La fede che salva – Luca 7:1-10

Non so se avete mai fatto il trust fall. Il trust fall è quando ci si lascia cadere all’indietro, e c’è qualcuno che ci afferra prima che cadiamo per terra. è un tuffo nel vuoto che si fa come esercizio per parlare di fiducia o per aumentare il livello di fiducia reciproca all’interno di un team. Io qualche volta l’ho fatto ed essendo particolarmente alto e grosso, vi ammetto che non è semplice buttarmi all’indietro. Preferisco essere quello che deve afferrare qualcuno.

Ora, che lo vogliamo oppure no, noi quotidianamente riponiamo la nostra fede in persone, idee, concetti e oggetti. Ci fidiamo che le persone a me care non mi accoltelleranno nel sonno, ci fidiamo che la macchina che uso per andare a lavoro non esploderà, ci fidiamo del fatto che alcuni valori siano fondamentali nella vita.

Quello che voglio condividere questa sera, il messaggio che vorrei ricordaste è: la fede in Gesù è salvezza. O come ha affermato un pastore americano “La fede nella fede è solo un modo di pensare positivo, ma la fede in Gesù è salvezza”

Il centurione: un uomo che merita

Oggi e domenica prossima guarderemo insieme a due storie, due storie miracolose, di quelle che sono possibili sono con Dio. Siamo nel libro di Luca e nello specifico in quella parte del vangelo di Luca nel quale Gesù è ancora in Galilea e giusto per dare un minimo di contesto, nel racconto di Luca abbiamo appena inito il capitolo 6, il capitolo nel quale il Signore chiama i suoi i discepoli e predica il sermone del luogo pianeggiante, sermone nel quale presenta le caratteristiche e i valori centrali del Regno di Dio del quale fanno parte i suoi discepoli: le beatitudini dei poveri, degli affamati, di coloro che piangono e sono perseguitati; il non giudizio del fratello; l’amore verso il nemico; la differenza tra un uomo che costruisce sulla roccia o sulla sabbia.

7 Dopo che egli ebbe terminato tutti questi discorsi davanti al popolo che l’ascoltava, entrò in Capernaum.
2 Un centurione aveva un servo, a lui molto caro, che era infermo e stava per morire;
3 avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo.
4 Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo;
5 perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».
6 Gesù s’incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto;
7 perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.
8 Perché anch’io sono un uomo sottoposto all’autorità altrui e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Va’”, ed egli va; a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa».
9 Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una fede così grande!»
10 E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.

Il protagonista della storia di oggi è un centurione. Già questo fatto è molto interessante. Il Vangelo di Luca ha una attenzione particolare all’universalità della salvezza, quindi al concetto che la salvezza non si limita soltanto al popolo di Israele. Ci sono già stati degli accenni nei primi capitoli, e ora Luca riporta la storia di questo centurione. L’universalità della salvezza si vede ancora più chiaramente nel secondo libro scritto da Luca, gli Atti degli Apostoli, nel quale vediamo il vangelo portato in ogni angolo dell’impero, a giudei e pagani. Ed anche in quel capitolo, un punto di svolta importante è dato dal centurione che si salva con Pietro, in Atti 10.

Il centurione era ovviamente un soldato, ma non un semplice soldato bensì un responsabile, un ufficiale dell’esercito. In genere i centurioni erano uomini abituati a comandare, ad affrontare situazione stressanti e pericolose, a giudicare con equilibrio quanto esporsi e come farlo. Noi non conosciamo il centurione, perché non incontra Gesù o i suoi discepoli, ma conosciamo il centurione attraverso le parole dei messaggeri che vengono mandati dal Signore Gesù. Come abbiamo detto, Luca presta sempre attenzione alle persone, che soprattutto in un’ottica di servizio al Signore diventano fondamentali, in quanto messaggeri del Signore, proprio come il centurione che era abituato ad usare delle persone per far si che accadessero delle cose ed è esattamente anche quello che succede in questo caso.

I primi a presentarsi sono dei capi del popolo, che presentano la richiesta del centurione: un servo del centurione era molto malato e stava per morire. Il centurione aveva sentito parlare di Gesù, aveva sentito parlare ei miracoli e delle gesta di Gesù, e per questo aveva chiesto ai suoi amici ebrei, che amava e rispettava tanto, di andare da Gesù.

E tramite le parole dei Giudei, leggiamo una prima descrizione di questo uomo:

4 Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo; 5 perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».

I Giudei che vanno da Gesù descrivono il centurione come un uomo che merita. Un uomo che, pur essendo straniero, amava Israele e aveva addirittura contribuito alla costruzione in una sinagoga, alla costruzione di un luogo di culto per il Dio santissimo.

Ci troviamo di fronte ad un uomo timoroso di Dio, perlomeno, un uomo rispettoso del popolo di Dio, uno straniero e perlopiù un soldato che nonostante questo si prendeva cura dei suoi servi ed era benvisto dai giudei. Il centurione è visto come un uomo che si era meritato l’intervento di Gesù, un uomo che con le proprie azioni, i propri soldi, il proprio amore, la propria religiosità si era conquistato, secondo i capi giudei, il diritto di convocare niente meno che Gesù, l’uomo del momento.

Il centurione: un uomo indegno

Gesù non risponde ai Giudei, perlomeno nel racconto di Luca, e si incammina in direzione della casa del centurione. Era quasi arrivato, quando dalla casa del centurione arriva un altro gruppo di persone, questa volta degli amici. Se i giudei avevano presentato il centurione come un uomo meritevole, gli amici lo presentano con altre parole

6 «Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto;
7 perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.

In questi versetti c’è un cambio interessante. Noi stiamo seguendo Gesù convinti che stia andando a trovare un uomo che meritava. Ma ora vediamo un’altra descrizione del soldato, un’altra prospettiva. Il centurione viene presentato come un uomo indegno, indegno di essere alla presenza di Gesù, indegno di ospitare Gesù. Credo che dopo aver mandato i giudei, il centurione abbia continuato a riflettere sulla questione, non ha preso con leggerezza il fatto di aver invitato Gesù e sapeva anche delle tradizioni e degli usi e costumi del popolo di Israele. Sapeva, per esempio, che gli ebrei non potevano entrare in casa di uno straniero. Forse aveva riflettuto ulteriormente, e alla fine aveva deciso di mandare un secondo gruppo di persone verso Gesù.

Le parole degli amici del centurione rivelano in realtà che il soldato romano non era affatto meritevole, rivelano la sua inadeguatezza, rivelano che non poteva in alcun modo pretendere che Gesù salvasse il suo servo. Non sappiamo quanto il centurione avesse capito riguardo a Gesù, anche se le parole che userà Gesù a riguardo saranno molto forti. Ma sembra proprio che quest’uomo avesse una giusta considerazione di Gesù, che avesse capito che Gesù era sì vicino e convocabile, ma anche più grande di ogni altro uomo.

E quindi tramite i secondi messaggeri, il centurione prega Gesù di non venire nella casa, e gli confessa di non essere degno nemmeno di andargli incontro. Se i Giudei ritenevano il centurione meritevole, degno, il soldato si reputava indegno, un umile persona. Ed è con questo atteggiamento, con questa umiltà che approccia il Signore. Il primo gruppo di messaggeri aveva parlato in terza persona del centurione, aggiungendo il loro punto di vista (v4 : «Egli merita che tu gli conceda questo; perché…). Il secondo gruppo di messaggeri invece parla in prima persona, come se citassero con esattezza le parole del centurione (v.6 «Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7 perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da). è in queste parole che troviamo come si sentiva veramente il centurione, non un uomo meritevole, ma un uomo indegno, un uomo umile.

Ed è questo atteggiamento che dovremmo avere con il Signore, sia all’inizio del nostro percorso, quando cerchiamo di capire chi è Gesù, cosa ha fatto, cosa rappresenta, sia durante il nostro percorso. Non è che con gli anni ci conquistiamo dei diritti particolari, non è che con gli anni diventiamo più meritevoli o più degni. Siamo davanti al trono celeste di Dio solo per i meriti di Cristo. Il Signore è il Signore, non ci deve niente. In Romani 9 Paolo dice che

15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». 16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.

