Giungiamo oggi alla fine della nostra mini serie di predicazioni sui primi quattro capitoli del libro di Daniele.
Con il capitolo di oggi finisce anche la storia di Nabucodonosor, il re babilonese che aveva deportato Daniele e i suoi amici, perché dal quinto capitolo troviamo un nuovo re. In queste settimane abbiamo imparato a conoscere un pochettino Nabucodonosor, abbiamo visto le varie sfumature del carattere di un uomo complicato. Un uomo che per origine, nazionalità, ruolo non avrebbe dovuto avere a che fare con il Dio del popolo di Israele, se non per ricevere il giudizio e la punizione divina che gli spettavano. Invece abbiamo visto che, per quanto strano e fuori da ogni logica, Nabucodonosor inizia un percorso personale di conoscenza di Dio. Il tutto è facilitato dal lavoro di Daniele, un uomo che nonostante abitasse in un paese ostile, serve con dedizione il nuovo re. Tra i due nasce un rapporto forte, che va oltre la mera conoscenza.
E per questo che ad un certo punto, quando Daniele viene convocato per interpretare l’ennesimo sogno che ha riempito di terrore lo spirito di Nabucodonosor troviamo questo versetto:
19 Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i suoi pensieri lo turbavano.
Daniele, venuto a conoscenza dell’interpretazione del sogno, si blocca. Daniele si blocca perché il sogno non promette nulla di buono per Nabucodonosor e questo gli dispiace. E anche la risposta di Nabucodonosor sembra quella di un amico
Ma il re gli disse: «Baltazzar, il sogno e l’interpretazione non ti spaventino!»
Facciamo un flashback per vedere cosa è successo per arrivare a questo punto.
Daniele 4
1 «Il re Nabucodonosor alle genti di ogni popolo, nazione e lingua, che abitano su tutta la terra. Pace e prosperità vi siano date in abbondanza.
Il quarto capitolo inizia con questo versetto, nel quale Nabucodonosor indice una sorta di conferenza stampa: egli ha un messaggio da comunicare a tutti gli abitanti della terra. Può sembrare quasi che Nabucodonosor sia un megalomane, ma dobbiamo ricordarci che egli era nella posizione di poter, veramente, far sentire la sua voce a milioni di persone. A lavoro a volte mi capita di mandare delle comunicazioni a delle mailing-list con oltre 1000 indirizzi, e pensare “WOW, così tante persone”. Le persone che leggono effettivamente queste comunicazioni sono sicuramente molte meno. Pensiamo invece alla piattaforma comunicativa di cui poteva godere Nabucodonosor, il re di milioni di persone, con l’autorità, la potenza e l’infrastruttura logistica e personale per far arrivare il suo messaggio in ogni angolo dell’impero.
E chissà cosa avranno pensato i sudditi all’arrivo degli araldi, “Ecco che il Re si vanta e pavoneggia per le battaglie vinte o per i palazzi costruiti, o che ci ordina di inchinarci di fronte ad una statua.” Il messaggio del re questa volta è invece ben diverso:
2 Mi è parso bene di far conoscere i segni e i prodigi che il Dio altissimo ha fatto per me. 3 Come sono grandi i suoi segni! Come sono potenti i suoi prodigi! Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio dura di generazione in generazione.
“Aspetta un attimo, cosa cavolo è successo al nostro re? Si è ammalato? È impazzito? Il messaggio per tutte le nazioni riguarda non lui ma Dio” La reazione deve essere stata di sorpresa, sia fra gli ebrei sia fra i pagani. Un po’ come quando non vediamo per una persona per qualche anno e poi scopriamo che è cambiata completamente. Vediamo insieme cosa è successo.
4 Io, Nabucodonosor, ero tranquillo in casa mia e felice nel mio palazzo. 5 Ebbi un sogno che mi spaventò. I pensieri che mi assalivano mentre ero a letto e le visioni del mio spirito mi riempirono di terrore. 6 Ordinai, perciò, di condurre in mia presenza tutti i saggi di Babilonia perché mi dessero l’interpretazione del sogno.
Il re ha avuto un sogno. Sono passati circa 20 anni dal primo sogno riportato in Daniele ma Nabucodonosor non ha ancora capito la lezione, infatti convoca come sempre il solito gruppo di magi, saggi e astrologi.
7 Allora vennero i magi, gli incantatori, i Caldei e gli astrologi; io raccontai loro il sogno, ma essi non poterono darmene l’interpretazione. 8 Infine si presentò davanti a me Daniele, detto Baltazzar, dal nome del mio dio, e nel quale è lo spirito degli dèi santi, e io gli raccontai il sogno: 9 “Baltazzar, capo dei magi, io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun mistero ti mette in difficoltà. Ecco le visioni che ho avuto nel sogno: tu dammi la loro interpretazione. 10 Queste sono le visioni della mia mente[a] mentre ero sul mio letto: io guardavo, ed ecco, in mezzo alla terra c’era un albero la cui altezza era grande. 11 L’albero era diventato alto e robusto, la sua altezza giungeva al cielo ed era visibile dalle estremità di tutta la terra. 12 Il suo fogliame era bello, il suo frutto era così abbondante che tutti potevano nutrirsene. Le bestie dei campi si riparavano sotto la sua ombra, gli uccelli del cielo abitavano fra i suoi rami e ogni creatura si nutriva del suo frutto. 13 Nelle visioni che ebbi, mentre ero a letto, vidi uno dei santi veglianti scendere dal cielo 14 e gridare con forza: ‘Abbattete l’albero e tagliate i suoi rami; scotete il fogliame e disperdete il suo frutto; fuggano gli animali dalla sua ombra e gli uccelli dai suoi rami! 15 Però lasciate in terra il ceppo e le sue radici, ma legati con catene di ferro e di bronzo, tra l’erba dei campi; sia bagnato dalla rugiada del cielo e, come gli animali, abbia in sorte l’erba della terra. 16 Gli sia cambiato il cuore: invece di un cuore umano, gli sia dato un cuore di bestia, e passino su di lui sette tempi. 17 Questa è la decisione dei veglianti, e la sentenza proviene dai santi, affinché i viventi sappiano che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole, e vi innalza il più misero degli uomini’. 18 Questo è il sogno che io, il re Nabucodonosor, ho fatto; ora tu, Baltazzar, dammene l’interpretazione, perché nessuno dei saggi del mio regno è in grado di darmela; ma tu puoi, perché lo spirito degli dèi santi è in te”».
Il re dopo che non ha ricevuto niente, di nuovo, dai saggi dell’impero, si rivolge a Daniele, l’asso nella manica, l’ultima chance. Il sogno questa volta presenta, in parte, anche l’interpretazione perché l’angelo che parla ci dice che l’albero non rappresenta soltanto qualcosa di inanimato, come il regno nel primo sogno, ma rappresenta anche un essere umano, il quale sarà spogliato di tutta la sua gloria e la sua forza e sarà reso simile ad un animale. L’albero rappresenta un uomo potente che perde tutto, forse questa volta non è che Nabucodonosor non capisca, ma piuttosto che non voglia capire.
19 Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i suoi pensieri lo turbavano. Ma il re gli disse: «Baltazzar, il sogno e l’interpretazione non ti spaventino!» Baltazzar rispose e disse: «Mio signore, il sogno si avveri per i tuoi nemici, e la sua interpretazione per i tuoi avversari! 20 L’albero che il re ha visto e che era diventato alto e robusto, al punto che la sua altezza giungeva al cielo ed era visibile dalle estremità della terra, 21 l’albero dal fogliame bello, dal frutto abbondante in grado di nutrire tutti, sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e tra i cui rami abitavano gli uccelli del cielo, 22 sei tu, o re! Tu sei diventato grande e potente: la tua grandezza giunge fino al cielo e il tuo dominio si estende fino alle estremità della terra. 23 Poi il re ha visto un santo vegliante che scendeva dal cielo e diceva: “Abbattete l’albero e distruggetelo, però lasciate in terra il ceppo e le sue radici, legati con catene di ferro e di bronzo, fra l’erba dei campi; sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia la sua parte con gli animali della campagna finché siano passati sopra di lui sette tempi”. 24 Questa è l’interpretazione, o re; è un decreto dell’Altissimo, che sarà eseguito sul re mio signore: 25 tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare l’erba come ai buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole. 26 Quanto poi all’ordine di lasciare il ceppo con le radici dell’albero, ciò significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto che il dominio appartiene al cielo. 27 Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati praticando la giustizia, e alle tue iniquità mostrando compassione verso gli afflitti. Forse la tua prosperità potrà essere prolungata».
