Rabbia, lussuria e il problema del cuore_ Matteo 5: 21-32

 

Ci sono delle tematiche che, stranamente, attirano morbosamente la nostra attenzione. Questa cosa è dimostrata dal numero crescente di programmi, documentari, podcast, film che vengono fatti a riguardo. Temi come omicidi e adulteri riscontrano un successo a volte inaspettato. Omicidi famosi, adulteri e divorzi di persone famose riempiono giornali, televisioni e podcast.

Se vi dicessi che oggi parliamo di omicidi, di adulteri e di divorzi forse la maggior parte di noi non si sentirebbero toccati in prima persona. Forse penseremmo che sono delle cose che non hanno molto a che fare con noi. Tematiche interessanti si, ma che non hanno molto a che fare con la nostra vita di tutti i giorni.

Se invece vi dicessi che oggi parleremo di rabbia e lussuria probabilmente vi sentireste già molto più coinvolti. Probabilmente voi, insieme a me, direste che queste sono 2 sfere che ci toccano molto più da vicino. Quando è stata l’ultima volta che hai ucciso qualcuno? Probabilmente mai. Quando è stata l’ultima volta che ti sei arrabbiato? Quando è stata l’ultima volta che hai tradito tua moglie o tuo marito? Forse mai. Quando è stato l’ultima volta che hai avuto pensieri che non onorano tuo marito o tua moglie? Per questo sono convinto che il messaggio di oggi sia importante per me e per te. 

Brevissimo riassunto di quanto detto finora.

Gesù inizia questo famosissimo messaggio parlando dell’identità di coloro che appartengono al suo regno, al Regno dei cieli che lui è venuto ad inaugurare. L’identità di queste persone, dei discepoli, è caratterizzata dalle seguenti cose:  poveri in spirito, afflitti, i mansueti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, si adoperano per la pace, e perseguitati per motivo di giustizia. Questi cittadini del regno saranno perseguitati ma al tempo stesso saranno la luce e il sale di Cristo in questo mondo. Come?

Partendo dalla Parola Gesù ci mostra che dobbiamo perseguire la giustizia di Dio, ovvero amare e conoscere il Signore in modo da mettere in pratica la sua Parola, che trova il proprio adempimento in Cristo Gesù. Questo adempimento, abbiamo detto la volta scorsa, non è né una meccanica ubbidienza alla legge, tipica dei farisei che Gesù critica, né l’abolizione della legge e di alcune parti della legge.

Gesù quindi continua prendendo 6 esempi, 6 citazioni dal Vecchio Testamento per mostrare il vero significato della Legge. I primi tre li vedremo oggi, gli ultimi tre li vedremo la prossima volta.

E voglio leggervi qualcosa che servirà per entrambe le predicazioni. è una citazione da Martyn Lloyd-Jones, di cui vi ho già parlato e che ha predicato una serie di sermoni su Matteo 5-7 che sono diventati una pietra miliare. Lloyd-Jones spiega in modo molto chiaro come approcciare l’insegnamento di Cristo.

“è di primaria importanza tenere sempre in mente che il sermone sul monte non è un mero codice di regole comportamentali ma la descrizione del carattere spirituale e morale del cristiano. Non deve essere visto come una legge, una serie di regole da rispettare, una sorta di nuova edizione dei Dieci Comandamenti. Piuttosto è la descrizione di ciò che noi cristiani dobbiamo essere. Ne consegue che i comandamenti che Egli ci dà non vanno considerati e applicati meccanicamente: sarebbe ridicolo!”

Lloyd-Jones continua facendo un esempio. Gesù dice che dobbiamo essere disposti a dare la nostra tunica e il nostro mantello. Ma se facessimo sempre così, presto saremo senza vestiti.

“Ciò che il Signore vuole insegnarci è che, in certe circostanze, il cristiano dovrà comportarsi in questo modo… Questo però non è una regola da seguire meccanicamente. La domanda che dobbiamo porci invece è la seguente: sono  io una persona che, se tale è il volere di Dio, è pronta a comportarsi così per la Sua gloria? In definitiva, tutto ciò che ho e tutto ciò che sono appartiene a Dio, non a me. è un principio di vita, un modo di pensare che il Signore illustra dando un esempio specifico.”

Lloyd-Jones offre anche degli utili principi interpretativi. Ne cito due:

“Se una data interpretazione fa in qualche modo apparire ridicolo ciò che il Signore insegna, allora sicuramente è sbagliata…se una data interpretazione rende un qualsiasi comandamento di Cristo impossibile da realizzare, allora è sbagliata. Il Signore ci ha trasmesso molti insegnamenti ed esige che noi li osserviamo.”

