Le conseguenze di un sogno – Daniele 2 Testo e Video

Domenica scorsa abbiamo iniziato una nuova serie che ci accompagnerà per quattro settimane. Il titolo di questa serie è: Un Re Conquistato.

Insieme abbiamo visto il primo capitolo del libro di Daniele e abbiamo analizzato i protagonisti principali. Questi protagonisti non sono a Gerusalemme, ma sono a Babilonia, dove regna Re Nabucodonosor, un uomo potente, violento e orgoglioso. Alla corte del re babilonese ci sono quattro ebrei, Daniele e i suoi amici. Abbiamo visto come Daniele è costretto a vivere in un contesto alieno e ostile, molto simile al nostro come cristiani mandati da Gesù in questo mondo. Daniele vive la sua vita in esilio in equilibrio tra ribellione e adesione, uno stile di vita non facile da discernere e non facile da vivere. Abbiamo anche visto che il terzo personaggio principale è Dio, che governa ogni cosa e che non si lascia sorprendere ne dalle azioni di Nabucodonosor, ne da quelle di Daniele e si suoi amici. Anzi, entrambi sono usati da Dio per portare avanti il suo piano e per rivelarsi all’essere umano.

Non so che rapporto avete con i sogni: se vi piace sognare oppure no. La cosa che odio di più è quando faccio degli incubi angoscianti e poi mi sveglio come se il sogno fosse accaduto veramente nella mia vita.

La storia del secondo capitolo del libro di Daniele parte da un sogno, un sogno che ha il re Nabucodonosor. Un sogno che lo turba così tanto da non permettergli più di dormire. Nabucodonosor rivela la sua umanità, per quanto forte e potente, non era onnipotente. Questo sogno lo scuote così tanto che decide di chiamare tutti i magi, gli incantatori e gli indovini per farsi rivelare l’interpretazione del sogno. Il re però non voleva essere fregato, voleva essere sicuro che queste persone gli dessero la giusta interpretazione a questo sogno e quindi ordina loro non soltanto di dirgli l’interpretazione ma anche il sogno stesso che aveva fatto. Da questo momento il libro di Daniele è scritto in aramaico.

Gli indovini e i magi sono in difficoltà, e chiedono al re di raccontare loro il sogno, ma Nabucodonosor non si fida e anzi, si arrabbia così tanto da ordinare l’uccisione di tutti i saggi del regno, anche quelli non presenti in quel momento. Nabucodonosor vuole l’interpretazione del sogno, vuole poter controllare tutti gli aspetti della sua vita ed è lui ha decidere le sorti delle persone che gli sono attorno. Questo re si mostra completamente empio.

Iniziamo da qui la lettura:

13 Il decreto fu promulgato e i saggi stavano per essere uccisi, e si cercavano Daniele e i suoi compagni per uccidere anche loro. 14 Allora Daniele si rivolse con prudenza e con tatto ad Arioc, capo delle guardie del re, che era uscito per uccidere i saggi di Babilonia. 15 Prese la parola e disse ad Arioc, ufficiale del re: «Perché questo decreto così perentorio da parte del re?» Allora Arioc spiegò il motivo a Daniele. 16 Daniele si presentò al re e gli chiese di dargli tempo; egli avrebbe fatto conoscere al re l’interpretazione del sogno. 17 Allora Daniele andò a casa sua e informò Anania, Misael e Azaria, suoi compagni, 18 esortandoli a implorare la misericordia del Dio del cielo a proposito di questo segreto, affinché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte con tutti gli altri saggi di Babilonia.

Di fronte alla concreta possibilità di essere ucciso, Daniele si rivolge a Dio.

19 Allora il segreto fu rivelato a Daniele in una visione notturna ed egli benedisse il Dio del cielo, dicendo: 20 «Sia benedetto eternamente il nome di Dio, perché a lui appartengono la saggezza e la forza. 21 Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza, dà la saggezza ai saggi e il sapere agli intelligenti. 22 Egli svela le cose profonde e nascoste, conosce ciò che è nelle tenebre e la luce abita con lui. 23 O Dio dei miei padri, io ti lodo e ti ringrazio, perché mi hai dato saggezza e forza, e mi hai fatto conoscere quello che ti abbiamo domandato, rivelandoci il segreto che il re vuol conoscere». 24 Daniele si recò quindi da Arioc, a cui il re aveva affidato l’incarico di far morire i saggi di Babilonia, e gli disse: «Non far morire i saggi di Babilonia! Conducimi dal re e io gli darò l’interpretazione». 25 Allora Arioc si affrettò a introdurre Daniele davanti al re e gli disse: «Ho trovato un uomo tra i Giudei deportati che darà al re l’interpretazione». 26 Il re disse a Daniele, detto Baltazzar: «Sei capace di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?»

