Gesù perdona – Luca 5:17-26

Vi ricordate i tempi delle medie e delle superiori? In Italia, e non so se è la stessa cosa all’estero, a scuola bisogna fare dei compiti a casa. A volte però succedeva che in famiglia accadeva qualcosa e che per un motivo o un altro questi compiti non riuscivamo a farli.

Poteva essere una visita medica, un impegno, una malattia. A quel punto uno dei genitori scriveva una giustificazione, qualcosa del tipo “Gentile professoressa Bianchi,

Il sottoscritto Carlo Rossi, genitore dell’alunno Stefano Rossi, comunica che mio figlio non ha potuto svolgere i compiti per casa da lei assegnati a causa di motivi familiari.                                                                                                                                                                                       Cordiali saluti, Carlo Rossi”

Con questa giustificazione l’alunno andava a scuola giustificato. La giusta punizione da parte di un professore, per non aver fatto qualcosa che era tuo dovere fare, veniva fermata da questo foglio di carta. Avresti meritato la punizione, ma il professore non poteva farti niente anche se era arrabbiato. Che bella quella sensazione di protezione, di giustificazione da parte di qualcuno in grado di proteggerti.

17 Un giorno Gesù stava insegnando, e c’erano là seduti dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni[f]. 18 Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19 Non trovando modo d’introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un’apertura fra le tegole, lo calarono giù con il lettuccio, lì nel mezzo, davanti a Gesù. 20 Ed egli, veduta la loro fede, disse [a lui]: «Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati». 21 Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?» 22 Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Di cosa ragionate nei vostri cuori? 23 Che cosa è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati” oppure dire: “Alzati e cammina”? 24 Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati, io ti dico», disse all’uomo paralizzato, «alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». 25 E subito egli si alzò in loro presenza, prese ciò su cui giaceva e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. 26 Tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio; e, pieni di spavento, dicevano: «Oggi abbiamo visto cose straordinarie».

L’ultima volta che abbiamo studiato Luca abbiamo visto la storia dell’uomo lebbroso che viene purificato dal Signore. Se vi ricordate quel miracolo sarebbe dovuto servire di testimonianza a Gesù, colui che è in grado di purificare una persona impura, e tutto noi lo siamo, senza però distruggere la persona.

Durante quei giorni di insegnamento, Gesù si trova in una casa ad insegnare. La fama di Gesù si stava spargendo sempre di più e per la prima volta troviamo esplicitamente menzionati nel vangelo di Luca i farisei e i dottori della legge. Per chi ha un minimo di esperienza con lo studio della Bibbia queste figure non saranno del tutto sconosciute. Si trattano delle persone che più si opporranno al ministero di Gesù. I farisei erano un partito religioso. Come vedremo oggi, in questo periodo storico peccano di presunzione, e di tanti altri peccati. Ma in realtà i farisei erano nati in un periodo di grande decadimento morale e religioso del popolo di Israele, un decadimento al quale non volevano prendere parte e dal quale si separano, e da qui viene il nome fariseo, che vuol dire separatista. I farisei erano soprattutto persone del ceto medio, ben viste dalla società, con un forte attaccamento alla Legge di Dio, anche se con una serie di aggiunte umane.

I dottori della legge erano degli studiosi, appunto, della legge. Potevano essere farisei ma non per forza. Ora i farisei e gli studiosi della legge si presentano, dalla Galilea, la Giudea e Gerusalemme. La domanda che dobbiamo porci è: perché i farisei e i dottori della legge erano venuti? Cosa li aveva spinti? Cosa pensavano di trovare?

 

Gli amici

E mentre il lettore inizia a porsi queste domande, la scena si sposta e si concentra su un gruppo di uomini. Questo gruppo di uomini è composto da delle persone che portano, sopra un lettino, un uomo paralizzato. Fino a questo momento Luca ha descritto tre guarigioni: quella dell’indemoniato, quella della suocera di Pietro con la gran febbre, e quella dell’uomo impuro a causa della lebbra. è oramai chiaro, quindi, cosa ci si aspetta da Gesù.

