La chiamata di Pietro – Luca 5:1-11

Immaginate un po’ come sarebbe diversa la vita se Dio decidesse di intervenire in favore degli esseri umani solo quando le cose vanno per il meglio. Se Dio decidesse di presentarsi e di rivelarsi sono quando le nostre vite sono in ordine, i nostri problemi risolti, la nostra situazione economica stabile, i nostri rapporti interpersonali puliti da ogni tipo di discordia o incomprensione, la nostra salute di ferro. La nostra vita sarebbe molto diversa, non è vero? Dio invece manda suo Figlio ad operare e agire proprio perché tutte queste cose nella vita dell’essere umano sono irrisolte. L’abbiamo visto la settimana scorsa, con i vari miracoli di Gesù.

Ne abbiamo parlato anche giovedì sera quando, durante la serata per studenti, abbiamo riflettuto su Dio che ci adotta non perché siamo dei bambini in salute con qualcosa da offrire, ma ci adotta a causa del suo grande amore e perché siamo delle creature che nulla hanno da offrire, morte addirittura. Oggi vedremo che, un po’ come la luce dell’alba che scaccia via le tenebre della notte e che ha senso solo perché ci sono delle tenebre, Gesù agisce nella vita di Pietro, e come dopo una notte difficile, nel mezzo della stanchezza, nel mezzo dei dubbi, nel mezzo della frustrazione.

5:1 Mentre egli stava in piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla si stringeva intorno a lui per udire la parola di Dio, 2 Gesù vide due barche ferme a riva: da esse i pescatori erano smontati e lavavano le reti. 3 Montato su una di quelle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla. 4 Com’ebbe terminato di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le vostre reti per pescare». 5 Simone rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». 6 E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le loro reti si rompevano. 7 Allora fecero segno ai loro compagni dell’altra barca di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutte e due le barche, tanto che affondavano. 8 Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9 Perché spavento aveva colto lui e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano presi, 10 e così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.

La volta scorsa abbiamo parlato della parola di Gesù, di come fosse autorevole, guaritrice e incentrata sul Regno di Dio. Questo tema non è certo esaurito per Luca, il quale ci dice che un giorno, mentre era sulla riva del lago Gennesaret, una folla si era radunata attorno a Gesù e si accalcava per sentire la parola di Dio. Anche in questo episodio, in cui Gesù compie un miracolo inimmaginabile, la parola non passa in secondo piano. Pietro dice al versetto 5 che ubbidisce a Gesù solo per merito della sua parola.

Mentre stava predicando, sfruttando probabilmente la configurazione della costa per farsi ascoltare più facilmente, Gesù nota due barche. I pescatori di queste imbarcazioni erano smontati e stavano lavando le reti e Gesù sale sulla barca di un uomo che si chiama Simone. Di tutte le persone presenti Luca nomina Simone, la nostra attenzione si sposta per un attimo su questo pescatore di cui non sappiamo ancora niente e il lettore inizia a domandarsi in che modo egli sarà importante per l’evoluzione della storia. Iniziamo ovviamente a pensare che Pietro sarà uno dei protagonisti del racconto. Gesù sale sulla barca, si allontana e continua a predicare e dopo aver terminato ordina a Pietro di uscire con l’imbarcazione e di gettare le reti per pregare.

  • Il miracolo

Che cosa avrebbe dovuto rispondere Pietro? Sicuramente aveva ascoltato Gesù mentre parlava, e immaginiamo che anche lui avesse notato l’autorità delle parole del Maestro. Probabilmente la fama di Gesù lo aveva preceduto e Pietro sapeva cosa si dicesse di Gesù. è anche possibile che Pietro avesse già incontrato Gesù, a seconda di come si interpretano i racconti dei vangeli sinottici da un punto di vista temporale. Ma era anche vero che Pietro era stanco, aveva lavorato tutta la notte, era da tanto che non tornava a casa, il lavoro non era andato come sperava.

Pietro decide comunque di ubbidire alla parola di Gesù, lo chiama Maestro per rispetto e, mi immagino, abbastanza scettico prende il largo e getta le reti nell’acqua. E qui accade l’impensabile, l’incredibile. I pescatori, che per tutta la notte, ovvero durante il momento migliore per pescare, non avevano trovato niente ora in pieno giorno pescano così tanto pesce che le reti iniziano a rompersi, così tanto pesce da dover chiamare l’altra barca, così tanto pesce che le due barche iniziano ad affondare.

Gesù tramite questo miracolo dimostra la sua divinità, dimostra di conoscere perfettamente la natura e di controllare la natura. I pesci non sono finiti per caso nelle reti dei pescatori, ma ci sono finiti perché Gesù voleva che ci finissero.

Colossesi 1:17 afferma che 17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui, altra traduzioni dicono che tutte le cose consistono in lui o sono tenute insieme in lui. Ebrei 1:1-2 afferma che 1 Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, 2 in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi.

Gesù è la Parola che Dio Padre ha usato per creare il mondo e tutto ciò che il mondo contiene e Gesù è ancora attivamente presente in tutto ciò che è stato creato in modo che possa rimanere in vita.

Tutto quello che ci circonda, tutto quello che noi siamo, è frutto della grandezza e dell’opera di Gesù. Quando vediamo un miracolo siamo confrontati con questa realtà in maniera più forte, ma in realtà la vita di per sé, di cui noi tutti godiamo, è la dimostrazione della grandezza di Gesù.

  • La reazione di Pietro

Secondo voi, come avreste reagito se foste stati nei panni di Pietro di fronte a questo miracolo? Da come conosciamo Pietro nelle varie descrizioni che troviamo nei vangeli sappiamo che era una persona sveglia, che aveva sempre qualcosa da dire. Me lo immagino come un tipo imprenditoriale, sempre alla ricerca di nuove opportunità e il testo ci ricorda che Giacomo e Giovanni erano suoi soci e che avevano altri compagni che pescavano per loro o con loro. Tempo fa ho sentire dire a R. C. Sproul, che è stato un pastore americano, che lui, dopo aver visto tutti quei pesci, si sarebbe rivolto verso Cristo e gli avrebbe subito proposto di entrare in affari con lui. “Allora Gesù, che ne dici di lavorare con me? Facciamo 50 e 50? 40 e 60?30 e 70?”

Invece la reazione di Pietro è completamente diversa.

8 Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
Non so se ci avete pensato. Ma Pietro aveva passato una nottataccia, e ora le cose erano addirittura peggiorate. Incontrare Gesù per Pietro è stato, almeno inizialmente, molto difficile. Pietro non pensa di poter parlare a Gesù come se fosse un suo pari, come se fosse una persona con la quale intavolare una conversazione di affari. Pietro si getta ai piedi di Gesù, riconosce la sua superiorità e non lo chiama più solo Maestro, ma lo chiama Signore, padrone.

Di nuovo, la reazione più saggia e più devota che si può avere di fronte ad un miracolo, non è contemplare e adorare il miracolo, non è voler sfruttare il miracolo o colui che è in grado di compiere questi miracoli. Questa sarà una delle cose che più difficilmente Gesù dovrà far capire a chi decide di seguirlo. Pietro vede il miracolo di Gesù, e dietro al miracolo vede una persona che mai avrebbe pensato di incontrare e mai avrebbe pensato di incontrare così da vicino. Pietro dietro il miracolo vede Dio.

E mi ha fatto pensare alla storia di Giobbe, nella quale il povero Giobbe dopo averne passata di ogni colore, sbotta contro Dio.
E Dio gli risponde parlando del suo controllo totale sopra la natura e sopra il creato, un pò come dimostrato da Gesù nel miracolo dei pesci.
Giobbe 38: 2 «Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno? 3 Cingiti i fianchi come un prode; io ti farò delle domande e tu insegnami! 4 Dov’eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. 5 Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai, o chi tirò sopra di essa la corda da misurare? 6 Su che furono poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare, 7 quando le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio alzavano grida di gioia?

