L’impatto del Vangelo della resurrezione – 1 Corinzi 15:1-34

Alcuni anni fa durante una conferenza ho sentito un oratore cristiano affermare che a volte lui ed uno dei suoi migliori amici parlano del paradiso. La discussione in genere verte su quale sarà la prima parola che diremo in paradiso, se sarà “aahhh”, o “oohh”. Io non sono a quei livelli di spiritualità, e non posso dirvi quale sarà la prima parola che diremo in Paradiso. Ma oggi partiremo parleremo di resurrezione e lo faremo usando uno dei più importanti brani su questo tema che troviamo nella Bibbia, ovvero 1 Corinzi 15. Questo capitolo è abbastanza lungo e quindi ci accompagnerà per le prossime due settimane. Non leggerò tutto il testo all’inizio, ma lo leggerò a scaglioni, commentando di volta in volta.

1 Corinzi 15:1 Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, 2 mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano.

Parliamo spesso di vangelo, è una delle parole più usate e abusate nel nostro contesto e nella nostra chiesa. In questo caso Paolo sta scrivendo ad una chiesa che non stava vivendo secondo il vangelo. Il vangelo, argomenta l’apostolo, deve rimanere centrale, altrimento sarebbe invano credere. Questa parola che Paolo usa, invano, è centrale a tutto il discorso di 1 Corinzi 15. Qui non stiamo parlando di qualcosa di secondario, ma di qualcosa di centrale nel nostro credo cristiano.

In cosa consiste questo vangelo?

3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; 4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; 5 che apparve a Cefa, poi ai dodici. 6 Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. 7 Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; 8 e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto; 9 perché io sono il minimo degli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. 10 Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11 Sia dunque io o siano loro, così noi predichiamo, e così voi avete creduto.

Il vangelo, così come lo aveva ricevuto Paolo e l’aveva trasmesso ai corinzi, è Cristo che si è fatto uomo, Cristo che è morto per i nostri peccati, in modo che attraverso il suo sacrificio la nostra colpa potesse essere cancellata, è Cristo che è stato sepolto, così come ogni altro uomo viene sepolto dopo la morte. Sono questi elementi di cui parliamo spesso. Il sacrificio espiatorio di Cristo, lo scambio che c’è stato attraverso il quale il mio debito che non avrei mai potuto pagare, come ci ricordava Emanuele Virga la settimana scorsa, è stato condonato perchè pagato da Gesù. Ma il vangelo non si ferma qui. La buona notizia è anche che Gesù è stato risuscitato il terzo giorno, una verità che ci deve accompagnare tutti i giorni e non solo a pasqua.

Qualcuno potrebbe già obiettare, insieme ai corinzi, e mettere in dubbio la veridicità della resurrezione di Cristo. Paolo però in questi primi versetti presenta tre motivi o tre prove che supportano la sua tesi e che sono spesso usati in campo apologetico per difendere la posizione cristiana su questo tema:

1- La basa scritturale
2- La testimonianza di centinaia di testimoni oculari
3- La propria esperienza

1- Paolo intanto si avvale dell’autorità della Parola di Dio. Non essendo stato ancora canonizzato il Nuovo Testamento, Paolo fa riferimento a quello che noi chiamiamo Vecchio Testamento. Esso profetizza ogni passo saliente della vita e del ministero di Gesù. Quindi non soltanto la sua nascita, ma anche il suo scopo, la sua morte e la sua resurrezione. Uno degli esempi più lampanti è Isaia 53, dove viene descritto Cristo, dicendo che

10 … il Signore ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del Signore prospererà nelle sue mani.11 Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce[f] e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.

2- Il secondo argomento di Paolo sono le tante persone che hanno visto Cristo resuscitato. Quindi non soltanto Pietro, e i dodici discepoli. Ma anche cinquecento persone in una sola volta, e poi altri discepoli di Cristo. Molte di queste persone erano ancora in vita, e avrebbero potuto confermare quello che Paolo stava ora ricordando ai corinzi. Costringere centinaia di persone a mentire su una cosa del genere, col serio rischio di subirne conseguenze e persecuzione, sarebbe stato impossibile se non fosse veramente successo e non avesse veramente toccato profondamente questi testimoni oculari della risurrezione.

3- Infine Paolo parla anche della sua esperienza. Paolo non aveva visto Gesù da vivo, e quindi se Gesù si era rivelato a lui era solo possibile se Cristo era resuscitato. E questa apparizione del Cristo risorto, mentre Paolo era impegnato a perseguitare la chiesa, non lo aveva lasciato indifferente. Il messaggio del Gesù morto e resuscitato aveva cambiato per sempre Paolo, la grazia di Dio lo aveva toccato e lo aveva reso l’apostolo che tutti noi oggi conosciamo.

Avendo argomentato a favore della resurrezione di Cristo, Paolo continua con il suo discorso.

12 Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? 13 Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; 14 e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. 15 Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. 16 Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; 17 e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati. 18 Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti. 19 Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini.

Il ragionamento di Paolo prosegue, sostenendo che la resurrezione di Cristo non è un evento più unico che raro, ma che questa resurrezione è alla base della resurrezione di tutti gli esseri umani.

La domanda con la quale Paolo inizia questo discorso è indicativa:
12 Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? 13 Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato.

La resurrezione di Cristo va a braccetto con la nostra resurrezione. La resurrezione di Cristo è il fondamento e il perché della nostra resurrezione. La resurrezione di Cristo stabilisce con certezza la nostra resurrezione. Senza la resurrezione di Cristo non sarebbe esista la resurrezione.

Sorge quindi spontanea una domanda: credo nella resurrezione? Approfondiremo meglio su che tipo di resurrezione viene presentata dalla Bibbia, ma intanto: credo nella resurrezione? Non soltanto di Gesù, ma anche di tutti gli essere umani? O ci sono filosofie o religioni che mi hanno influenzato? Come detto prima, la resurrezione è parte centrale del vangelo, che non prevede la morte dell’anima ne tantomeno del corpo, che non prevede reincarnazioni.

In quanto cristiani crediamo nella resurrezione di Cristo, che da forza alla nostra predicazione, ovvero alla proclamazione del vangelo di Gesù, così come alla nostra fede. Per Paolo la predicazione e la fede non sono vane perché Cristo è resuscitato. Senza resurrezione non c’è fede, non c’è perdono dei peccati e tutta la nostra vita sarebbe vana, perchè crederemmo in un dio bugiardo che non ha veramente la capacità di fare quello che promette.

A cosa servirebbe vivere da cristiano senza la speranza della resurrezione? Perchè rischiare la vita, come fanno tanti nostri fratelli, se Cristo non è risorto? Non saremmo altro che, magari, delle “brave persone”, un pò come quelle persone che apprezzano Gesù per il suo modo di fare, per il suo pensiero di amore e di rispetto, per essere stato un “rivoluzionario”, senza però credere alla sua divinità e alla sua resurrezione.

E invece Cristo è risuscitato, ed è quello che ripete Paolo nei versetti successivi.

20 Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. 21 Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. 22 Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; 23 ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; 24 poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. 25 Poiché bisogna che egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. 26 L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. 27 Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne è eccettuato. 28 Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.

Notiamo in questi versetti un ordine stupendo. Nulle è lasciato al caso con il Signore. Anche nella resurrezione Cristo rappresenta la primizia, la parte migliore e va a controbilanciare la scelta scellerata di Adamo. Se in Adamo tutti noi siamo condannati a morire, in Cristo siamo vivificati. Cristo è risorto per primo e attraverso la sue resurrezione ha inaugurato qualcosa di nuovo, e al suo ritorno tutti coloro che non sono ancora morti saranno trasformati mentre coloro che sono morti saranno risuscitati. Questa resurrezione coincide con la vittoria finale del regno di Dio. Vari studiosi forniscono interpretazioni diverse sui modi, ma in questo momento ci interessa solo il succo: ovvero che ogni nemico di Cristo verrà sottomesso a Cristo, e che l’ultimo nemico ad essergli sottomesso sarà la morte.

Ora, la morte fa veramente schifo. La morte non faceva parte della creazione, ma è stata introdotta a causa dell’uomo e delle sue scelte. Tutti noi abbiamo perso qualcuno, e tutti noi continueremo a perdere persone a noi care. E’ la cosa più drammatica che possa succedere ad una persona. In quanto cristiani almeno sappiamo cosa ci aspetta dopo, una consolazione che moltissime persone in questo mondo non hanno. Ma questo non vuol dire che la morte non sia meno sgradevole. In quanto cristiani non desideriamo morire, ma desideriamo ricevere quello che ci aspetta dopo. La morte è contraria a Dio, che è vita, e quindi è normale avere paura della morte, essere spaventati e rattristati per quello che essa rappresenta. Ma la cosa stupenda, la buona notizia è che anche la morte verrà completamente annientata da Cristo attraverso la nostra resurrezione.

In questo capitolo, come ho detto, c’è tanto ordine. E qui vediamo come tramite la resurrezione di Cristo, viene ristabilito l’ordine creazionale delle cose, come ogni distorsione del vangelo, dalla più piccola alla più grande che è la morte, viene redenta per mezzo di Cristo. E Gesù riconsegnerà il creato redento e ristabilito nella sua perfezione al Dio Padre.
29 Altrimenti che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti non risuscitano affatto, perché dunque sono battezzati per loro? 30 E perché anche noi siamo ogni momento in pericolo? 31 Ogni giorno sono esposto alla morte; sì, fratelli, com’è vero che siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore. 32 Se soltanto per fini umani ho lottato con le belve a Efeso, che utile ne ho? Se i morti non risuscitano, «mangiamo e beviamo, perché domani morremo».
33 Non v’ingannate: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». 34 Ridiventate sobri per davvero e non peccate; perché alcuni non hanno conoscenza di Dio; lo dico a vostra vergogna.

A questo punto troviamo uno dei versetti di più difficile interpretazione della Bibbia! Cosa vuol dire che alcuni sono battezzati per i morti? Che dobbiamo battezzarci per i morti? Che se qualcuno muore prima di aver ricevuto il battesimo, possiamo farlo noi in maniera vicaria?

Ci sono ovviamente diverse interpretazioni di questo versetto. Ve ne presento due che sono in qualche modo contrastanti, ma che mi convincono entrambe.

Il linguaggio usato da Paolo sembra appunto suggerire un battesimo vicario, in sostituzione a qualcuno che è morto. Questa sicuramente è una pratica eretica, che non ritrova alcun riscontro biblico e che andrebbe contro il messaggio del cristianesimo, nel quale nessuno si può sostituire ad un’altra persona. Secondo questa interpretazione, Paolo usa questo esempio, comunque sbagliato, e praticato da “quelli”, per evidenziare la falla del ragionamento dei corinzi. Se non c’è vita dopo la morte, a cosa servirebbe battezzare delle persone? Se la morte è il punto finale, il traguardo, il battesimo dei morti è del tutto inutile.

Questa è, appunto, una interpretazione, che potrebbe starci. Secondo un’altra interpretazione, invece, Paolo non sta parlando di un battesimo vicario, perchè in quel caso lo avrebbe comunque condanno più aspramente. Paolo invece sta parlando di coloro che sono battezzati per morti, ovvero che sono vicini alla morte e che comunque decidono di essere battezzati. In questo caso le persone che vengono battezzate sono delle persone che, sul punto di morte, richiedono il battesimo. E lo fanno sia per un incoraggiamento personale, sia per esercitare una testimonianza pubblica del loro ravvedimento che sia di sprono per la chiesa e per i non credenti. Di nuovo, che senso avrebbe battezzersi in punto di morte, se dopo la morte non c’è niente?

Il battesimo quindi, ricevuto nella propria giovinezza o alla fine dei propri giorni, attesta con forza la resurrezione di Cristo e la conseguente certezza della nostra resurrezione, della speranza che va oltre questa vita. Ed è questa prospettiva eterna che da senso a tutto quello che facciamo in questa vita. E’ a causa della resurrezione che Paolo ha sopportato la persecuzione, l’essere esposto alla morte la maggior parte dei giorni della sua vita, l’aver dovuto affrontare innumerevoli nemico. Se questa vita è l’unica cosa che abbiamo, perchè esporci alla morte? Perchè fare cose che potrebbero mettere a rischio la nostra vita?

Se crediamo nella resurrezione, così come ci credeva Paolo, questo concetto dovrebbe definire la nostra vita, il modo in cui viviamo, quello che facciamo, ma anche il valore che diamo alla vita. Non viviamo la nostra vita cercando di allungarne spasmodicamente i giorni, ma dovremmo viverla per il Signore, sacrificandoci per la sua causa sapendo che questa vita è solo un piccolo assaggio di quello che deve venire.

Chi non crede nella resurrezione, fa bene a vivere secondo il motto “mangiamo e beviamo, perché domani morremo”, una espressione che si trova sia nella Bibbia che negli scritti di Orazio. Il problema di questo stile di vita, come sapeva bene anche Orazio, è che non da un senso alla morte, e quindi la morte diventa un’ombra angosciante che condiziona la vita di tutti i giorni.

è per questo che Paolo chiude questa sezione con un ammonimento: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Se state pensando di non aver mai trovato questa frase nella Bibbia, è perché si tratta di una citazione di Menandro, un commediografo greco del IV secolo a.C.. Ma le parole di Menandro sono vere! La chiesa di Corinto aveva dato spazio a delle persone che avevano corrotto il vangelo, introdotto false dottrine, portato a divisioni, consentito peccati come relazioni incestuose, che avevano dimenticato il valore dell’amore e che avevano screditato la veridicità della resurrezione.

E quindi questo ammonimento di Paolo non è da trascurare, e dobbiamo capire come applicarlo anche alla nostra situazione. Quando ci dimentichiamo di un elemento importante del vangelo, come in questo caso la resurrezione, stiamo aprendo la porta al peccato, ci stiamo allontanando da ciò che è importante dando spazio a delle cose che sono o meno importanti o addirittura nocive. Sapete bene che questo non vuol dire che dobbiamo isolarci. Ma dobbiamo tenere sempre alta la guardia, le persone che frequentiamo o che ci frequentano possono corrompere ciò che di buono Dio ha fatto e sta facendo.

Facciamo nostre le parole del credo di Nicea, che, fra le varie cose, afferma che Cristo:
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.

Aspettiamo la resurrezione e la vita che verrà. Immaginate di dover partire per il viaggio più esotico del mondo, di partire per la vostra luna di miele. E magari mentre siete in aeroporto, seduti sulle vostre valigie, in attesa dell’aereo che è in ritardo, per passare il tempo iniziate a giocare a carte. Cosa direste a qualcuno che vi dice “mi sembra che vi stiate proprio divertendo a giocare a carte seduti sulle vostre valige. Che ne dite di cancellare il vostro viaggio di nozze?”. Ecco, lo stesso vale con la vita. Godiamo di quello che ha da offrire, ma dovremmo sapere che quello che ci aspetta è molto meglio.

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