L’opera dei discepoli – Luca 9:1-6; 10-17; 37-45

Quando ero alle superiori e all’università durante le vacanze andavo in Svizzera a lavorare in un centro che smistava uova, ovvero raccoglieva le uova degli allevatori, le impacchettava e le distribuiva ai vari negozi. Spesso svolgevo lavori tipici in una catena di assemblaggio e le ore non sembravano passare mai. Infatti non si trattava certo del lavoro dei miei sogni. Quello che mi motiva non era certo la causa nobile del lavoro, o l’odore delle uova andate a male, o i pettegolezzi inviperiti delle mie colleghe, o la monotonia del lavoro, ma la consapevolezza di ricevere un bel stipendio. Quando mi annoiavo, iniziavo a contare quanto stessi guadagnando durante quelle interminabili ore, e come avrei speso quei soldi. Avevo ben chiaro perché stessi lavorando.

Oggi vogliamo parlare di lavoro per il Signore. Non so se vi siete mai domandati: Perché lavoriamo per il Signore? Cosa vuol dire lavorare per il Signore? Come dovremmo lavorare per il Signore?  Sono queste alcune delle domande che cercheremo di affrontare in questo messaggio.

Iniziamo oggi il nono capitolo del Vangelo di Luca, e per questo capitolo ho deciso di fare una cosa che non ho mai fatto prima e che potrei anche non fare più. Il capitolo può essere suddiviso in 9 episodi distinti ma comunque collegati. In particolare mi è parso che questi 9 episodi potessero essere raggruppati in 3 categorie, e quindi in ognuna delle prossime 3 predicazioni guarderemo insieme a 3 episodi di questo capitolo, non necessariamente in ordine cronologico o nell’ordine riportato da Luca.

In questo primo sermone guarderemo insieme alla missione affidata ai dodici discepoli, poi la moltiplicazione per cinquemila uomini e infine la guarigione dell’indemoniato. La categoria che unisce questi tre episodi, e il titolo di questo messaggio, è: l’opera dei discepoli.

I discepoli lavorano perché mandati dal Signore

9:1 Gesù, convocati i dodici[a], diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di guarire le malattie. 2 Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire {i malati}. 3 E disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio: né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non abbiate tunica di ricambio[b]. 4 In qualunque casa entrerete, rimanete lì e da lì ripartite. 5 Quanto a quelli che non vi riceveranno, uscendo da quella città, scuotete [persino] la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro». 6 Ed essi, partiti, andavano di villaggio in villaggio, evangelizzando e operando guarigioni dappertutto.

In questi versetti vediamo Cristo affidare la missione ai dodici discepoli più stretti. Vedremo nel prossimo capitolo come successivamente Gesù invia anche altri 70 discepoli e questi episodi ci ricordano e dimostrano che il discepolo di Cristo è un discepolo che lavora. è una persona che ha ricevuto un incarico e che svolge questo incarico. Questo aspetto non è scontato. Dio avrebbe potuto agire anche senza l’aiuto dell’essere umano, e Dio se avesse voluto avrebbe anche potuto dire al suo popolo “una volta raggiunta la salvezza, potete tirare i remi in barca e aspettare.”

Qualche settimana fa abbiamo fatto un Cineforum nel quale abbiamo guardato Il Primo dei Bugiardi, un film nel quale il protagonista riesce a convincere l’umanità intera che dopo questa vita c’è un’eternità di pace e felicità. Questa notizia, invece che spingere le persone ad adoperarsi per il bene, porta, nel film, le persone ad essere pigre, apatiche, indifferenti.

Invece tutta la Bibbia ci mostra come il Signore onnipotente, Creatore dell’universo, Re Sovrano sopra ogni cosa, si diletta nell’affidare la missione all’essere umano, si compiace nel valorizzare l’uomo e renderlo partecipe della sua opera, del suo lavoro, della sua gloria. Io faccio fatica a delegare, mentre il Signore delega. Lo vediamo nella Genesi, con Adamo ed Eva, che ricevono l’incarico di fungere da rappresentanti di Dio nel mondo e governare nel nome di Dio in esso. Lo vediamo nel popolo di Israele, che doveva rappresentare Dio in mezzo alle nazioni. Lo vediamo in Davide e nei re, che dovevano fungere da portavoci della regalità di Dio. Lo vediamo in Cristo, che in quanto uomo, dimostra come vivere e servire il Signore in questa terra. Lo vediamo nel Grande Mandato affidato da Gesù ai discepoli. Lo vediamo nella Chiesa, che diventa l’avamposto del Regno di Dio e il mezzo attraverso il quale il Signore ha deciso di operare..

