La luce di Gesù – Luca 11:33-36

Non so se è una immagine scientificamente accurata, ma mi piace molto.

 

Luca 11:33 «Nessuno, quando ha acceso una lampada, la mette in un luogo nascosto {o sotto un recipiente[d]}, anzi la mette sul candeliere, perché coloro che entrano vedano la luce. 34 La lampada del corpo è l’occhio[e]; se l’occhio tuo è limpido[f], anche tutto il tuo corpo è illuminato, ma se è malvagio[g], anche il tuo corpo è nelle tenebre. 35 Sta quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre. 36 Se dunque tutto il tuo corpo è illuminato, senza avere alcuna parte tenebrosa, sarà tutto illuminato come quando la lampada t’illumina con il suo splendore».

Gesù continua a parlare con la folla che lo circonda con questi versetti che abbiamo appena letto. E inizia usando una similitudine. Nessuno, una volta che ha acceso una lampada, la mette sotto un recipiente, perché da sotto il recipiente non è in grado di illuminare. Piuttosto, la lampada, si mette in alto in modo che possa illuminare al meglio.

Ma, a differenza di altri passi biblici, in questo caso la lampada non siamo noi e la luce non è la nostra testimonianza verso il mondo.

Gesù dice che il nostro occhio e come una lampada. L’occhio non è la luce, ma l’occhio è ciò che contiene la luce. Se l’occhio non è illuminato bene, tutto il corpo ne risente. Se l’occhio non riceve luce, allora il corpo non è in grado di camminare bene, di riconoscere i pericoli e le opportunità che lo circondano. Non so perché, ma un periodo da piccolo provavo ad immaginare come sarebbe stata la mia vita da cieco e quindi camminavo con gli occhi chiusi e come potete immaginare la cosa è incredibilmente difficile. Oppure non so se vi è mai capitato di guidare di notte e non accorgervi di avere le luci spente. Quando succede siamo convinti di avere luce e guidiamo, ma quando ci accorgiamo che i fari sono spenti e li accendiamo vediamo tutto in maniera diversa, migliore.

Leggendo questo brano ho subito pensato a quelle cose che vediamo che non ci fanno del bene: la pornografia, film con contenuti e messaggi sbagliati e così via. Ognuno può pensare a degli esempi concreti. Leggevo in questi giorni delle pagine da un libro di Tim Chester, intitolato You can Change.

L’autore racconta un episodio. Parlando con degli amici è venuta fuori una domanda: che tipo di commedia vi piace? Tim ha fatto vedere ai suoi amici una dei suoi video preferiti e ha notato come i suoi amici sussultare a delle battute con doppio senso. In quel momento, Tim ha capito che, tramite questo tipo di comicità, si stava esponendo a delle influenze che corrompono, che non fanno del bene e che doveva eliminare queste cose dalla sua vita.

Non possiamo pensare di guardare e ascoltare tutto quello che ci pare, e poi di non avere delle conseguenze. Quando lo facciamo succede che viviamo come se stessimo guidando di notte una macchina con i fari spenti, il pericolo è dietro l’angolo. La pornografia porta ad avere pensieri sbagliati e porta a trattare le persone e il sesso in maniera sbagliata. Ma anche film romantici, di azione, horror possono distorcere la realtà e portarci a vivere in maniera sbagliata, con azioni o pensieri sbagliati. La pornografia è l’esempio eclatante, ma questo pericolo si nasconde in tante altre cose, che devono essere analizzate di volta in volta. Una persona può guardare “Orgoglio e pregiudizio” senza alcun problema, un’altra potrebbe decidere che non è il tipo di contenuto che la edifica.

Ma non basta guardare a questo tema e a questi versetti da un lato negativo, bisogna rimarcare anche il lato positivo. Abbiamo bisogno della vera luce nelle nostre vite. Non basta guardare cose belle per avere la vita di cui sta parlando Gesù. Il nostro occhio e le nostre vite devono essere illuminate dalla vera luce. Una luce che non ha pari. Gesù, nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 8 afferma:

Giovanni 8:12 Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Per avere la vera vita, abbiamo bisogno di una luce che dissipi completamente ogni tipo di tenebra. Questa luce miracolosa c’è, esiste, ed è Cristo Gesù. è una luce esterna, una luce che non abbiamo creato noi, che non è il frutto del nostro lavoro e delle nostre buone azioni, che non è dipendente dall’essere umano. Ma pur essendo una luca esterna, non è una luce che è irraggiungibile per noi, che non ha niente a che fare con noi.

Cristo è venuto per far si che noi potessimo vedere e prendere questa luce. E’ una luce che se facciamo nostra, se decidiamo di usare per illuminare la nostra lampada, diventa allora una luce interna, una luce che cambia la nostra vita. Non si tratta quindi soltanto di una questione moralistica, di scegliere cose migliori da vedere rispetto a quelle peggiori. Si tratta piuttosto di un cambio di vita radicale che può avvenire solo quando quando decidiamo la luce di Cristo, che prende il posto delle tenebre, si tratta di passare da una stanza chiusa, al buio, ad un mondo di luce.

Non è una questione di poco conto, Gesù ci esorta a stare attenti che la nostra vita sia veramente guidata e illuminata dalla sua luce. L’alternativa è che sia illuminata, per modo di dire, dalle tenebre del male.

Nei versetti 34 e 36 Gesù ripete delle parole simili, per rafforzare il concetto.

34 La lampada del corpo è l’occhio[e]; se l’occhio tuo è limpido[f], anche tutto il tuo corpo è illuminato, ma se è malvagio[g], anche il tuo corpo è nelle tenebre. 36 Se dunque tutto il tuo corpo è illuminato, senza avere alcuna parte tenebrosa, sarà tutto illuminato come quando la lampada t’illumina con il suo splendore». 

La luce di Gesù è una luce particolare. E’ una luce che va in profondità, che non può essere fermata o oscurata. Raggiunge tutto il nostro corpo, non soltanto la testa, o il cuore, o le mani. Scandaglia le nostre parti più interne e nascoste, i peccati più radicati, i dolori più profondi, le paure più grandi.

Nella seconda parte della lettera agli Efesini Paolo scrive le istruzioni su come i credenti si devono comportare alla luce del vangelo descritto nei primi capitoli della lettera. E nel capitolo 5 Paolo riprende proprio il concetto di luce e tenebre che Gesù usa in Luca 11.

Efesini 5:7 Non siate dunque loro compagni; 8 perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce 9 – poiché il frutto della luce[e] consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità – 10 esaminando che cosa sia gradito al Signore. 11 Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; 12 perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto. 13 Ma tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste; 14 poiché tutto ciò che è manifesto, è luce. Per questo è detto: «Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce»[f].

La luce di Cristo ci porta a manifestare, denunciare quello che non va bene. Non sto necessariamente parlando di una confessione pubblica di tutte le cose che non vanno bene. Ma di una decisione da prendere, di non voler cercare di nascondere delle cose dalla luce del Signore, riconoscere quotidianamente che la luce del Signore è il nostro bene, che noi apparteniamo al Signore, siamo figli di luce che Cristo vuole inondare di luce.

Cristo è la luce. Come nell’immagine del fiammifero, se facciamo nostra questa luce, la nostra vita non avrà ombre. Accetta Cristo, accetta la sua luce, fatti inondare da questa luce in modo che tutto il tuo corpo sia ben illuminato, edificato e benedetto da Cristo.

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