Leggiamo da Matteo 5:

21 «Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere]; chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale”; 22 ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: “Raca” sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Pazzo!” sarà sottoposto alla geenna del fuoco.
23 Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.
25 Fa’ presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice [ti consegni] in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione. 26 Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo.

Nel primo passaggio Gesù inizia parlando dell’uccisione, che era espressamente vietata dai 10 comandamenti. Non ho la più pallida idea di quanti omicidi si compivano in Israele ai tempi di Gesù. Ho scoperto invece che nel 2022 in Italia ci sono stati 1 omicidio ogni 200.000 abitanti. è un numero alto, ma al tempo stesso incontrare un omicida non è una cosa da tutti i giorni. Verosimilmente tante tra le persone che ascoltavano Gesù non erano omicidi, così come nessuno qui, spero, sia un omicida.

Dove vuole arrivare Gesù? Gesù vuole arrivare alla rabbia, all’ira. Notate che è questo il vero problema. Alla base dell’omicidio c’è l’odio, che è la stessa cosa presente in caso di un’offesa o un insulto. Il problema è il cuore. In questo modo Gesù coinvolge tutti quelli che stavano ascoltando.

Non ci sono statistiche sul numero di volte che ci siamo arrabbiati, il numero di volte che abbiamo insultato o offeso qualcuno perché sarebbe una statistica assurda. Tutti, prima o poi, si sono arrabbiati. E qual è il metro di misura? Chiunque si adira con un fratello, chiunque avrà offeso il fratello, chiunque avrà detto “pazzo” al fratello è un omicida. E queste cose succedono di continuo, succedono a tutti. Gesù è venuto ad abolire la legge? No di certo, l’omicidio è ancora proibito; E’ venuto per fare rispettare la legge? Si, ma mostrando il vero significato della legge, che va oltre il semplice atto esterno. Non basta non uccidere. Il vero problema è l’odio e la rabbia che abbiamo dentro il cuore.

Cosa succede a chi si arrabbia? Gesù dice che colui che si arrabbia, si adira, offende viene portato di fronte al tribunale e di fronte al sinedrio, il concilio. Di quale tribunale si sta parlando, di quale concilio? Quale tribunale è in grado di annotare, soppesare e giudicare la rabbia che non facciamo vedere, gli insulti che diciamo ma anche tutti gli insulti che pensiamo e che non diciamo solo perchè sappiamo che sono sbagliati?

Il problema, come chiarirà Gesù stesso, non è in ciò che è visibile ed esterno. Il problema è quello che c’è dentro, quello che condiziona il nostro cuore. L’omicidio è “solo” la manifestazione esterna di un problema interno. Ma anche senza omicidio, anche senza un atto visibile, plateale, scioccante, potrebbe esserci un problema interno, nel nostro cuore.

Gesù sta parlando ovviamente del tribunale, del giudizio di Dio. Solo il tribunale di Dio può conoscere i cuori, i pensieri più oscuri, i moti di rabbia che nessun altro conosce. Infatti la punizione per queste offese è geena del fuoco, l’inferno e solo Dio può determinare questa punizione.

Io amo questa cosa del Signore . Amo che Gesù vada oltre le facciate esteriori e parli del vero problema, in un mondo nel quale invece tutto sembra ruotare attorno a ciò che esteriore. Io amo il fatto che Gesù sappia perfettamente come siamo stati creati e quali sono i veri problemi che affliggono il cuore. Può sembrare scomodo, perché è facile dire “io non sono un omicida,” ma è impossibile dire “io non mi arrabbio.” Può sembrare esagerato ma noi abbiamo bisogno di soluzioni reali, se necessario esagerate, per risolvere i problemi della nostra vita. Abbiamo bisogno di soluzioni reali perché se c’è odio nel nostro cuore non è sufficiente dire “non arrabbiarti.”

La questione è così importante che Gesù fa due esempi pratici nei versetti 23-26. Il primo è di tipo religioso, il secondo di tipo legale. Nel primo esempio, versetti 23-24, il rapporto tra fratelli deve avere la priorità rispetto ad atti religiosi. è un principio presente nella Bibbia che il Signore non gradisce che fra i suoi figli ci siano rapporti incrinati. Il nostro rapporto con Dio è condizionato dal nostro rapporto con le persone. Lo ripeto: il nostro rapporto verticale, con Dio, è condizionato dal nostro rapporto orizzontale, con le persone.

Gesù si spinge ancora oltre dicendo che noi non dobbiamo preoccuparci solo della nostra rabbia, ma dobbiamo anche preoccuparci della rabbia degli altri. “Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te. Quindi non solo ci dobbiamo preoccupare della nostra rabbia, ma anche delle parole, delle azioni che possono aver causato della rabbia negli altri. Dobbiamo metterci nei panni degli altri e se capiamo che qualcuno ha qualcosa contro di noi dobbiamo ricercare la riconciliazione e poi riprendere “il sacrificio,” il servizio in chiesa, la santa cena. Ci sono rapporti incrinati nelle nostre vite che dobbiamo riparare?

Il secondo esempio è di tipo legale. Il momento migliore, dice Gesù, per cercare un accordo pacifico, per cercare riconciliazione è prima del processo in tribunale. Dopo il processo è troppo tardi. Ed è sicuramente vero per i processi umani, ma tornando al tribunale citato prima, quello divino, questo è vero soprattutto per quanto riguarda Dio e il suo tribunale, e il suo giudizio. Una vita che non ricerca riconciliazione non può aspettarsi di ricevere riconciliazione da Dio. Il nostro andare incontro alle altre persone non è frutto della nostra bravura, ma è la conseguenza di essere stati completamente perdonati e riconciliati con Dio e questo ci spinge ad ricercare la riconciliazione con gli altri. Non è sufficiente pensare di avere una buona relazione con Dio, se non dimostriamo di ricercare relazione riconciliate con gli uomini.

Non è sufficiente dire di amare Dio e di sentirsi perdonati da Dio se con il nostro cuore, con i nostri pensieri, con i nostri desideri uccidiamo i nostri fratelli. Un’applicazione di questa verità è che è difficile pensare di essere uniti a Cristo senza essere uniti ad una chiesa, parte di una chiesa. Come possiamo dire di essere riconciliati a Dio se non riusciamo a vivere con i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo?

Certo, lo standard richiesto è altissimo. E molte volte falliremo. Che bello quindi sapere che Cristo non è solo il nostro modello ma anche il nostro sostituto. Che meraviglia vedere che Cristo Gesù, nonostante non avesse fatto niente di sbagliato, è venuto per riconciliarsi con l’essere umano per mezzo del suo sacrificio. Gesù non era arrabbiato con noi, noi eravamo arrabbiati con lui e lui è venuto verso di noi! Che incredibile verità sapere che Gesù è venuto, nonostante noi non avessimo alcun tipo di punto legale al quale appellarci, è venuto per riconciliarci con il Padre, per evitarci un processo legale che sarebbe risultato in una prigionia eterna. Invece, grazie a lui, siamo giustificati e abbiamo diritto all’eternità nella casa del Padre.

Grazie a Cristo anche noi possiamo e dobbiamo lavorare costantemente per ricercare la riconciliazione con il prossimo.

Matteo 5:27 «Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”[m].
 28 Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29 Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella geenna. 30 E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada
[n] nella geenna tutto il tuo corpo.

Gesù continua parlando di adulterio. Di nuovo, molte delle persone presenti nella folla che ascoltava Gesù probabilmente non erano adultere. Forse c’erano più adulteri che omicidi, ma, di nuovo, molti avrebbero potuto pensare di non aver mai tradito la propria moglie e quindi di essere apposto così. Invece il problema nasce dal cuore e si manifesta già nei pensieri lussuriosi. 

Voglio soffermarmi un attimo sul fatto che Gesù parla dei pensieri lussuriosi rivolgendosi agli uomini. Ovviamente non è un problema solo per gli uomini, e non è un problema per tutti gli uomini, ma è un problema per tanti uomini.

Da una parte bisogna ricordare che gli uomini e le donne sono creati in maniera diversa, con meccanismi diversi, con trigger diversi. E mi ha colpito una frase che ho trovato in uno dei commentari che sto consultando per queste predicazione:

“l’intenzione di Gesù non è quella di proibire una naturale attrazione sessuale, ma il nutrire deliberatamente il desiderio nei riguardi di una relazione illecita.”[1]

Ci sono dei pensieri, legati alla sfera sessuale, che sono “naturali” e che di per sé non sono peccaminosi. Il peccato invece scaturisce da un desiderio sbagliato. So che è un terreno sdrucciolevole, e so anche che è sbagliato a volte cercare la linea tra peccato e non peccato. è sempre meglio essere lontani dalla linea invece che vicini alla linea di confine, e se c’è qualcosa che ti “accusa”, che secondo la tua fede è sbagliato allora è da evitare. Ma volevo anche essere aperto riguardo a questa precisione che secondo me è importante.

 Dall’altra parte però Gesù è anche molto duro e deciso. E dobbiamo esserlo anche noi. L’adulterio non è il solo atto fisico, ma l’adulterio nasce dal cuore e nasce nei pensieri. E non è solo adulterio, ma è quasi un atto di violenza nei confronti della donna, che viene, senza nemmeno rendersene conto, coinvolta in un atto di peccato sessuale.

Viviamo purtroppo ancora in un mondo in cui le donne vengono maltrattate, sfruttate, ferite costantemente. Uomini, dobbiamo fare di meglio! Dobbiamo cambiare modo di pensare alle donne, dobbiamo cambiare modo di parlare delle donne, dobbiamo cambiare modo di parlare alle donne e trattare le donne. I commenti sessisti e sessuali, i pensieri lussuriosi, la pornografia non fanno altro che giustificare e incentivare un modo sbagliato di trattare le donne. Dovremmo invece fare nostro l’esortazione di Paolo a Timoteo a trattare le donne “le giovani, come sorelle, in tutta purezza.” (1 Timoteo 5:2).

Gesù dice che questo modo sbagliato di pensare e trattare le donne deve cambiare, ad ogni costo. E fa un esempio molto diretto e famoso. Anche a costo di amputarsi e mutilarsi. è ovvio che, come ho detto all’inizio, la spiegazione di questo comandamento non può essere letterale, altrimenti saremmo tutti senza mani e occhi. Ma è altrettanto ovvio che Gesù usa parole forti per sottolineare la guerra senza quartiere, senza sconti, senza prigionieri che si deve fare contro i pensieri lussuriosi. Altrimenti commettiamo adulterio. E di adulterio si parla anche nei prossimi versetti.

31 Fu detto: “Chiunque ripudia sua moglie le dia l’atto di ripudio”
[o].
32 Ma io vi dico: chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera, e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio.

Molti di noi sono di ritorno proprio oggi dal matrimonio di Philip e Luisa. Sono impresse in noi le promesse che si sono fatti i freschi sposi. Il divorzio è l’ultimo dei loro pensieri. Eppure i matrimoni diventano spesso più complicati, più difficili, più provanti, più stancanti, più noiosi di quello che ci si aspettava. Cosa facevano gli uomini in Israele quando questo succedeva? Trovano una scusa, qualcosa di “indecente” nella moglie e la mandavano via sulla base di Deuteronomio 24. Facendo questo, però, rendevano adultera una donna che non aveva il diritto di divorziarsi e di risposarsi.

Credo che ci siano dei motivi che possono portare al divorzio, e la fornicazione citata da Gesù è uno di questi. Ma credo anche che nella stragrande maggioranza dei casi il divorzio non sia biblico. E quando questo avviene, quando c’è un divorzio che va oltre i paletti biblici esso rende peccaminoso, adultero, sia la persona che ha divorziato sia la persona che sposa la persona divorziata.

Dobbiamo mantenerci puri, santi e uniti nel matrimonio non perché nel matrimonio troviamo la soluzione alle nostre insoddisfazioni. Se questo è il nostro obiettivo, se speriamo di trovare nel matrimonio la gioia più grande resteremo delusi dal matrimonio. Dobbiamo rimanere uniti nel matrimonio perché esso è una rappresentazione vivente dell’amore di Dio per la sua chiesa.

Ecco cosa dovrebbe sostenere e portare avanti le coppie che stanno affrontando un momento di difficoltà, di noia, di stanchezza. Non pensare al divorzio come possibile soluzione, ma pensare a cosa il matrimonio rappresenti. Gesù ha donato se stesso, fino alla morte, per poter sposare la sua sposa prediletta, la chiesa. Non perché la chiesa è perfetta, non perché la chiesa può soddisfare dei bisogni di Cristo. Anzi. La chiesa sbaglia, non è all’altezza, a volte è addirittura adultera nei confronti di Cristo. Eppure Cristo continua ad amarla, continua ad essere il suo sposo. Lo stesso deve avvenire nei nostri matrimoni che solo in rarissime eccezioni dovrebbero contemplare la possibilità del divorzio.

 

 

[1] R. T. France, Il Vangelo secondo Matteo, 156.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *