Il primo giorno di lavoro – Luca 6:12-26

Una delle cose più difficili da fare in questo momento in italia è trovare lavoro. Per questo motivo abbiamo tanti giovani che sono senza una occupazione. Tra questi fino a poco tempo fa c’era anche un mio amico, un ragazzo eccellente, intelligente, che non avendo ricevuto sbocchi all’università alla fine della laurea e non potendo ancora insegnare ha iniziato a mandare il curriculum in giro sperando di trovare lavoro. Tra coloro che hanno risposto al suo contatto c’è un’azienda che sulla carta si occupa di energia elettrica. Il problema è che quando il mio amico ha fatto il colloquio, l’azienda è stata molto vaga su cosa consisteva il lavoro.

Una delle cose più difficili da fare in questo momento in italia è trovare lavoro. Per questo motivo abbiamo tanti giovani che sono senza una occupazione. Tra questi fino a poco tempo fa c’era anche un mio amico, un ragazzo eccellente, intelligente, che non avendo ricevuto sbocchi all’università alla fine della laurea e non potendo ancora insegnare ha iniziato a mandare il curriculum in giro sperando di trovare lavoro. Tra coloro che hanno risposto al suo contatto c’è un’azienda che sulla carta si occupa di energia elettrica. Il problema è che quando il mio amico ha fatto il colloquio, l’azienda è stata molto vaga su cosa consisteva il lavoro.

L’azienda ha chiesto al mio amico di andare per un giorno di prova e una volta arrivato i lavoratori hanno continuato ad essere vaghi, a perdere tempo. Fino a quando non sono andati da dei presunti clienti in delle case popolari ad offrire delle soluzioni energetiche piuttosto dubbie.

Potete immaginare che l’impressione che ha ricevuto il mio amico è stata molto negativa. Nella fase di colloquio e durante l’inizio di un lavoro una persona è già in grado di capire di cosa si occupa un’azienda, qual è la cultura dell’organizzazione, quali sono i valori di essa, la mentalità, l’approccio. E’ quello che capiremo oggi guardando “all’assunzione” del datore di lavoro Gesù, di 12 discepoli, come leggiamo in Luca 6. Vedremo che tipo di persone Gesù assume, e quali sono i valori della sua azienda.

12 In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14 Simone, che chiamò anche Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo; 15 Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota; 16 Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore. 17 Sceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, dove si trovava una gran folla di suoi discepoli e un gran numero di persone di tutta la Giudea, di Gerusalemme e della costa di Tiro e di Sidone, 18 i quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi erano guariti. 19 E tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva un potere che guariva tutti. 20 Egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro, 21 Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. 22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai profeti. 24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. 25 Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete Guai [a voi] che ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete. 26 Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i loro padri facevano lo stesso con i falsi profeti.

Nel testo di oggi troviamo una tappa importante del percorso di Gesù. L’inizio di una nuova fase del suo ministero: da una parte la chiamata dei dodici discepoli, dall’altra un sermone che è alla basa della vita del discepolo.

Ovviamente tra il clima di opposizione che abbiamo osservato nelle scorse settimane scaturito a causa dei farisei, e la scelta dei discepoli la vita di Gesù non era semplice, ed è per questo motivo che Gesù decide di andare a pregare, di andare in montagna e passare una notte intera in conversazione con il Padre. Un valore importante all’interno dell’azienda di Gesù, o del Regno di Dio, è la comunicazione, ovvero la preghiera. Il giorno dopo Gesù chiama i discepoli, ovvero coloro che stavano già seguendo Gesù, e ne sceglie 12. 12 come le tribù di Israele. In questo modo Gesù manifesta l’intenzione di creare un nuovo popolo, frutto del nuovo patto e della nuova fase che la sua venuta ha inaugurato. Un nuovo popolo che ha Cristo come capo e che verrà identificato nella sua chiesa dopo la sua resurrezione. Un popolo che inizia con i seguenti uomini: Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo; 15 Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota; 16 Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota.

Delle persone comuni, che Gesù ha deciso di chiamare per formare un gruppo ristretto di lavoro. Alcune di queste persone sono più famose, come Pietro, ma la maggior parte sono abbastanza sconosciute per noi oggi. Eppure tutte e 12 ricevono l’appellativo di apostoli, che viene usato solo da Luca e che ritroviamo anche nel libro degli Atti, sempre di Luca. Apostolo deriva dal verbo “mandare”, e significa quindi “uno che è stato mandato”, un “messaggero.” Quindi non un nome unico, nel senso che tutti noi siamo messaggeri mandati da Cristo, ma che biblicamente si usa per indicare questi uomini chiamati direttamente da Cristo per edificare l’inizio della chiesa.