Dio va avanti per ben due capitoli, descrivendo la natura, le caratteristiche degli animali e così via. Fino a quando, in Giobbe 40
40 Il Signore continuò a rispondere a Giobbe e disse: 2 «Il censore dell’Onnipotente vuole ancora contendere con lui? Colui che censura Dio ha una risposta a tutto questo?» 3 Allora Giobbe rispose al Signore e disse: 4 «Ecco, io sono troppo meschino; che ti potrei rispondere? Io mi metto la mano sulla bocca. 5 Ho parlato una volta, ma non riprenderò la parola; due volte, ma non lo farò più».

Un pò le parole di Giobbe mi ricordano la reazione di Pietro, Signore, allontanati da me perché riconosco che sono un peccatore. Pietro viene a contattto con la divinità di Gesù, e capisce immediatamente che se Gesù è Dio, Gesù è anche santo. Pietro è al tempo stesso attratto da Gesù, infatti si getta ai suoi piedi, e terrorizzato da Gesù, infatti gli chiedi di allontanarsi.

Credo che questa sia un’esperienza comune a tanti, il sentirsi attratti da Dio ma al tempo stesso sentire tutto il peso e la sporcizia del proprio peccato. Durante l’estate mi capita spesso di dare una mano a dei campi estivi cristiani, nei quali oltre a divertirci e fare varie attività parliamo della Bibbia, parliamo dell’amore di Dio, parliamo del sacrificio di Gesù, etc. E a volte mi è capitato di assistere a momenti in cui dei ragazzi, spinti dallo Spirito Santo, riconoscono Gesù e reagiscono piangendo, un pianto pieno di gioia ma anche al tempo stesso di vergogna e di paura.

Pietro era un ebreo, era un ebreo praticante. Eppure Pietro reagisce al miracolo di Gesù umiliandosi, riconoscendo che non meritava niente e non poteva avere alcuna pretesa di fronte a Dio, che il suo unico diritto era quello di essere scacciato via da Gesù. Come reagisco io davanti ai miracoli di Gesù, che sono tutto attorno a me e mi dimostrano la sua grandezza e la sua santità?

  • Non temere

A questo punto il lettore rimane un attimo in attesa col fiato sospeso per capire in che modo risponderà Gesù. E le prime parole che escono dalla bocca di Gesù sono quanto di più dolce si possa sentire, un messaggio di conforto e di pace verso una persona che desidera Cristo ma sa di essere spiritualmente lontano da Cristo.
“Non temere”

Da qualche settimana già si mangiano le fragole, e quando prendi le prime fragole non sai mai bene che cosa aspettarti. Lavi la prima fragola, la mordi e speri che sia dolce e saporita. Quando Gesù dice non temere, è come se noi stessimo mordendo il vangelo per capire se sarà dolce o aspro. E quando Gesù dice non temere, capiamo che il Vangelo è davvero il frutto più buono che ci sia. Capiamo che 16 …Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Pietro sapeva di meritare il giudizio di Gesù, invece scopre il perdono e la pace di Gesù. Voglio darvi un secondo per riflettere sul perdono che Cristo ha offerto ad ognuno di noi, un secondo per assaporare la dolcezza del vangelo. Considera la tua condizione di fronte a Dio, non di fronte agli altri, e assapora le parole di Gesù: non temere.

In virtù di cosa abbiamo questa pace, in virtù di cosa possiamo confidare nelle parole di Gesù? In virtù della morte di Cristo sulla croce. Gesù sulla croce ha preso il calice dell’ira di Dio che spettava a noi, e lo ha bevuto al posto nostro.
Marco 14: 35 Andato un po’ più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui. 36 Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».