Daniele riceve dal Signore l’interpretazione del sogno, il “segreto”, come scritto al versetto 19 e la sua prima reazione non è di correre da Nabucodonosor, ma di prendere del tempo per lodare Dio, per il suo intervento, per la sua bontà, e solo dopo va da Arioc e dal re.

27 Daniele rispose al re: «Il segreto che il re domanda, né saggi, né incantatori, né magi, né astrologi possono svelarlo al re; 28 ma c’è un Dio nel cielo che rivela i misteri, ed egli ha fatto conoscere al re Nabucodonosor quello che deve avvenire negli ultimi giorni. Ecco dunque quali erano il tuo sogno e le visioni della tua mente[b] quando eri a letto: 29 i tuoi pensieri, o re, quando eri a letto, si riferivano a quello che deve avvenire da ora in avanti; colui che rivela i misteri ti ha fatto conoscere quello che avverrà. 30 Quanto a me, questo segreto mi è stato rivelato non perché la mia saggezza sia superiore a quella di tutti gli altri viventi, ma perché io possa dare l’interpretazione al re, e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore.

Di nuovo, che bello l’esempio di Daniele. Si trova di fronte alla persona più importante del mondo con l’unica cosa che quella persona veramente vuole: l’interpretazione al suo sogno! Daniele non sfrutta questa occasione per ricevere qualcosa, ma per presentare al suo nemico il Dio in cui lui crede.

31 Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, immensa e d’uno splendore straordinario, si ergeva davanti a te, e il suo aspetto era terribile. 32 La testa di questa statua era d’oro puro; il suo petto e le sue braccia erano d’argento; il suo ventre e le sue cosce, di bronzo; 33 le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d’argilla. 34 Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d’argilla della statua e li frantumò. 35 Allora si frantumarono anche il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro, e divennero come la pula sulle aie d’estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra. 36 Questo è il sogno; ora ne daremo l’interpretazione al re. 37 Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; 38 e ha messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d’oro sei tu. 39 Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; 40 poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. 41 Come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla. 42 Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d’argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. 43 Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio[c], ma non si uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non si amalgama con l’argilla. 44 Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d’un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, 45 proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro. Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d’ora in poi. Il sogno è vero, e sicura è la sua interpretazione».

Nabucodonosor finalmente sente qualcuno ripetergli il sogno che aveva fatto e sente l’interpretazione a questo sogno. Un po’ come con Giuseppe e il faraone, anche Daniele diventa il messaggero di Dio per l’interpretazione di un sogno ad un regnante straniero.

46 Allora il re Nabucodonosor, abbassando la sua faccia fino a terra, si inchinò davanti a Daniele e ordinò che gli fossero portati offerte e profumi. 47 Poi il re parlò a Daniele e disse: «In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto svelare questo mistero». 48 Allora il re innalzò Daniele in dignità, lo colmò di numerosi e ricchi doni, gli diede il comando di tutta la provincia di Babilonia e lo fece capo supremo di tutti i saggi di Babilonia. 49 Daniele chiese al re di affidare a Sadrac, Mesac e Abed-Nego l’amministrazione della provincia di Babilonia; ma Daniele rimase alla corte del re[d].

Tutto è bene quel che finisce bene, si potrebbe dire.

Oggi voglio riflettere su tre aspetti di questo capitolo ma, in maniera forse un po’ anomala, voglio partire dalla fine del capitolo e risalire verso l’inizio.

La reazione di Nabucodonosor

La vita del re babilonese è stravolta da un sogno. Un sogno che prima lo disturba e, una volta interpretato, apre un nuovo capitolo della sua vita.

Alla fine del capitolo troviamo la reazione di Nabucodonosor che afferma: «In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto svelare questo mistero».

Domenica scorsa abbiamo detto che il Signore aveva qualcosa in serbo per Nabucodonosor, è qui iniziamo a vedere un cambiamento in questo re. Dopo aver sentito parlare Daniele, si inginocchia ed esalta Dio. Immaginate un po’ la reazione degli ebrei che leggevano questo capitolo. Innanzitutto questa storia non è più in ebraico, ma è in aramaico. È questo deve essere già stato un po’ strano per gli orgogliosi discendenti di Mose. E poi, il re nemico, che aveva invaso Gerusalemme e il tempio, che meritava di essere spazzato via dal Signore, loda il Signore?

Certo, la sua comprensione non è affatto chiara: non pare esserci un pentimento e Dio viene lodato solo come uno dei tanti dei, anche se il più grande. Ma è comunque una reazione sorprendente. Portiamo questo esempio ai giorni nostri: quante volte pensiamo che il Vangelo è da portare solo a determinate persone? Quante volte ci sorprendiamo di fronte ad una reazione positiva da parte di persone che ci sembrano troppo lontane dal Signore? Quanti dei nostri amici sembrano così lontani del Signore, che ci viene da pensare che sono troppo lontani dal Signore per cambiare radicalmente vita? Che bello sapere che Dio è all’opera, che Dio può portare anche nel più incredulo degli atei un cambiamento di cuore. Che bello vedere che spesso Dio non opera un cambiamento miracoloso e completo nel cuore di una persona nel corso di una notte, ma che lavora un passo alla volta.

Che bello sapere che anche quando una persona non ha capito chiaramente la giustificazione, la redenzione, l’espiazione, la salvezza Dio sta lavorando. Quanti dei nostri amici credenti sembrano non aver capito il Vangelo o sembrano aver smesso di dissetarsi con il Vangelo, che pensiamo che non ci sia più speranza. Oppure anche noi stessi, quante volte ci sentiamo lontani dal Signore? Quante volte ci impegniamo a lavorare per il Signore, piuttosto che godere del lavoro compiuto dal Signore? Io personalmente vivo questa sfida continuamente. Troppo spesso assomiglio di più al re pagano che inizia a scoprire Dio che al fedele servitore Daniele che vive la sua vita come frutto di una relazione intima, quotidiana, vibrante con il Signore. Ma c’è speranza per me, e c’è speranza anche per te, se affronti queste sfide, se ti svegli sfiduciato, o se vai a dormire con mille pensieri: Dio può e sta lavorando nelle nostre vite, e non siamo troppo lontani dalla portata della sua opera, del suo braccio.

Il sogno e l’interpretazione

Dalla reazione di Nabucodonosor ripercorriamo il nostro testo a ritroso e troviamo il sogno raccontato da Daniele e l’interpretazione che viene data. Nel sogno che tanto aveva sconvolto il re, c’era una statua enorme, maestosa, dall’aspetto terribile. La testa della statua era d’oro puro, il petto d’argento, il ventre e le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla. Ad un certo punto una pietra, non lanciata da un uomo, colpisce i piedi della statua che cade e si frantuma.

L’interpretazione è anche abbastanza chiara: le quattro parti della statua rappresentano quattro regni, che si sarebbero susseguiti per poi essere distrutti da un nuovo tipo di regno. I quattro regni da Daniele in poi furono: il babilonese, il regno dei Medi, il regno dei Persi e il l’impero Greco di Alessandro Magno. La pietra che viene fuori dal nulla, che fa cadere la statua e che forma un nuovo regno eterno rappresenta il regno di Dio, il regno dei cieli, il regno che è spesso al centro dei discorsi di Gesù nel Nuovo Testamento. Gesù afferma che questo regno “non viene in modo da attirare gli sguardi”, un po’ come una piccola pietra che viene fuori dal nulla è in qualche modo, contro ogni pronostico, distrugge la maestosa statua.

Il problema dell’interpretazione è che Gesù non è nato non durante l’impero di Alessandro Magno ma durante l’impero romano di Augusto.

È per questo motivo che molti studiosi della Bibbia credono che la giusta interpretazione della statua sia la seguente: impero babilonese, impero medio-persiano, l’impero di Alessandro Magno e quello romano. Interpretare ora il sogno di Daniele è più facile, visto che possiamo guardare indietro a degli eventi che sono già avvenuti. Questo precedente, e altri precedenti che troviamo nella Bibbia, ci dovrebbero insegnare che molto spesso le profezie nella Bibbia non sono state date per trovare l’esatta interpretazione, per capire i dettagli. Gesù parlando degli ultimi tempi ci dice che soltanto il Padre conosce l’ora esatta, eppure nella bibbia ci sono tante profezie sugli ultimi tempi. Non dobbiamo perdere il nostro tempo a interpretare i dettagli e i segni che per esempio troviamo nel libro di Daniele e nel libro dell’Apocalisse, ma piuttosto dobbiamo usare il nostro tempo per capire il senso delle profezie. Daniele stesso durante la sua interpretazione del sogno, non definisce i dettagli del sogno, non nominando i quattro imperi. Come dice Gesù dobbiamo stare in guardia, vegliare, pregare, sapendo quello che ci aspetta.

Il sogno che Daniele presenta ed interpreta era sicuramente interessante per Nabucodonosor e per il suo regno. Ma era anche importante per gli ebrei, che in questo modo vengono a sapere che Dio ha ancora il pieno controllo sulle potenze terrene. I primi lettori di questo libro potevano essere incoraggiati dal fatto che “sebbene il popolo di Dio sia schiavo di una nazione pagana, Dio è sovrano e da Lui dipende in ultima analisi la sorte degli individui come delle nazioni”. Il popolo d’Israele poteva trovare conforto sapendo che Dio era sovrano e che Dio non avrebbe permesso al re babilonese di governare su di loro.

Oltre a questo, gli ebrei potevano iniziare ad aspettare con fiducia l’avvento di un nuovo regno, un regno indistruttibile ed eterno. È probabilmente anche a causa di versetti come quello che abbiamo letto oggi, che durante la vita di Gesù tante persone erano in attesa di un liberatore politico a capo di un regno terreno. Il regno inaugurato da Gesù invece, è di una natura diversa. Esso porta innanzitutto la libertà spirituale, l’appartenenza e la comunione con Dio, l’immunità dal giudizio di Dio. Questo nuovo regno non è fondato sulla supremazia di un popolo o di un regno, ma è fondato sull’amore per il prossimo, sul perdono, sull’umiltà.

E il sogno è anche interessante per noi oggi, nel 2019. Possiamo guardare indietro a Daniele e vedere la promessa ma possiamo anche guardare indietro a Gesù e sentire Gesù affermare “il Regno è in mezzo a voi” (Luca 17): il regno dei cieli, sognato dal re pagano e interpretato dal profeta ebreo, si è manifestato veramente, in Cristo. Questo regno non è caratterizzato da un leader politico, da un generale di un esercito, ma da un liberatore spirituale, da un sacrificio divino fatto per aprire una strada tra Dio e l’essere umano. Questo non vuol dire, ovviamente, che questo regno non ha ripercussioni terrene, ma vuol dire che il regno è una nuova realtà, che va oltre quello che vediamo e capiamo razionalmente. Giovanni Calvino, un noto teologo del 15 secolo, afferma che il regno di Cristo è spirituale, ma che al tempo stesso questo regno spirituale porta con sé il restauro del mondo. Non un restauro politico, sociale, culturale, quelle sono solo conseguenze di cuori che si arrendono e tornano al Dio d’amore dal quale si sono ribellati. Lo scopo del regno e riportare il mondo alla condizione pre-paccato. Questo restauro, ovviamente, è solo parziale in questo momento, ma sarà totale con il ritorno di Cristo. In quel momento si realizzerà questa visione di Giovanni che troviamo in Apocalisse 21:

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. 2 E vidi[a] la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo[b]. 3 Udii una gran voce dal trono[c], che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro {e sarà il loro Dio}[d]. 4 Egli asciugherà[e] ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».

Per Calvino, e per Gesù, il regno continua il lavoro di restauro in vista del ritorno di Cristo attraverso la chiesa. Il regno di Dio continua a manifestarsi attraverso la chiesa, che da 20 secoli continua a portare la parola (Gesù), che continua ad amare il prossimo, ad annunciare il bisogno di un pentimento per scampare all’ira di Dio e entrare a far parte di questo regno, che come abbiamo detto non è terreno ma spirituale. E anche se le sfide sono tante, anche se quasi tutte le persone qui a Pisa sono lontane da Dio, il regno di Dio non sarà schiacciato ne interrotto.

La reazione di Daniele

Ripercorrendo a ritroso il nostro capitolo torniamo di nuovo a Daniele. All’inizio della nostra lettura abbiamo trovato Daniele che riceve la visita di Arioc, il capo delle guardie.

È, come sempre, interessante e stimolante notare l’atteggiamento di Daniele. Di fronte alla possibilità di essere ucciso, Daniele si dimostra calmo, e si rivolge al capo delle guardie con prudenza e con tatto. Quante volte nella mia vita, per cose molto più frivole, perdo la calma, quante volte mi rivolgo all’impiegata delle poste con poco tatto, o mi scoccio al telefono con un call center. Daniele stava parlando con la guardia che era stata mandata per arrestarlo e ucciderlo. Di fronte alla morte Daniele non va nel panico, non cerca di scappare, non cerca di corrompere la guardia. Daniele resta calmo perché consapevole che la sua vita non è nelle mani di un re svitato e con manie di grandezza, ma è nelle mani dell’unico vero Dio.

Al tempo stesso Daniele non è sconsiderato o sprovveduto. Anche la sua vita è stravolta a causa di un sogno. Purtroppo, non di un sogno che avuto lui, ma che ha avuto un’altra persona è che ha delle grandi ripercussioni sulla sua vita. Ma di fronte allo stravolgimento della propria vita, la reazione di Daniele non è come quella del re, contraddistinta da panico e angoscia.

Quando riceve la visita delle guardie, non si mette in poltrona in attesa di essere salvato dal Signore. Daniele si da da fare, senza confusione o isterismi ma con prudenza, tatto, gentilezza cerca di trovare una soluzione al problema. È la soluzione a questo problema poteva venire solo da Dio, al quale si rivolge in preghiera, implorando la sua misericordia! Daniele prende tempo e subito si mette a pregare insieme ai suoi amici. Ne parlavamo poco tempo fa con alcuni di voi, quante volte noi invece di fronte alle difficoltà iniziamo a fare mille cose, cercando di risolvere noi il problema. Che bello sapere che l’unica persona che può risolvere ogni tipo di problema vuole essere contattato da noi, vuole ricevere le nostre richieste. Che bello sapere che questo call center speciale non è mai chiuso, non capisce mai male, non è mai sgarbato.

Che bello vedere la reazione di Daniele alla visione notturna. Daniele reagisce esaltando il nome di Dio, riconoscendo la sua forza e la sua gloria, lodando la sua saggezza. Daniele conosce personalmente il Dio che sta lodando! Dio vede la mano di Dio in ogni aspetto della vita, dal tempo e le stagioni, all’intelligenza umana!

La vita di Daniele è evidentemente definita dal Vangelo, dalla consapevolezza che c’è un Dio sovrano che non abbandona i suoi, che non lascia nulla al caso. La vita di Daniele è definita dalla certezza che niente può accadergli che non sia permesso da Dio. La sua vita e la sua morte sono nel posto più sicuro del mondo, nelle mani di Dio. Questa è l’unica cosa che conta per Daniele.

Il carburante della vita di Daniele è il suo rapporto con Dio. Questo carburante lo porta a pregare, lo porta a lodare, e lo porta anche a presentare Dio a chiunque gli capiti, anche il Re Nabucodonosor. Il suo timore e il suo amore per il Signore lo porta a dare tutta la gloria a Dio, a non cercare di rendersi famoso o importante sfruttando ciò che Dio gli ha donato. L’unica cosa che importa per Daniele, e sapere che lui è importante per Dio, che Dio si prende cura di lui, che il Dio sovrano, onnipotente, onnisciente della Bibbia è sempre al suo fianco. Lo stile di vita di Daniele scaturisce da quello che Dio pensa di Daniele, e non da quello che Daniele cerca di fare per farsi notare dagli altri o da Dio.

Oggi abbiamo visto che il Vangelo è senza limiti: esso può raggiungere tutti: Nabucodonosor, i nostri amici atei, noi quando ci sentiamo lontani dal Signore. Abbiamo visto il Vangelo è eterno: era la speranza ai tempi di Daniele, era la Parola fattasi uomo con Gesù ed è la nostra speranza futura. È il Vangelo può essere ciò che indirizza la nostra vita quotidiana, il nostro rapportarci con gli altri, il nostro rapportarci con noi stessi.

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