Nei versetti che abbiamo letto vediamo che i dodici discepoli ricevono da Cristo l’autorità di guarire, esorcizzare e annunciare il Vangelo. Il nostro incarico viene da Cristo. Non siamo noi che decidiamo di lavorare per Cristo, ma è Cristo che ci chiama a lavorare per lui. Come sempre accade, ciò che noi facciamo è in risposta a ciò che Dio fa per noi.

E poi vediamo delle indicazioni ben chiare da parte di Gesù: «Non prendete nulla per il viaggio: né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non abbiate tunica di ricambio[b]. 4 In qualunque casa entrerete, rimanete lì e da lì ripartite. 5 Quanto a quelli che non vi riceveranno, uscendo da quella città, scuotete [persino] la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro»

Come si applicano questi versetti a noi? Dobbiamo prenderli alla lettera? Non credo, altrimenti la maggior parte dei credenti starebbe peccando. Ovviamente i 12 discepoli di Gesù avevano seguito Gesù nel suo ministero. Gesù aveva deciso di operare in un modo specifico: un ministero itinerante, con delle priorità e dei compiti precisi. E quindi Gesù invita i suoi 12 discepoli ad emulare il suo lavoro. Più che prendere alla lettera questi versetti, dovremmo prendere spunto dallo spirito, dai valori e dalle priorità di questo lavoro. Il lavoro dei seguaci di Cristo è umile, non interessato al tornaconto personale, che si affida completamente al Signore e non sulle proprie risorse. Le priorità di questo lavoro sono di evangelizzare e guarire.

In altre parole il compito è quello di portare la testimonianza, la proclamazione, il sapore, l’odore, la gioia, la grandezza del Vangelo. Questo avviene principalmente per mezzo della predicazione della Parola, come testimoniato da altri testi nella Bibbia.

Ma per quanto riguarda i miracoli invece? Devono caratterizzare il nostro lavoro oggi in quanto discepoli di Cristo? Il discorso è abbastanza ampio. Brevemente, dico soltanto che i cristiani si dividono in cessazionisti e continuazionalisti più o meno estremi. I cessazionisti credono che questi doni miracolosi non ci siano più, mentre i continuazionalisti che ci sono. Senza entrare nel merito della questione, io credo che il primo secolo, dalla nascita di Cristo alla morte degli apostoli, sia stato un secolo particolare e unico, nel quale il Regno di Dio si è manifestato per la prima volta in maniera particolare. E credo che i miracoli abbiano un’importanza secondaria rispetto al piano di salvezza di Dio. Detto questo, anche noi oggi, oltre ad evangelizzare, possiamo portare la guarigione di Dio. Possiamo pregare per la guarigione fisica, possiamo portare e lavorare per la guarigione interpersonale e la riconciliazione tra persone che viene dall’amore di Dio e soprattutto possiamo adoperarci per la guarigione spirituale di persone, che come abbiamo visto in questi mesi è ben rappresentata e illustrata nei Vangeli dai miracoli compiuti da Cristo, che sono figura di qualcosa di più grande.

Il Signore Gesù quindi ci affida l’incarico, come dice anche Paoli in Romani 10:12 Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

14 Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci? 15 E come annunceranno se non sono mandati? Com’è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano [la pace, che annunciano] buone notizie!»

I discepoli lavorano, Gesù opera

10 Gli apostoli ritornarono e raccontarono a Gesù tutte le cose che avevano fatte; ed egli li prese con sé e si ritirò in disparte verso [un luogo deserto di] una città chiamata Betsàida. 11 Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono; ed egli li accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva quelli che avevano bisogno di guarigione. 12 Or il giorno cominciava a declinare; e i dodici, avvicinatisi, gli dissero: «Lascia andare la folla, perché se ne vada per i villaggi e per le campagne vicine per trovarvi cibo e alloggio, perché qui siamo in un luogo deserto». 13 Ma egli disse loro: «Date loro voi da mangiare». Ed essi obiettarono: «Noi non abbiamo altro che cinque pani e due pesci; a meno che non andiamo noi a comprar dei viveri per tutta questa gente». 14 Perché c’erano circa cinquemila uomini. Ed egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di una cinquantina». 15 E così li fecero accomodare tutti. 16 Poi Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò lo sguardo al cielo e li benedisse, li spezzò e li diede ai suoi discepoli perché li distribuissero alla gente. 17 Tutti mangiarono e furono saziati, e dei pezzi avanzati si portarono via dodici ceste.

Tornati dal loro viaggio missionario, gli apostoli raccontano a Gesù tutte le cose che avevano fatto. Gesù li porta in un luogo appartato, sperando di poterli fare riposare, ma le folle li seguono e Gesù la accoglie, parlando del Regno e guarendo i malati. Verso sera i discepoli suggeriscono a Gesù di lasciar andare la folla, in modo che potessero trovare qualcosa da mangiare. è bastato un viaggio missionario, per far pensare ai discepoli che ora potevano suggerire a Cristo Gesù cosa fare. Gesù invece risponde dicendo (13) “Date loro voi da mangiare.”

I discepoli pensano di dover andare a comprare da mangiare per le persone e sono abbastanza preoccupate. Immaginate cosa poteva voler dire andare a cercare da mangiare per 5000 uomini, più le donne e i bambini, e dover portare, in 12, tutto quel cibo in mezzo al deserto e di doverlo fare senza Just Eat. Umanamente parlando, per lo sforzo economico, logistico, temporale, era un lavoro al limite del possibile.

E a volte anche noi viviamo delle situazioni nelle quali vogliamo lavorare e servire Cristo, ma ci sembrano del tutto impossibili. Pensa a cosa ti ha chiamato il Signore a fare, pensa al compito che ti ha affidato e che ti sembra impossibile. Può essere la testimonianza a lavoro, può essere amara un parente difficile, può essere dare conforto ad una persona depressa, fondare una chiesa in una città come Pisa, e poi pensa a cosa ha fatto il Signore Gesù in questo caso. Gesù compie un miracolo incredibile. Si tratta dell’unico miracolo, oltre alla resurrezione di Cristo, riportato in tutti e 4 i Vangeli. Gesù compie questo miracolo, anch’esso fortemente simbolico tra l’idea del banchetto, la Santa Cena, andando a sfamare in maniera miracolosa migliaia di persone usando 5 pani e 2 pesci. Tutti mangiarono, tutti furono sazi, e alla fine avanzano anche 12 ceste di cibo.

Il Signore compie questo miracolo e continua a compiere miracoli del genere. Ho parlato con missionari che hanno avuto esperienze simili, quando avevano poco cibo eppure sono riusciti a dare da mangiare a tante persone. Oppure pensiamo all’esperienza di persone come George Muller, che è stato un filantropo cristiano con un orfanotrofio a Bristol nel 19 secolo. Muller ha costruito 5 orfanotrofi che ospitavano migliaia di bambini.

“In tutto questo, Müller non ha mai fatto richieste di sostegno finanziario, né si è indebitato, anche se le cinque case sono costate più di 100.000 sterline. Molte volte, ha ricevuto donazioni di cibo non richieste solo poche ore prima che fossero necessarie per nutrire i bambini, rafforzando ulteriormente la sua fede in Dio.”

In un certo senso, noi lavoriamo ma è Gesù che opera. Così come Gesù è autore e perfezionatore della fede (Ebrei 12:2) egli è autore e perfezionatore delle nostre opere. Efesini 2:10 Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. Non dobbiamo dimenticarci che stiamo lavorando nell’opera del Signore, a lui ci dobbiamo rivolgere se quello che ci è stato affidato sembra impossibile.

Tornando a Müller “era in costante preghiera che Dio toccasse i cuori dei donatori per fare provviste per gli orfani. Per esempio, in un’occasione ben documentata, si ringraziò per la colazione quando tutti i bambini erano seduti a tavola anche se non c’era niente da mangiare in casa. Mentre finivano di pregare, il panettiere bussò alla porta con pane fresco sufficiente a sfamare tutti, e il lattaio diede loro latte fresco in abbondanza perché il suo carro si ruppe davanti all’orfanotrofio.”

I discepoli lavorano per fede nel Cristo crocifisso

37 Il giorno seguente, quando essi scesero dal monte, una gran folla andò incontro a Gesù. 38 Un uomo dalla folla gridò: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio: è l’unico che io abbia. 39 Ecco, uno spirito si impadronisce di lui e subito egli grida; e lo spirito lo contorce, facendolo schiumare, e a fatica si allontana da lui, dopo averlo straziato. 40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto». 41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio». 42 Mentre il ragazzo si avvicinava, il demonio lo gettò per terra e cominciò a contorcerlo con le convulsioni; ma Gesù sgridò lo spirito immondo, guarì il ragazzo e lo rese a suo padre. 43 E tutti rimasero sbalorditi della grandezza di Dio. Mentre tutti si meravigliavano di tutte le cose che faceva, egli disse ai suoi discepoli: 44 «Voi, tenete bene in mente[h] queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». 45 Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto.

Abbiamo visto che il Signore affida un incarico ai suoi discepoli e che è lui che opera nel nostro lavoro. In questo ultimo episodio che consideriamo oggi vediamo in che modo si svolge questo lavoro.

I versetti che abbiamo appena letto si collocano dopo l’episodio della trasfigurazione, che vedremo la prossima volta. Gesù scende dal monte insieme ai 3 discepoli più stretti, e scendendo dal mondo rientra nel mondo contraddistinto da peccato e malattia.

Qui trova un padre che intercede per il suo unico figlio, il quale è posseduto da un demone e che i discepoli, probabilmente gli altri 8 discepoli che non erano andati con Gesù, non erano riusciti a guarire.

La reazione di Gesù è abbastanza indispettita, infatti leggiamo 41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio»

Non è semplice capire a chi si stesse rivolgendo Gesù, ma visto che parla al plurale possiamo immaginare che si stesse rivolgendo ai discepoli o anche a tutta la gran folla presente. Il problema di fondo, come tante altre volte nei vangeli, è la mancanza di fede (e di conseguenza anche la mancanza di preghiera, come riportato nelle altre versioni di questo episodio). “La domanda “fino a quando?” dimostra che Gesù era preoccupato per la mancanza di fede e di visione di cui parla. La gente vedeva i miracoli come fatti straordinari, ma non come segni della presenza di Dio”

Quando lavoriamo per il Signore, e in quanto discepoli lavoriamo sempre per il Signore, qualsiasi cosa facciamo dovremmo farla per dare gloria al suo nome, dobbiamo stare attenti a non sostituire chi opera, come abbiamo detto prima. Il nostro lavoro è per fede in Cristo, e la fede è: Ebrei 1:1 certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Ciò in cui noi speriamo quando lavoriamo per il Signore, non è la nostra capacità di fare qualcosa, ma è fede in Cristo Gesù.

E non una fede generica, ma una fede in accordo con la rivelazione di Cristo.

43 E tutti rimasero sbalorditi della grandezza di Dio. Mentre tutti si meravigliavano di tutte le cose che faceva, egli disse ai suoi discepoli: 44 «Voi, tenete bene in mente[h] queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».

Il Cristo nel quale crediamo e che serviamo, deve essere il Cristo della Bibbia. Il Cristo incarnato e poi crocifisso, risuscitato ed esaltato è il mistero che per tanto tempo era stato nascosto e che ora è  stato rivelato. Le sue parole non sono più incomprensibili, perchè sono state spiegate a noi dallo Spirito Santo, e quando qualcosa ci risulta incomprensibile possiamo chiedere allo Spirito Santo di farcele capire meglio se lui vuole, o di darci la fede per servire comunque Gesù e i suoi piani anche quando non capiamo.

Paolo descrive il suo operato, il suo lavoro alla luce della rivelazione del mistero di Dio:

Colossesi 1:26 il mistero che è stato nascosto per tutti i secoli e per tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi. 27 Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria, 28 che noi proclamiamo, esortando ciascun uomo e ciascun uomo istruendo in ogni sapienza, affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo [Gesù]. 29 A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza.

Allo stesso modo il nostro lavoro deve essere contraddistinto da una fede informata in Cristo, il Cristo che è venuto per essere crocifisso. Lui diventa il nostro lavoro, non dobbiamo fare altro. Non dobbiamo sostituire Gesù con la nostra saggezza, con la nostra capacità di parlare o impressionare, con luci e fuochi d’artificio. Sempre Paolo, scrivendo ai Corinzi, dice:

1 Corinzi 1:22 I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, 23 ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia; 24 ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; 25 poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Quando siamo tentati di incentrare il lavoro sulle nostre capacità, oppure quando siamo tentati di dover giustificare la crudezza del Vangelo o alcuni tratti di Gesù, dovremmo ravvederci e iniziare a lavorare per fede nel Cristo Crocifisso.

 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *