su una barca in balia di acque tempestoste nel mezzo alla notte. Il problema dei discepoli è che nel momento di difficoltà, non riescono a credere nel Gesù che aveva appena moltiplicato il pane per 5000 persone, ma credono alle loro peggiori paure. Nel momento di terrore, quando le cose non stavano andando per il meglio, la loro fede nel Signore viene meno e viene rimpiazzata da fede in altre cose. Per loro era più facile credere che stessero vedendo un fantasma che veleggiava verso di loro che credere che quello che stava camminando verso di loro era il Messia che avevano deciso di seguire. 

 

Credo che questa sia una situazione nella quale noi tutti possiamo identificarci. Quando le cose vanno male, tendiamo a diminuire la potenza di Dio e ingigantiamo quella di falsi dei. Quando sono in difficoltà, per esempio, potrei iniziare a credere che tutto sommato non è così sbagliato dire qualche piccola bugia per sopravvivere, piuttosto che credere che la Verità è sempre sufficiente. Se sono terrorizzato di poter bocciare un esame, potrei smettere di credere in Gesù, che mi ha portato a questa università, che ha già dimostrato la sua potenza e la sua cura e iniziare a credere che il fine giustifica i mezzi, che se non passo quell’esame non valgo niente e tutto il lavoro che ho fatto non vale niente.   

 

Ego Eimi, non temete!

Come reagisce Gesù a questa evidente mancanza di fede da parte delle sue persone, dei suoi seguaci, dei suoi discepoli?

 

Gesù non riprende, non sgrida, non condanna. Gesù risponde con compassione.   

 

20 Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».

 

Gesù risponde alla paura dei discepoli incoraggiando i suoi discepoli. E, nello specifico, Gesù risponde alla loro paura offrendo se stesso, offrendo la sua presenza. Gesù avrebbe potuto semplicemente calmare la tempesta, avrebbe potuto far arrivare miracolosamente la barca a riva, avrebbe potuto creare un mega ombrello, avrebbe potuto fare tanti altri miracoli e invece decide di offrire se stesso ai discepoli, di dimorare in mezzo ai discepoli. Gesù dice, ego eimi, non temete! Sono io e sono qui con voi. Non abbiate paura. 

 

Isaia, un profeta venuto tanti anni prima di Gesù, descrive così il Salvatore che Dio avrebbe un giorno mandato 

 

“Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità.” (Isaia 42:2-3). 

 

Gesù non è venuto per schiacciare chi è nel bisogno, chi vive nella paura, ma per portare speranza, per dire: non dovete più avere paura perchè io sono in mezzo a voi. Non solo sono in grado di fare incredibili miracoli, ma quando questi miracoli non vi basteranno, quando la vostra fede verrà a mancare, potrete contare sulla mia presenza. 

 

Nelle nostre paure, e sono tante, Gesù dice: ego eimi, Io sono. Io ci sono, non devi temere, non devi cedere al peccato, alla menzogna, non devi fare l’esame attestando il falso. Io ci sono. 

 

Essi dunque lo vollero prendere nella barca

A questo punto della storia i discepoli avevano due opzioni: cercare di remare più forte per scappare dal fantasma, oppure credere nelle parole di Gesù. 

 

La descrizione di Giovanni chiarisce molto bene quale opzione scelsero i discepoli:
Essi dunque lo vollero prendere nella barca

 

I discepoli allora non sono dei super eroi che non hanno paura o che non possono sbagliare, ma sono persone che ricevono una offerta di grazia incredibile da parte del Maestro e decidono di accettarla. I discepoli vogliono che Gesù salga sulla loro barca in preda alle onde e al vento, che il Signore sia presente nella loro vita. 

 

Noi possiamo essere suoi discepoli che vogliono far salire Gesù a bordo. Tu, se non l’hai ancora fatto, puoi smettere di credere e soccombere alle tua paure e ai tuoi fantasmi, e credere a colui che in mezzo alla tempesta dice “Ego Eimi”, Io sono. Io sono presente, io sono vivo. 

 

Io voglio Gesù sulla mia barca. Quel Gesù in grado di compiere opere miracolose ma anche di trattarmi con compassione quando sono timoroso. Voglio Gesù quando le cose iniziano ad andare male e io inizio a pensare “OK, forse ora dico qualche piccola bugia, per uscire da questa situazione.” in quei momenti voglio sapere che Gesù è con me e che quindi non ho bisogno di servire il dio della menzogna, ma piuttosto il Dio della Verità. 

 

E cosa succede nel momento in cui Gesù sale sulla barca dei discepoli? “e subito la barca toccò terra là dove erano diretti.”

 

Non so se la barca ha veramente toccato subito terra, o se per i discepoli il resto del viaggio è sembrato durare un brevissimo istante. Quello che so è che avere Gesù sulla mia barca fa la differenza. Non sto dicendo che non avremo più paura, non sto dicendo che non affronteremo più tempeste, non sto dicendo che non saremo più tentati di credere in idoli come la menzogna, la pigrizia, la gelosia, il protagonismo, lo spettegolio. Sto dicendo che potremo contare sull’intervento di Gesù, che ci porterà al sicuro, a destinazione, anche se attraverso persecuzione e morte, verso la nostra riva del lago, una riva sicura ed eterna, che ci ricorderà giorno dopo giorno, ego eimi, Io sono. 

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