Gesù ha portato a compimento la volontà del Padre, bevendo quella coppa piena di ira a causa dei nostri sbagli, delle nostre gelosia, delle nostre discordie, del nostro egoismo, dei nostri tradimenti. Se prima in quella coppa c’era ciò che ci separava da Dio, ora c’è quello che ci unisce a Dio, ovvero il suo Figlio, Gesù.

Non temere è il messaggio che Gesù porta a chi capisce di essere ribelle a Dio, a chi capisce che con la propria vita si sta allontanando da una qualsiasi riconciliazione con un Dio che chiede giustizia per il peccato. è il messaggio della luce che scaccia via le tenebre, rivelando ciò che di brutto avveniva nelle tenebre ma al tempo stesso dando una speranza nuova e non una condanna.

  • Lasciarono ogni cosa e lo seguirono

Incredibilmente Gesù non si limita ad offrire pace a Pietro, ma gli offre anche qualcosa da fare: d’ora in poi sarai pescatore di uomini (10). Notate come con Gesù si inizia subito a lavorare. Non c’è una scuola da frequentare per diventare gli esperti, ma il credente, da subito è chiamato a mettere a disposizione quello che ha ricevuto da Cristo e offrirlo a chi ancora non lo conosce. Qui ovviamente sta parlando a Pietro, che sarebbe diventato uno dei maggiori leader della chiesa primitiva. Ma penso si applichi anche a noi. Come sappiamo, Pietro non era affatto perfetto, e ha combinato diversi guai. Eppure Gesù gli dice che fin da ora, fin da quel momento, fin dal primo momento in cui aveva ricevuto Gesù è il suo messaggio di pace, lui diventava un pescatore di uomini. E credo che questa chiamata a Pietro si applica a tutti coloro che seguono Gesù.
Cristo è venuto per questo: per offrirci pace e per renderci ambasciatori del Regno di Dio. Hai mai accettato questo dono?
Cosa vuol dire accettare questo dono? Vuol dire riporre la tua fede in Gesù. E cosa vuol dire riporre la tua fede in Gesù?

Ce lo dimostra Pietro e gli altri che erano con lui.
Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.
Pietro e gli altri seguono Gesù con la propria vita. Rinunciano a tutto il pesce che avevano appena pescato, rinunciano a tutta la ricchezza che ne sarebbe conseguita, rinunciano a tutti i sogni che potevano avere per seguire Gesù. E come lo fanno? Per fede!
Pietro aveva sì visto il miracolo, ma Gesù non aveva ancora rivelato tutto il suo piano, Gesù non aveva ancora sconfitto Roma, Gesù non aveva ancora sconfitto completamente il peccato e la morte, Gesù non si era ancora sacrificato. Eppure quello che avevano visto gli era bastato per fidarsi di Gesù, abbastanza per lasciare ogni certezza materiale che riusciva a vedere per fidarsi di qualcosa che ancora non vedeva ancora chiaramente.

Ebrei 11:1 descrive la fede con queste parole: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.”
La fede è razionale, può essere spiegata, può essere capita, è un insieme di risposte alle grandi domande della vita che hanno un senso… ma è pur sempre fede, qualcosa di intangibile, qualcosa che va oltre la razionalità e richiede un passo consapevole verso le promesse di Dio anche se non si hanno tutte le certezze.

6 Ora senza fede è impossibile piacergli, poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.

Ma che benedizione essere venuti dopo Cristo, e aver visto tutto il suo ministero terreno, tutti i suoi miracoli fino alla morte e alla resurrezione e ora poter credere sempre per fede in lui, poter credere nei suoi miracoli, poter credere per fede alla bellezza del vangelo, poter credere per fede di essere perdonati, poter credere per fede che la sua chiamata ci abilita ad essere suoi messaggeri, ad essere suoi ambasciatori mandati da Gesù a pescare uomini.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *