Gioele 2:28 -3:21 – Tre gloriose promesse

 

Oggi concludiamo la nostra panoramica su tutto il libro di Gioele.

La volta scorsa abbiamo trattato
Gioele capitolo 2, ma coloro fra voi che sono più attenti ai dettagli avranno sicuramento notato che
abbiamo letto e commentato solo fino al versetto 27 di Gioele 2. Non è stata una dimenticanza da
parte mia e non è successo perché non avevamo più tempo.
In realtà nella suddivisione ebraica dell’Antico Testamento, gli ultimi versetti del secondo capitolo
formano un capitolo a parte, e noi oggi li leggeremo insieme al terzo capitolo di questo libro.
La volta scorsa abbiamo visto in Gioele 2 la profezia che riguardava un futuro vicino. Mentre dalla
fine di Gioele 2 e in Gioele 3 la profezia sembra fare riferimento ad un giorno futuro lontano e
vago. Il testo che stiamo per leggere, infatti, inizia con le parole “Dopo questo”. Nei versetti che
studieremo oggi vediamo delle promesse incredibili da parte del Signore, che vanno oltre le
aspettative e oltre l’immaginazione del popolo. Sono delle promesse su tre livelli. Avete presente
quando si gioca ad un videogioco, si inizia sempre dal primo livello per raggiungere il livello finale.
Mano a mano che vai avanti il tuo personaggio migliora, cresce, e sblocca i livelli successivi.
Qualcosa di simile avviene nel testo di oggi, dove la seconda promessa si basa sulla prima, e la terza
sulla seconda.

Iniziamo leggendo Gioele 2:28-32.

Lo Spirito per tutti
28 «Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre
figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni.
29 Anche sui servi e sulle serve spargerò in quei giorni il mio Spirito.
30 Farò prodigi nei cieli e sulla terra: sangue, fuoco e colonne di fumo.
31 Il sole sarà cambiato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno
del Signore.
32 Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato[a]; poiché sul monte Sion e a
Gerusalemme vi sarà salvezza, come ha detto il Signore, così pure fra i superstiti che il Signore
chiamerà.
Mi sembra che in Italia viviamo in un clima di costante campagna elettorale. Visto che storicamente
i governi italiani durano poco, spesso i politici sfruttano i brevi governi per fare campagna elettorale
per il prossimo governo, per fare promesse del tipo “più soldi per tutti, più lavoro per tutti.”
Anche in questo capitolo di Gioele si fanno delle promesse. Se fino ad ora le profezie erano
abbastanza normali, da qui in avanti si inizia a parlare di qualcosa di evidentemente più grande e
maestoso. Nell’Antico Testamento lo Spirito è presente, ma il popolo di Dio non era ripieno dello
Spirito. Lo Spirito era dato a persone particolari, in occasioni particolari, per compiti particolari.
Invece qui il Signore promette lo Spirito Santo per ogni persona. Gioele fa riferimento ad un’epoca
futura in cui accadrà qualcosa che per ora è impensabile. Se fino ad ora lo Spirito Santo era
appannaggio di solo pochi uomini scelti, ora Gioele, attraverso una promessa che sembra quasi una
promessa da campagna elettorale, promette lo Spirito Santo per tutti quanti.
Nell’Antico Testamento a volte i profeti parlano di un tempo lontano, presentano delle profezie che
vanno oltre il destino immediato del popolo di Dio, e preannunciano una nuova era, un nuovo patto.
Per esempio il Signore, tramite il profeta Ezechiele, parla così
“ 26 Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il

cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27 Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo
che camminiate secondo le mie leggi, e osserviate e mettiate in pratica le mie prescrizioni.”
(Ezechiele 36)
Ovviamente ora è facile individuare il compimento di questa promessa. Sappiamo infatti che quello
che viene detto da Gioele o Ezechiele 36 è già accaduto nel passato. Al centro di queste promesse
c’è la figura di Cristo. La venuta di Gesù inaugura infatti questa nuova era, ed è lo stesso Gesù che
promette lo Spirito ai suoi discepoli. Ad ulteriore conferma di quello che sto dicendo, se questo non
bastasse, i versetti che abbiamo letto sono ripresi da Pietro, nel capitolo 2 di Atti.
Se vi ricordate, i discepoli sono a Gerusalemme, in attesa, ed ad un certo punto queste persone sono
riempite dallo Spirito Santo, ed iniziano a parlare in tante diverse lingue. Non soltanto a parlare ma,
dice Luca, “parlare delle grandi cose di Dio”. Immaginatevi la scena, come se fosse la prima volta
che la sentite. Questo gruppo di persone che inizia a parlare, è la cosa più straordinaria non è che
parlano in lingue, ma che annunciano senza freni inibitori, senza paura, e in un modo che sia chiaro
a tutti quanti la grandezza e la bellezza di Dio. E quando qualcuno inizia a parlar male di loro,
perchè è questo che succede quando ci sono degli ambasciatori di Cristo che proclamano la sua
Parola, Pietro cita proprio Gioele.
“14 Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così: «Uomini di Giudea, e
voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo e ascoltate attentamente le mie parole. 15
Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; 16 ma
questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele: 17 “Avverrà negli ultimi giorni”…”
(Atti 2)
Quel giorno che il popolo di Israele poteva solo immaginare, che il Signore per cercare di far
capirne la grandezza deve descrivere metaforicamente come un giorno di sangue, fuoco, colonne di
fumo, di sole cambiato in tenebre, è un giorno che noi possiamo capire e fare nostro. Le parole di
Gioele non sono più una speranza futura alla quale aggrapparsi per andare avanti, ma una certezza
passata sulla quale noi oggi possiamo costruire la nostra vita.
La prima promessa, che si è già avverata, consiste nella venuta dello Spirito Santo per tutti i
credenti. Quello Spirito che ci fa stare in comunione con Cristo, ci fa capire Cristo, ci ricorda
Cristo, ci fa proclamare Cristo.
A partire dal terzo capitolo Gioele descrive un passo successivo nel piano di Dio. Questo è un
passaggio, rispetto al primo, che non ha ancora avuto luogo e che deve ancora accadere.

Giudizio delle nazioni
3:1 «Infatti ecco, in quei giorni, in quel tempo, quando ricondurrò dall’esilio quelli di Giuda e di
Gerusalemme,
2 io adunerò tutte le nazioni e le farò scendere nella valle di Giosafat[a]. Là le chiamerò in
giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d’Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni, e
del mio paese, che hanno spartito fra di loro.
3 Hanno tirato a sorte il mio popolo; hanno dato un ragazzino in cambio di una prostituta, hanno
venduto una ragazzina per del vino e si sono messi a bere.
4 Anche voi, Tiro, Sidone e tutta quanta la Filistia, che cosa pretendete da me? Volete darmi una
retribuzione, o volete fare del male contro di me? Subito, in un attimo, io farò ricadere la vostra
retribuzione sul vostro capo,

