Il centurione alla croce – Luca 23:44-47 Testo e Video

In queste prime settimane della Chiesa Cristiana La Torre abbiamo visto dei brani nella Bibbia che parlano di una torre. Varie volte abbiamo fatto riferimento ad un’altra costruzione verticale che a noi cristiani è cara in maniera unica: la croce. Oggi guarderemo insieme alla croce, come descritta nel Vangelo di Luca. Leggiamo insieme dal capitolo 23

Morte di Gesù
33 Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio[h]», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34 {Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».} Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte[i]. 35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati [insieme a loro] si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio![j]» 36 Pure i soldati lo schernirono, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» 38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo [in caratteri greci, latini ed ebraici]: «Questo è il re dei Giudei».

 

Questi sono i momenti su cui, come cristiani, basiamo la nostra fede e la nostra vita. Se questi momenti fossero una farsa, allora tutto per noi crollerebbe. Se invece sono veri, dimostrano la grandezza e l’unicità del Vangelo. Se altre parti di questa giornata vengono descritti meglio, riguardo alla crocifissione vera e propria Luca dice soltanto che Gesù arrivò al luogo detto il Teschio e li “vi crocifissero” Gesù, accompagnato, a destra e a sinistra, da due malfattori. Ma cosa succedeva esattamente durante la crocifissione?

“Il prigioniero veniva per prima cosa pubblicamente umiliato denudandolo. Era posto poi con la schiena a terra, mentre le sue mani venivano inchiodate o legate con funi alla trave orizzontale di legno, e i piedi fissati al palo verticale. La croce era quindi sollevata in posizione verticale e veniva calata in una buca già scavata al suolo… Ma lì rimaneva appeso, esposto senza difese al tremendo dolore fisico, allo scherno pubblico, al calore del giorno e al freddo notturno.” (La Croce di Cristo, Stott, 61-62).

 

“Un criminale crocifisso era sostanzialmente obbligato a infliggersi da solo una morte molto lenta per soffocamento… Egli doveva sorreggere il peso del suo corpo con le sue braccia. La cavità toracica doveva muoversi verso l’alto e verso l’esterno, rendendogli difficile l’espiazione necessaria per poter emettere un nuovo respiro. Ma quando il bisogno d’ossigeno della vittima diventava insopportabile, questi doveva far leva sui suoi piedi, dando così un sostegno più naturale al peso del suo corpo… Ma muovendosi verso l’alto in questo modo, il criminale poteva evitare il soffocamento, però era un movimento estremamente doloroso in quanto comportava di poggiare il peso del corpo sui chiodi che sorreggevano i piedi e di piegare i gomiti e far forza verso l’altro sui chiodi fissati ai polsi. La schiena del criminale, che era stata più volte ferita dalla precedente fustigazione, si graffiava contro il legno della croce a ogni respiro. Così Seneca, parlò di un uomo crocifisso come di qualcuno che si trovava a “esalare l’anima nello stillicidio di un’agonia senza fine.”” (Teologia sistematica, Grudem, 765).

 

Questa è la terribile morte che sta sperimentando Gesù. Una morte dolorosa, una morte lenta come il gocciolare dell’acqua. Se da una parte noi oggi sappiamo cosa stava succedendo, dall’altra è anche vero che agli occhi di un testimone disinteressato potrebbe sembrare che il piano di Dio fosse appena stato sabotato. I vincitori sembrano essere i nemici di Gesù. I farisei e i religiosi sembrano finalmente aver avuto la meglio rispetto a Gesù, che loro consideravano un impostore che era venuto a portare cambiamento e che invidiavano per la stima che godeva fra il popolo. I soldati si fanno beffe di Gesù. Satana, l’angelo che si era ribellato a Dio, sembra finalmente riuscito a sconfiggere Dio. Gesù è sulla croce, i discepoli sono dispersi. Un testimone alla luce dei fatti avrebbe detto che la partita era finita, è che i neri avevano fatto scacco matto ai bianchi. Poi all’improvviso succede qualcosa

 

44 Era circa l’ora sesta[n], e si fecero tenebre su tutto il paese fino all’ora nona[o]; 45 il sole si oscurò[p] e la cortina del tempio si squarciò nel mezzo.
46 E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio[q]». Detto questo, spirò. 47 Il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio, dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto».