Tutti noi abbiamo un servo malato, tutti noi abbiamo questioni importanti che ci sono a cuore: una malattia, una paura, un bisogno, un desiderio. E quando approcciamo Gesù con queste cose sul nostro cuore, dobbiamo farlo con la giusta considerazione della sua grandezza e della sua santità.

Il centurione: un uomo di fede

Ma l’umiltà non è sufficiente. La fede in Gesù è salvezza, non l’umiltà di per se che potrebbe essere un altro modo per conquistare con i nostri sforzi la salvezza, come altre opere buone.

Il racconto continua, con il centurione che tramite i suoi amici dice a Gesù:

“ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8 Perché anch’io sono un uomo sottoposto all’autorità altrui e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Va’”, ed egli va; a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa». 9 Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una fede così grande!»”

Tanti anni nell’esercito avevano insegnato una cosa al centurione: che uomini con autorità hanno il potere di fare cose. Per chi ha autorità è sufficiente proferire parola affinchè qualcosa accada.

Il centurione non era un uomo meritevole, era piuttosto un uomo indegno di stare alla presenza di Gesù. Ma il centurione aveva una cosa che lo caratterizzava. Il centurione era un uomo di fede. Il centurione aveva fede che Gesù aveva l’autorità di guarire il servo, che era sufficiente che Gesù ordinasse qualcosa affinchè questa si avverasse. Il centurione credeva che Gesù, l’uomo di cui aveva sentito parlare, aveva l’autorità per guarire il suo servo. Se Gesù aveva l’autorità per farlo, non servivano mille giri. La fede in Gesù è salvezza. La fede in Gesù è la fiducia che Gesù ha l’autorità di fare quello che proclama, e che lo farà nella mia vita.

La fede del centurione è quello che lascia Gesù meravigliato. Nei quattro Vangeli Gesù si meraviglia soltanto due volte. Una volta si meraviglia negativamente, di fronte alla durezza e l’incredulità di Nazaret. La seconda è appunto questa, nella quale Gesù resta meravigliato dalla grandezza della fede del centurione, una fede così grande da superare quella di ogni altra persona in Israele.

Gesù non si ferma davanti alle buone opere del centurione, e non si ferma nemmeno di fronte alla sua inadeguatezza. Gesù va molto più in profondità, scava a fondo nella vita del nostro protagonista, e arriva a ciò che è veramente importante. Il fatto che il centurione avesse donato tanti soldi, che avesse costruito una sinagoga, che avesse trattato con rispetto gli ebrei, che si prendesse amorevolmente cura del suo servo, erano cose di gran lunga secondarie. Romani 14 ci ricorda che tutto ciò che viene fatto senza fede è peccato, anche quando si fanno cose belle e utili. Solo la fede in Gesù è salvezza. Solo la fede in Gesù poteva salvare il servo del centurione. è quello che valuta Gesù è la presenza o la mancanza di fede di una persona. Nel caso del centurione non solo c’era fede, ma anche una fede straordinaria.

La fede salvifica

La fede, la fede in Gesù è l’essenza della salvezza del centurione e della nostra salvezza. Il Signore guarda alle nostre vite e va oltre tutto quello che abbiamo e quello che facciamo e vede se c’è fede oppure no.

Efesini 2 ci ricorda che “8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. 9 Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;”

 La fede di cui sto parlando è una fede salvifica, una fede in grado di salvare l’essere umano. è l’unico elemento in grado di salvare o condannare una persona.

I riformatori del 16 secolo, in contrapposizione alla chiesa Cattolica che insegnava che insieme alla fede servivano delle buone azioni per salvarsi, si concentrarono tanto sulla fede, sola fide, come unico mezzo di salvezza. Alcuni di questi teologi definirono la fede con tre parole, latine: notitia, assensus, fiducia. Non sono termini che troviamo nella Bibbia, ma ci possono aiutare a definire meglio cosa intende la Bibbia per fede.