Il problema con la fama è che quando arriva tutti vogliono un pezzettino della persona famosa. E quindi quando questo gruppetto arriva presso la casa nella quale si trova Gesù, trovano così tante persone che non riescono ad entrare con la persona paralizzata. Il gruppetto di persone, però, non si ferma alla prima difficoltà.

Il desiderio di portare il paralizzato da Gesù è così forte che tutti quanti salgono sul tetto della casa, scoperchiano il tetto e fanno scendere giù il lettuccio con il malato sopra, facendolo arrivare proprio davanti a Gesù. La cosa non passa inosservata al Signore Gesù, infatti il versetto 20, ci dice che Gesù vide la fede di questi uomini.

E pensare a questi uomini è stato sicuramente di stimolo. La loro fede in Gesù era così forte, le loro aspettative così alte, che non volevano che l’uomo paralizzato perdesse questa occasione. Abbiamo detto più volte in queste settimane nello studio di Luca che i miracoli sono come dei simboli di qualcosa di molto più grande e molto più importante che sta avvenendo tramite la persona di Gesù. E l’episodio di oggi sicuramente confermerà questa cosa. Anche nel testo di oggi Gesù parla di testimonianza, che quello che fa è di testimonianza. Nello specifico Gesù dirà che il miracolo fisico, permettere a qualcuno di camminare è fatto da Gesù per dimostrare, testimoniare qualcosa. Portare qualcuno a Cristo non significa soltanto portare qualcuno a godere dei benefici di Cristo, ma anche portare qualcuno a godere la persona di Cristo e ciò che Cristo rappresenta. E quindi, come dicevo, l’episodio di questo gruppo di persone è sicuramente di stimolo: abbiamo lo stesso spirito di queste persone che non si fermano di fronte a nulla prima pur di portare il paralitico da Gesù? Ovvero abbiamo una fede così radicata in Cristo, così piena di ammirazione in Cristo da voler che i nostri amici lo conoscano? Non sto dicendo che ognuno di noi debba organizzare campagne evangelistiche con migliaia di conversioni. Sto dicendo che dobbiamo imparare ad andare oltre le prime difficoltà. A volte pensiamo che basti parlare una volta di Gesù, così ci sentiamo meno in colpa. A volte se i nostri amici ci rispondono male o se semplicemente hanno una visione diversa crediamo che non ci sia più niente da fare. Ma questi uomini vogliono portare il paralitico a Cristo e fanno di tutto per farlo. La settimana scorsa è stato molto bello essere a Palermo, ma soprattutto essere a Palermo insieme a Sergio, Aliona e Giona e godere di una una guida locale come Sergio. Sergio mi ha mostrato i luoghi della sua storia a Palermo, e aveva sempre qualcosa di nuovo da aggiungere con entusiasmo e ho pensato che sarebbe bello riuscire a parlare così di Gesù.

 

Il perdono

Gesù dopo aver visto la fede di queste persone, dice al paralitico “Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati” (20). E qui viene introdotto il grande tema di questo episodio. Se con l’uomo lebbroso abbiamo visto che Gesù è in grado di purificarci senza però essere distrutti, oggi vediamo che Gesù è in grado di perdonare.

Il perdono. Se ne parla così tanto in chiesa, nelle nostre preghiere, nelle nostre canzoni, nelle nostre testimonianze e nelle nostre predicazioni che alcuni possono averne quasi la nausea. Altri invece non sanno esattamente cosa intendiamo per perdono da un punto di vista biblico. Ci sono varie forme di perdono. Ad esempio si può perdonare un amico che fa qualcosa di sbagliato. Ma in questi versetti Gesù parla esplicitamente di perdono dei peccati, ovvero di un perdono divino, che spettava solo a Dio, un perdono che permetteva di ristabilire una relazione tra Dio e uomo perché la condanna è stata rimossa.

Ho trovato questa definizione: il perdono divino “rimuove dal passato tutta la colpa e ciò che causa alienazione; assicura uno stato di grazia nel presente, e promette misericordia e aiuto divini per il futuro. La sua pienezza non può essere adeguatamente comunicata con nessun termine o formula.”