Come dicevo quindi, uomini normali, finiti nel dimenticatoio, ma chiamati e usati da Gesù in maniera speciale. E questo vale ancora oggi per la chiesa. Dietro ad ogni Pietro, dietro ad ogni Martin Lutero, dietro ad ogni Tim Keller, che Dio usa in maniera grandiosa, ci sono migliaia di uomini e di donne che il Signore sta usando in maniera altrettanto gloriosa, non agli occhi del mondo, ma agli occhi del Regno di Dio.

Migliaia di uomini e donne che servono in villaggi sconosciuti, in chiese segrete, attraverso ruoli ricoperti dietro le quinte ma che sono discepoli di Gesù. I discepoli non sono definiti dal successo che hanno nel mondo, ma da chi stanno seguendo. Il discepolo è uno studente del Maestro, uno studente scelto dal maestro. Ma non uno studente come sono molti di noi oggi all’università. Spesso i nostri professori condividono con noi solo informazioni riguardo alle materie che insegnano. Ma i discepoli di Gesù, che si inserisce nella tradizione ebraica, seguono Gesù. Gesù non condivide solo delle informazioni, ma Gesù offre se stesso.

Gesù chiama e attira delle persone normalissime. Anzi, spesso ci sembra che attiri solo gente con problemi. Paolo, scrivendo alla lettera ai Corinzi, esprime questo concetto con le seguenti parole

26 Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; 27 ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono (1 Corinzi 1)

Il Signore Gesù non ha radunato attorno a sé un esercito, o un gruppo di uomini potenti e facoltosi. Ma da Gesù arrivano persone bisognose, “18 i quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi erano guariti. 19 E tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva un potere che guariva tutti.”

Ricordate Luca 4, il discorso di Gesù nella sinagoga di Nazaret? In quella occasione Gesù aveva commentato dei versetti del profeta Isaia, i seguenti: 18«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato [per guarire quelli che hanno il cuore spezzato,] per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, 19 per proclamare l’anno accettevole del Signore».

E Gesù, in questo momento, condivide in prima battuta ai suoi dodici discepoli ma in seconda battuta anche con la folla che si è riunita un messaggio, un messaggio sull’identità e i valori fondamentali di questi discepoli.

Il primo articolo della Costituzione italiana afferma che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Il sermone nel luogo pianeggiante e il sermone sul monte sono la costituzione del Regno di Dio.

Gesù scende dalla montagna dopo aver pregato e scelto i dodici discepoli e si trova in un luogo pianeggiante. Molto probabilmente il termine usato non indica una pianura, ma piuttosto un altopiano. Per il resto di questo capitolo studieremo insieme il “sermone del luogo pianeggiante”. Probabilmente avete sentito parlare del sermone sul monte del vangelo di Matteo. Il discorso che troviamo in Luca è simile ma al tempo stesso più corto e con delle differenze. Potrebbe essere che sia lo stesso discorso riportato con delle enfasi diverse da Luca, o che questo tipo di discorso presentasse i punti cardine del pensiero di Gesù riportato in più occasioni.

Questo discorso può essere diviso in 4 parti:

  • La prima, che stiamo vedendo oggi, di benedizioni e guai
  • La seconda di amore per i nemici
  • La terza sul giudicare gli altri
  • E la quarta con due parabole, dell’albero e i suoi frutti e la casa costruita su sabbia e su pietra, sull’autenticità dei discepolo

Oggi guarderemo appunto alla prima parte, che è caratterizzata dalle benedizioni e dai guai. Questo era un modo comune all’epoca di guardare alla vita, un modo spesso utilizzato nell’antico testamento per mettere in contrapposizione la vita del saggio contro la vita dello stolto. I salmi per esempio iniziano con delle beatitudini “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi” (Salmo 1:1). La benedizione “fa riferimento alla distintiva gioia religiosa di un uomo che ha preso parte alla salvezza del Regno di Dio.”

Chi sono questi salvati? Chi sono questi discepoli? Gesù sta per dirlo, sta per rivelare i cittadini di questo Regno, rivelando che i valori del Regno di Dio sono molto lontani dai valori di questo mondo. In particolare i discepoli, dopo essere stati assunti da Gesù, non vedevano l’ora di capire di che cosa si sarebbero occupati. Avrebbero lottato contro i soldati romani? Avrebbero portato prosperità e pace a Israele?

Poveri

20 «Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro….24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra  consolazione…

I beati nel regno di Dio sono… poveri. Cosa? Poveri? Si. Nel discorso di Matteo è scritto “beati i poveri in spirito”. Secondo un commentario, “povero, in Luca, implica coloro che sono totalmente dipendenti da Dio”.

Gesù non sta parlando di povertà materiale, o perlomeno non soltanto. La descrizione che Gesù sta facendo è una descrizione spirituale. Il Regno di Dio non è contraddistinto da persone che pensano di avere tutto, da persone che pensano di essere ricche, come ci ricordano i guai elencati da Gesù. I discepoli di Gesù riconoscono anche che non possono essere veramente ricchi con la spiritualità, la giustizia, il valore, la grazia che vengono da questo mondo. Pietro e gli altri 11 discepoli erano parte del popolo scelto da Dio, parte di Israele! Potevano andare a Gerusalemme, potevano offrire sacrifici nel tempio. Ma sapevano che questo non era sufficiente, e riconoscono piano piano in Gesù la vera spiritualità, la giustizia, il valore, la grazia di cui avevano bisogno.

 

Affamati

 “Ok, la prima caratteristica è andata…povertà. Ma con la seconda andrà meglio”. Chissà se i 12 avranno pensato una cosa del genere. E Gesù afferma che i beati sono…affamati.

21 Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati….25 Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame.

Di nuovo, non credo che Gesù stia parlando di fame da cibo, anche se molti cristiani l’hanno provata. Matteo parla di affamati di giustizia. Gesù, nel primo giorno di lavoro, parla di fame, fame spirituale, fame di giustizia. Il Regno di Dio non è composto da persone che cercano dentro se stesse la forza e le risorse per andare avanti, ma da persone che guardando dentro se stesse riconoscono di essere vuote, di avere bisogno di ricevere forza e risorse dall’esterno. I discepoli riconoscono la propria insufficienza, e vedono l’abbondanza in giustizia che Gesù offre, una abbondanza così grande da preparare un banchetto. Il Signore preparerà per noi un banchetto in presenza dei miei nemici.

 

Tristi

 21 Beati voi che ora piangete, perché riderete…. 25 Guai [a voi] che ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete.

Poveri, affamati, e tristi. Qui credo che Gesù non sta parlando tanto di essere musoni e pessimisti, come spesso veniamo visti. Il credente ha una speranza che lo porta a gioire nelle afflizioni, una speranza incrollabile nelle difficoltà, una felicità che deriva dalla gioia e dal perdono di Dio. Quindi no, i discepoli del Regno di Dio non sono dei musoni. Ma i discepoli non ridono superficialmente e di cose superficiali. Non ridono di fronte all’ingiustizia, non ridono di fronte al peccato, non ridono di fronte alla futilità di una vita senza Dio. Il riso non diventa un metro di misura per valutare la vita, o un modo per riempire la vita.

I credenti sanno bene che la loro speranza è una speranza futura, che la loro gioia è una gioia che sarà completamente manifestata al ritorno di Cristo. Sanno bene di essere pellegrini, passeggeri, stranieri, in vista di arrivare finalmente a casa, nella terra promessa, nel nuovo giardino dell’Eden.

Non so se ci avete fatto caso, ma i tempi verbali delle benedizioni e dei guai sono al futuro. Quello che succede ora, sarà cambiato. La povertà in ricchezza, la fame in sazietà, la tristezza in riso e viceversa. Quella che ha compiuto Cristo sulla croce è finale e definitivo, ma al momento siamo ancora tristi perché vediamo che satana, nonostante sia stato sconfitto, continua a distruggere, rubare e uccidere. Siamo tristi perché anche se abbiamo la certezza della vita eterna perché Cristo ci ha fatti rinascere, la nostra vecchia natura continua a combatterci quotidianamente. Oh, ma che gioia avremo quando tutto questo finirà. Quando saremo finalmente a casa. Quando saremo finalmente alla presenza di Dio!

 

Perseguitati

 22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai 26 Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i loro padri facevano lo stesso con i falsi profeti.

Infine, l’ultimo punto strettamente collegato a quello appena precedente. Beati voi quando…vi odieranno, vi scacceranno, vi insulteranno, e metteranno al bando il vostro nome. Rallegratevi!

Chissà se gli apostoli si aspettavano fama e di essere benvisti. Chissà se si aspettavano di essere riveriti per il loro servizio a Gesù. Chissà se noi ci avviciniamo a Cristo pensando che riceveremo belle parole, pensando che finiremo sulle prime pagine dei giornali. Ma la chiesa di Cristo, ripercorre le orme di Cristo e di tutti i profeti di Dio che sono venuti prima di lui.

I discepoli sono consapevoli di essere in guerra, e non in crociera. Ci sono stati dei missionari che partendo per dei paesi lontani compravano un biglietto di solo andata, impacchettando le loro cose non in una valigia ma in una bara, nella quale speravano di essere.

Gesù mette questi concetti sulla costituzione del suo Regno. E non lo fa per avvilirci, o demoralizzarci. Lo fa perché questi valori, quando radicati in Cristo, sono un seme piantato per un futuro eterno nella gloria del Regno di Dio. Lo fa perché lui per primo è stato povero, affamato, triste e perseguitato. Lo ha fatto mostrandoci la via, mostrandoci che lui è la Via. Quando crediamo in Gesù veniamo trasformati da Gesù. Se non ti senti abbastanza povero, affamato, e triste spiritualmente continua semplicemente a vivere per Gesù, e la sua povertà diventerà sempre più chiaramente la tua povertà, la sua fame la tua fame, la sua tristezza la tua tristezza e la sua persecuzione la tua persecuzione.

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