Le Beatitudini: Marco 5: 1-10

Domenica scorsa abbiamo concluso la nostra serie di predicazioni sul libro della Genesi con l’epilogo dell’incredibile storia di Giuseppe, che dimostra in maniera inequivocabile la sovranità di Dio.

Oggi torniamo nel Nuovo Testamento e iniziamo una nuova serie che ci accompagnerà nei prossimi mesi. Andremi infatti a guardare insieme uno dei discorsi più famosi di Gesù, se non il più famoso: il Sermone sul Monte nel Vangelo di Matteo, 5-7.

5:1 Gesù, vedendo le folle, salì sul monte[a] e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui 2 ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo:
3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.

In un certo senso questo è il vero inizio del Vangelo di Matteo dopo un’introduzione da parte dell’evangelista. Nel Vangelo di Matteo Gesù inizia a insegnare con il Sermone sul Monte e quello che dice è di fondamentale importanza. Di cosa parla Gesù? Tutto il suo discorso è incentrato sul Regno dei cieli, questa realtà che il Figlio di Dio, il Messia è venuto a presentare e inaugurare come compimento di tutte le profezie dell’Antico Testamento.

Matteo 4 si conclude con queste parole:
23 Gesù[n] andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo.

Ci sono tanti modi in cui è stato interpretato il sermone, ma è stato giustamente fatto notare che Matteo lo mette all’inizio del suo Vangelo perché “lo scopo del sermone sul monte … è di presentare il regno come qualcosa di essenzialmente spirituale. Prima di tutto, il regno è una realtà interiore; è ciò che governa e controlla il cuore, la mente, il pensiero di colui che conosce il Signore.”[1]

Con le beatitudini inizia la descrizione e la spiegazione di Gesù di questo regno dei cieli. Gesù presenta una nuova realtà, un nuovo regno e il Sermone sul Monte è la costituzione di questo Regno, il documento che descrive chi può entrarvi, quali sono i valori del Regno, cosa ci si aspetta da chi fa parte di questo Regno. Ed è una descrizione che stravolge le aspettative del suo pubblico, il quale si aspettava tutt’altro.

Il discorso ha, ovviamente, una sua logicità e quindi tutto si basa sulla comprensione delle beatitudini, che sono la descrizione di persone che vivono secondo le aspettative del Regno. Lo standard richiesto è molto alto e  tutti quelli che si professano Cristiani devono manifestare tutte queste caratteristiche che, è chiaro, sono caratteristiche che non possono provenire da noi perchè sono innaturali per noi.

La parola che più si ripete, ovviamente, è beati. Beati, felici, benedetti. Sono coloro che godono di pace e prosperità, coloro che sono favoriti dal Signore, coloro che godono della vita in maniera speciale. Ovviamente è una cosa che tutti vogliono. È una cosa che, sono sicuro, desideri anche tu.

E ovviamente è una cosa che interessava da vicino gli ebrei, soprattutto quelli più praticanti. Immaginatevi la scena. Questo uomo, questo profeta, inizia a fare dei miracoli, inizia ad insegnare, inizia il suo ministero itinerante dopo 400 anni di silenzio da parte dal Signore. Le folle si radunano e pendono dalle labbra di Gesù.

Beati i poveri in spirito

La prima parola è beati, che porta alla loro mente le benedizioni dell’AT. LA fine è: perchè di loro è il regno dei cieli. Anche questo poteva essere in qualche modo preventivabile. Quello che sorprende, che sciocca, che ribalta completamente la situazione è quello che Gesù dice in mezzo: i poveri in spirito.

Israele si aspettava tutt’altro. Si aspettava di poter fare affidamento sul retaggio ebraico, sulla genealogia, sull’elezione del popolo, sul loro orgoglio patriottico, religioso e nazionalistico. Invece no, la prima caratteristica, l’introduzione alle beatitudine è: beati i poveri in spirito. Gesù mette subito in risalto che è la povertà spirituale, che è la bancarotta spirituale, il riconoscere che spiritualmente non abbiamo assolutamente niente da contribuire la condizione migliore per accedere al regno dei cieli. 

Per entrare a fare parte del Regno dei cieli bisogna realizzare di non esserne parte, bisogna capire di essere fuori dal regno e che l’unico modo per entrarvi è per mezzo di un salvatore. Le beatitudine non presuppongono un cambiamento morale, ma un cambiamento radicale, completo della natura della persona. Un cambiamento che noi non siamo in grado di conquistare in alcun modo. Quando si ammetta la propria condizione di bancarotta, di povertà spirituale e ci si rivolge al Signore allora si entra, si riceve il regno di Dio.

Tutte le beatitudine ci aiutano a farci delle domande serie sulla nostra condizione davanti a Dio, sul nostro atteggiamento. Ma, iniziando con la povertà di spirito, ammettiamo di non essere all’altezza. Ammettiamo che tutte le cose descritte nel sermone del Monte sono per noi impossibili da realizzare senza un intervento divino.

Tutte le beatitudini sono una mazzata incredibile al nostro orgoglio e alla nostra speranza nell’essere umano. Ma sono anche stupende, piene di speranza perchè Cristo le pronuncia. Cristo dice: ecco finalemente il messia che vi era stato promesso che è in grado di realizzare tutto questo nelle vostre vite. Voi da soli non ci riuscite, ma io lo rendo possibile.

Gesù, l’uomo in carne e ossa davanti alle folle, è l’incarnazione di tutte le promesse, la realizzazione di ogni profezia.

Isaia 61:1 Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, 2 per proclamare l’anno di grazia del Signore[a], il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare tutti quelli che sono afflitti; 3 per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del Signore, per mostrare la sua gloria.


Beati quelli che sono afflitti
Beati coloro che sono afflitti o, come dice un’altra traduzione, beatici coloro che fanno cordoglio perché saranno consolati. Il mondo attorno a noi cerca di evitare a qualunque costo l’afflizione. L’entrata nel Regno di Dio è garantita non solo a coloro che sono poveri, ma che sono anche afflitti. Di nuovo, pensate un attimo alla situazione di Israele. Israele era oppresso a causa dell’esercito romano, a causa della corruzione, a causa di mille problemi. E anche oggi, ci sono tante cose per cui fare cordoglio.

Ma cosa ci chiama a fare questa beatitudine? A lamentarci per le cose che non vanno bene? Ad essere afflitti perché a lavoro non veniamo promossi, o perché la nostra squadra del cuore non vince?

No, le cose non andavano bene in Israele 2000 anni fa a causa del peccato di Israele. In questo mondo non vanno bene a causa del peccato. Nella nostra vita c’è un problema più grande di cui lamentarsi che le condizioni esterne: è il nostro peccato. Il cordoglio e l’afflizione nascono da un cuore che riconosce la propria povertà spirituale e fa cordoglio per questa situazione. Il risveglio spirituale, personale e della chiesa, scaturisce da una profonda tristezza riguardo al nostro peccato, e non da una minimizzazione di esso.

Quante volte tendiamo a non preoccuparci del nostro peccato. Quante volte il tempo che passiamo in preghiera non contempla momenti di cordoglio, di confessione. Quante volte nel nostro relazionarci con Dio non ci sono parole come quelle di Davide nel salmo 51:

1 Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà;

nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti.

2 Lavami da tutte le mie iniquità

e purificami dal mio peccato;

3 poiché riconosco le mie colpe,

il mio peccato è sempre davanti a me.

4 Ho peccato contro te, contro te solo,

ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi.

E che bello, al tempo stesso, sapere che il Messaggero del Regno dei Cieli, Cristo Gesù, promette consolazione per il nostro cordoglio. Che bello sapere che nel regno dei cieli l’afflizione non è la destinazione, ma un passaggio necessario per arrivare alla consolazione. Che bello assaporare già da ora la consolazione per i meriti di Cristo, anche se in maniera imperfetta, ma sapere anche che la nostra consolazione sarà perfetta un giorno. A volte sono così sconsolato quando ripenso al mio peccato…e so di sbagliare perchè Cristo ha già pagato per me e quindi combatto questa sconsolazione sbagliata. Ma un giorno non dovrò più sforzarmi, perchè la consolazione di Cristo in me sarà perfetta.

Beati i mansueti

Biden, Trump, Putin, Berlusconi, Netanyahu, Erdogan, Kim Jong-un. O anche: Stalin, Hitler, Mussolini, Pinochet, Franco. O ancora: Napoleone, Attila, Giulio Cesare, Erode, Pilato. Sono solo alcuni dei re, politici, tiranni che hanno governato su questa terra usando la forza, la corruzione, il potere, la violenza, la morte. Persone che hanno cercato spesso il proprio tornaconto personale. Al tempo stesso persone carismatiche, geniali, intelligenti, che avevano le qualità per arrivare in alto e tenersi il potere.

L’atteggiamento del discepolo, invece, è completamente diverso. Avendo riconosciuto la propria povertà spirituale, avendo fatto cordoglio per la propria condizione, il cristiano si pone in maniera mansueta nei confronti delle altre persone. In questo suo atteggiamento il credente, e la chiesa, rispecchia il cuore di Gesù che proprio Matteo descrive come mansueto e umile.

Come rispondi ai commenti delle persone? Come rispondi al modo di comportarsi delle persone? Le prime due beatitudini hanno a che fare soprattutto con noi stessi, quello che crediamo di noi, privatamente. In questa beatitudine veniamo messi in relazione alle persone che ci sono attorno.

Il nostro atteggiamento è contraddistinto dalla mansuetudine? Posso dire tranquillamente che il mio non lo è sempre. Quando Stefania mi fa notare un atteggiamento sbagliato, non rispondo con mansuetudine.

Cosa attende coloro che invece, grazie all’intervento di Dio, si lasciano modellare in modo da essere mansueti in maniera non umana? La terra in eredità. Non sono i forti e i potenti, ma gli umili e i mansueti che sono chiamati da Dio a governare, a realizzare il mandato di Genesi 1 e 2, a portare a compimento quanto predetto dal Salmo 37:11:
11 Ma gli umili erediteranno la terra e godranno di una gran pace.

Nel giorno in cui il Signore tornerà i nuovi cieli e la nuova terra, la nuova Gerusalemme, la Terra promessa sarà data non ai prepotenti, ma ai mansueti.

 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia

Viviamo in un paese in cui la cultura enogastronomica è un aspetto fondamentale. Ci piace mangiare, ci piace bere, ci piace parlare di quello che mangiamo e beviamo. In altri momenti sperimentiamo la fame e la sete: magari se stiamo seguendo una dieta, se stiamo facendo sport, se siamo sotto il sole estivo.

Queste sensazioni fisiche e materiali ci aiutano ad avere un’idea di questa beatitudine, con la fame e la seta di giustizia che dovrebbe contraddistinguere il discepolo di Cristo. Una fame di giustizia spirituale, e non soltanto sociale. Giustizia intesa come una realizzazione della volontà di Dio secondo i suoi comandamenti, i suoi desideri, le sue caratteristiche e il suo cuore. Per esempio: la chiesa si accorge di un peccato all’interno della comunità. Dio è santo e vuole che la sua chiesa sia santa, quindi la chiesa deve dimostrare questa fame di giustizia intervenendo per rimuovere quel peccato. Ma lo deve fare con grazia, amore, mansuetutine.

Oppure un altro esempio. La chiesa deve essere guidata e spinta nella missione e nell’evangelizzazione da un senso di giustizia. Proclamiamo il regno dei cieli perchè le persone non sono giuste davanti a Dio e questa cosa deve essere risolta. Ma la proclamazione del vangelo deve essere fatta con verità e sensibilità, il messaggio che deve essere predicato non è di tipo legalistico o umanistico, ma bisogna presentare Cristo come colui che ci libera dalla nostra condizione di ingiustizia universale. Ovviamente questo tipo di fame e sete di giustizia spirituale ha ripercussioni su tutti gli aspetti della vita: giustizia sociale, giustizia emotiva, giustizia fisica, ma sempre avendo Dio al centro.

 Beati i misericordiosi

Avete presente la scena dei gladiatori romani i quali, dopo aver sconfitto il loro avversario in un duello, chiedono all’imperatore se risparmiare oppure no la vita dello sconfitto? Ecco, immaginate di avere questa possibilità ogni volta che vi viene rivolto un attacco. I poveri in spirito, che sono afflitti, che sono mansueti, che sono affamati e assetati di giustizia saranno anche misericordiosi. Perchè hanno realizzato la miseria del loro stato e hanno riconosciuto che se sono entrati nel Regno dei cieli è perchè è stata fatta loro misericordia e verrà fatta loro misericordia quando Cristo tornerà. Più avanti nel Vangelo di Matteo Gesù racconterà la parabola dell’uomo al quale viene condonato un grande debito ma il quale non condona un debito molto più piccolo che gli era dovuto.

Essere misericordiosi vuol dire essere compassionevoli, comportarsi con pietà sia nei confronti di coloro che peccano sia nei confronti di coloro che soffrono a causa del peccato che c’è in questo mondo. Vuol dire essere così consapevoli della misericordia ricevuta da avere misericordia di tutti coloro che, guidati dal peccato e dalle potenza maligne, ci feriscono e ci fanno del male anche se avremmo la possibilità di vendicarci da noi. Vuol dire avere compassione di chi sta peggio di noi, di chi soffre emotivamente, fisicamente, economicamente.

Beati i puri di cuore

Immagina di poter entrare in una stanza, sederti su una poltroncina e sulla poltrona davanti a te c’è Dio. Immagina di poter vedere faccia a faccia Dio! Secondo Gesù è possibile. E chi può ricevere questo grande onore, di incontrare il creatore dell’Universo?

Sicuramente alle persone più intelligenti, in grado di poter intrattenere uno scambio di un certo livello con Dio. Oppure le persone più ricche, coloro che possono donare a Dio quello di cui ha bisogno per portare avanti la sua opera. Oppure coloro che più si sono impegnate nel sociale, coloro che hanno dato di più in termini di soldi, tempo, impegno, sforzi.

Ovviamente niente di tutto ciò. Sono i puri di cuore che vedranno Dio. Sappiamo che biblicamente con cuore non si intendono solo le emozioni e i sentimenti, ma un pò tutto il nostro essere. Per puri di cuore si intende coloro che senza ipocrisia, senza infedeltà, senza divisione seguono completamente il Signore. E per gli ebrei che sentivano questa beatitudine, questa era una brutta notizia. Perché sapevano che i loro cuori erano corrotti, che “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno” (Geremia 17:9).

Poter vedere Dio faccia a faccia, godere in maniera completa della relazione con Dio, come neanche Mosè aveva fatto sembrava impossibile. Forse coloro che ascoltavano stavano pensando quello che i discepoli diranno a Gesù in Matteo 19:

25 I suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti e dicevano: «Chi dunque può essere salvato?»

Gesù è la risposta. Gesù è la speranza. Gesù è in grado di realizzare la promessa fatta da Dio nell’AT, di un cuore di pietra, duro, inutile, che viene trasformato in un cuore di carne, puro davanti a Dio grazie a Gesù. Noi non possiamo fare questa cosa da soli! Falliremo. Ma Dio può farla in noi. Il salmo 51, che ho già citato, dice
10 O Dio, crea in me un cuore puro

E Gesù risponde così ai suoi discepoli sbigottiti: 26 Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile».

Beati quelli che si adoperano per la pace

Beati coloro che hanno come obiettivo di vita il perseguimento della pace. Coloro che si impegnano per la pace, per la riconciliazione, per il riposo interpersonale. Ovviamente, come anche le altre beatitudini, anche questa ha delle ripercussioni sociali, ambientaliste, geopolitiche etc. Beati coloro che implementano la pace in ogni ambito. Ma questa beatitudine, essendo di natura spirituale, è molto più profonda e radicale di questo.

é riconoscere che la vera pace deriva solo e solamente da una pace con il Dio che ti ha creato, il Dio che ti ha dato un mandato e il Dio che giudicherà la tua vita. Tutto deriva da questo. Ed avendo i cittadini del Regno dei cieli sperimentato la pace di Dio, essi devono impegnarsi attivamente per la pace. Dove? In ogni contesto. A partire dalla famiglia, che satana cerca di rendere un ambiente di conflitto sin dalla Genesi. Passando per la chiesa, che dovrebbe essere un luogo di pace ma è costituita da persone così diverse fra loro da un punto di vista umano che ha bisogno di un impegno reale da parte di tutti noi per preservare quell’unità che Cristo ha creato con la sua morte. E finendo con le nostre vocazioni, con i nostri lavori: che sia in un bar, o come venditori, o in università, o che sia nell’ONU. In base al contesto e al tipo di lavoro dobbiamo avere la sensibilità giusta per capire il contesto e capire se e come parlare di Dio, ma in ogni modo il nostro lavoro sarà motivato e avrà come obiettivo la pace di Dio e la glorificazione di Dio.

Beati i perseguitati per motivo di giustizia

Quale sarà la ricompensa per aver ricercato la pace, per essere stati puri di cuore, misericordiosi, fautori di giustizia, mansueti e poveri in spirito? La persecuzione a motivo di giustizia. Cari fratelli e sorelle, non aspettiamoci altro. Il Regno dei cieli è una realtà così sconvolgente, così sottosopra rispetto al regno di questo mondo che per forza di cose verrà accettata con astio, odio, persecuzione.

Non aggiungo molto altro su questa beatitudine, visto che ne abbiamo parlato qualche settimana fa in merito alla vita di Giuseppe. Riporto solamente una citazione: “l’essere giusto, il praticare la giustizia, in realtà significa somigliare al Signore Gesù Cristo, perciò i beati sono quelli che vengono perseguitati per somigliare a Lui. Dirò di più, quelli che Gli somigliano, saranno sempre perseguitati!”[2]

Vuoi essere beato, felice, benedetto? Analizza la tua vita. In Cristo Gesù, grazie al suo intervento nella tua vita, sei povero in spirito, afflitto, mansueto, affamato e assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, adoperatore di pace, perseguitato a motivo di giustizia?


[1] Martyn Lloyd-Jones, Il Sermone sul Monte, Vol 1.; 9.

[2] Martyn Lloyd-Jones, Il Sermone sul Monte, vol,1, 145.

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