 

All’improvviso succedono diverse cose soprannaturali, e questi eventi assicurano al testimone e al lettore che la storia non finisce qui, che la partita non è ancora finita. Dio non è né sconfitto né si è arreso. Nelle ore che in genere sono le più luminose del giorno, da mezzogiorno alle quindici, su tutto il paese cadono le tenebre, il sole si oscura e la cortina del tempio che separava il luogo santissimo dal resto del tempio, e che solo un sommo sacerdote poteva attraversare, si divide in due. Il Vangelo di Matteo aggiunge altre informazioni e dice che ci fu anche un forte terremoto e che delle persone risuscitarono. Tutto sembrava perduto, ma Dio interviene per ricordare che Lui ha tutto sotto controllo. Quello che sta succedendo sul Golgota non era la vittoria di Satana, ma era parte del piano che era già stato deciso da Dio. Questo momento era il motivo principale per il quale Gesù era stato mandato sulla terra.

 

Il dolore e la morte fisica su quella croce che abbiamo descritto sono, per quanto incredibile, solo la parte meno dolorosa per Gesù. Gesù è stato messo sulla croce ed oltre a dover portare il peso del suo fisico, ha portato con sé, simbolicamente, la colpa per il nostro peccato. Gesù, santo, ha preso su di sé il peccato di coloro che credono in lui e ne soffre di conseguenza. Ma non finisce qui. Oltre a questo, Gesù sulla croce è stato abbandonato da Dio Padre, per la prima e unica volta in tutta l’eternità. La perfetta comunione trinitaria viene sacrificata sulla croce per dare speranza e vita a noi.  E non solo Gesù viene diviso dal Padre, ma subisce anche la sua giusta ira e condanna.

 

Perché Gesù affronta tutte queste cose? Gesù sceglie la croce per donarci libertà, per sconfiggere al posto nostro il peccato, la morte e il diavolo. Non per lui, perché Lui non è mai stato sconfitto da queste tre cose, ma per l’essere umano, che ha dato retta al diavolo, ha fatto suo il peccato ed è stato condannato a subire la morte. In questo momento non è la condizione di Gesù ad essere a rischio, ma la situazione dell’essere umano che non può accedere a Dio.

 

Di tutte le persone presenti, la prima a prendere una posizione chiara dopo la morte di Gesù è il centurione romano che afferma, glorificando Dio, “Veramente quest’uomo era giusto”. Questo avvenimento è incredibile. Il romano non aveva i giusti requisiti per riconoscere che Gesù fosse il figlio di Dio. Da una parte non era un giudeo, non era stato cresciuto studiando la legge mosaica, probabilmente non era ferrato sulle profezie messianiche se non qualche diceria ascoltata qui e là. Inoltre, il romano non aveva bisogno di un Salvatore. Erano i giudei, oppressi dal giogo dell’impero romano, che aspettavano un liberatore politico che riportasse Israele ad una situazione simile a quella avuta sotto il Re Davide. Il centurione rappresentava perfettamente il partito vincente, rappresentava il braccio di un impero che per secoli avrebbe dominato il mondo allora conosciuto. Il centurione rappresentava, agli occhi di tutti, il vincitore.

 

Eppure, è lui che afferma che Gesù è giusto. L’unica persona che potesse veramente considerarsi giusta, era ora appesa sulla croce, senza vita. Quello che i farisei, e probabilmente anche i discepoli di Gesù in questo momento, non capivano è che il Messia che stavano aspettando era davanti a loro. Essi non capivano che Gesù si stava immolando non perché era stato sconfitto, ma perché attraverso il suo sacrificio l’essere umano potesse essere liberato. Liberato, in un certo senso, anche politicamente. Di fronte alla croce, l’impero romano, attraverso il centurione, si piega e riconosce che il suo potere, i suoi dei, i suoi valori, la sua forza impallidiscono tutti di fronte al solo e vero Dio.

 

Gli israeliti potevano trovare una liberazione politica in Gesù, ma non del tipo che si aspettavano loro. Gli israeliti potevano essere liberi anche se costretti a vivere sotto l’impero romano. Gli schiavi potevano trovare libertà in Cristo, pur dovendo continuare a vivere ingiustamente come schiavi, così come i poveri, gli oppressi, gli emarginati. Quella di Gesù è una liberazione politica, economica, culturale che non sempre prevede un cambiamento politico, economico o culturale. Gesù può portarti libertà anche se le tue condizioni esteriori non cambieranno. A volte invece le condizioni esteriori possono cambiare, ed è per questo che come chiesa, come strumento di Dio, dobbiamo continuare a combattere per la giustizia e per il bene comune, come fatto dai credenti che, per esempio, si sono battuti per l’abolizione della schiavitù degli esseri umano,

 

Ma la liberazione di Gesù va ben oltre, non si ferma qui. Non possiamo guardare alla croce solo per sperimentare una liberazione politica, economica, culturale o dal sistema. Questa libertà è il frutto della principale libertà che abbiamo in Cristo: la libertà spirituale. Questa libertà è molto più importante, perché Gesù liberandoci spiritualmente ci libera dal potere del peccato, della morte e del diavolo.

 

Vorrei che riflettessimo su questi aspetti, perché essi sono fondamentali per la nostra vita.

 

Libertà dal peccato:

Spesso lottiamo per giorni, settimane, anni o per tutta la nostra vita contro un peccato specifico. Qualcosa che sappiamo essere sbagliato, qualcosa che vogliamo eliminare dalla nostra vita, ma che torna a tartassarci. Può essere una dipendenza (sessuale, da gioco, da cibo), o una relazione nociva (una persona dalla quale dovremmo staccarci ma non ci sembra di avere la forza per farlo), o un tratto del nostro carattere come l’ira o la gelosia che sembra dominarci. Questo ci porta spesso a pensare che la nostra battaglia è troppo grande, che non riusciremo mai a vincere. Ma sulla croce Gesù ha sconfitto il peccato e ci ha donato una nuova natura, una natura che non è più succube del peccato. Paolo ai Romani 6 scrive quanto segue:

 

“Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato, e noi non serviamo più al peccato; 7 infatti colui che è morto è libero dal peccato.”

 

Gesù è stato messo sulla croce al posto nostro e noi siamo morti con lui sulla croce. Sulla croce il peccato viene annullato, il corpo del peccato, cioè la nostra natura peccaminosa, viene azzerato. Di conseguenza non siamo più costretti a servire e vivere soggiogati al peccato! Questa sera voglio incoraggiarti, voglio farti godere questa stupenda realtà: il peccato è sconfitto. Non il peccato di qualche persona lontana, ma il tuo peccato può essere sconfitto. Le tue battaglie, i momenti in cui cadi, i tuoi errori sono stati pagati da Cristo e possono essere sconfitti quotidianamente nella tua vita.

Paolo continua così in Romani

12 Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; 13 e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio;

 

14 infatti il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia.

 

Paolo può ordinare ai Romani di non far regnare il peccato nelle loro vite, perché essi hanno ricevuto la libertà e la potenza della croce di Cristo.  Il peccato non ha più potere su coloro che non vivono per ubbidire alla legge ma che vivono per grazia. Le tentazioni che affronti, le dipendenze, i tratti caratteriali che non riesci a gestire, possono essere sconfitti grazie alla Croce di Cristo. Non è una possibilità, è la realtà, perché è già successo.

