La potenza della musica – Luca 1:46-80

Abbiamo detto che il Vangelo di Luca è un Vangelo nel quale si canta, e oggi vediamo i primi due, grandi cantici di questo Vangelo. E credo sia un privilegio quello di poter studiare insieme non soltanto gli insegnamenti dottrinali di Gesù o di Paolo, non soltanto osservare le azioni di Gesù, o di Mosè o di Davide, ma anche poterci soffermare sulle parole di un canto o di una preghiera di una persona. E stiamo per leggere due canzoni, come direbbe Ray Charles, piene di potenza, potenza divina.

Ray Charles, il famoso cantante e musicista, ha detto che la musica è piena di potenza: mentre si ascolta la musica le persone possono esserne toccati. Le persone rispondono.

La musica è piena di potenza, non è vero? La usiamo per caricarci, per calmarci, per godere di un momento. Gli sportivi la ascoltano prima di una gara per spronarsi, l’innamorato per godere in maniera più profonda dell’amore che prova. Io spesso ascolto musica cristiana per trarne incoraggiamento.

46 (E)E Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore,
47 e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
48 perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
49 perché grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome,
50 e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su quelli che lo temono.
51 Egli ha operato potentemente con il suo braccio: ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore,
52 ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili,
53 ha colmato di beni gli affamati[f] e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia[g],
55 di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre».
56 Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi; poi se ne tornò a casa sua.

Potente, Santo, Misericordioso
Il primo cantico che troviamo è quello di Maria, una ragazzina che dalla sua umile posizione risponde con lode a quello che il Signore sta compiendo.

E le parole di Maria ci aiutano davvero a capire cosa Dio sta facendo. Magnificare vuol dire, letteralmente, ingrandire, allargare. E come se Maria stesse mettendo un bel zoom sul Signore per rendere ancora più evidente la bellezza, la grandezza, la potenza, il piano di Dio, che è definito appunto Dio, ma anche Signore e mio Salvatore. Il pronome mio è indicativo. Questa è una preghiera molto personale. Una preghiera di una persona che è stata personalmente toccata dal Signore, che ha scrutato fino alla bassezza della sua serva per poi intervenire e fare grandi cose.

Ma chi è questo Signore, chi è questo Dio, chi è questo Salvatore? Capita a volte di non conoscere questo Dio, di non essere in grado di riconoscerlo, ma capita anche di dimenticarsi chi è questo Dio e cosa lo caratterizza. Maria nei versetti 49 e 50 ci dice che Dio è
– Potente
– Santo
– Misericordioso

Dio è così potente da essere in grado di rendere umano suo Figlio senza il bisogno di un atto sessuale tra un uomo e una donna. Dio è così potente da dare ad una coppia anziana e sterile un bambino.

Ma Dio è anche santo, completamente privo di imperfezioni, macchie, peccato. Completamente diverso da noi quindi, che siamo segnati dal peccato di Adamo così come dal nostro peccato quotidiano.

Un Dio solamente potente e santo sarebbe un Dio del quale avere molta paura, un Dio che non avrebbe portato Maria a voler ingrandire la visione del Signore. Ma insieme alla sua potenza e la sua santità, il Signore ha rivelato anche la sua misericordia, una caratteristica che è ripetuta per ben due volte nella preghiera di Maria e cinque volte in questo primo capitolo di Luca. Un Dio potente e santo avrebbe estinto con furore Maria, ma il nostro Dio, potente, santo e misericordioso agisce in modo da salvare coloro che lo temono, coloro che hanno la giusta comprensione di lui.

Se vogliamo queste tre caratteristiche che Maria cita si accoppiano molto bene con i nomi che ha dato al Signore all’inizio del cantico. Signore, ovvero colui che ha il pieno controllo della nostra vita e può fare di essa qualsiasi cosa vuole per la sua potenza; Dio, ovvero l’unico Dio, colui che è completamente diverso da noi. E infine Salvatore, ovvero colui che usa misericordia per salvare il suo popolo.