 Il perdono di Dio ha delle conseguenze eterne, ha delle conseguenze profonde, ha delle conseguenze reali. Quando siamo perdonati da Dio non abbiamo solo pace con lui, o perlomeno non come accade fra degli amici. Il suo perdono ci trasforma, cambia la nostra identità, la nostra essenza.

Nel Nuovo Testamento Paolo, parlando di perdono, usa generalmente un termine diverso, ovvero giustificazione. Ed è proprio su questo termine che Martin Lutero, l’uomo delle 95 tesi e della riforma protestante, ha una delle rivelazioni più importanti e life changing. Così come con i farisei al tempo di Gesù, anche la Chiesa Romano Cattolica aveva creato una impalcatura religiosa nella quale Dio era un Dio che osservava, che giudicava, che misurava i tuoi sforzi, i tuoi modi di vivere, le tue azioni. Ma questo Dio, così rappresentato, non aveva niente di amorevole, niente di attraente e niente di eccitante. Non era un Dio che facesse pensare ad una buona notizia. Questo è quello che pensava anche Lutero di Dio, fino a quando…

In Romani 1:17 leggiamo che “Il giusto per fede vivrà”.

Egli dice: “In esso [nel vangelo] la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto:

«Il giusto per fede vivrà”. Un versetto tratto dal libro di Abacuc nell’Antico Testamento che è citato tre volte nel Nuovo Testamento. Lutero riflettendo su questo versetto diceva: “Cosa significa questo, che c’è questa giustizia che è per fede, e di fede in fede? Cosa significa che i giusti vivranno per fede? ” … questo era il verso tematico per l’intera esposizione del vangelo che Paolo fa nel libro ai Romani. Ed è qui che si è accesa la luce per Lutero. Lutero comincia a capire che ciò di cui Paolo stava parlando qui è una giustizia che Dio nella sua grazia mette a disposizione di coloro che la ricevono passivamente, non quelli che la raggiungono attivamente, ma che la ricevono per fede, e mediante la quale una persona può essere riconciliata con un Dio santo e giusto. E così Lutero disse: “Woa, vuoi dire che la giustizia con cui sarò salvato, non è mia?” È quello che lui chiamava justitia alienum, una rettitudine aliena; una giustizia che appartiene propriamente a qualcun altro. È una rettitudine che è extranos, al di fuori di noi. Vale a dire, la giustizia di Cristo. E Lutero disse: “Quando l’ho scoperto, sono nato di nuovo dallo Spirito Santo. E le porte del paradiso si sono spalancate e io le ho attraversate. ”

Il perdono divino che riceviamo gratuitamente da Gesù, così come la riceva il paralitico che era steso su un lettuccio senza niente da offrire, senza nemmeno la possibilità di inginocchiarsi di fronte a Gesù, sono le porte del paradiso che vengono di fronte a noi e si aprono di fronte a noi.

Gesù è in grado di perdonarti, di giustificarti. Nel caso del paralitico la prova è stata il miracolo, che gli ha permesso di finalmente potersi alzare e correre, fra lo stupore e la gloria generale. Per noi la prova è il sangue di Gesù, versato sulla croce, diventa la giustificazione per le nostre mancanze e i nostri peccati, in modo che possiamo finalmente correre spiritualmente e non essere più inchiodati a terra.

Dio Padre prende i meriti di Gesù, che Gesù condivide con noi, e ci giustifica dal giudizio così come dalle accuse del professore, le accuse di satana che vorrebbe continuare ad interrogarci ma al quale non dobbiamo più dare conto. Coloro che sono giustificati da Gesù sono giustificati per sempre, e non sono più sotto le grinfie del diavolo.

 

L’opposizione

Infine, torniamo dai nostri farisei e studiosi della legge che abbiamo messo un attimo da parte. Perché erano venuti in una zona abbastanza anomala come la Galilea?

21 Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?»