Con notitia si intendono i fatti, l’oggetto della fede, che nel nostro caso non è un ideale o un oggetto, ma una persona, Cristo.  Assensus è la comprensione dei fatti, la convinzione personale che l’oggetto della nostra fede è vero, reale. Fiducia, ovviamente, significa fiducia, ed è la fiducia nell’oggetto della fede che abbiamo compreso.

Un teologo da questo esempio pratico: io posso andare in aeroporto e capire che davanti a me c’è un aereo. Posso ammettere che il pilota è in grado di far partire l’aereo sulla pista, accelerare ed ad un certo punto decollare. Posso studiare le leggi dell’aeronautica e capire in che modo l’aria che taglia un oggetto e in grado di sollevarlo. Ma devo fidarmi dell’aereo e del suo pilota, devo salire a bordo, sedermi e farmi trasportare in aria per dimostrare la mia fede.

Lo stesso è per la fede salvifica in Cristo Gesù, che consiste nella conoscenza del vangelo, nella convinzione che esso è vero, è nella fede in esso. La fede è una conoscenza, convinzione, fiducia nella persona e nell’opera di Cristo come unica fonte di salvezza per il proprio peccato. In cosa stai riponendo la tua fede? Ti fidi di Dio, non soltanto razionalmente, ma permettendogli di guidare l’aeroplano della tua vita.

Il centurione aveva sentito parlare di Gesù (v.3), aveva compreso quello che si diceva di Gesù, e aveva deciso di fidarsi di Gesù. Questo era il suo unico merito, questo è quello che lo aveva reso accettabile a Cristo nonostante la sua inadeguatezza.

1 Giovanni 5:1 Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio;…4 (Poiché) tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5 Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?

La nostra fede in Cristo Gesù ha vinto il mondo, ha vinto tutto ciò che ci può essere scagliato contro dalla vita.

Cosa aveva da offrire il centurione? Niente, se non la sua fede. Cosa abbiamo da offrire noi? Pensiamo di aver meritato o guadagnato in qualche modo il favore di Cristo? Noi non abbiamo niente da offrire, e la cosa bella è che Cristo non richiede niente, se non che confessiamo che Gesù è il Cristo, nato da Dio.

Gesù ci chiede di fidarci di lui. Ci chiede di fidarci di lui con la nostra vita, all’inizio, e con le nostre scelte quotidiane. Ci chiede di fidarci di lui quando vedo solo oscurità, quando non capisco, quando ho domande, quando soffro. Fidarci di lui vuol dire portare i nostri pesi a lui e sapere che lui ha l’autorità per operare potentemente.

Sui versetti di 1 Giovanni 1 è stato scritto: “La fede vede che Gesù è meglio. Per questo motivo la fede vince il mondo.      i nostri occhi sono stati aperti attraverso la nuova nascita per vedere la desiderabilità superiore di Gesù. Gesù è meglio dei desideri della nostra carne, e meglio dei desideri dei miei occhi, e meglio delle ricchezze che ci soffocano con l’avidità e l’orgoglio. Gesù è veramente superiore, e la fede è la vittoria che ha vinto il mondo. La fede era all’inizio, è con noi oggi, e sarà con noi alla fine. è il segno distintivo che afferma che sono un figlio di Dio.”

La fede in Cristo Gesù è salvezza. è l’unica cosa che poteva salvare il servo del centurione, è l’unica cosa che può salvare noi. Non è sufficiente capire, non è sufficiente essere d’accordo, devo decidere di fidarmi, e fidarmi di Cristo Gesù. “La fede nella fede è solo un modo di pensare positivo, ma la fede in Gesù è salvezza”.

Paolo, in Filippesi 3, e con questi versetti concludo, scrive:

Filippesi 3: 8 Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede.

L’unico trust fall, l’unico tuffo nel vuoto che porta alla salvezza è la fede in Cristo Gesù, in colui che è già morto per noi, e già risorto per noi, ha già conquistato la salvezza per noi. Tuffati, per fede, verso Cristo Gesù. Lascia a Gesù il peso di occuparsi di tutto il resto.

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