Io non peccherò mai in quel modo – Genesi 19:30-38

La Bibbia, in 2 Timoteo 3:16-17, ci ricorda che ogni singolo versetto ed ogni singolo episodio della “Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera
buona.” è questo pensiero che mi ha portato a prepararmi su un passaggio della Bibbia che ho letto qualche settimana fa durante le mie meditazioni e che inizialmente mi aveva lasciato abbastanza interdetto, della serie “e qui che cosa dovrei imparare?” Si tratta di un
testo scomodo, che secondo un commentario “non dovrebbe mai essere predicato”.

Ma la Bibbia non ha paura di essere scomoda, e non dovremmo avere paura nemmeno noi.

Genesi 19:30 Lot salì da Soar per andare ad abitare sul monte insieme con le sue due figlie, perché temeva di stare in Soar; e si stabilì in una caverna, egli con le sue due figlie.

31 La maggiore disse alla minore: «Nostro padre è vecchio e non c’è più nessuno sulla terra per mettersi con noi, come si usa in tutta la terra.

32 Vieni, diamo da bere del vino a nostro padre, e corichiamoci con lui, perché possiamo conservare la razza di nostro padre».

33 Quella stessa notte diedero da bere del vino al loro padre; la maggiore entrò e si coricò con suo padre, ed egli non si accorse quando lei si coricò né quando si alzò.

34 Il giorno seguente la maggiore disse alla minore: «Ecco, la notte passata io mi sono coricata con mio padre; diamogli da bere del vino anche questa notte e tu entra, coricati con lui, perché possiamo conservare la razza di nostro padre».

35 E anche quella notte diedero da bere del vino al loro padre e la minore andò a coricarsi con lui; egli non si accorse quando lei si coricò né quando si alzò.

36 Così le due figlie di Lot rimasero incinte del loro padre.

37 La maggiore partorì un figlio, che chiamò Moab. Questi è il padre dei Moabiti, che esistono fino al giorno d’oggi.

38 Anche la minore partorì un figlio, che chiamò Ben-Ammi. Questi è il padre degli Ammoniti, che esistono fino al giorno d’oggi.

Il problema del peccato: l’esempio di Lot

In quanto credenti sappiamo benissimo, o perlomeno dovremmo sapere, che c’è un problema di fondo nel nostro mondo, nell’umanità e in noi stessi: il peccato. La volta scorsa abbiamo visto come il peccato ha corrotto e distorto in maniera incredibile tutto il creato. Ma le ripercussioni che il peccato ha avuto sull’essere umano sono addirittura più profonde e più tragiche. Ma spesso rischiamo di prendere poco sul serio, praticamente, qualcosa che conosciamo molto bene teoricamente. Al punto che possiamo pensare che il peccato sia un problema serio solo per i non credenti. Non lo ammetteremo mai davanti ad altri, ma forse pensiamo che il peccato per noi non è un problema, che abbiamo il peccato sotto controllo. La storia di oggi ci ricorda che prendere poco seriamente il peccato ha delle conseguenze tragiche, anche nella vita dei credenti.

E’ sempre scioccante quando scopriamo che un credente ha commesso del grave peccato. Preparandomi per questo messaggio ho letto la storia di un pastore che ha lasciato la sua moglie per sposare la sua segretaria, che a sua volta aveva lasciato suo marito. Se questo non bastasse, il pastore e la segretaria hanno ucciso entrambi i loro ex, e avevano pianificato di trasferirsi e iniziare insieme un ministero di counseling!

Qualche anno fa credenti di tutto il mondo sono rimasti scioccati e affranti alla notizia che un noto apologeta e oratore aveva violentato diverse donne.

Ma non penso si debba andare troppo lontano, credo che ognuno di noi conosca personalmente storie di matrimoni falliti, di imbrogli, di violenze, di scandali di chiesa.
Eppure chissà se prendiamo seriamente il problema del peccato, o se davanti a queste storie pensiamo “a me una cosa del genere non potrebbe mai succedere.”

Nella nostra storia abbiamo un credente, Lot, definito da Pietro come “Lot il giusto” (2 Pietro 2:7) che scampa per miracolo la distruzione di Sodoma e Gomorra e si ritrova in una grotta con due figlie che ha messo incinta mentre era ubriaco. Chissà se anche Lot aveva pensato “a me una cosa del genere non potrebbe mai succedere.”

Immagino la disperazione di Lot, come poteva essere arrivato così in basso? Com’è possibile arrivare a tradire, mentire, deludere le nostre persone amate, noi stessi e il Signore?

 

Le radici del peccato

Lot è un ottimo esempio del problema e del pericolo del peccato. Lot era il nipote di Abramo, il patriarca del popolo di Israele, e la sua vita, narrata nel libro della Genesi,
riporta alcuni episodi preoccupanti. In Genesi 13, Abramo e Lot si separano e Lot, guidato dal desiderio di arricchirsi, decide di andare a vivere a Sodoma, in mezzo a degli uomini che “erano perversi e grandi peccatori contro il Signore.” Ritroviamo poi Lot all’inizio del capitolo 19, quando i due angeli che devono distruggere Sodoma e Gomorra e salvare Lot arrivano a Sodoma. Gli angeli vengono presi di mira dai sodomiti, i quali vogliono abusare degli angeli, appunto. E qual è la soluzione che viene in mente a Lot, il giusto?

Genesi 19:6 Lot uscì verso di loro sull’ingresso della casa, si chiuse dietro la porta, e disse: 7 «Vi prego, fratelli miei, non fate questo male! 8 Ecco, ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori e voi farete di loro quel che vi piacerà; ma non fate nulla a questi uomini, perché sono venuti all’ombra del mio tetto».
Più tardi Lot è salvato solo grazie alle pressione degli angeli, che letteralmente lo prendono per mano perché lui continuava ad indugiare, Lot indugiava, rimandava la partenza mentre la città nella quale si trovava stava per essere distrutta. Quando poi finalmente parte, Lot riceve l’ordine di andare sui monti, ma anche in questo caso Lot non si fida di Dio, e propone una soluzione alternativa

18 Lot rispose loro: «No, mio signore! 19 Ecco, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, e tu hai mostrato la grandezza della tua bontà verso di me conservandomi in vita; ma io non posso salvarmi sui monti prima che il disastro mi travolga e io muoia. 20 Ecco, c’è questa città vicina per rifugiarmi – è piccola – e lascia che io fugga lì – e non è forse piccola? – e così io vivrò». 21 E quello rispose: «Ecco, anche questa grazia io ti concedo: di non distruggere la città della quale hai parlato. 22 Affrèttati, rifùgiati là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia giunto». Perciò quella città fu chiamata Soar.

Ma durante il cammino la moglie di Lot si volge a guardare quello che stava succedendo al posto che era stato la sua casa, disubbidendo in questo modo agli angeli, e diventa una statua di sale.

E dopo tutta questa storia, nel testo che abbiamo letto oggi, Lot va via da Soar per andare sui monti per paura di stare a Soar, quando in realtà il Signore gli aveva concesso di poter abitare a Soar.

Lot non si sveglia un giorno all’improvviso con due figlie che fanno cose strane e lui che si ubriaca. Il problema di Lot, nonostante lui conoscesse il Signore, era il peccato, e questo peccato non era stato preso seriamente, perchè aveva messo radici nel suo cuore. I desideri sbagliati, come il desiderio di arricchirsi o di vivere una vita di compromessi, una vita nel comfort di Sodoma, e le paura incontrollate, come la paura di perdere tutto quanto o la paura di morire, avevano messo radici nel suo cuore da tempo. Queste radici non erano state estirpate, non avevano trovato la loro risposta nella bontà, protezione e potenza del Signore ma nel peccato, nell’essere umano e come conseguenza a distanza di anni queste radici avevano combinato il patatrac che abbiamo letto.

Il peccato è un problema serio, un problema che rischia di distruggere la tua vita. Come un’erbaccia, il peccato deve essere sradicato dai nostri cuori, anche dai nostri cuori credenti, per evitare che prenda il sopravvento.

Mia madre ama fare giardinaggio e ogni tanto mi tocca aiutarla. Ed è incredibile come ci sono delle piccole erbacce, che all’apparenza sono insignificanti ma che hanno delle radici fortissime, che vengono via solo a fatica.

Così come con le piante, le radici del peccato sono molto più profonde e forti di quello che vediamo o che facciamo vedere agli altri. Come credenti possiamo andare avanti per anni, facendo finta che tutto vada bene, convivendo con il peccato e all’apparenza godendo anche della benedizione e la guida del Signore. Il Signore potrebbe, secondo i suoi piani, darci di avere una vita stabile e normale mentre nel nostro cuore continuiamo a cibare desideri sbagliati e paure incontrollate. Il desiderio di avere un lavoro migliore, il desiderio di avere un partner o un partner migliore, il desiderio di essere più ricchi. La paura
incontrollata di morire, di perdere la propria reputazione, di perdere la faccia, di non sposarsi mai, di rimanere senza figli, di dover soffrire, di non essere guariti. Questi desideri e queste paure, lasciati a marinare nel nostro cuore per anni, non possono produrre niente di buono. Calvino, commentando questi versetti, scrive: quelle cose che gli uomini escogitano da sé, tramite consigli incauti tratti da ragioni carnali, non hanno mai successo: soprattutto quando uomini, illusi da una speranza vana, o spinti da desideri depravati, si allontana dalla parola di Dio. Perché anche se l’incoscienza comunemente sembra avere successo all’inizio, e coloro che sono spazzati via dalla loro lussuria, esultano a causa della gioia recata dalle loro tresche, ciononostante il Signore, alla lunga, maledice ciò che non è
intrapreso con la sua approvazione, e la dichiarazione di Isaia è realizzata:

Guai, dice il Signore, ai figli ribelli che formano dei disegni, ma senza di me, che contraggono alleanze, ma senza il mio Spirito, per accumulare peccato su peccato; (Isaia 30:1)

 

Le conseguenze del peccato

Abbiamo parlato del problema e delle radici del peccato in Lot, e lo stesso si può dire delle due figlie di Lot. Anche loro avevano a che fare con del peccato non risolto, e immagino che l’esempio del padre, che ad un certo punto era anche arrivato ad offrirle ad una folla di perversi e violentatori, non avesse avuto un impatto positivo sulle loro vite.

Anche le figlie di Lot combattevano con desideri sbagliati e con paure incontrollate. Il desiderio era, per loro che avevano perso i loro promessi sposi a Sodoma, di avere una famiglia e di avere dei figli. Desideri normali, anche buoni. Era giusto desiderare di dare una discendenza al proprio padre, era giusto desiderare di avere dei figli. Dall’altra, la grande paura, ora che tutto quello che avevano conosciuto da sempre era stato raso al suolo e distrutto e si ritrovavano in una grotta in mezzo ai monti, era di non poter mai metter su una famiglia. Una paura comprensibile.

Così come Lot, anche le figlie non cercano la risposta ai loro desideri e alle loro paure nel Signore, ma in se stesse, nelle loro capacità, nella loro invettiva. E combinano un casino enorme. Chissà se anche loro avevano pensato “una cosa del genere non accadrà mai a noi”.

Il desiderio e la paura, entrambi in una versione peccaminosa, prendono il sopravvento nella vita delle figlie di Lot.

31 «Nostro padre è vecchio e non c’è più nessuno sulla terra per mettersi con noi, come si usa in tutta la terra.

32 Vieni, diamo da bere del vino a nostro padre, e corichiamoci con lui, perché possiamo conservare la razza di nostro padre».

Cosa fanno le figlie di Lot? Iniziano a giustificare il peccato, dando delle ragioni per cui commetterlo: non c’è più nessuno sulla terra, dobbiamo conservare la razza di nostro padre.

Parlavo con degli amici giorni fa, che mi dicevano come i loro figli usano spesso gli avverbi assoluti sempre e mai. “Sei sempre così, dici sempre di noi ” “non mi aiuti mai, non stai mai con me”… Si potrebbe aggiungere “nessuno”, non c’è più nessun uomo sulla faccia della terra. Quante volte facciamo lo stesso per giustificare il nostro peccato davanti a Dio: “Non mi dai mai quello che voglio”, “non c’è nessuna con cui sposarmi”, “non mi hai mai dato un figlio”, “rispondi sempre di no alla mia preghiera su questo desiderio”, e poi facciamo di testa nostra.

Dopo aver escogitato il loro piano, le donne danno da bere al padre. Di nuovo, un piccolo peccato, un peccato che forse Lot pensava di poter gestire, e invece no, perché il peccato porta solo altro peccato, e Lot arrivare ad avere dei rapporti sessuali con le sue figlie e senza nemmeno accorgersene!

Il peccato ha sempre delle conseguenze. Lot beve e dorme con le figlie.

Le figlie, che probabilmente non avevano preso seriamente il peccato, fanno di testa loro e riescono si ad avere dei figli, ma sono due figli che porteranno ai popoli di Moab e Ammon, popoli che sono generalmente visti come nemici nella Bibbia e che in più occasioni fanno guerra al popolo di Dio, Israele. Che tragedia il peccato, una sola notte ha avuto ripercussioni su secoli di storia.

 

La soluzione al peccato: Gesù, discendente di Rut

Ma anche in mezzo al peccato più grande, c’è speranza. Lot viene definito, come abbiamo detto, giusto da Pietro e un giorno lo vedremo in paradiso, nonostante i suoi terribili sbagli. La speranza contro il peccato è, ovviamente, Cristo Gesù. Il peccato non deve governare nelle nostre vite. Quei peccati che ci sembrano incontrollabili, quei desideri e quelle paure che non confidiamo a nessuno e che lasciamo radicare nel nostro cuore pensando di poterci convivere, possono e devono essere risolti in Cristo Gesù.

E ricordate chi è stato un progenitore di Gesù? Rut, bisnonna di Davide. E ricordate da quale popolo veniva Rut? Dai moabiti, progenie di Moab, figlio della figlia maggiore di Lot, nato tramite un incesto.

La speranza è Gesù che nasce come progenie di una famiglia ingarbugliata, peccaminosa, che si fa uomo scegliendo una famiglia come tante altre. La speranza è Gesù, la cui grazia sovrabbonda dove il peccato abbonda. La speranza è Gesù, e Giovanni scrive

4 Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della
legge. 5 Ma voi sapete che egli è stato manifestato per togliere i [nostri] peccati; e in lui non c’è peccato. (1 Giovanni 3:4-5)

Il peccato è serio, è pericoloso, anche nel cuore dei credenti. Preparandomi, ho dovuto ammettere e confessare che io sono, ancora oggi, come Lot e le sue figlie. Che non mi preoccupo del peccato e delle sue conseguenze, che anche io faccio di testa mia quando devo decidere, che anche i miei pensieri, i miei desideri e le mie paure peccaminosi prendono spesso il controllo della mia vita. Tutto questo è terribilmente serio e pericoloso.

Giovanni qualche versetto dopo aver parlato di Gesù come di colui che toglie i peccati, dice:

9 Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.

Come possiamo smettere di persistere nel peccato? Intanto dobbiamo nascere di nuovo, se non lo abbiamo già fatto. Dobbiamo accettare che Gesù rimuova il peso dei nostri peccati con la sua morte.

E se abbiamo già fatto questo passo, cosa dobbiamo fare? Come possiamo evitare di finire come Lot e le figlie, o come tanti altri sorelle e fratelli che purtroppo hanno combinato peccati enormi?

Dobbiamo prendere sul serio il peccato, chiedere a Dio di farci capire la gravità del nostro peccato. Dobbiamo eliminare il peccato che sta mettendo radice nei nostri cuori, che al momento sembra innocuo.

Dobbiamo reindirizzare i nostri desideri e le nostre paure verso Cristo. Non è sbagliato avere desideri e paure, ma essi devono trovare risposta in Dio e non nell’essere umano, che sia io o un altra persona.

Per fare questo dobbiamo meditare, dimorare nella Parola di Dio, fare nostre le sue promesse per il suo popolo.

Dobbiamo combattere in ginocchio, in preghiera, per resistere agli attacchi del leone ruggente che cerca chi divorare.

Dobbiamo rimanere in comunione con i santi, con la chiesa, non possiamo isolarci come ha fatto Lot prima allontanandosi da Abramo, per poi andare a vivere in mezzo ad un popolo pagano e poi da solo in una grotta. Dobbiamo, insieme, assicurarci che la Parola di Dio dimori in tutti noi abbondantemente, “ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16).

Qual è il peccato con il quale convivi, che sta mettendo radici nel tuo cuore? Non pensare che non sia grave. Non pensare che un giorno non potresti combinare un casino. Qual è il peccato che nessuno conosce e che devi estirpare dal tuo cuore? Non aspettare che sia troppo tardi, lavoraci per la grazia di Gesù e tramite i suoi strumenti di grazia.

(194) Oh Tu che ascolti la preghiera,                                                                                                                                                                                      Insegnami a pregare.
Confesso che negli esercizi religiosi
il linguaggio delle mie labbra e i sentimenti
del mio cuore non sempre sono d’accordo,
che ho spesso messo sulle mie labbra con noncuranza un nome mai pronunciato sopra
senza riverenza e umiltà, che ho spesso desiderato cose che mi avrebbero ferito,
che ho disprezzato alcune delle principali misericordie che ho a disposizione, che ho sbagliato sia sul lato delle mie speranze
che su quello delle mie paure,
che sono inadatto a scegliere per me stesso, poiché non è in me dirigere i miei passi.                                                                                                          Il tuo Spirito aiuti le mie infermità,
poiché non so per cosa pregare come dovrei.
Egli produca in me desideri saggi per cui possa chiedere cose giuste,
allora saprò che mi ascolti.                                                                                                                                                                                                                  Che io non sia mai insistente nel richiedere benedizioni temporali, ma che possa rimettermi alla tua paterna bontà,
poiché tu sai di cosa ho bisogno prima che io lo chieda;                                                                                                                                                       Che io non pensi mai di prosperare a meno che la mia anima non prosperi, o che possa essere ricco se non ricco verso di te,  
o che possa essere saggio a meno che non sia saggezza che conduce alla salvezza.                                                                                                             Possa io cercare prima il tuo regno e la sua giustizia. Possa io valutare le cose in relazione all’eternità.
Possa il mio benessere spirituale essere la mia principale premura.                                                                                                                                Possa io essere povero, afflitto, disprezzato e avere la tua benedizione,
piuttosto che avere successo in una iniziativa,
o avere più di quanto il mio cuore possa desiderare,
o essere ammirato dai miei simili,
se in tal modo queste cose mi facciano dimenticare di te.                                                                                                                                                 Possa considerare il mondo come sogni, bugie, vanità, un correre dietro il vento,
e desiderare di allontanarmene.
E possa io cercare la mia felicità nel tuo favore,
nella tua immagine, nella tua presenza, nel tuo servizio.

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