 

Libertà dalla morte

Sulla croce Cristo ha non soltanto sconfitto il peccato, ma anche la morte. Questo è uno dei punti più incoraggianti per i cristiani. I cristiani non sono dei supereroi, non sono immuni alla malattia e alla morte. Tutti noi vediamo la morte come destinazione finale dell’essere umano, tutti noi conosciamo delle persone che combattono contro malattie, alcuni di noi devono convivere con delle patologie estenuanti e logoranti. Molti di noi sono giovani, eppure il pensiero della morte è sicuramente balenato nelle nostre menti più di una volta. Gesù stesso, fattosi uomo, è morto. La morte è costantemente presente nelle nostre vite, proprio questa mattina sono venuto a sapere della morte della nonna di un mio amico.

 

Ma parlando della morte di Gesù, il libro degli Atti (cap. 2) dice quanto segue:

 

“24 ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.”

 

Di nuovo, siccome noi siamo uniti con Cristo, così come lui non poteva essere trattenuto dalla morte anche noi non potremo essere trattenuti dalla morte. Anche se combattiamo con la malattia, anche se dovremo morire, la croce ci assicura che la nostra fermata finale non è la morte. Questa vita è solo una tappa del percorso, non c’è malattia, tortura, morte che può separarci da Dio e questo è reso possibile dalla croce.

 

Libertà dal diavolo

Infine, abbiamo detto, la croce è la sconfitta del diavolo. Il tentatore, l’ingannatore, l’accusatore, la causa di tutto il male, viene definitivamente sconfitto alla croce. Incontriamo satana per la prima volta nella Genesi dove mente e tenta Adamo ed Eva. Il risultato del lavoro del diavolo è devastante per l’essere umano: l’uomo passa dall’essere di Dio per diventare del diavolo. In questo momento la croce diventa necessità. In Genesi 3, Dio non abbandona l’uomo ma promette la sua liberazione:

 

“15 Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno.”

 

Dio, secondo questa profezia, avrebbe salvato l’essere umano attraverso la progenie di Eva, attraverso un uomo. Non un uomo qualunque, ma Dio fattosi uomo. Alla croce Satana crede di aver realizzato la sua più grande vittoria, ma la morte di Cristo è la ferita al calcagno necessaria per schiacciare definitivamente il capo del serpente.

 

“Quando Cristo è morto per i nostri peccati, Satana è stato disarmato e sconfitto.” John Piper

 

Alla croce l’esito della battaglia è stato già determinato, ma la lotta continua. Un po’ come nella seconda guerra mondiale. Durante il D-Day e lo sbarco in Normandia, gli alleati hanno vinto la battaglia, ma la fine della guerra è stata annunciata solo più tardi.

 

Lo stesso succede con le nostre vite. Il peccato, la morte e il nemico sono stati tutti annullati e sconfitti, ma resta da vivere la nostra vita. E vogliamo vivere questa vita guardando alla croce di Cristo, questa costruzione a sviluppo verticale che si dimostra più forte e stabile di qualsiasi torre l’uomo possa mai costruire. Vogliamo guardare alla croce come ha fatto il centurione romano, glorificando Dio riconoscendo in Gesù il Messia che viene a liberare. Come il centurione romano possiamo sentirci lontani o immeritevoli. Possiamo pensare di non aver bisogno di Cristo nella nostra vita o possiamo pensare di non conoscerlo abbastanza, ma il centurione romano ci ricorda questo: che Gesù e la sua libertà possono essere nostri! Il peccato è vinto, ricordatelo questa settimana! La morte è vinta, ricordatelo di fronte alla malattia e di fronte ai nostri cari che muoiono! Satana è vinto, non è più il vostro signore. Se crediamo il contrario, stiamo credendo e basando la nostra vita su una bugia. Se pensiamo di non poter sconfiggere il peccato, se crediamo di saremo fermati dalla morte, se crediamo che Satana può comandarci, stiamo dando ascolto alle menzogne del diavolo. Noi invece vogliamo dare ascolto e definire la nostra vita guardando alla croce, guardando alla vittoria e la libertà che riceviamo grazie ad essa.

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