 Non è che dobbiamo concentrarci solo sui farisei e pensare “sono delle persone brutte e cattive che non capiscono niente”. Molti di loro erano persone normalissime, rispettabilissime. Eppure Gesù, che si mostra così chiaramente, non solo con i miracoli ma con l’offerta di pace, di perdono, di purificazione da parte di Dio, non viene accettato da gran parte dei farisei.

Dal modo in cui reagiscono alle parole di Gesù, che offre perdono al paralitico, scopriamo che non erano venuti con le stesse aspettative del lebbroso, o del paralitico e dei suoi amici, o di tante altre persone. I farisei erano arrivati con presunzione e scetticismo, credendo di aver definito ed inquadrato bene Jahwe con le proprie regole, usanze e tradizioni. Il paralitico guarito e perdonato da Gesù se ne torna a casa sua glorificando Dio, i presenti sono presi da stupore e glorificano Dio, gli amici del miracolato sicuramente facevano lo stesso. Mentre molti glorificato Dio, i farisei rimangano scettici. I farisei non erano degli sciocchi, ed infatti fanno le giuste domande. Era giusto diffidare di una persona che parlava come Gesù, era giusto vagliare quello che Gesù diceva alla luce della Parola perché le affermazioni del Cristo erano radicalmente innovative. Ma la loro diffidenza non è imparziale, anzi. La loro diffidenza non è improntata a scoprire la verità, ma solo a preservare lo status quo.

Anche nell’episodio del vangelo di Luca che abbiamo letto oggi capiamo chiaramente che ciò che avviene esternamente è solo la punta dell’iceberg di qualcosa di molto profondo.

Oggi fra le varie cose ricordiamo che, purtroppo, ci saranno sempre persone che rifiuteranno Gesù e il suo messaggio, ci saranno sempre persone che guarderanno a lui, e ai suoi seguaci con scetticismo, con diffidenza, con presunzione. Ci saranno sempre persone che non crederanno all’offerta di perdono gratuito e illimitato di Gesù, che diranno “NO! Questo non è possibile! è troppo semplice per essere vero!”

Ci saranno sempre persone che guarderanno con un ghigno agli amici del paralitico che vogliono portare il proprio amico da Gesù. Perché? Perché le anime delle persone sono al centro di una lotta spirituale. Le persone sperimentano, che lo sappiano oppure no, in maniera molto forte questa lotta tra Dio e la luce, e il diavolo e le tenebre, tra coloro che sono protetti dal perdono di Gesù e coloro che cercano di proteggersi con scuse e bugie.

E quindi non dobbiamo sorprenderci o stupirci se anche noi subiamo, a causa del nome di Cristo, le conseguenze di questa lotta spirituale.

L’autore agli Ebrei, al capitolo 12, traccia questo ragionamento:

2 fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. 3 Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo.

 Non perdiamoci d’animo cari! Gesù è venuto per perdonarci, per ristabilire in maniera definitiva il contatto che avevamo perso con Dio, con una giustificazione, un perdono eterno. è venuto per donarci questa giustificazione in maniera gratuita, a delle persone che non devono e non possono offrire niente. è venuto perché l’essere umano è come il paralitico, incapace di fare alcunché.

Oggi abbiamo visto tre tipi di persone. Chi ti rappresenta o ti sfida di più?

Vorresti essere di più come gli amici, che vogliono portare il paralitico da Gesù senza farsi fermare dagli ostacoli? In che modo, praticamente, puoi fare questo con i tuoi amici, in modo che Gesù resti favorevolmente colpito dalla tua fede?

Ti senti come il paralitico, che ha bisogno del perdono di Gesù? Gesù vuole offrirtelo, anzi te lo ha già offerto morendo al posto tuo, e ora devi solo accettarlo per fede. Non permettere ai tuoi peccati di tenerti lontano da Gesù.

O forse pensi di essere come i farisei, con tante domande. Il problema non è avere delle domande, è normalissimo avere delle domande e Gesù ha le risposte alle tue domande. Il problema è usare queste domande come uno scudo, usare queste domande per non voler cambiare e non voler credere. Credi in Gesù, è il suo perdono, la sua giustificazione diventerà il tuo scudo.

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