Al versetto 19 abbiamo già visto Daniele bloccarsi. Nabucodonosor è terrorizzato perché non vuole capire. Daniele è terrorizzato perché, invece, ha capito.
L’interpretazione di Daniele è sicuramente difficile da comunicare: il re Nabucodonosor sta per essere destituito, umiliato, sta per impazzire e sta per perdere ogni cosa. L’albero rappresenta effettivamente Nabucodonosor, che verrà punito per la sua superbia, per essersi innalzato come un albero fino al cielo, un po’ come la torre di Babele in Genesi che abbiamo visto qualche settimana fa, che doveva giungere fino al cielo (Genesi 11:4). Ma, ancora una volta, Daniele prende la decisione giusta, anche se la più difficile. Comunica la verità, offrendo anche dei consigli al re babilonese. Come reagisce Nabucodonosor? Vediamolo insieme.
28 Tutto questo avvenne al re Nabucodonosor. 29 Dodici mesi dopo, mentre passeggiava sul terrazzo del palazzo reale di Babilonia, 30 il re disse: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?» 31 Il re aveva ancora la parola sulle labbra, quando una voce venne dal cielo e disse: «Sappi, o re Nabucodonosor, che il tuo regno ti è tolto; 32 tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi, ti daranno da mangiare erba come ai buoi e passeranno sette tempi sopra di te, finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole». 33 Nello stesso istante quella parola si adempì su Nabucodonosor. Egli fu scacciato di mezzo agli uomini, mangiò l’erba come i buoi, il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, i capelli gli crebbero come le penne delle aquile e le sue unghie diventarono come quelle degli uccelli.
Nonostante l’avvertimento dato dal sogno, nonostante l’invito da parte del caro Daniele a pentirsi del male che stava facendo, Nabucodonosor continua a vivere la sua vita come prima. Mercoledì abbiamo visto durante lo studio biblico la storia del giovane ricco, di quanto fosse stato vicino alla salvezza avendo riconosciuto il bisogno di un cambiamento nella sua vita e avendo parlato direttamente con Gesù. Che tristezza vedere queste persone così vicini alla soluzione allontanarsi da essa. Il Signore fa passare dodici mesi, dodici lunghi mesi nei quali il Signore aspetta con pazienza e con misericordia che Nabucodonosor si penta.
Nel libro intitolato Esodo troviamo la storia di Mosè, il condottiero che guidò il popolo di Israele fuori dall’Egitto e per il deserto verso la terra promessa. Ecco come, ad un certo punto, il Signore si presenta e si descrive a Mosè:
5 Il Signore discese nella nuvola, si fermò con lui e proclamò il nome del Signore. 6 Il Signore passò davanti a lui, e gridò: «Il Signore! il Signore! il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà, 7 che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato,
Ecco che Dio aspetta pazientemente che Nabucodonosor si umili di fronte a lui. Per dodici lunghi mesi Nabucodonosor ha questa possibilità, ma questo non avviene. Ma Dio non è soltanto pietoso e lento all’ira, infatti sempre a Mosè dice quanto segue:
ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l’iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!» (Esodo 34).
Dio è al tempo stesso misericordioso e il Dio che punisce. Mosè stesso, nel capitolo precedente, parlando con Dio, se ne esce con una richiesta alquanto strana: Signore fammi vedere la tua gloria! Ma Dio risponde che non può mostrare il suo volto ad un essere umano, senza che esso venga distrutto dalla sua santità. Dio non può cambiare quello che lui è, per compiacere un essere umano. Ma Dio, per amore verso Mosè, gli si presenta, lo mette in una buca, lo copre con la sua mano e dopo essere passato gli permette di vederlo da dietro.
Nel momento in cui Dio decide di intervenire e punire Nabucodonosor non c’è niente che possa fermarlo:
Nello stesso istante quella parola si adempì su Nabucodonosor. Egli fu scacciato di mezzo agli uomini, mangiò l’erba come i buoi, il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, i capelli gli crebbero come le penne delle aquile e le sue unghie diventarono come quelle degli uccelli.
Bam! Il Signore ha mantenuto fede alla parola data, ha giustamente colpito l’orgoglio di Nabucodonosor e rivelato la sua feroce santità. Nabucodonosor diventa simile ad un animale, lui, l’uomo più importante del mondo, ridotto a mangiare l’erba. Quello che viene descritto in Daniele 4 sembra essere un caso di licantropia clinica:
Per licantropia clinica, si intende una rara condizione mentale, con presenza di delirio di trasformazione somatica, che induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in un animale. La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare ad un animale, spesso ad un lupo, nell’aspetto ma principalmente nel comportamento. Negli stadi più gravi i malati desiderano cibarsi di carne cruda, a volte umana, e di sangue. Il nome di questa sindrome è connesso con la condizione mitologica definita come licantropia, in cui la persona che ne è affetta si trasforma in un lupo.
È questa la fine della storia? No, perché ci sono ancora 4 bellissimi versetti, una bellissima dossologia come quella che ha dato il via al capitolo. Una dossologia è una esclamazione o una breve descrizione di lode a Dio e che esalta la sua gloria.
34 «Alla fine di quei giorni, io, Nabucodonosor, alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me. Benedissi l’Altissimo, lodai e glorificai colui che vive in eterno: il suo dominio è un dominio eterno e il suo regno dura di generazione in generazione. 35 Tutti gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui; egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della terra, e non c’è nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: “Che fai?” 36 In quel tempo la ragione tornò in me; la gloria del mio regno, la mia maestà e il mio splendore mi furono restituiti; i miei consiglieri e i miei grandi mi cercarono, io fui ristabilito nel mio regno e la mia grandezza fu superiore a quella che avevo prima.
E quindi lo stesso re di prima, potente, orgoglioso, volubile, feroce?
37 Ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono vere e le sue vie giuste, ed egli ha il potere di umiliare quelli che procedono con superbia».
Eccolo, il nostro Re conquistato! Il percorso è stato lungo, è durato tanti anni, non è stato facile ma alla fine l’uomo più potente e importante del tempo si inchina e si umilia volontariamente di fronte al Signore, il Dio dell’universo! Prima della sua pazzia Nabucodonosor guardava tutti dall’alto in basso dalla terrazza del suo palazzo ma dopo aver passato i sette tempi di pazzia, alza gli occhi dalla terra, dove ha vissuto come un pazzo, e guarda il Dio che siede sul trono eterno. Quel semplice gesto nei nostri versetti basta per riportare la ragione, un gesto semplice che però simboleggia un profondo cambiamento avvenuto nella vita di Nabucodonosor, che ora non cerca più di pretendere di avere il controllo sulla propria vita, ma riconosce di essere un uomo bisognoso dell’intervento di Dio. Ed è lo stesso che possiamo fare anche noi oggi, alzando lo sguardo verso Dio, invece di guardare dall’alto in basso o invece di volgere il nostro sguardo solo orizzontalmente verso le cose che ci sono attorno, come ha fatto Nabucodonosor negli anni di pazzia.
Tutto questo avviene all’interno di una verità che viene ripetuta continuamente nel capitolo: l’Altissimo domina sul regno degli uomini.
Versetto 3: Come sono grandi i suoi segni! Come sono potenti i suoi prodigi! Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio dura di generazione in generazione.
Versetto 17: Questa è la decisione dei veglianti, e la sentenza proviene dai santi, affinché i viventi sappiano che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole, e vi innalza il più misero degli uomini’.
Versetto 24: Questa è l’interpretazione, o re; è un decreto dell’Altissimo, che sarà eseguito sul re mio signore:
Versetto 25: sette tempi passeranno su di te finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole.
Versetto 32: finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole
Versetto 34: Benedissi l’Altissimo, lodai e glorificai colui che vive in eterno: il suo dominio è un dominio eterno e il suo regno dura di generazione in generazione
Un Dio che regna su tutti i regni, che regna su tutte le persone, che regna su tutte le situazioni. Un Dio che regna su tutto è che può essere raggiunto semplicemente alzando il nostro sguarda verso di lui, per ammirare la sua bontà, la sua santità, la sua grandezza, la sua perfezione.
6 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo, 7 gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. (1 Pietro 5:6-7)
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