Il viaggio verso Gerusalemme e il tempio di Gerusalemme-Luca 19: 45-48 (solo testo)

Luca 19: 45 Poi, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori,

46 dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà una casa di preghiera”, ma voi ne avete fatto un covo di ladri».

47 Ogni giorno insegnava nel tempio. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi e i notabili del popolo cercavano di farlo morire; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra.

 

Il viaggio di Gesù è il nostro viaggio

Voglio condividere due punti con voi. Il primo è dato dal contesto di oggi, il secondo dal testo. Iniziamo con il contestuale. 

 

Gerusalemme è citata 148 volte nel Nuovo Testamento. Matteo la cita 13 volte, Marco 11, Giovanni 13. Luca, secondo voi? Luca la cita ben 34 volte. Il Vangelo stesso di Luca si chiude, come vedremo, con i discepoli che se ne tornano a Gerusalemme con grande gioia. E il racconto di Luca continua con il libro degli Atti degli apostoli, nel quale Gerusalemme è citata 64 volte. Possiamo quindi dedurre che Gerusalemme ricopre una parte importante del racconto di Luca, anche se in modo diverso tra il Vangelo e gli Atti.

 

Negli ultimi mesi abbiamo seguito Gesù nel suo viaggio proprio verso Gerusalemme. Vi ricordate quando era iniziato questo  viaggio di Gesù verso Gerusalemme? Addirittura in Luca 9:51

Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme.

 

Ora siamo al capitolo 19, il che vuol dire che Luca “dedica” 9 capitoli su 24 al viaggio di Gesù verso Gerusalemme, al risoluto viaggio di Gesù verso la sua morte. Ora, è difficile dire se questi 9 capitoli descrivano un solo viaggio di Gesù o magari più viaggi, ma il senso è lo stesso. Luca ha deciso di organizzare il suo materiale in questo modo, in modo da presentare la parte centrale del suo Vangelo come un viaggio, un viaggio che ha sempre Gerusalemme sullo sfondo. Alcuni studiosi chiamano questa sezione La narrazione del viaggio di Luca (Luke’s travel narrative).

 

Gesù parte verso Gerusalemme in Luca 9:51 e arriva a Gerusalemme in Luca 19 e nel mezzo Luca ci ricorda ciclicamente dove stava andando Gesù e perchè.

 

Luca 13:22 Egli attraversava città e villaggi, insegnando e avvicinandosi a Gerusalemme.

 

Luca 13:33-34

Ma bisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!

 

Luca 17:11 Nel recarsi a Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea.

 

Luca 18:31 Poi prese con sé i dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e saranno compiute riguardo al Figlio dell’uomo tutte le cose scritte dai profeti.

 

E nel brano immediatamente precendente al nostro, che abbiamo letto la scorsa settimana, Gesù arriva finalmente fuori dalle mura di Gerusalemme e piange per questa città che rifiuta e rigetta la salvezza.

 

Luca 19:41 Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: 42 «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la [tua] pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.

 

Il Signore degli anelli è un libro di Tolkien che  racconta il viaggio verso Mordor della compagnia dell’anello, un gruppo di 9 persone. Il viaggio non è come i nostri viaggi oggi: sali su una macchina, o su un aereo, e dopo 2-3 ore arrivi a destinazione. Il viaggio della compagnia dell’anello è più simile al viaggio di Gesù con i suoi discepoli.

Un viaggio fatto a piedi o su degli animali, fatto con il caldo e con il freddo, un viaggio fatto di fermate, soste, pernottamenti, ritardi, imprevisti, inviti in varie case, colazioni, pranzi, cene. Non un viaggio rettilineo, ma un viaggio fatto di deviazioni, di strade alternative, di avanzamenti e arretramenti, di conquiste e sconfitte, di lacrime e di gioia.

Nel caso del Signore degli anelli, sullo sfondo di questo viaggio c’è sempre Mordor, a volte più vicina, a volte più lontana, a volte più inquietante a volte meno. Nel caso di Gesù, sullo sfondo c’è sempre Gerusalemme e la morte certa di Gesù.

 

Ma questo viaggio non è semplicemente il trasferimento da un punto A ad un punto B. Gesù non avrebbe mai fatto un post su IG dicendo “Non è la destinazione, ma il viaggio che conta.” La destinazione contava eccome. Ma contava anche il viaggio. Il viaggio era fondamentale per discepolare i suoi seguaci, per evangelizzare, per aiutare i bisognosi. E tutto questo in mezzo a mille difficoltà, prove, sofferenze, rifiuti e conflitti.

 

Perchè dico tutto questo.

 

Il viaggio di Gesù è stato unico e irripetibile. Ma, in un certo senso, il viaggio di Gesù è una rappresentazione della vita. E il viaggio di Gesù con i suoi discepoli è anche il nostro viaggio. Gesù era esule, pellegrino, in viaggio verso la morte e sfrutta questo viaggio per fare la volontà del padre, nonostante tutte le sfide e opposizioni. Questo è il nostro viaggio.

Anche noi stiamo viaggiando, da esuli, camminando verso la morte. Dovremmo farlo sapendo che moriremo, e dovremmo farlo sapendo che il tragitto non sarà semplice.

Ci sono sfide, ci sono delusioni, ci sono tradimenti, ci sono conflitti, ma in mezzo a tutte queste cose noi abbiamo l’incredibile opportunità di vivere il vangelo, di annunciare il vangelo, di proclamare e portare la pace, di guarire i malati, di fare discepoli e istruirli, mentre noi stessi diventiamo sempre di più discepoli fedeli di Cristo, mentre cresciamo nella preghiera, mentre cerchiamo piuttosto il suo regno. Il viaggio di Cristo è il nostro viaggio, è il prototipo del nostro viaggio. Un viaggio duro, contraddistinto dai conflitti che sono la normale conseguenza del peccato.

 

Giacomo, nell’affrontare i vari conflitti tra i suoi interlocutori, inizia la sua lettera con un’esortazione …: “Considerate una gioia pura, fratelli miei, ogni volta che affrontate prove di vario genere, perché sapete che la prova della vostra fede sviluppa la perseveranza” (Giacomo 1:2-3). Il consiglio di Giacomo qui è in qualche modo scioccante: considerare il conflitto una pura gioia? La gioia non è certo il modo in cui la vediamo di solito. Ma se vogliamo essere orientati verso Dio, dobbiamo imparare a vedere il conflitto con gli occhi di Dio, consapevoli del modo in cui lo usa per farci maturare e rafforzare la nostra fede.[1]

 

La nostra vita è un viaggio.  Un viaggio duro, lungo. Cesare Pavese ha detto che “Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo – tutte le cose tendono verso l’eterno o ciò che possiamo immaginare di esso”.

 

Ovviamente le cose essenziali per Pavese – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo, non sono le cose essenziali per noi. Ma le nostre cose essenziali, le cose che Luca riporta nel lungo viaggo di Gesù verso Gerusalemme sono davvero le cose che tendono verso l’eterno, sono le cose che hanno una importanza eterna: evangelizzare, aiutare, guarire, pregare, fare discepoli, essere missionari!

 

 

 

Sei consapevole che la tua vita è un viaggio, che ripercorre il viaggio di Gesù? Magari reagisci in due modi a questa affermazione.

 

1- Paura: é un viaggio che ti spaventa? Non bloccarti, ma trova coraggio nel cammino di Cristo verso Gerusalemme. Gesù, pienamente uomo, come te e come me, è arrivato a Gerusalemme, dopo mille sfide, conflitti e difficoltà, in modo che tu possa arrivare in una Nuova Gerusalemme.

 

2- Dispiacere: Pensi che stai sprecando questo viaggio, che non stai usando questo viaggio per fare quello che Gesù vorrebbe? Concentrati sulle cose che Gesù ha fatto, e come le ha fatte, nel suo viaggio, per praticarle nella tua vita, nel tuo viaggio.

 

Il tempio di Gerusalemme è il nostro tempio

 

Nel testo di oggi Gesù è finalmente arrivato a Gerusalemme. Luca non ci dice che Gesù entra in Gerusalemme, come fanno Matteo e Marco, ma passa dall’essere fuori dalle mura a dentro il tempio di Gerusalemme. Che Gerusalemme non sia il posto che riceverà il profeta, il Messia, come Gesù aveva predetto, viene reso evidente da quello che succede nel tempio. Il tempio. Ci sarebbe tantissimo da dire sul tempio, che rappresenta il dimorare di Dio in mezzo alle persone, in modo che le persone possano poi diventare rappresentanti di Dio nel mondo. Dio tra le persone, e le persone che rappresentano Dio.

 

Gesù entra nel tempio di Gerusalemme, in pieno periodo pasquale, e c’è un caos assurdo. Se avevi visitato il medio-oriente o il nord africa sapete il caos che può esserci in questi posti. A Gerusalemme, che è relativamente piccola, soprattutto all’epoca, c’erano centinaia di migliaia di pellegrini, venuti da dovunque, ognuno con le proprie monete da scambiare, con i propri animali o con animali da comprare per i sacrifici. Provate ad immaginare il caos.

 

Gesù si reca nel tempio, nella casa del Padre, nel posto più sacro per il popolo, quel posto e quel tempio che oggi gli ebrei desiderebbero tanto riavere, e trova il caos assoluto.Lì nel posto che avrebbe dovuto avvicinare DIo alle persone e le persone a Dio, lì in quel luogo che Dio aveva scelto per fissare la sua dimora, lì in quel luogo pensato e costruito per far sentire la presenza di Dio, lì in quel luogo dove addirittura gli utensili e la disposizione degli elementi favoriva la comunione con Dio, Gesù trova confusione, gente corrotta, imbrogli, tavoli per il cambio di soldi, animali. Tutte cose che distraevano dal Signore e disonoravano il Signore. E davanti a tutto questo, si scatena la furia di Gesù. Marco scende ancora di più nei dettagli

 

Marco 11:15 Vennero a Gerusalemme e Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi; 16 e non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio.

 

L’ira divina, di Dio, di Gesù si scaglia contro gli abusi e le distrazioni del tempio.  Il tempo del tempio di Gerusalemme stava per finire, questo tempio, che Gesù attacca, stava per essere superato dalla tempio perfetto, dal tempio definitivo, dal tempio che dimostra in maniera inequivocabile il dimorare di Dio in mezzo agli uomini: Cristo Gesù. Tutto quello che stava accadendo nel tempio, non permetteva agli uomini di vedere che Gesù era l’adempimento del tempio, il tempio di Gerusalemme era una figura del Cristo che doveva venire, ma tutto ciò che vi succedeva non permetteva agli uomini di vedere Cristo, il vero tempio di Dio, il Figlio di Dio fattosi uomo per dimorare, “tabernacolare” in mezzo agli uomini.

 

E mentre Gesù ribalta i tavoli, scaccia le persone, fa volare le colombe,sembra un pazzo ma è completamente lucido e cita due profeti dell’Antico Testamento, Isaia e Geremia:

“La mia casa sarà una casa di preghiera”, (Isaia 6:7) e “ma voi ne avete fatto un covo di ladri”». (Geremia 7:11).

 

Se avete tempo, andate a leggere i paragrafi dai quali vengono prese queste citazioni.

 

Isaia parla del piano stupendo di Dio, di trasformare il luogo santo, il tempio, in un luogo di preghiera e rifugio per tutti: lo straniero, l’eunuco, l’esule e addirittura tutti i popoli.

 

Il brano in Geremia è un aspro rimprovero nei confronti del popolo che si era allontanato dal Signore, che opprimeva  lo straniero, l’orfano e la vedova, che rubava, uccideva, commetteva adulterio, mentiva, idolatrava e si illudeva di essere apposto, di essere salvo, dicendo “‘Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!’” (4).

 

Una citazione su quello che il tempio sarebbe dovuto essere, e una citazione su quello che il tempio era diventato. Alla manifestazione del tempio di Gesù gli uomini sono distratti e corrotti al punto da non capire che l’uomo che avevano davanti era il mezzo  attraverso cui tutti possono pregare al Padre, accedere al Padre, comunicare col Padre, “tabernacolare” col Padre.

 

Permettetemi di illustrare il mio secondo punto. Il viaggio di Gesù è il nostro viaggio. E il tempio di Gerusalemme è il nostro tempio. L’ira divina di Gesù si scaglia contro tutto quello che disonora Dio e che allontana da Dio. Soprattutto nel suo tempio. E noi sappiamo che siamo quel tempio. 1 Corinzi 6:19 Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. 20 Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.

 

Ognuno di noi individualmente, se è un discepolo di Gesù, è tempio di Dio, tempio dove dimora la gloria del Signore per mezzo del suo Spirito. Grazie all’opera di Cristo, che è diventano il tempio, noi diventiamo il tempio di Dio.

 

Noi individualmente siamo il tempio. Ma la Bibbia non si ferma qui. Noi, collettivamente, insieme, come chiesa siamo il tempio di Dio.

 

Paolo dice ai corinzi, “16 Non sapete che siete [voi, la chiesa] il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi. (1 Corinzi 3:16-17).

 

Guardate con quali parole Paolo parla della famiglia di Dio, della chiesa, rivolgendosi alla chiesa di Efeso:

Efesini 2:20 Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, 21 sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. 22 In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.

 

Similmente Pietro, 1 Pietro 2:4 Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini ma davanti a Dio scelta e preziosa, 5 anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.

 

Quindi, a livello individuale e a livello collettivo, noi siamo il tempio di Dio. Dio dimora in mezzo a noi in questo modo. Noi siamo quel tempio che dovrebbe onorare Dio ed essere una manifestazione visibile di Dio in mezzo alle persone. E Gesù vuole, con lo stesso zelo del brano di oggi, ripulire il tempio da ogni cosa che non onora Dio e non lo rappresenta, Gesù vuole ripulire il nostro tempio per poterlo

 

Quali sono delle cose che disonorano Dio, che fanno arrabbiare il Signore, che profanano, rovinano il nostro tempio? Voglio fare due esempi, sulla base dell’episodio di oggi.

 

  1. I nostri soldi possono rovinare il tempio. In questo periodo tra il Vangelo di Luca (giovane ricco, zaccheo, parabola delle 10 mine) e la lettera di 1 Timoteo abbiamo parlato tanto di soldi. Gesù se la prende con i cambiavalute, con chi si sta arricchendo, con chi mette i soldi prima del Signore e della sua presenza. Se la prende con chi era più preoccupato dei soldi che della condizione del tempio. In che modo pensiamo ai soldi? In che modo gestiamo i soldi? I soldi sono diventati qualcosa che hanno contaminato il nostro tempio? La nostra vita ruota attorno alla gestione dei soldi, o attorno alla nostra relazione con Cristo?

 

  1. Un’altra cosa che può rovinare e contaminare il tempio, e la qualità della dimora di Dio in esso, sono i sacrifici. Gli ebrei arrivavano al tempio e pensavano che un sacrificio, che un atto umano, potesse risolvere ogni loro problema. E magari i venditori di colombe pensavano che, oltre ad arricchirsi, stavano facendo anche qualcosa di onorevole. Ma tutto questo attivismo, questa frenesia lavorativa, non onorava di certo Dio, che desiderava in primis che il popolo presso il quale dimorava pensasse a lui, si rivolgesse a lui, si relazionasse con lui. Quante volte anche oggi facciamo mille cose, anche onorevoli, anche belle, anche per il Regno, senza pensare veramente a Dio, agendo come se queste cose ci possano mettere in una condizione di pace con Dio, quando in realtà stiamo ignorando completamente Dio? Quali sono i tuoi sacrifici, per colpa dei  quali stai sacrificando la tua relazione con Dio?

 

Sradichiamo dalle nostre vite, cari fratelli e care sorelle, ogni cosa che ha la parvenza di qualcosa di onorevole, ma che in realtà offende il Signore o ci distrae dal Signore. Sradichiamo una visione e una pratica sbagliata in tema di soldi o di servizi e sacrifici. E poi? Lasceremo forse il posto vuoto in modo che qualche altra erbaccia prenda il posto di quello che abbiamo tolto? No.

 

Gesù ripulisce il tempio di Dio, il tempio di Gerusalemme, e poi cosa fa? Insegna la parola di Dio. Toglie il marcio, e lo rimpiazza con la parola di Dio. Toglie ciò che non onora, e lo sostituisce con il Vangelo. E questo Vangelo, questo insegnamento era così bello, così stupendo, così dolce, così meraviglioso che tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra. Togliamo quello che contamina il tempio, e introduciamo al suo posto la Parola di Dio, Gesù. Meditiamo sulle cose di lassù, e non su quelle terrene.

 

Erano tutti entusiasti di questa cosa? Certo che no. La predicazione della Parola è così potente da suscitare anche l’odio e il rifiuto di coloro che non vogliono sottomettersi ad essa, ed infatti i capi dei sacerdoti e gli scribi e i notabili del popolo cercavano di farlo morire. Il conflitto non mancherà, ma questo fa parte di quel viaggio verso Gerusalemme chiamato vita, un viaggio che possiamo percorrere come templi onorevoli di Dio.

 

 

 

[1] The Pacemaking Pastor, Alfred Poirier, 77.

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