5 perché avete preso il mio argento e il mio oro, avete portato nei vostri templi i miei tesori più
preziosi
6 e avete venduto ai figli di Iavan i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme, per allontanarli dalla
loro patria.
7 Ecco, io li richiamo dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere le vostre colpe sul vostro
capo.
8 Venderò i vostri figli e le vostre figlie ai Giudei, che li venderanno ai Sabei, nazione lontana»;
perché il Signore ha parlato.
9 Proclamate questo fra le nazioni! Preparate la guerra! Risvegliate i prodi! Vengano e salgano
tutti gli uomini di guerra!
10 Fabbricate spade con i vostri vomeri e lance con le vostre roncole! Dica il debole: «Sono forte!»
11 Affrettatevi, venite, nazioni circostanti, e adunatevi! Là, o Signore, fa’ scendere i tuoi prodi!
12 «Le nazioni si muovano e vengano alla valle di Giosafat! perché là io mi metterò seduto per
giudicare tutte le nazioni circostanti.
13 Date mano alla falce, perché la mèsse è matura[b]! Venite, pigiate, poiché il torchio è pieno, i
tini traboccano; poiché grande è la loro malvagità».
14 C’è una folla, una moltitudine, nella valle del Giudizio! Perché il giorno del Signore è vicino,
nella valle del Giudizio.
15 Il sole e la luna si oscurano e le stelle perdono il loro splendore. 16 Il Signore ruggirà da Sion,
farà sentire la sua voce da Gerusalemme, e i cieli e la terra tremeranno;
Il Signore promette di giudicare le nazioni per come hanno trattato il suo popolo. Israele era stato
disprezzato, sconfitto, umiliato, venduto come merce da parte di Tiro, Sidone, i Filistei, i Greci. Il
Signore promette che tutto questo sarà vendicato. Ovviamente le parole di Gioele sono pronunciate
ad una nazione, Giuda, e in un determinato contesto. Ma come abbiamo detto questo passaggio è
futuro, non è ancora avvenuto. E quindi questa è una profezia che si applica anche a noi, la sua
chiesa. La domanda ovviamente è: come si applica questa profezia oggi al popolo di Dio?
Torno velocemente al libro di Atti 2, il quale descrive la nascita della chiesa. E la chiesa ha dei tratti
in comune con il popolo di Israele, ma anche dei tratti di discontinuità. E uno di questi tratti di
discontinuità è che si passa da una nazione politica (Israele o Giuda) ad un popolo che è composto
da persone di tutte le nazioni. Per gli ebrei del primo secolo, questo è stato uno degli elementi più
difficili da comprendere e accettare, appunto perché portavano con sé un lunghissimo retaggio
patriottistico legato alla loro storia e legata al modo in cui Dio aveva voluto usare Israele. Quindi,
nel contesto di Gioele era normale parlare di popoli nemici annientati, di armi fabbricate. Ma, con
l’arrivo di Cristo, il piano di Dio si rivela ulteriormente e quindi siamo in grado di capire meglio
cosa Dio sta facendo e come lo sta facendo.
Quando falliamo nel capire la distinzione tra Antico e Nuovo, tra Israele e Chiesa, corriamo dei
grossi rischi. Potremmo per esempio pensare che il nostro scopo ultimo sia difendere e rendere più
forte la nostra nazione, potremmo confondere patriottismo con religione, potremmo giustificare il
razzismo e l’esclusionismo come volontà del Signore. Ma i semi di inclusionismo e di un popolo
che comprende tutte le nazioni del mondo, che sono presenti nell’Antico Testamento, sbocciano
come stupendi fiori nel Nuovo Testamento.
Per esempio Gioele 2:32 (chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato), già presenta questo
seme. Qualcuno potrebbe pensare che qui il Signore sta parlando solo degli israeliti, ma proprio
queste parole vengono riprese da Paolo nella sua lettera ai Romani, quando dice:

12 Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco
verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà
salvato. (Romani 10:12-13)
E sempre Paolo ricorda alla chiesa di Efeso che la chiesa di Dio non deve ingaggiare una guerra
santa contro altre nazioni con la speranza di accrescere il proprio potere terreno e le proprie
ricchezze, perché
“il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le
potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità,
che sono nei luoghi celesti.” (Efesini 6:12)
La chiesa di Dio non cerca la propria vendetta personale, anzi spesso subisce ingiustizie, serve gli
altri umiliandosi, così proprio come Cristo ha fatto per essa.
E la chiesa lascia la vendetta al Signore, il quale a suo tempo giudicherà ogni cosa e ogni persona.
Tutte le nazioni, tutto il mondo è convocato nella valle di Giosafat, che vuol dire Dio giudica, la
quale viene chiamata anche valle del Giudizio al versetto 14.
Il Signore paragona il giorno del giudizio finale sui popoli al giorno della mietitura e della
vendemmia.
13 Date mano alla falce, perché la mèsse è matura[b]! Venite, pigiate, poiché il torchio è pieno, i
tini traboccano; poiché grande è la loro malvagità».
La mietiture e la vendemmia, che in Palestina sono quasi simultanee, sono simboli naturali della
fine di un’epoca e sono degli ottimi simboli per il giudizio, perchè è solo alla fine della stagione che
si può vedere in che condizione sia effettivamente la messe, e di conseguenza il giudizio del
Signore è giusto ed equo. E tra poco noi ricorderemo questa cosa, attraverso dei simboli molto
simili. La messe infatti è il grano, con il quale si fa il pane, e dall’uva pigiata viene fuori il vino. Il
pane e il vino sono ovviamente i simboli della santa cena, e del ritorno e del giudizio di Cristo.
La seconda promessa, che si deve ancora avverare, è il giudizio di tutte le nazioni.

La salvezza del popolo di Dio
ma il Signore sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d’Israele.
17 «Voi saprete che io sono il Signore, il vostro Dio; io dimoro in Sion, il mio monte santo.
Gerusalemme sarà santa e gli stranieri non vi passeranno più.
18 «Quel giorno le montagne stilleranno mosto, il latte scorrerà dai colli e l’acqua fluirà da tutti i
ruscelli di Giuda; dalla casa del Signore sgorgherà una fonte che irrigherà la valle di Sittim.
19 L’Egitto sarà desolato e Edom diventerà uno squallido deserto a causa della violenza fatta ai
figli di Giuda e del sangue innocente sparso sulla loro terra.
20 Ma Giuda sarà abitata per sempre, e Gerusalemme di età in età.
21 Io vendicherò il loro sangue, quello che non ho ancora vendicato». E il Signore dimorerà in
Sion.
Ma…il Signore sarà un rifugio per il suo popolo…

Una delle cose più sorprendenti del Vangelo è che il popolo di Dio scamperà il giudizio finale
grazie al sacrificio di Cristo, la salvezza di Cristo che ricorderemo fra un attimo con i simboli del
pane e del vino.
è questo il terzo livello delle profezie di Cristo, è come arrivare all’ultimo livello di super mario è
sconfiggere Bowser. Gioele ci assicura che il popolo di Dio sarà salvo alla fine. Ovviamente è una
profezia che si deve ancora avverare completamente. Ma che gioia sapere a cosa stiamo andando
incontro.
Ricordate la devastazione con la quale si era aperto il libro di Giuda. Ricordate la mancanza di
futuro, di speranza che si prospettava di fronte agli ebrei. E guardate in che modo si chiude il libro,
pieno di speranza e con la certezza che il Signore sarà il rifugio e la fortezza del popolo di Israele.
Come abbiamo visto in Gioele e in 1 Pietro 1:3-9 la sofferenza e l’afflizione sono cose tremende e
spiacevoli, ma sono altrettanto necessarie. Sono necessarie in questa vita, perché tendiamo ad
allontanarci dal Signore, sono necessaria perchè è attraverso di esse che la nostra fede cresce e
viene purificata. Ma quando arriveremo al livello finale, e le porte del paradiso saranno finalmente
aperte davanti a noi, godremo di tutta l’abbondanza del nuovo eden, godremo della vita eterna e
senza sofferenza, godremo della presenza del Signore.

La fine di Gioele promette:
– la presenza dello Spirito, che dimora in tutti i credenti e dimorerà ancora in tutte le persone che
accetteranno Cristo e che potranno godere quindi di questa comunione unica e fantastica con Dio
– il giudizio su tutti gli uomini e la condanna di tutto ciò che si è opposto e ribellato a Dio
– la salvezza eterna e definitiva, presso il Signore, di tutto il popolo di Dio.

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