Quando sono nella mia cameretta e prego, o quando c’è una situazione a lavoro che mi sembra difficile da risolvere e prego, o quando ho appena peccato e prego, mi sto rivolgendo ad un Signore potente, un Dio santo e un Salvatore misericordioso.
Forse sei scoraggiato per qualcosa che non sembra cambiare nella tua vita, ricordati che Dio è un Dio potente.
Magari sei in una fase di orgoglio e non vuoi rinunciare ad un peccato che ti sembra più soddisfacente di Dio, ricordati che Dio è santo.
Forse invece guardi al peccato nella tua vita e ti senti di non meritare il favore di Dio, la sua comunione, ricordati che Dio è misericordioso.

Il futuro al passato
Perché Maria era sicura di queste caratteristiche di Dio, certa di questo Dio? Perché noi dovremmo essere certi di queste cose?

Maria elenca sette cose che Dio ha fatto. Nei versetti 51-54 sono descritte sette azioni del Signore, tutte già compiute e tutte al passato. Ora, può darsi che Maria stesse riflettendo su delle cose che il Signore aveva già fatto nella sua vita o nella storia del popolo di Israele. Ma io credo piuttosto che queste sette azioni passate in realtà siano sette azioni future, che le parole di Maria siano messianiche, incentrate sulla figura e l’opera del bambino che portava nel grembo.

Questo modo di profetizzare è usato anche nell’Antico Testamento, che impregna le parole di Maria. Per esempio, spesso leggiamo le bellissime parole di Isaia 53 e non abbiamo problemi ad affermare che questa è una descrizione di Gesù, che sarebbe nato da lì a 700 anni. Eppure anche in questo caso la profezia è al passato, per esempio i versetti 5-7 recitano così:

5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.6 Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. 7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. (Isaia 53)

Questo avviene quando la certezza della profezia futura è così grande da renderla quasi un evento passato. E credo appunto che è quello che Maria fa, parlando al passato dell’opera futura del Signore in Cristo.

Il capovolgimento sociale di Cristo
Quali sono queste sette azioni?
– Il Signore ha operato potentemente
– Ha disperso i superbi
– Ha detronizzato i potenti
– Ha innalzato gli umili
– Ha colmato di beni gli affamati
– Ha rimandato a mani vuote i ricchi
– Ha soccorso Israele

Il senso di queste azioni è che l’opera del Signore ha, fra le varie cose, uno scopo rivoluzionario, ovvero di capovolgimento degli schemi umani. Diciamo spesso che Cristo non era venuto per liberare Israele dall’Impero Romano ma piuttosto per liberare spiritualmente delle persone oppresse dal peccato. Ma questo non vuol dire che non ci sia una componente sociale nel vangelo.

L’aspettativa israelita di ricevere un liberatore sociale non era infondata e non deve scomparire dal nostro radar. In un mondo che ancora oggi, dopo 2000 anni, presenta ingiustizie sociali, un mondo in cui si muore di fame, un mondo che sembra premiare i potenti e i superbi che covano malvagità nel loro cuore, in un mondo che vede la chiesa maltrattata nei migliori dei casi, perseguitata ferocemente in altri e regredire fino a quasi scomparire in altri ancora, non dobbiamo dimenticarci queste parole di Maria, che guardano con assoluta certezza al futuro tanto da parlarne al passato e aggrapparci alla restaurazione non solo spirituale ma anche sociale dell’ordine delle cose. Le parole di Maria ci ricordano che quello che a noi sembra normale non necessariamente lo è per il Signore, quello che a noi sembra immutabile per il Signore non lo è.

“Nel mondo antico era considerato normale che i ricchi avessero tutte le attenzioni, com’era normale che i poveri dovessero patire la fame. Ma il canto di Maria parla di un Dio non vincolato da quello che fanno gli uomini. Egli rovescia gli atteggiamenti umani e l’ordine stabilito dalla società.”

Questa realtà futura per Maria è una realtà futura anche per noi. La Bibbia ci dice che questo succederà con la seconda venuta di Cristo. Ma al tempo stesso è una realtà anche presente. La chiesa è una anticipazione imperfetta della perfetta società che ci sarà nel paradiso. Un esempio è la chiesa di Gerusalemme, dove i membri “vendevano le proprietà e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. Nella chiesa si vive già un rovesciamento dei valori societari di questo mondo alla luce dell’opera di Gesù.

Perché Dio prometta un Salvatore e una “rivoluzione”? Perché la chiesa vive secondo i valori di Dio? Perché siamo bravi? No, perché il Signore è potente. Perché il Signore è santo. Perché il Signore è misericordioso.

Dopo tre mesi Maria torna a casa. E la storia di Elisabetta continua al versetto 57.

La nascita di Giovanni
57 Compiutosi per lei il tempo del parto, Elisabetta diede alla luce un figlio.
58 I suoi vicini e i parenti udirono che il Signore le aveva usato grande misericordia, e se ne rallegravano con lei.
59 L’ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino, e lo chiamavano Zaccaria dal nome di suo padre.
60 Allora sua madre intervenne e disse: «No, sarà invece chiamato Giovanni».
61 Ed essi le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela[h] che porti questo nome».
62 E con cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato.
63 Egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: «Il suo nome è Giovanni». E tutti si meravigliarono.
64 In quell’istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta, ed egli parlava, benedicendo Dio. 65 E tutti i loro vicini furono presi da timore; e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea.
66 Tutti quelli che le udirono le serbarono nel loro cuore e dicevano: «Che sarà mai questo bambino?», perché la mano del Signore[i] era con lui.

Elisabetta partorisce, e come l’angelo aveva predetto questo bambino è motivo di grande gioia, insieme a meraviglia, timore. Di nuovo, Luca ci fa notare che questo gesto del Signore era stato un gesto di misericordia. Il problema nasce quando, all’ottavo giorno insieme alla circoncisione, si deve dare il nome a questo neonato. Le persone volevano chiamarlo Zaccaria, non prendendo sul serio la madre stesso del bambino che affermava che doveva essere chiamato Giovanni. Ricordate che Zaccaria era diventato muto dopo l’incontro con l’angelo. Quando Zaccaria scrive su una tavoletta che il suo nome è, senza ombra di discussioni, Giovanni, la sua bocca si apre, la lingua si scioglie e Zaccaria inizia a benedire il Signore.

E Luca riporta anche le parole della benedizione di Zaccaria, una benedizione ripiena di Spirito Santo come spesso accaduto in questo capitolo.

67 (G)Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo:
68 «Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
69 e ci ha suscitato un potente Salvatore[j] nella casa di Davide, suo servo,
70 come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi santi profeti;
71 uno che ci salverà[k] dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano,
72 per usare così misericordia verso i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto,
73 del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
74 per concederci, liberati dalla mano dei [nostri] nemici, di poterlo servire senza paura,
75 in santità e giustizia, alla sua presenza, per tutti i nostri giorni[l].
76 E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai davanti al Signore[m] per preparare le sue vie,
77 per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati,
78 grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà[n]
79 per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace».
80 Or il bambino cresceva e si fortificava nello spirito; e stette nei deserti fino al giorno in cui doveva manifestarsi a Israele.

La liberazione dai nemici
La preghiera di Zaccaria può essere divisa in due parti, dal versetto 68 al 75 nei quali si loda Dio per la salvezza messianica, e dal versetto 76 al versetto 79 nei quali Zaccaria si rivolge direttamente al suo figlio, Giovanni.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un cantico impregnato di riferimenti all’Antico Testamento. Ci sono degli elementi in comune, dalle promesse fatte ad Abramo, alla figura del Salvatore, alla misericordia di Dio. Ma se il cantico di Maria è di adorazione in un certo senso, quello di Zaccaria è un tipico cantico di lode e ringraziamento. Cambia anche il pronome personale, e si passa dalla preghiera personale di Maria alla preghiera del popolo di Dio (ci ha suscitato, ci salverà) espressa per mezzo del sacerdote del popolo. Se nel primo cantico abbiamo notato una forte componente sociale, qui troviamo una componente di liberazione dai nemici.

Nella prima parte della preghiera il Signore ha visitato e ha riscattato il suo popolo, ha suscitato un potente Salvatore, uno che salverà dai nemici, ovvero da fattori esterni che aggrediscono il popolo di Dio. Nel primo secolo Zaccaria e i fedeli in generale vedevano sicuramente Roma come un nemico esterno, e oggi la chiesa può sicuramente elencare tanti nemici: dalle persecuzioni fisiche dei regimi totalitari nei confronti dei cristiani fino alle pressioni ideologiche del relativismo contemporaneo, specialmente su questioni come il gender, l’aborto, il sesso e così via.

La liberazione interna
Ma nella preghiera di Zaccaria non troviamo solo una liberazione dai nemici, ma anche la liberazione dal proprio nemico di ogni persona. Il lavoro di Giovanni Battista infatti consiste nel preparare la via al Signore, ovvero far comprendere al popolo che il problema non era solo l’esercito romano che aveva invaso Israele, non erano solo i pubblicani che appesantivano con le tasse il popolo, non erano soltanto i farisei che appesantivano il popolo con delle leggi e dei costumi che non erano biblici, non erano soltanto i vicini di casa che facevano casino la notte o il collega che non fa il suo lavoro. Il problema non è soltanto che il cristianesimo oggi può essere considerato ai margini della società occidentale. Il vero problema era il peccato personale di ognuno, e la salvezza, la liberazione consiste nel prendere conoscenza di questo peccato e ricevere il perdono per questo peccato.

La fedeltà di Dio
Perché il Signore fa tutto questo? Perché il Signore interviene per liberare il suo popolo dai nemici esterni ed interni? Un commentario che ho consultato mi ha fatto scoprire una cosa che non avevo notato. La preghiera di Zaccaria è strutturata usando un chiasmo. Quando c’è un chiasmo troviamo degli elementi ripetuti due volte. Il primo elemento lo ritroviamo in ultima posizione, il secondo in penultima e così via. Seguitemi sul testo:

– Il Signore ha visitato (68) e l’Aurora dall’alto ci visiterà (78)
– Il suo popolo (68) e per dare al suo popolo (77)
– Salvezza (69) e salvezza (77)
– Profeti (70) e sarai chiamato profeta (76)
– Dai nostri nemici e dalla mani di quelli che ci odiano (71) e liberati dalla mano dei nemici (74)
– Padri (72) e Abraamo, nostro Padre (73).

In genere il chiasmo viene usato per mettere in risalto il tema che è posto al centro di questa struttura. E in questo caso dove si vuole andare a parare?

“Ricordarsi del suo santo patto, del giuramento che fece” (77-73). Al centro c’è la fedeltà di Dio, nello specifico la fedeltà nei confronti del suo santo patto e giuramento fatto ad Abramo. In cosa consiste questo giuramento?

Vi ricordate probabilmente la storia di Abramo, al quale il Signore chiede di sacrificare il suo unico figlio. Quando Abramo sta per sacrificare suo figlio, il Signore gli mostra un montone da offrire come olocausto al posto di Isacco, il figlio di Abramo.

E subito dopo l’angelo del Signore dice queste parole ad Abramo:

15 L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta e disse: 16 «Io giuro per me stesso», dice il Signore, «che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo, 17 io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s’impadronirà delle città dei suoi nemici. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».

In Cristo troviamo il compimento di questa promessa, la liberazione dai nemici ma anche la possibilità, in quanto liberi, di poter servire Dio senza paura, in santità e giustizia, tutti i nostri giorni (74-75). Nelle canzoni messianiche di Maria e Zaccaria troviamo che in Gesù Dio ci ha salvati, ci ha mostrato misericordia, ha innalzato i poveri, ci ha liberato dai nemici.

Il Dio che adoriamo, che magnifichiamo, che lodiamo, è potente, Dio è santo, Dio è misericordioso, e Dio è fedele, fedele al giuramento espresso. Dio non può venir meno alla parola data.

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